MANNELLI, Carlo (Carlo o Carluccio del Violino)
Nacque a Roma il 4 nov. 1640 da Giovanni Battista, originario di Pistoia, e da Dionora Riveri.
Questi dati si evincono dal ritratto, di autore anonimo, conservato presso l'Accademia nazionale di S. Cecilia in Roma, recante l'iscrizione: "Carolus Mannellus filius Joannis Pistoiensis natus Romae a.d. MDCXXXX die IV novbris aet.[atis] suae LII". Nei frontespizi delle sue opere a stampa, accanto alla firma ("Carlo del violino romano"), compare sempre quale ulteriore indicazione "oriundo di Pistoia". Il cognome della madre del M. lascia ipotizzare un legame di parentela con Margherita Riveri de Honorantis, madre del noto liutista romano Lelio Colista (Wessely Kropik, p. 64). Nello Stato delle anime della parrocchia di S. Lorenzo ai Monti, Dionora Riveri fu censita nel 1672 come "vedova relicta del sig. Giovanni Mannelli". A Roma il M. abitò in una casa "positam in via Beatae Virginis Lauretanae tendens ad Columna[m] Traianam" (ibid.).
La prima notizia documentata sull'attività del M. risale al 1650, quando compare con il nome di "Carluccio" nelle liste di pagamento di S. Luigi dei Francesi per aver partecipato come cantante alla festa del santo il 25 agosto; il M. continuò a collaborare alle feste di quella chiesa, soprattutto come violinista, fino al 1696.
Nel 1657, secondo quanto riportato nel libretto a stampa dell'opera, il M. cantò nel ruolo di Lerino nell'opera di P.A. Ziani, Le fortune di Rodope e Damira presso il teatro S. Apollinare di Venezia. A parte questa episodica presenza nella città lagunare, l'intera carriera del M. si svolse a Roma. Dal 1659 il M. partecipò come cantore alle processioni del giovedì santo organizzate dall'Arciconfraternita del Ss. Crocifisso di S. Marcello; dal 1664 al 1694 collaborò anche come violinista nell'esecuzione degli oratori promossi da questo sodalizio per i cinque venerdì di quaresima (Liess).
I primi anni della sua carriera di musicista si svolsero nell'orbita della famiglia Pamphili: nel 1661 il M. figura con il soprannome di "Carluccio di Pamfilio" nelle liste di pagamento dei musicisti per la festa di S. Ildefonso nella basilica di S. Maria Maggiore (Burke). Inoltre, il M. stesso nella dedica (1682) delle sue sonate op. II al cardinale Benedetto Pamphili, ricorda con gratitudine il padre di questo, l'"eccellentissimo sig. prencipe don Cammillo [Pamphilj]", per averlo "collocato ne' miei primi anni, nel numero dei [suoi] musici di camera", e perché "m'accalorò sempre ad approfittarmi nello studio del violino, conoscendo la mia inclinatione". Nel 1663 il M. risulta aggregato in qualità di "professore di violino" alla Congregazione dei musici di S. Cecilia; il suo nome compare, infatti, per la prima volta nei verbali della congregazione il 13 nov. 1663 come guardiano degli strumentisti. Ricoprirà la stessa carica anche nel 1664 e nel 1684.
Dal 1671 al 1673, il M. fu al servizio del principe G.B. Borghese in qualità di "musico"; pur non comparendo dopo tale data nei ruoli dei Borghese, continuò a servire la famiglia come violinista, dato che nel 1680 fu pagato per aver suonato in occasione della novena di Natale (Morelli, 2004).
Il nome del M. compare quasi sempre negli elenchi dei musicisti ingaggiati in occasione di esecuzioni musicali presso le maggiori istituzioni ecclesiastiche romane: a S. Maria Maggiore per la festa di S. Ildefonso (1661, 1678) e della Madonna della Neve (1676); a S. Giacomo degli Spagnoli per la festa di S. Ildefonso (1674), insieme con i violinisti C.A. Lonati e G. Branca, e per un Te Deum per festeggiare la presa di Buda (settembre 1686) sotto la direzione di I. Fede; a S. Maria del Popolo per i vespri (1672-73), e a S. Maria in Portico (1682; Montalto, p. 320). Durante l'anno santo 1675, partecipò inoltre come violinista all'esecuzione di un ciclo di oratori in S. Giovanni dei Fiorentini (Casimiri).
Il M. - che prima dell'arrivo e dell'affermazione di A. Corelli era uno dei principali violinisti attivi a Roma - nel 1678 figura tra i musicisti chiamati dal cardinale Flavio Chigi in occasione di un trattenimento musicale svoltosi a palazzo Pamphili, e nel 1679 compare nuovamente fra i violinisti impiegati per l'esecuzione di una cantata (D'Accone).
Il M. partecipò come violinista alle esecuzioni di musiche presso alcune accademie romane. Di una sua esibizione nel corso di una riunione dell'Accademia degli Infecondi, insieme con i cantanti G. Fede, F.M. Fede e F. Grossi, riferisce l'avvocato concistoriale C. Cartari in una lettera al figlio Stefano del 15 sett. 1672 (Morelli, 1994, p. 114). Per "l'accademia eretta dal sig. Gio Battista Giansetti, maestro di cappella del Giesù di Roma" il M. compose i Capricci per violino, oggi perduti, dei quali, tuttavia, si ha notizia come opera di imminente pubblicazione grazie all'avvertimento al "Lettore violinista" pubblicato nella sua op. II (1682).
Negli anni 1689-90 e 1694-95 il M. prese parte come violinista all'esecuzione di cantate e oratori presso la corte del cardinale Pietro Ottoboni. Eletto di nuovo nel 1696 alla carica di guardiano degli strumentisti della Congregazione dei musici di S. Cecilia, il M. fu costretto a rinunciarvi per motivi di salute.
Il M. morì a Roma, probabilmente pochi giorni prima del 7 genn. 1697, data in cui fu aperto il suo testamento, e fu sepolto, secondo la sua volontà, nella chiesa del Gesù a Roma.
Lasciò erede universale dei suoi beni la Congregazione dei musici di S. Cecilia.
Il M. diede alle stampe almeno tre raccolte di musica violinistica, di cui due pervenuteci. Il Primo libro di sinfonie a violino solo, oggi perduto, fu pubblicato prima del 1682, dato che è menzionato dal M. nell'avvertimento al "Lettore violinista" che compare in prefazione alla sua op. II. Secondo Wessely Kropik, la stampa risalirebbe a prima del 1666, giacché la raccolta conteneva quei "primi fiori dei miei studi" che il M. affermava di aver dedicato a C. Pamphili, morto appunto nel 1666. In realtà nulla sembra comprovare che il M., con la generica espressione di "primi fiori", volesse alludere al Primo libro di sinfonie a violino solo. Un documento, finora inedito, sembra piuttosto posticipare al 1674 l'anno di stampa di quest'opera: nell'Arch. storico dell'Accademia di S. Cecilia (Cat. II, b. 53, c. 20) è conservata, infatti, una ricevuta di pagamento firmata dallo stampatore G.A. Muzi, datata 31 marzo 1674, come compenso per "l'acquisto di risme di carta e per la stampatura dell'opera del sig. Mannelli" che potrebbe riferirsi al Primo libro di sinfonie a violino solo.
La raccolta di Sonate a tre, dui violini e leuto o violone con il basso per l'organo, op. II (Roma 1682) comprende quattordici sonate, ciascuna recante un titolo (La Foggia, La Fede, La Stamegna, La Vecchi, La Giansetti, La Verdoni, La Melani, La Giannelli, La Panuzzi, La Pasquini, La Ponselli, La Piccini, La De Santis, La Stradella), inteso probabilmente quale omaggio verso quei compositori con cui il M. aveva legami di amicizia o di frequentazione per motivi professionali. Tutti i compositori citati nei titoli delle sonate, a eccezione di Stradella, facevano parte della Congregazione dei musici di S. Cecilia e molti di loro furono attivi a fianco del M. negli stessi ambienti, come l'oratorio di S. Marcello. La raccolta è corredata, oltre che della dedica al cardinale Benedetto Pamphili, di un avvertimento indirizzato al "Lettore violinista" di un certo interesse per la prassi esecutiva; esso, infatti, spiega i segni di notazione di tecnica violinistica utilizzati nell'opera, riguardanti soprattutto l'esecuzione di note staccate e legate. L'impianto formale delle sonate è variabile: il numero dei movimenti oscilla da quattro a sei e si riscontra una scarsa regolarità nell'uso di tempi lenti e veloci. Un passo della quarta sonata, intitolata La Vecchi, fu citato da G.O. Pitoni nella Guida armonica come esempio del "quinto stile" (Durante).
La raccolta di Sonate a tre, doi violini, leuto o violone, con il basso per l'organo, op. III (Roma 1692), dedicata al principe Domenico Rospigliosi, comprende dodici sonate con un organico identico a quello già utilizzato nell'op. II. Le sonate, in questo caso sprovviste di titolo, sono caratterizzate - come già quelle dell'op. II - da una scrittura strumentale virtuosistica e tecnicamente audace con la quale il M. costruisce movimenti lunghi e articolati. L'assetto formale delle sonate dell'op. III presenta maggiore regolarità rispetto a quello dell'op. II, poiché la maggior parte di esse è composta di cinque movimenti.
Le due raccolte strumentali a stampa del M. pervenuteci costituiscono una minima parte della sua cospicua produzione strumentale, purtroppo in gran parte perduta, come i Capricci a due violini e basso e il Terzo libro di sonate a tre d'altri stili, la cui pubblicazione fu annunciata dal M. nell'avvertimento al "Lettore violinista" dell'op. II. Nell'inventario dei beni del compositore (Arch. di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Uff. 13, Instrumenta, 1697, vol. 430, cc. 20-22) sono elencate quasi trecento composizioni musicali: sinfonie a tre o a quattro, sonate a tre, capricci da camera a violino solo, partite a due o a tre, balletti da camera, un preludio a due trombe, e sonate a violino solo. Di tale produzione, a parte le due opere a stampa, ci è pervenuta soltanto una sonata per violino, conservata manoscritta a Torino (Biblioteca nazionale universitaria, Fondo Foà, 11, c. 129). Nell'elenco delle opere figura inoltre uno Studio del violino, anch'esso perduto, che avrebbe apportato un contributo significativo alla conoscenza del M. come teorico e didatta. Lo Studio fu lasciato in eredità al violinista genovese Martino Bitti. Nel testamento vengono citati, oltre a Bitti, numerosi amici e colleghi ai quali il M. lasciò in dono quadri, partiture e oggetti preziosi; tra questi F. Valentini, G.B. Giannelli, A. Alemanni, G.B. Giansetti e N. Cosimi, allievo del Mannelli.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. dell'Acc. nazionale di S. Cecilia, Cat. III, b. 103, f. 1888 (aggregazione in qualità di "professore di violino" alla Congregazione dei musici di S. Cecilia); Cat. II, b. 53, cc. 18-36: Eredità Mannelli. Posizione contenente carte riguardanti direttamente C. M. e i suoi privati interessi; Registri, Congregazioni generali e segrete, reg. 1, 13 nov. 1663; Registri, Sussidi e opere benefiche, Eredità Mannelli, reg. 1; R. Casimiri, Oratori del Masini, Bernabei, Melani, Di Pio, Pasquini e Stradella in Roma nell'anno santo 1675, in Note d'archivio per la storia musicale, XIII (1936), pp. 157-169; L. Montalto, Un mecenate in Roma barocca. Il cardinale Benedetto Pamphilj, Firenze 1955, p. 320; A. Liess, Materialien zur römischen Musikgeschichte des Seicento, in Acta musicologica, XXIX (1957), pp. 137-171, passim; H.J. Marx, Die Musik am Hofe Pietro Kardinal Ottobonis unter Arcangelo Corelli, in Analecta musicologica, V (1968), ad ind.; R. Giazotto, Quattro secoli di storia dell'Acc. nazionale di S. Cecilia di Roma, I, Roma 1970, pp. 213-228; S. Durante, La "Guida armonica" di G.O. Pitoni. Un documento sugli stili musicali in uso a Roma al tempo di Corelli, in Nuovissimi studi corelliani, a cura di S. Durante - P. Petrobelli, Firenze 1982, pp. 309, 324; J. Burke, Musicians of S. Maria Maggiore in Rome, 1600-1700. A social and economic study, Venezia 1984, pp. 104, 115 (suppl. a Note d'archivio per la storia musicale, n.s., II); J. Lionnet, La musique à Saint-Louis des Français de Rome au XVIIe siècle, I-II, Venezia 1985-86, passim (suppl. a Note d'archivio per la storia musicale, n.s., III-IV); Id., La musique à S. Giacomo degli Spagnoli au XVIIe siècle, in La musica a Roma attraverso le fonti d'archivio. Atti del Convegno…, Roma… 1992, a cura di B.M. Antolini - A. Morelli - V. Vita Spagnuolo, Lucca 1994, pp. 491-493; A. Morelli, La musica a Roma nella seconda metà del Seicento attraverso l'archivio Cartari - Febei, ibid., pp. 114, 124; L. Della Libera, La musica nella basilica di S. Maria Maggiore a Roma, 1672-1712: nuovi documenti su Corelli e sugli organici vocali e strumentali, in Recercare, VII (1995), pp. 99, 108 s.; A. Lepore, Le "primizie dell'ingegno": sonate a tre a Roma al tempo di Corelli, in Studi Corelliani. Atti del V Congresso internazionale…, Fusignano… 1994, a cura di S. La Via, Firenze 1996, pp. 340-342; H. Wessely Kropik, Lelio Colista, un maestro romano prima di Corelli, Roma 2002, ad ind.; A. D'Ovidio, Alle soglie dello strumentalismo Corelliano: Colista, Lonati, Stradella, M.: studio storico-analitico ed edizione critica delle Sonate a tre, dissertazione, Univ. di Pavia-Cremona, a.a. 2003-04, passim; F. D'Accone, Cardinal Chigi and music redux, in Music observed. Studies in memory of William Holmes, a cura di C. Reardon - S. Parisi, Warren, MI, 2004, pp. 71, 73, 87, 90; A. Morelli, "Un bell'oratorio all'uso di Roma". Patronage and secular context of the oratorio in Baroque Rome, ibid., pp. 339, 343; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 617; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, pp. 768 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XI (2004), coll. 1001-1003.