LATINI, Carlo
Nacque a Collalto Sabino, presso Rieti, il 9 marzo 1797 da Giovanni, che si attribuiva il titolo di conte, e da Maria Crocefissa Bagnani di Subiaco.
La famiglia, di buon lustro e agiata, vantava un Leonardo di Latino, marito di Costantina Orsini, signore di Collalto nel tardo Cinquecento, e un Carlo di Simone che aveva posseduto la contea di Montagliano nel secolo XVII. Più prossimi al L. erano due prozii figli di Alfonso priore di Collalto (1678-1759): Carlo Antonio, dottore in filosofia e teologia, protonotario apostolico, cavaliere dello Speron d'oro e conte palatino (1713-86) e Leonardo, capitano di Collalto. Un fratello, Vincenzo (1804-82), insegnò chimica nell'ateneo romano e fu autore di numerose pubblicazioni.
Il L. ebbe la prima educazione da due zii materni canonici sublacensi e frequentò i corsi di grammatica nel seminario di Subiaco. Nel 1809, mostrata propensione al sacerdozio, entrò nel seminario vescovile di Rieti e seguì in particolare i corsi di letteratura, storia, e filosofia. Studiò teologia con Timoteo M. Ascensi, belle lettere e filosofia dommatica e morale con C. Pacifici, ma soprattutto si appassionò al diritto civile e canonico sotto la guida di Felice Simeoni, istitutore nel liceo reatino che nel 1798 ebbe un ruolo di qualche importanza nella Municipalità rivoluzionaria.
Nel 1818, su proposta dei professori F. Feliziani e C. Pacifici, il L. ottenne la cattedra di diritto civile e canonico nel seminario, benché privo di titolo accademico e non ancora ordinato sacerdote (lo fu nel 1819). Prese a elaborare un ampio quadro che armonizzava il diritto civile con l'ecclesiastico, fino a formare un corso suo proprio di istituzioni civili, a cui seguirono le istituzioni criminali; si ispirava fondamentalmente al metodo analitico di J.G. Heinecke, ma collegato agli insegnamenti di contemporanei come F. Renazzi e G. Carmignani. Il lavoro, pensato e usato dapprima per l'insegnamento nel seminario e nel liceo, per volontà del vescovo Gabriele Ferretti fu pubblicato (Elementa iuris civilis…, t. I-II, Reate 1830-31; Elementa iuris canonici…, t. III-IV, ibid. 1831-32; Elementa iuris criminalis…, t. V, ibid. 1832). L'opera ebbe buona diffusione, e fu adottata come testo da numerosi istituti. Nel 1824 l'antico maestro Ascensi, divenuto vescovo di Rieti, volle il L. suo vicario generale, nonostante la giovane età e la poca propensione alle cariche; trasferito nell'aprile 1827 alla sede di Osimo (tradizionalmente retta da cardinali), l'Ascensi lo chiamò a Roma e lo pregò insistentemente di seguirlo nella nuova sede. Il L., sebbene molto legato al presule (del quale fu anche erede testamentario) non volle lasciare Rieti, cui dedicherà saggi e ricerche storiche; dovette però accettare obtorto collo l'invito, fattogli per volontà di Leone XII, ad assumere la carica di vicario apostolico in attesa della nomina del nuovo vescovo, e si prestò ad assistere l'Ascensi in delicate faccende: il L. non volle però ufficialmente figurare, ed evitò perfino di lasciarsi presentare al pontefice. Nel maggio 1827 il nuovo vescovo di Rieti, G. Ferretti, futuro cardinale, nel giorno della sua consacrazione nominò il L. provicario generale della diocesi: in tale carica, a fianco di un prelato giovane che non aveva mai esercitato cure pastorali, egli poté contribuire con la sua esperienza. Il Ferretti volle subito intraprendere le visite, e nel 1828-29 il L. fu al suo fianco in tale impegno come convisitatore e attuario e redasse i verbali di quelle missioni e, in seguito, anche di altre (Rieti, Arch. vescovile, Verbali di sacra visita, XIII, 66. A8280409; 67. A8280817; 68. A8290920; 69. 8290826).
I verbali, modello del genere per diligenza, metodo e chiarezza, furono da lui trasformati in dotti testi di storia, di geografia, di sociologia: di ogni città o villaggio visitato fornì "topografia, storia, origini, tradizioni, devozioni, monumenti, reliquie sacre e profane, vicende triste e gloriose, fondazioni, amministrazioni, disordini, restaurazioni, ordinamenti vecchi e nuovi, prospettive, consigli per il futuro" (Ricci, p. 125), e aggiunse sempre esaurienti informazioni economiche. La visita del 1828 nel Cicolano (città e territorio di Leonessa) riguardò la parte della diocesi appartenente al Regno delle Due Sicilie (l'altra parte della diocesi era nello Stato pontificio), il che permise al L. di esprimere tutta la sua cultura storico-giuridica, perché chiarì molti punti oscuri e permise così di affrontare problemi amministrativi e diplomatici complicati dall'incertezza di giurisdizione su alcuni di quei territori, divisi da confini non ben definiti fra le diocesi di Rieti e di Spoleto.
Al ritorno da quella prima visita il Ferretti gli fece conferire un canonicato del capitolo della cattedrale; fu allora che il L., non sentendosela di reggere tre incarichi (era già vicario della diocesi e insegnante nel seminario), si dimise dal vicariato per potersi dedicare totalmente agli studi, specie nell'ambito dell'antichissimo archivio della cattedrale, del quale fu nominato curatore. Durante i moti del 1831 Rieti fu vittoriosamente difesa, sotto la guida del Ferretti, dall'assalto dei rivoluzionari capeggiati da G. Sercognani: di quelle giornate il L. ha lasciato un diario manoscritto (Rieti, Biblioteca comunale Paroniana, Mss., F.3.29) e un altro suo scritto, Ingiustizia, infamia, stoltezza della rivoluzione del 1831 (ibid.) che chiarisce la sua posizione politica. Nel luglio 1833 il Ferretti, destinato a nunzio apostolico presso la corte di Napoli, cercò di persuadere il L. ad accettare la carica di uditore di nunziatura, ma l'esperienza fu breve. Infatti Gregorio XVI nominò un successore del Ferretti assai gradito al L., il reatino cardinale Benedetto Capelletti, e per amore del concittadino egli accettò di riassumere la carica di provicario generale.
A quel prelato il L. dedicò un lavoro di un certo impegno, Cenni storici della elezione di sua eminenza rev.ma il cardinal Benedetto Capelletti alla sede vescovile di Rieti, dal di lui solenne ingresso nella città, e delle gesta del di lui breve vescovado (pubblicato in A.M. Tassi, pp. 243-274). Anche il Capelletti fu assai zelante nel compiere le visite e il L. lo seguì come convisitatore, ospitandolo a Collalto nelle case dei Latini. Le fatiche di quella missione fra i monti furono fatali all'anziano cardinale, che il 16 maggio 1834 morì. Gli successe Filippo Curoli di Faenza, di soli 38 anni e di carattere non facile, i cui rapporti con il capitolo furono irti di contrasti: ciò appare chiaramente da un altro lavoro del L., la seconda parte del quale, che va dal 1834 al 1841, merita di essere ricordata, pur mancando del quadriennio 1836-39 (la prima parte, 1833-34, è dedicata all'episcopato Cappelletti): si tratta di un minuzioso diario cittadino che, nonostante il titolo, Giornale storico del capitolo di Rieti, non si limita alle vicende capitolari, ma fornisce un affresco di notevole vivacità della vita civile della città e della sua provincia (il ms., conservato presso l'Archivio capitolare, è stato pubblicato da V. Di Flavio sul quadrimestrale Il Territorio, I [1984-85], 1, pp. 43-70; 2, pp. 147-180).
L'opera di maggiore impegno e più nota del L. in campo propriamente storiografico è anch'essa inedita, ma è stata ampiamente saccheggiata dagli studiosi: si tratta di tre manoscritti (i primi due, rispettivamente di cc. 568 e 444, conservati presso l'Archivio capitolare, in fase di riordinamento; il terzo, di cc. 500, presso la Biblioteca Paroniana, Mss., F.3.28.D) intitolati Memorie per servire alla storia di Rieti raccolte da Carlo Latini di Collalto, 1830. È un lavoro di buona erudizione che, attingendo quasi esclusivamente ai documenti dell'Archivio capitolare, fornisce preziosi materiali inediti ma non fu mai del tutto completato. Si distingue per il tentativo di connettere la storia locale a quella d'Italia e della Chiesa. Nell'ambito dell'attività di giurista, il L. portò poi a termine il grande impegno di dare al capitolo della cattedrale nuove costituzioni: dopo anni di duro lavoro le completò nel 1835, ma furono promulgate nel 1842-43, dopo la sua morte, con piccole modifiche operate dai canonici.
Il manoscritto, Reatinae cathedralis basilicae capituli constitutiones novissimae…, conservato presso l'Archivio capitolare (in fase di riordinamento), è costituito da 455 fogli numerati al recto e al verso, più 5 di frontespizio e indice, ed è ripartito in 9 libri suddivisi in capitoli, preceduti da un Proemium sulla storia del Capitolo (cc. 1-51). Per gli eruditi contenuti giuridici dell'opera si rimanda ad A.M. Tassi (pp. 284 s., n. 33). In qualità di canonico archivista il L. compilò anche un Index librorum qui asservantur in peculiari Archivo cathedralis ecclesiae Reatinae (Rieti, Arch. capitolare, Mss., arm. XXII, f. A, n. 29). Di rilievo il testo La fedeltà de' Reatini a' romani pontefici, dissertazione storica (Rieti, Bibl. Paroniana, Mss., F.3.30, n. 60219), letto il 28 maggio 1831 all'Accademia Velina, di cui il L. fu membro attivissimo, e alcuni lavori di archeologia cristiana, come De' quattro santi Pietro, e Probo vescovi, Stefano confessore, e Musa vergine, i cui preziosi corpi furono avventuratamente ritrovati nelle grotta della cattedrale reatina… (Rieti, Arch. capitolare, Mss., arm. XXI, f. F, n. 10, ms. autogr. rilegato di 114 cc. n.n.), o Memorie de' gloriosi martiri di Cristo Eleuterio vescovo, ed Anzia sua madre, i cui sacri corpi si venerano nella chiesa cattedrale di Rieti (ibid., n. 9). Il L. si cimentò anche in poesia: la Biblioteca Paroniana conserva un ms. autografo (inventario 60223), intitolato Poesie di Carlo Latini, che raccoglie suoi sonetti, canzoni, odi, madrigali, anacreontiche, epigrammi, ecc., in parte recitati all'Accademia Velina tra il 1820 e il 1840.
Negli ultimi anni il L. ricoprì la cattedra di dommatica e morale nel seminario e soleva tenere conferenze accademiche in cui leggeva le sue orazioni morali.
Il L. morì improvvisamente a Rieti la notte del 21 marzo 1841.
Fonti e Bibl.: Rieti, Arch. vescovile, Requisita ordinatorum 1818-1820, f. 652 (fornisce anche l'atto di battesimo del L.); altri documenti risultano presso la famiglia Latini. In morte del canonico C. L. Accademia tenuta nella sala comunale di Rieti la sera del 18 apr. 1841, Rieti s.d. (ma 1841; l'opuscolo, rarissimo, contiene il Discorso proemiale del gonfaloniere, marchese B. Potenziani, l'Elogio istorico di A.M. Ricci e una raccolta di versi in italiano e latino dedicati alla memoria del L.); A. Colarieti, Degli uomini più distinti di Rieti per scienze, lettere ed arti, cenni biografici, Rieti 1860, pp. 76-78; P. Desanctis, Notizie storiche del monastero di S. Salvatore Maggiore e del seminario di Rieti, Rieti 1884, pp. 80 s.; A. Bellucci, Due storici reatini vissuti nel nostro secolo, in L'Umbria, I (1893), 4, pp. 1-3; A.M. Ricci, Elogio istorico di C. L., in Terra sabina, IV (1926), 4, pp. 122-128 (riproduzione del saggio nel citato opuscolo In morte del canonico C. L.); A. Latini, Il cavalierato dello Speron d'oro ai signori Latini di Collalto (Sabina) nella seconda metà del secolo XVIII, in Terra sabina, V (1927), pp. 7-13, 91-98, 131-141; Id., Cenno storico sulla nobile famiglia Latini di Collalto, ibid., pp. 250-262, 282-290; V. Di Flavio, L'episcopato del card. Benedetto Capelletti in un diario inedito(prima parte, 1833-34), in Il Territorio. Quadrimestrale di cultura e studi sabini, I (1984-85), 1, pp. 43-73 (alle pp. 48-53 indicazioni complete delle opere edite e inedite del L.; a p. 46 ritratto); Id., Rieti 1835-1840 in un diario inedito di C. L. (seconda parte), ibid., pp. 147-180; A.M. Tassi, La Chiesa reatina dall'età delle rivoluzioni all'Unità d'Italia, San Gabriele di Teramo 1994, pp. X, XIX, XXII s., 153, 216, 225-227, 235, 243, 264, 267 s., 274, 275 n., 282 n., 284-286, 288, 290, 292-298 (alla tav. XXXVII ritratto del L.); V. Fagiolo, Il canonico giurista C. L. nel volume di Anna Maria Tassi, in Padre, maestro e pastore, III (1995), 1, pp. 2 s. (con ritratto e fotografia della lapide apposta sulla casa natale del L. il 29 luglio 1995).