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GUATTANI, Carlo

di Antonello Pizzaleo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)
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GUATTANI, Carlo

Antonello Pizzaleo

Nacque nel comune di Bannio Anzino località Bannio, Parrocchia di San Bartolomeo, nell'attuale provincia di Verbania fu Novara, da Pietro e Maria Zanni Dal Fra'. Di famiglia benestante, compì gli studi primari e i primi secondari nella terra natale. A sedici anni la famiglia lo inviò a Roma per portare a termine i corsi superiori nel Collegio romano; in seguito, nel 1728, sostenne l'esame per accedere alla scuola superiore di chirurgia annessa all'arcispedale romano di S. Spirito in Sassia. Dopo un anno di studio teorico dell'anatomia e di pratica nelle corsie e in sala settoria, il G. entrò a far parte stabilmente dei chirurghi aggiunti dell'ospedale sotto la direzione di G.P. Gai e A. Rattazzi, i quali nel giugno 1738 ne sostennero la promozione alla carica di chirurgo sostituto dello stesso Rattazzi, che "attesa la sua avanzata età abbandonò il manuale delle operazioni al suo […] allievo" (Flajani, p. 3). Nella nuova posizione il G. ebbe la possibilità di stringere importanti amicizie: particolarmente decisiva si sarebbe rivelata quella con mons. Antonio Leprotti, archiatra pontificio, il quale lo ammise nella cerchia ristretta di medici e intellettuali che si raccoglieva nella sua casa. Alla morte del Gai, nell'autunno 1742, il G. fu designato chirurgo primario e lettore di anatomia e chirurgia dal commendatore dell'ospedale, mons. A.M. Pallavicini; successivamente unì a questo incarico anche uno analogo nell'ospedale di S. Gallicano, in Trastevere, e il ruolo di chirurgo del tribunale del governatore.

Nel 1745 pubblicò, nella forma della historia ippocratica, il resoconto di due casi clinici esemplari riguardanti gli aneurismi (Historiae duae aneurysmatum, quorum alterum in brachio per chirurgicam operationem sanatum, in femore alterum paucos intra dies lethale fuit, Romae 1745, ristampato poi nella raccolta De externis aneurysmatibus, ibid. 1772, pp. 135-194); a chiarire e perfezionare le metodiche di intervento su tali affezioni vascolari il G. dedicò poi gran parte della sua carriera di chirurgo.

Nel 1746 il G. fu destinato a un periodo di studio all'estero a spese del governo pontificio per specializzarsi in ostetricia e litotomia sotto la guida dei maggiori chirurghi dell'epoca. A Parigi nel 1747 studiò ostetricia con N. Puzos e chirurgia con J.B. Winslow e altri; fu anche accolto come socio nell'Académie royale de chirurgie, istituita quattro anni prima, e divenne corrispondente della Académie royale des sciences.

Il G. pubblicò in francese tre studi, ospitati nei periodici delle maggiori istituzioni mediche e scientifiche transalpine: Observation d'un veine azygos double, in Académie royale des sciences. Savants étrangers, III (1760), p. 521; Mémoire sur l'oesophagotomie (nei Mémoires de l'Académie royale de chirurgie, III [1767], pp. 351 ss.; rist. in trad. latina in De externis aneurysmatibus, pp. 122-134 con 5 tavv.), che descrive l'operazione compiuta su animali dal G. a Parigi "per mezzo di un'apertura nella sinistra parte del collo longitudinalmente tagliando l'esofago" (Flajani, p. 7), una metodica originale messa a punto apportando modifiche e perfezionamenti a quella allora impiegata dai chirurghi europei; Observation anatomique sur une grande quantité d'hydatides sorties d'une tumeur survenue à la région du foie, Paris 1767 (rist. in trad. latina in De externis aneurysmatibus, pp. 119-121), riguardante i rilievi effettuati su un fegato affetto da cisti echinococcica.

Sempre nel 1747 il G. seguì le armate francesi impegnate nelle operazioni di guerra nelle Fiandre, uno dei fronti della guerra di successione austriaca; ebbe la possibilità di operare al seguito dei chirurghi militari francesi e di estendere le proprie cognizioni anatomiche e chirurgiche sulla cura delle ferite da arma da fuoco. Raggiunse in seguito Lovanio, dove conferì con A.C.J. van Rossum.

Ritornato a Parigi, acquistò per conto del S. Spirito il corredo chirurgico completo per le operazioni di alta chirurgia. Di ritorno verso Roma proseguì il proprio viaggio di istruzione nelle sedi universitarie e nei maggiori ospedali dell'Italia settentrionale, dove incontrò i più famosi chirurghi e anatomisti dell'epoca: G.A. Bertrandi a Torino, B. Moscati a Milano, G.B. Morgagni a Padova. Di nuovo a Roma nel 1748, il G. (membro dell'Arcadia col nome di Avicennio Euroteo) riprese l'attività nei due ospedali romani e l'insegnamento agli studenti di chirurgia, entrando a far parte del Collegio degli archiatri pontifici prima come chirurgo soprannumerario di Benedetto XIV e poi, sotto il pontificato di Clemente XIII, come chirurgo segreto del papa.

Nella pratica giornaliera orientava gli allievi verso la semplificazione delle medicazioni, secondo l'orientamento prevalente nella medicina illuministica; l'esperienza parigina aveva inoltre rafforzato nel G. l'idea che una chirurgia affrancata dalle origini "meccaniche" dovesse rivendicare l'esclusiva di tutte le operazioni (litotomia, cataratta, siringatura delle urine) per le quali empirici e professionisti, come "norcini" e "preciani", continuavano a detenere privilegi e incarichi ospedalieri. Nel 1751 il G. ottenne dalla direzione del S. Spirito che la qualifica di litotomo e gli insegnamenti pratici relativi fossero uniti al ruolo del primariato, consentendo in tal modo che quelle operazioni divenissero patrimonio stabile della professione chirurgica.

Nel 1769, dopo oltre vent'anni di direzione della scuola e di pratica chirurgica, ormai protochirurgo, chiese e ottenne l'esonero dalla visita quotidiana ai reparti, dedicandosi al riordino e alla selezione del materiale raccolto intorno alle affezioni vascolari di pertinenza chirurgica. Nel 1772 presso Pagliarini uscì la sua opera principale: De externis aneurysmatibus manu chirurgica methodice pertractandis cum nonnullis circa aneurysmata interna ac tribus aliis rarioribus chirurgicis observationibus atque oesophagotomiae operatione…, che raccoglieva 26 casi chirurgici insieme con i saggi già pubblicati in francese in una bella traduzione latina del figlio Giuseppe Antonio (avuto dalla moglie Caterina Pagliarini), preceduti da una Epistola dedicatoria utile per i riferimenti autobiografici.

L'opera del G. circolò in Europa, anche in edizioni successive e in traduzioni, entrando a far parte della letteratura chirurgica internazionale soprattutto attraverso la silloge di Th. Lauth (Scriptorum Latinorum de aneurysmatibus collectio. Lancisius, Guattani, Matani, Verbrugge, Weltinus, Murray, Trew,Asman, Argentorati 1785). Una traduzione italiana (Degli aneurismi esterni e loro trattamento. Di alcuni aneurismi interni. Della esofagotomia e di tre rare osservazioni chirurgiche) sarà pubblicata a Roma ancora nel 1880.

La salute del G. cominciò a declinare nei primi mesi del 1773 per un'affezione epatica complicata da ascite, per la quale fu assistito da suoi allievi P.M. Giavina e G. Flajani. Morì a Roma il 28 giugno 1773.

Fonti e Bibl.: G. Marini, Degli archiatri pontifici, I, Roma 1784, pp. XLVIII s.; G. Flajani, Elogio istorico di C. G., in Id., Nuovo metodo di medicare alcune malattie spettanti alla chirurgia, Roma 1786, pp. 1-18 (poi tradotto in tedesco: Praktische Beobachtungen über die Schlagadergeschwülste der untern Gliedmassen, Nürnberg 1799); F.M. Renazzi, Storia dell'Università degli studj di Roma, IV, Roma 1806, p. 377; Notizie de' professori Giuseppe Antonio Guattani…, in Giornale arcadico, LI (1831), luglio-settembre, pp. 91-95; F. Scaciga della Silva, Vite di ossolani illustri, Domodossola 1847, pp. 209-218; S. De Renzi, Storia delle medicina italiana, V, Napoli 1848, ad ind.; Biographie médicale, II, Paris 1855, pp. 346 s.; Bibliografia romana. Notizie della vita e delle opere degli scrittori italiani, Roma 1880, pp. 139 s.; F. Ranalli, C. G., in Vite di romani illustri, III, Roma 1880, pp. 121-131; P. Capparoni, Profili bio-bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani dal sec. XV al sec. XVIII, II, Roma 1928, pp. 94-96; G. Bilancioni, Il G. e la tecnica dell'esofagotomia, in Il Valsalva, VI (1934), pp. 470-476; F. Garofalo, L'abolizione del privilegio dei norcini ed il protomedico G., in Humana Studia, s. 2, I (1949), 6, pp. 321-324; Gli arcadi dal 1690 al 1800, Roma 1977, a cura di A.M. Giorgetti Vichi, p. 42; Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte [1880-1930], II, s.v.; Diz. biogr. della storia della medicina, a cura di R. Porter, II, s.v.; Enc.Italiana, XVII, sub voce.

Vedi anche
autunno La terza delle quattro stagioni dell’anno (➔ stagione).  Febbre d’a. Malattia frequente in Giappone, rara in Europa, causata da una spirocheta (Leptospira autumnalis). Novara Comune del Piemonte (103 km2 con 104.183 ab. nel 2018), capoluogo della provincia omonima. Sorta in posizione sopraelevata rispetto alla Pianura Padana (162 m s.l.m.), presso il torrente Agogna, si è prima sviluppata in funzione della via commerciale che legava Milano a Vercelli e dell’area di scambi ... chirurgia Ramo fondamentale della medicina che affronta il problema terapeutico con atti manuali o con operazioni strumentali; la sua distinzione nel vasto campo delle discipline mediche è essenzialmente d’indole pratica e non concerne gli aspetti dottrinari. I vari problemi, sia quelli teorici di patologia, sia ... medicina Scienza che ha per oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e la loro prevenzione. 1. Generalità La medicina si distingue in: medicina interna, la scienza medica in senso stretto, ossia la clinica medica, che comprende lo studio delle malattie il cui trattamento terapeutico è prevalentemente ...
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carlo
carlo s. m. – Denominazione generica di monete emesse da sovrani di nome Carlo; fu data allo scudo (filippo) di Carlo II re di Spagna e dell’imperatore Carlo VI, e a una moneta d’oro del valore di 5 talleri di Carlo duca di Brunswick....
san Carlo
san Carlo locuz. usata come s. m. (pl. san Carli). – Moneta d’argento con il tipo di s. Carlo emessa da Carlo Emanuele I duca di Savoia nel 1614, del valore di 9 fiorini, aumentato via via negli anni seguenti (nel 1630 era superiore di...
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