CARLO III duca di Parma
Ferdinando Carlo Maria Giuseppe Vittorio Baldassarre, nato a Lucca il 14 gennaio 1823, morto assassinato a Parma il 26 marzo 1854. Era figlio di Carlo II (Carlo Ludovico) e di Maria Teresa, figlia di Vittorio Emanuele I. Trascorse gran parte dell'infanzia fuori di Lucca, della quale il padre occupava il ducato, seguendo i genitori nei loro frequenti viaggi, ed ebbe istruzione ed educazione di corte, per il disparato sistema di vivere dei suoi genitori, in modo che l'anima e la mente di lui non si formarono né alla cultura, né alla civiltà, né alla moralità, e crebbe riottoso e indisciplinato. Nel maggio del 1841 il padre lo inviò a Torino, dove Carlo Alberto, dopo giustificate esitanze, lo fece ammettere nel reggimento cavalleria Novara; e colà visse allegramente, giocando e spendendo pazzamente, dedito a ogni sorta di vizî. Il 10 novembre 1845 il principe Ferdinando sposò a Frohsdorff Luigia (Maria Teresa) di Borbone, figlia di Ferdinando principe d'Artois, duca di Berry, ma l'unione, che fu infelicissima per la principessa francese, non persuase Ferdinando a cambiare il suo tenore di vita, che anzi la trivialità degli scherzi di lui assunse una forma quasi pazzesca, alienandogli l'animo anche di chi nella piccola corte lucchese avrebbe perdonato le sue azioni più riprovevoli. Durante i torbidi che funestarono Lucca, quando (1846) corsero le prime voci che il ducato sarebbe stato incorporato alla Toscana, il principe Ferdinando tenne un contegno altezzoso, provocante, che esasperò gli animi di quelle miti popolazioni. Seguì poi il padre a Parma, dove, alla morte di Maria Luigia, andava a raccoglierne la successione (31 dicembre 1847); e quando scoppiò la guerra in Lombardia, egli, che s'era di controvoglia acconciato a cooperarvi, schierandosi dalla parte di Carlo Alberto, andò a Milano, donde ai primi di giugno del 1848 fu trasferito a Genova e di là imbarcato per Malta, dove visse per due mesi col titolo di Conte di Castiglione. Vi dimorò fino alla metà d'agosto, poi andò in Inghilterra, rimanendovi fino al marzo dell'anno successivo, quando, per l'abdicazione del padre, assunse il titolo di Duca di Parma col nome di Carlo III. Entrò solennemente in Parma il 25 agosto 1849, e v'inaugurò una forma tale di governo, che è proprio da stupire che l'Europa consentisse e quasi sanzionasse quella pazzia principesca volta a flagello d'un popolo. Era, è vero, contrario alla pena di morte e non sottoscrisse condanne capitali; tuttavia, la crudeltà dell'animo suo si sfogò contro i sudditi con la pena del bastone e della frusta: dal 1849 al 1853 trecento persone furono flagellate a Parma sotto il governo di lui. Continuò pure nel lusso sfrenato, rovinando la pubblica finanza, e accumulò su di sé tali rancori di ragion pubblica e privata da rendere prevedibile qualche atto di disperata vendetta. La sera del 25 marzo 1854, Carlo III tornava al palazzo ducale da una passeggiata a piedi in compagnia del conte Bacinelli, quando certo Carra, sellaio, lo urtò e ad un tempo gl'immerse un pugnale nel ventre. Non si sa se l'assassino fosse mosso da vendetta privata o da passione politica. Certamente non gli mancarono complici che ne facilitarono la fuga; e la sua può apparire come la tragica e luttuosa espressione dello sdegno d'un popolo duramente provato dai capricci dispotici del principe. Carlo III morì il giorno dopo; durante la sua agonia diede prova di fortezza d'animo e di rassegnazione.
Bibl.: L. Cappelletti, Carlo III di Borbone, duca di Parma, in Rass. nazionale, 16 marzo 1906; C. Sardi, Lucca e il suo ducato, Firenze 1912.