LONGO, Carlo
Nacque a Castrovillari, presso Cosenza, il 3 sett. 1869, da Giovanni, impiegato telegrafista, e da Rosa Perna.
Nel 1893 si laureò in giurisprudenza presso l'Università di Roma, dove conobbe V. Scialoja, dal quale fu avviato allo studio del diritto romano e al quale fu legato da un'amicizia destinata a consolidarsi nel corso degli anni e dei comuni progetti scientifici.
Negli anni successivi il suo impegno scientifico non fu pieno, perché dal 1893 al 1906 lavorò presso il ministero della Guerra come funzionario addetto al gabinetto del ministro. Ciò nonostante, le sue pubblicazioni romanistiche furono numerose e attestano un costante sforzo di maturazione scientifica, come ha messo bene in evidenza il suo allievo G. Scherillo nella commemorazione del maestro (In memoriam C. L., in Studia et documenta historiae et iuris, IV [1938], pp. 588 ss.).
Nel 1896 il L. tradusse e annotò, pressoché per intero, con la sola eccezione del § 928 affidato all'avv. T. Trincheri, il libro XVI, titolo II del Digesto, nel commentario di Chr. Fr. Glück alle Pandette (Chr. Fr. Glück, Ausführliche Erläuterung der Pandecten nach Hellfeld. Ein Commentar, XV, Erlangen 1813; trad. it., Commentario alle Pandette, XVI, Milano 1896, pp. 97-186), in Appendice al quale fu inserito uno dei suoi due studi sulla compensazione: Sullo sviluppo storico della compensazione giudiziale nel diritto romano (pp. 186-277). L'altro fu pubblicato con il titolo La compensazione in diritto romano, in Riv. italiana per le scienze giuridiche, XXII (1896), pp. 96-119.
In entrambi i lavori si avverte l'adesione del L. al metodo critico nello studio del diritto romano. Tale metodo si perfezionò nell'elaborazione di un criterio filologico finalizzato all'individuazione dei rimaneggiamenti postclassici e giustinianei sulle fonti classiche. Ne fu una prima applicazione la compilazione del Vocabolario delle costituzioni latine di Giustiniano (in Bull. dell'Istituto di diritto romano "Vittorio Scialoja", X [1897-98], pp. V-XIV, 1-603). Seguì lo studio su La categoria delle servitutes nel diritto romano classico (ibid., XI [1898], pp. 281-340) nel quale il L., avvalendosi del metodo interpolazionistico, riconduceva a un intervento giustinianeo l'apparire delle servitù personali e la classificazione dell'usufrutto all'interno della categoria delle servitù. Lo stesso risultato scientifico conseguì nello scritto relativo a L'origine della successione particolare nelle fonti di diritto romano (ibid., XIV [1902], pp. 127-202, 224-275; XV [1903], pp. 283-309). L'istituto in questione sarebbe nato, a parere del L., soltanto in età giustinianea: tutte le citazioni nelle fonti classiche sarebbero frutto dell'adattamento compilatorio.
Nel 1902 il L. conseguì la libera docenza in diritto romano e storia del diritto romano a Roma. L'anno successivo ottenne la cattedra a Messina e, sempre nel 1903, fu trasferito a Pavia, dove, in un primo momento, insegnò istituzioni di diritto romano, storia del diritto romano (talora, come corso libero, diritto pubblico romano o procedura civile romana), affiancandosi a P. Bonfante, altro allievo di V. Scialoja. Trasferitosi Bonfante a Roma nel 1917, il L. gli subentrò nell'insegnamento delle Pandette. Il L. coniugò con l'attività didattica una nutrita produzione scientifica, dedicando due studi alla "natura actionis". Nel primo, Il criterio giustinianeo della "natura actionis" (in Studi di diritto romano… in onore di V. Scialoja…, I, Milano 1905, pp. 605-641), applicò il consueto metodo critico per arrivare a sostenere l'introduzione giustinianea della formula natura actionis nei pochi testi classici nei quali essa compariva. E un simile risultato è confermato da uno studio successivo, "Natura actionis" nelle fonti bizantine (in Bull. dell'Istituto di diritto romano "V. Scialoja", XVII [1905], pp. 34-95), in cui la ricerca condotta sulle fonti bizantine pone in evidenza la libertà con cui i giuristi, contemporanei ai compilatori giustinianei, usavano tale espressione per spiegare testi classici nei quali essa non compare affatto.
Completano il quadro gli Appunti sul deposito irregolare (ibid., XVIII [1906], pp. 121-156), in cui, con il consueto rigore esegetico, si giunge a sostenere l'origine giustinianea dell'istituto; le Note critiche a proposito della tricotomia "ius naturale gentium civile" (in Rend. del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, XI [1907], pp. 632-640), volte a dimostrare che una simile classificazione non era stata introdotta dai compilatori nei testi dei giuristi classici, ma era nota a questi ultimi; nonché gli scritti Sulla natura della merces nella "locatio-conductio" (in Mélanges P.F. Girard, II, Paris 1912, pp. 105-118), e Sulla "in diem addictio" e sulla "lex commissoria" nella vendita (in Bull. dell'Istituto di diritto romano "V. Scialoja", XXXI [1921], pp. 40-50), nei quali, applicando il metodo interpolazionistico, si preoccupava di collocare nella loro giusta dimensione storica gli istituti esaminati. Agli anni dell'insegnamento pavese vanno ricondotti anche i Corsi di lezione (per lo più litografati e, come tali, oggi pressoché perduti) su Compravendita, Locazione, Stipulazione, Successioni: tutti temi toccati nei contributi specifici prima ricordati.
Nel 1925, il L. si trasferì a Milano dove gli fu affidata la cattedra di diritto romano e l'insegnamento di storia del diritto romano. Sempre a Milano, tenne per parecchi anni un corso di legislazione scolastica nella Scuola pedagogica annessa alla R. Accademia scientifico-letteraria e gli insegnamenti di istituzioni di diritto privato e di diritto internazionale, presso l'Università commerciale Bocconi. Anche negli anni milanesi maturarono una serie di Corsi su Fiducia, Mutuo, Deposito; Diritto di famiglia; Fatti giuridici, negozi giuridici, atti illeciti; Classificazione dei rapporti obbligatorii; La compravendita; Le cose, la proprietà e i suoi modi di acquisto. A questi lavori vanno aggiunti i manuali di Istituzioni di diritto privato (Padova 1930) e di Diritto internazionale pubblico e privato (ibid. 1930), che riproducevano le lezioni tenute presso l'Università Bocconi e, infine, in collaborazione con l'allievo G. Scherillo, il corso di Storia del diritto romano (Milano 1935).
La particolare attenzione alla didattica - testimoniata per esperienza personale da E. Betti (C. L. [1869-1938], in Bull. dell'Istituto di diritto romano "V. Scialoja", XLV [1938], pp. 448 s.), nonché dal proliferare di Corsi che rappresentano il momento più significativo della produzione scientifica dello studioso, non solo in termini quantitativi, ma anche per l'originalità che spesso emerge da questi lavori - sottrasse inevitabilmente il L. a studi più specifici. È infatti grande la distanza che separa i nuovi scritti a tema dai precedenti. Soltanto nel 1934 comparvero le Note critiche in tema di violenza morale. Studi in memoria di V. Scialoja (ibid., XLII [1934], pp. 68-128); la Fiducia cum creditore (in Studi per il XIV centenario della Codificazione di Giustiniano, Pavia 1934, pp. 793-838 e, pubblicato postumo, ma già anticipato in un corso di lezioni del 1937, lo scritto Passaggio della proprietà e pagamento del prezzo nella vendita romana (in Bull. dell'Istituto di diritto romano "V. Scialoja", XLV [1938], pp. 15-56): lavori, questi, in cui le soluzioni proposte, spesso innovative, appaiono ispirate allo stesso rigore esegetico degli scritti precedenti. Degne di considerazione sono anche le traduzioni eseguite dal L. del Grundriss der ethnologischen Jurisprudenz di A.H. Post (I-II, Leipzig 1894-95; Milano 1906-08), in collaborazione con Bonfante, con prefazione e postille; del Manuel élémentaire de droit romain di P.F. Girard ([Paris 1896], Milano 1909) e, infine, del Grundriss der römischen Geschichte nebst Quellenkunde di B. Niese ([München 1910], Milano 1921).
Tutto ciò contribuì a configurare una personalità scientifica articolata e complessa, come ha testimoniato peraltro il costante interesse non solo per il diritto romano o la storia del diritto, ma anche per il diritto positivo. A partire dall'anno della sua fondazione (1909), infatti, il L. fu condirettore della Rivista di diritto civile sino al 1924. Fino a quell'anno, in quasi ogni numero della Rivista comparve, per mano del L., una Rassegna critica con le recensioni di buona parte della produzione privatistica italiana e straniera.
Il L. morì a Milano il 18 apr. 1938.
Opere: Sopra alcune generalizzazioni giustinianee in materia di giudizii di buona fede, in Studi senesi, XXII (1905), pp. 193-208; Sull'"hereditas" concepita come "universitas", in Studi giuridici in onore di C. Fadda…, Napoli 1906, I, pp. 123-138; Contributo alla storia della formazione delle "Pandette", in Bull. dell'Istituto di diritto romano "V. Scialoja", XIX (1907), pp. 132-160.
Fonti e Bibl.: Una bibliografia degli scritti del L., curata da G. Longo, è in Bull. dell'Istituto di diritto romano "V. Scialoja", XLV (1938), pp. 449 s.; l'elenco va completato con le indicazioni tratte dagli Annuari della R. Università di Pavia, dall'a.a. 1903-04 al 1925-26, dalla voce Concorso delle azioni, in Diz. pratico del diritto privato, diretto da V. Scialoja, II, Milano s.d., pp. 275-279, e con il ricordo di G. Scherillo, In memoriam C. L., cit.; si vedano inoltre: L. Wenger, In memoriam. C. L., in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte, Romanistische Abteilung, LIX (1939), pp. 732 s.; Novissimo Digesto italiano, IX, Torino 1963, sub voce.