CARLO IV di Lussemburgo, Imperatore
Nato nel 1316 a Praga, ove morì nel 1378, C. era figlio di Giovanni (1296-1346), conte di Lussemburgo e re di Boemia dopo la morte del cognato, ultimo dei Přem'yslidi. Educato a Parigi alla corte dello zio Carlo IV, re di Francia (1294-1328), tra il 1323 e il 1330, fu reggente della signoria dell'Italia settentrionale tra il 1331 e il 1333. Alla morte del padre fu eletto al trono tedesco e divenne re di Boemia - la contea di Lussemburgo toccò invece al fratellastro Venceslao (m. nel 1383) -, titolo al quale egli teneva particolarmente. Fu incoronato imperatore a Roma nel 1355 e con la Bolla d'oro (1356) stabilì precise regole per l'elezione imperiale.L'iniziativa di C. si pose l'obiettivo di ampliare i possedimenti del regno anche grazie a un'accorta politica matrimoniale e a un'intensa attività diplomatica. Convinto assertore dell'uguaglianza tra potere papale e potere imperiale, nonché della necessità di una collaborazione tra le due forze, C. perseguì anche nel territorio italiano una politica di pace. Nel 1376 C. riuscì a far eleggere re dei Romani e dei Tedeschi il figlio, Venceslao IV, che venne tuttavia deposto nel 1400.In qualità di committente C. fu un sovrano estremamente attivo: grazie alla presenza a corte di molti importanti artisti stranieri provenienti dalle aree francese, tedesca e italiana, fece di Praga il vero centro della parte tedesca dell'impero, città protagonista sul piano artistico di un intenso sviluppo e della maturazione del Gotico internazionale.Gli anni della giovinezza trascorsi a Parigi - guidato nella sua formazione dall'abate Pietro Roger, il futuro pontefice Clemente VI (1342-1352) - e i soggiorni italiani e avignonesi, durante i quali egli fu in contatto con Francesco Petrarca e altri umanisti, educarono C. all'interesse per l'arte e determinarono l'indirizzo della vita culturale della corte boema. Le cronache del tempo riferiscono in proposito che C. avrebbe fatto erigere il proprio castello sul modello di quello dei sovrani di Francia; ancora molti anni dopo, nel 1370-1378, l'architetto e scultore Peter Parler da Schwäbisch Gmünd, chiamato a Praga dal sovrano, si ispirò alla Sainte-Chapelle parigina nel costruire la cappella regia di Ognissanti - oggi scomparsa - nel castello di Hradčany e alle tombe di Saint-Denis per le sepolture dei sovrani Přem'yslidi nella cattedrale.Scelta Praga come propria residenza, C. intese trasformarla in un'autentica capitale attraverso interventi di carattere così edilizio come urbanistico: vi fondò (1348) il quartiere della città nuova - costruito sotto la sua supervisione, riprendendo le indicazioni di Vitruvio e su consulenza dell'architetto Mathieu d'Arras - e l'università (Collegium Carolinum, la più antica dell'Europa centrale); fece inoltre innalzare fortificazioni, torri e mura di cinta, ancora parzialmente conservate. In campo civile, C. avviò la ricostruzione dei palazzi imperiali del castello di Hradčany e del castello di Vyšehrad, appartenuto ai Přem'yslidi, restaurandovi anche la chiesa capitolare romanica dei Ss. Pietro e Paolo; fece quindi gettare un nuovo ponte in pietra sulla Moldava, opera tra le più ardite del Medioevo. In campo religioso, il monumento più importante legato ai nomi di C. e del padre Giovanni è la cattedrale, eretta sul sito della basilica Spytihnĕv, ma assai numerosi, particolarmente nella città nuova, sono i cantieri avviati e portati avanti grazie al suo apporto finanziario: nel 1350 il sovrano fondò un monastero per i Canonici agostiniani, con chiesa dedicata alla Vergine e a s. Carlo Magno - oggetto di particolare devozione da parte di C. che lo definiva praedecessor noster -, caratterizzata da impianto ottagonale, sul modello della Cappella Palatina di Aquisgrana, profondo coro e volta poggiante probabilmente su quattro pilastri. Nello stesso quartiere egli fondò (1355) anche un monastero per le Agostiniane, posto sotto la protezione di s. Caterina; inoltre, chiamò a Praga i Serviti di Maria da Firenze, i Benedettini di rito ambrosiano da Milano - per i quali fece costruire il monastero di S. Ambrogio (1354) - e, sul confine tra Boemia e Lusazia superiore, fondò (1366) a Oywin un monastero per i Celestini provenienti da Avignone. Per i Carmelitani della Renania fece erigere (1347) il convento di S. Maria delle Nevi, della cui chiesa si arrivò tuttavia a completare solamente il coro: nel progetto originario, che rifletteva l'influsso di Mathieu d'Arras, questo, che doveva essere il principale edificio religioso della urbs nova, avrebbe dovuto superare per ampiezza anche lo stesso duomo.Sostanzialmente integro è il monastero dei Benedettini croati di lingua slavone, detto di Emmaus, iniziato prima della metà del sec. 14° e consacrato nel 1372. La chiesa, dedicata alla Vergine e ai santi patroni slavi, mostra un impianto 'a sala', che divenne in seguito tipico delle basiliche a tre navate dei paesi danubiani, con tre absidi poco profonde aperte direttamente sul corpo longitudinale, secondo un principio profondamente innovativo nella storia dell'architettura boema, tendente all'unificazione dello spazio interno. La chiesa di Emmaus conserva inoltre uno dei più importanti cicli pittorici dell'Europa centrale, eseguito da artisti della corte di C. - che dovettero formarsi a Parigi, a Siena e nell'Italia settentrionale -, tra i quali forse Nicola Wurmser da Strasburgo, a lungo al servizio del sovrano, oltre al Maestro detto appunto del ciclo di Emmaus.Nel 1344 il vescovado di Praga ottenne l'autonomia da Magonza e l'elevazione ad arcivescovado e, nello stesso anno, venne posta la prima pietra della cattedrale, dedicata a s. Vito e destinata a occupare un ruolo particolare nell'architettura boema della seconda metà del Trecento. Dell'edificazione della cattedrale, C., che supervisionò personalmente i progetti, incaricò uno dei maggiori architetti francesi del tempo, il citato Mathieu d'Arras, sostituito nel 1353 da Peter Parler, autore anche del coro del S. Bartolomeo a Kolín, in Boemia: questi modificò radicalmente i progetti precedenti applicando il principio della reciproca compenetrazione delle unità spaziali, caratteristico dell'architettura tardogotica (Kutal, 1971) e tendente all'unificazione dell'interno (assenza di capitelli, impiego di profili identici per tutte le membrature e i sostegni, soppressione degli archi trasversali nel coro, introduzione inoltre delle volte 'a stella'), ridimensionando il verticalismo impostato da Mathieu d'Arras. La cappella di S. Venceslao nella cattedrale di S. Vito, che C. volle singolarmente grandiosa, venne decorata - secondo una concezione senza precedenti e che non ebbe seguito - a incrostazioni di pietre semipreziose lungo le pareti e sulle volte e destinata a ospitare la tomba del santo patrono nazionale; tra la cappella e la torre venne collocata la porta d'Oro, con mosaici realizzati da artisti veneziani su cartoni di Nicolò Semitecolo. Il triforio del S. Vito ospita inoltre una galleria di ventuno busti scolpiti di concezione parleriana (Die Parler, 1978, pp. 657-662) raffiguranti membri della famiglia imperiale e i due architetti autori dell'edificio.L'eccezionale incremento dell'attività edilizia al tempo di C. si riflesse anche nella scultura e nella pittura, con un'intensa produzione, conservata tuttavia solo in minima parte e in maniera frammentaria. Sono andati perduti per es. innumerevoli cicli pittorici: i dipinti che decoravano il palazzo regio nel castello di Praga, le cappelle dei nuovi castelli fondati da C. a Tepenec in Moravia (dopo il 1340), Kašpark (od. Kašperkské Hory, in Boemia), Karlshaus presso Hluboká nad Vltavou, la Wenzelsburg a Lauf an der Pegnitz presso Norimberga (1364), Karlsfried presso Zittau (1357) e Nova Bohemia presso Pregnitz. Analogamente nelle chiese, nei monasteri eretti sotto C. e nella cattedrale rimangono solo lacerti dell'ornamentazione dipinta.Ciononostante, quanto si conserva testimonia l'alta qualità della bottega attiva a corte. Si tratta in primo luogo dei dipinti nel castello imperiale di Karlštejn presso Praga, residenza prediletta di C., che, benché rimaneggiato a più riprese, rimane il più integro dei castelli boemi fatti edificare o restaurare dal sovrano. Realizzato negli anni 1348-1357, custodiva inestimabili tesori del regno di Boemia, le reliquie della passione di Cristo e gli insignia del re e imperatore. Dal punto di vista architettonico esso si discosta dallo schema consueto della fortezza tedesca per l'importanza centrale attribuita alle due grandi torri, che ospitavano essenzialmente ambienti sacri; la chiesa della Vergine è decorata da un ciclo di pitture, mentre la cappella di S. Caterina, oratorio personale dell'imperatore, presenta pareti e volte ornate a incrostazioni di pietre semipreziose e cammei; per la propria cappella - affrescata nella seconda metà del sec. 14° in parte a opera di maestro Oswald (1360-1361) - l'imperatore commissionò tra l'altro un dittico e un trittico a Tomaso Barisini da Modena (Pujmanová, 1980). Altrettanto preziosa era la cappella della Santa Croce, esemplata sul modello delle capellae sacrae della corte imperiale bizantina (Bachmann, 1978), decorata con marmi pregiati, dorature, argentature e pietre la cui preziosità aveva significato allegorico e anagogico; completano l'insieme i centoventisette ritratti di santi e profeti di maestro Teodorico (1357-1367) e i dipinti del Maestro del ciclo di Emmaus.C. fu grande committente non solo in patria (fortificazioni di Stará Boleslav, 1351), ma anche in tutto il territorio dell'impero: fondò infatti a Wrocław (Polonia) la chiesa di S. Dorotea (1351) e il castello (1359), a Ingelheim sul Reno la cappella di S. Venceslao e di S. Caterina nel palazzo imperiale (1354), a Roma un ospizio per i pellegrini di Boemia (1368), un castello e un villaggio a Monte Carlo, presso Lucca (1333), il ponte e il castello sull'Oder a Fürstenberg e il castello di Tangermünde nel Brandeburgo (1374).A Norimberga la Frauenkirche, denominata nel 1361 Kaiserliche Capeln, venne progettata sul modello della Cappella Palatina di Aquisgrana (Bräutigam, 1965) e consacrata nel 1358; destinataria di numerose donazioni da parte dell'imperatore, essa fu la prima chiesa 'a sala' gotica della Franconia e presenta componenti scultoree e architettoniche riferibili alla bottega parleriana.Benché non sempre sia possibile risalire alla diretta committenza di C., la produzione di dipinti su tavola e di codici miniati durante il suo regno è notevolissima per quantità e qualità e attesta l'intensa attività della bottega di corte, che poteva contare anche su continue commissioni da parte dei grandi dignitari. Sulla tavola raffigurante l'Adorazione dei Magi, conservata insieme a quella della Dormizione della Vergine a New York (Pierp. Morgan Lib.), attribuite entrambe alla bottega di corte, il sovrano raffigurato al centro è stato identificato con Carlo IV.C. commissionò alla Corporazione degli orefici di Praga statue in argento degli apostoli, placche-reliquiario in oro e argento, il basamento incrostato di pietre preziose e il ritratto in oro del santo per la tomba del patrono di Boemia Venceslao, fornendo perle, preziosi e cammei antichi. Nel tesoro della cattedrale di Praga si conserva la c.d. corona di s. Venceslao, in oro, che C. fece eseguire nel 1347; tra i vari oggetti donati alla cattedrale attestano la munificenza del sovrano una coppa veneziana in onice - della quale il re fece realizzare il piede (1350) - e alcune croci-reliquiario, come quella detta di papa Urbano V (1362-1370), che presenta un'immagine di C. che riceve la reliquia dal pontefice in occasione del suo viaggio a Roma nel 1368. Altri reliquiari eseguiti dal medesimo artista per il sovrano sono oggi a Vienna (Schatzkammer).C. arricchì di doni anche molte istituzioni religiose tedesche e, soprattutto, la Domschatzkammer di Aquisgrana (Stejskal, 1978), che dotò di reliquiari in argento e cristallo di rocca, con perle, pietre preziose, smalti e cammei; il busto-reliquiario di Carlo Magno è opera trecentesca forse francese (Hilger, 1978), con corona realizzata nella bottega di corte praghese nel 1349 (Grimme, 1972).Oltre a essere attivo e attento committente, C. fu anche un grande collezionista e, di conseguenza, promotore di fatto di una corrente continua di scambi culturali e artistici. Egli era interessato a raccogliere soprattutto reliquie e opere di arte romana, bizantina e orientale, o che comunque costituissero esemplari unici: nel 1354 riuscì a entrare in possesso, ad Aquileia, di parte di un vangelo databile al sec. 6° - ma all'epoca ritenuto scritto personalmente da s. Marco - nel quale compare una nota di mano dell'imperatore (Praga, Kapitulní Knihovna, Cim. 1); anche un evangeliario carolingio dell'870 ca., con legatura realizzata utilizzando un dittico del sec. 5°, costituisce un dono di C. (Praga, Kapitulní Knihovna, Cim. 2). La scelta dei libri della sua biblioteca ne rivela il gusto eclettico, esotico e scientifico, per es. il Libro delle stelle e delle costellazioni di al-Ṣūfī, della metà del sec. 14°, realizzato a Venezia o Padova (Praga, Památnik národního pisemnictvi-muz. cĕské literatury, II D A 13). Di committenza carolina sono inoltre codici di grande pregio, quali la Raccolta astronomica dei re di Boemia (Bernkastel-Kues, St. Nikolaus-Hospital, Bibl., Cus. 207), completata nel 1334, nonché il manoscritto contenente la leggenda e l'officio di s. Eligio (Parigi, Bibl. Historique de la Ville, del 1378), realizzato in Boemia e donato dall'imperatore al re di Francia; la Cronaca di Boemia di Přibík Pulkava di Radenín (Cracovia, Muz. Narodowe, Bibl. Czartoryski, 1414), contiene anche due scritti di Carlo IV.
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