Goldoni, Carlo
Autore teatrale, nato a Venezia nel 1707 e morto a Parigi nel 1793, celebre per la riforma della commedia italiana che affranca dalle maschere e dai canovacci stereotipati della commedia dell’arte. La sua carriera si svolge principalmente a Venezia fino al 1762 quando, messo in difficoltà dalla concorrenza dell’abate Pietro Chiari e di Carlo Gozzi e desideroso di imporsi sulla scena europea, si reca a Parigi, dove rimane fino alla morte.
L’incontro con M. autore della Mandragola è narrato da G. per la prima volta nella prefazione all’ottavo tomo dell’edizione Pasquali delle commedie (1765), nell’ambito del progetto incompiuto delle Memorie italiane, e viene poi rielaborato nei Mémoires (1787). Secondo tali testimonianze, nel 1723 G., avviato alla carriera forense, approfitta delle vacanze per dedicarsi alla passione teatrale, sostituendo ai libri di legge le commedie degli autori italiani: Giacinto Andrea Cicognini, Giovanni Battista Fagiuoli e Machiavelli. Quest’ultimo entusiasma G., che lo predilige su tutti, lo rilegge e lo annota fino a quando il padre non lo scopre e minaccia di bruciare il libro «scandaloso e proibito, che trattava d’amori illeciti e d’abuso di Confessione» (Memorie italiane, a cura di R. Turchi, 2008, p. 135). La madre interviene in favore del figlio e salva la commedia dalle fiamme, pur rincarando i pregiudizi morali sui suoi contenuti sconvenienti. Nell’episodio convergono il topos autobiografico della vocazione teatrale ostacolata, che si impone prepotente fin dagli anni giovanili, e quello della trasgressione, anche se, come rileva Stefania Buccini (2012), nei Mémoires G. attenua la propria responsabilità, addossando la scelta della Mandragola all’abate Niccolò Gennari, che gliela procura ignaro della sua messa all’Indice. Inoltre la condanna morale della commedia di M. viene ribadita in entrambi gli scritti autobiografici, che precisano come il piacere che G. ne traeva derivasse solo da «quell’arte, quella critica, quel sapore» che mancavano agli altri autori (Memorie italiane, cit., p. 134) e dal fatto che si trattava della prima «pièce de caractère» (Mémoires de M. Goldoni..., 1992, p. 44) in cui si imbatteva. G. può così rispecchiarsi nel modello – che, attestandone la precoce inclinazione per la commedia regolare, prefigura il suo impegno nella riforma – e rivendicare al tempo stesso la conoscenza della tradizione letteraria, messa in dubbio dagli oppositori: M. si aggiunge, infatti, ai «poeti comici antichi» letti a Pavia nella biblioteca del professor Francesco Lauzio, ancora una volta a scapito dei «libri legali» (Memorie italiane, cit., p. 130). In accordo con gli scritti sul teatro dei contemporanei, G. attribuisce a M. e agli autori italiani del Cinquecento la rinascita della commedia regolare, che viene però perfezionata da Molière, evocato nello stesso passo dei Mémoires quale autore capace di nobilitare la scena comica esercitando un’autentica funzione pedagogica. Allo stesso schema evolutivo aderisce Gozzi nel Ragionamento ingenuo (1772), dove argomenta l’incapacità della commedia «premeditata» cinquecentesca di divertire il pubblico degli indotti e le oppone la commedia «improvvisa», alla quale riconosce origini altrettanto antiche. Se poi Francesco Milizia (Del teatro, 1771), avverso alla grossolanità della commedia dell’arte, schiera G. in continuità con M. e Molière, quale campione della riforma, in tempi più recenti Piero Gobetti ne attenua i meriti rispetto al grande predecessore: «G. sta a M. come l’esile Pietro Longhi al Carpaccio» (Scritti di critica teatrale, a cura di G. Guazzotti, C. Gobetti, 1974, p. 82).
Bibliografia: Mémoires de M. Goldoni pour servir à l’histoire de sa vie et à celle de son théâtre, introduction et notes par N. Jonard, Paris 1992; Memorie italiane. Prefazione e polemiche, a cura di R. Turchi, 3° vol., Venezia 2008.
Per gli studi critici si vedano: G. Herry, Carlo Goldoni. Biografia ragionata, 1707-1744, 1° vol., Venezia 2007; S. Buccini, Il piacere di leggere, in Lumi inquieti. Amicizie, passioni, viaggi di letterati nel Settecento. Omaggio a Marco Cerruti, Torino 2012, pp. 3-14.