MANOLESSI, (Manolesi, Manolesso), Carlo
Nacque da Francesco Manolesso e da Diana Salvioni tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, presumibilmente ad Ancona. Dal matrimonio nacque anche Giulio Cesare, che esercitò a Bologna la professione notarile dal 30 giugno 1631 al 1662.
"Bibliopola veneto stabilitosi […] in Ancona" (Giochi - Mordenti, p. LIII), Francesco fu in rapporti d'affari con gli stampatori, suoi cognati, anch'essi d'origine veneta e attivi ad Ancona e Macerata, Marco e Pietro Salvioni, per i quali finanziò alcune edizioni tra il 1608 e il 1623. La prima conosciuta è l'Arte militare di F. Ferretti (Ancona, M. Salvioni, 1608); nel 1615 "Ad instanzia di Francesco Manolesso" uscì a Macerata per P. Salvioni la Historia della morte d'Henrico quarto re di Francia e di Navarra di P. Matthieu; nel 1620 la commedia Terror dell'armi di S. Vagnoni fu sottoscritta dal solo Francesco, che però nel colophon delle Militarium ordinum origines di F. Mennens risulta di nuovo con la sola qualifica di libraio ("Maceratae, apud Petrum Salvionum ad instantiam Francisci Manulessij bibliopolae Anconetani, 1623").
Al 1636 risalgono le prime testimonianze dell'attività del M. a Bologna. Nell'edizione delle Lettere in varii generi a' prencipi di Prospero Bonarelli ("Bologna, appresso Nicola Tebaldini, ad instanzia delli Eredi di Evangelista Dozza, 1636"), firmò la dedicatoria alla nobildonna bolognese Ginevra Casali Pierizzi. Il M. dichiara la stretta familiarità con l'autore, il merito di avere ottenuto personalmente la copia manoscritta delle lettere, e promette la pubblicazione di ulteriori inediti. Sembra profilarsi la fisionomia di un colto intermediario, capace di entrare in relazione con gli autori e di effettuare scelte editoriali mirate.
Di Bonarelli uscì anche la tragedia Il Solimano, senza indicazione dell'anno e del tipografo, ma con dedica del M. in data 13 luglio 1649.
Il M. fu autore di numerose dediche e avvisi al lettore assai articolati, all'interno di edizioni finanziate dagli Eredi di Evangelista Dozza (editori e stampatori dal 1630 agli anni Settanta del secolo) e stampate da Nicola Tebaldini (attivo dal 1620 al 1646). Tra esse: É. Petiot, Genethliacus delphino (1643) e Panegyricus Ludovico XIII…(1649); Applausi di Parnaso nel felicissimo dottorato… (1646); C. Pulcarello, Carminum libri (1651); G. Foppa, Tractatus de libertate ecclesiastica (1651); D. Bartoli, Della vita de p. Vincenzo Carafa (1652); G. Visconti, Lettere spirituali (1653); T. Piso, Commentaria in quatuor Institutionum Iustiniani… libros… (1653); B. Castelli, Della misura dell'acque correnti (1659). Il M. intervenne anche in edizioni dei tipografi Ferroni, sia Clemente (V. Sartonio, Essercitio politico, 1636) sia Giovanni Battista (G. Gualdo Priorato, Il guerriero prudente, 1641), e di Giacomo Monti (Gli augurii felici, 1647).
Il 17 sett. 1636 il Senato gli concesse il privilegio per la stampa delle opere del naturalista Ulisse Aldrovandi. La privativa fu mantenuta, rinnovata e trasmessa agli eredi sino al 1707, allorché passò ad A. Bartolomeo e F. Argelati, i più importanti librai bolognesi della prima metà del Settecento. In un rogito notarile del 21 ag. 1643 il M. figura come bibliopola e civis Bononiensis residente nella parrocchia di S. Andrea degli Ansaldi, dove aveva sede la bottega. Da diversi atti di compravendita che egli stipulò con esponenti del patriziato bolognese a partire da quell'anno, si inferisce uno status economico e sociale consolidato. Al 14 luglio 1644 risale però la condanna alla frusta e a tre anni di carcere per detenzione e vendita de Il divortio celeste, cagionato dalle dissolutezze della sposa romana, opera pubblicata nel 1643 anonima e con luogo di stampa fittizio ma attribuibile a F. Pallavicino. In seguito a pubblica abiura, fu assolto dalla pena e con lui furono graziati i librai e stampatori Bernardino Dozza e Aloisio Salvioni.
Nel 1644, finanziata dagli Eredi di E. Dozza e stampata da G. Monti, uscì l'edizione, in caratteri greci e latini, del De sublimi genere dicendi, attribuita al retore Cassio Longino, illustrata da ricchi apparati "cura ac diligentia Caroli Manolessij bibliopolae". È probabilmente questo il primo caso in cui la responsabilità del M. e il suo ruolo di curatore editoriale acquisiscono evidenza nel frontespizio.
Il 24 marzo 1646, in nome e per conto degli Eredi Dozza, il M. acquistò la ricca attrezzatura tipografica del defunto Niccolò Tebaldini. Da allora i Dozza si stabilizzarono nel ruolo subordinato di responsabili della tipografia, mentre il M. assunse sempre più importanza in qualità di editore, finanziatore, curatore delle edizioni. Nell'avviso premesso all'edizione delle Vite di Vasari (Eredi E. Dozza, 1647) egli sollecita i lettori a inviare qualsiasi informazione disponibile sugli artisti non menzionati da Vasari, per includerli in un'eventuale continuazione dell'opera.
Particolare attenzione merita il carteggio intrattenuto tra la fine del 1654 e il 1656 con V. Viviani, ultimo discepolo diretto di G. Galilei, in merito a una delle imprese editoriali di maggiore importanza della seconda metà del Seicento bolognese: la prima raccolta degli scritti editi e inediti di Galilei eccetto il Dialogo sui massimi sistemi, all'Indice da un ventennio, e della Lettera a Cristina di Lorena. L'edizione vide la luce in due volumi nel 1656 (Opere di Galileo Galilei, Eredi E. Dozza; del M. l'avviso ai lettori e la dedica al granduca di Toscana Ferdinando II).
Dal carteggio emergono l'ostinazione dell'inquisitore bolognese, Guglielmo Fuochi, nel censurare ogni espressione di copernicanesimo, ma anche la determinazione con cui il M. portò avanti la stampa, sia pure con forte ritardo sui tempi previsti. Sollecitò la protezione del principe Leopoldo de' Medici, necessaria per la pubblicazione dei passaggi più controversi, fu infaticabile ricercatore e collettore di manoscritti galileiani, attivò molteplici canali di ricerca, segnalò l'esistenza di manoscritti allo stesso Viviani, interpellato allo scopo di garantirne il valore e l'autenticità. L'inserimento negli ambienti fiorentini è testimoniato dalle tracce rimaste della corrispondenza con Carlo Dati (lettere del 16 marzo 1657 e 5 maggio 1660), e alcune note negli ex libris di G.B. Capponi, esponente di spicco dell'Accademia dei Gelati, testimoniano tracce di doni del Manolessi.
L'edizione del De centro gravitatis solidorum di L. Valerio, con dedica all'astronomo G.D. Cassini (Eredi E. Dozza), del 1661, sembra essere l'ultima nella quale è possibile trovare un contributo del Manolessi. Non si conosce con esattezza la data di morte del M., collocabile poco dopo il 1661.
Dal matrimonio con Orsola Veli il M. ebbe tre figli: Emilio Maria, Evangelista e Francesco. Di quest'ultimo non risulta alcuna notizia di rilievo; del solo Evangelista è noto l'anno di nascita, il 1651. Insieme con Emilio Maria rilevò l'azienda paterna, sciogliendo la società con gli Eredi Dozza entro il 17 maggio 1667. L'attività dei due fratelli appare strettamente collegata, sin dagli inizi, con l'Accademia dei Gelati, punto di riferimento nel panorama della scienza bolognese del Seicento, che costituisce il filone principale e più interessante della loro produzione. Oltre alle Prose de' signori Accademici Gelati (1671), i Manolessi pubblicarono le opere del fisico G. Montanari (Pensieri fisico-matematici, 1667; Prostasi fisicomatematica, 1669; Speculazioni fisiche, 1671), di G.D. Cassini (Ephemerides Bononienses Mediceorum syderum, 1668; Spina celeste meteora osservata in Bologna il mese di marzo 1668, 1668), Volantis flammae a… d. Geminiano Montanario… optime, ac geometrice examinatae epitropeia di D. Guglielmini (1677), Osservazioni naturali ove si contengono materie medico-fisiche, e di botanica di P. Boccone (1684).
La corrispondenza dei Manolessi con il libraio fiorentino Francesco Passerini, tra il maggio 1667 e l'aprile 1677, una missiva inviata ad A. Cataneo (6 luglio 1669, con inventario dell'assortimento della bottega) e due lettere ad A. Magliabechi (tra il 1682 e il 1685) offrono un'interessante documentazione sugli scambi culturali e scientifici tra gli ambienti bolognesi e fiorentini. Il 29 ag. 1676 i Manolessi ottennero il rinnovo novennale del privilegio paterno per la stampa delle opere di U. Aldrovandi; in questo ambito l'impresa editoriale di maggior impegno e prestigio furono gli Ornithologiae hoc est de avibus historiae libri XII (Bononiae, ex Camerali Typographia Manolessiana, 1681).
La nomina a tipografi camerali avvenne certamente entro il 1679, come testimonia l'edizione di G. Baba, La statua equestre di Luigi XIV re di Francia (In Bologna, per li Manolessi, Stampatori camerali, 1679). In quell'anno era morto, infatti, Girolamo Donini, che aveva mantenuto la carica dal 9 marzo 1630. Agli inizi del XVIII secolo il titolo passò agli Eredi di V. Benacci, che lo mantennero sino al 1729.
Almeno sino agli anni Ottanta il ruolo di Emilio Maria appare preponderante rispetto a quello del fratello. Dal 1686 il suo nome sembra invece scomparire dalle fonti librarie e catalografiche (ma non dai rogiti notarili che lo riguardano, dal 15 marzo 1677 al 18 marzo 1689). La data di morte di Emilio Maria si colloca presumibilmente negli anni Novanta del Seicento.
Evangelista pare assumere progressivamente maggiore rilievo a partire dalla nomina a tipografi camerali, e dalla fine del secolo il suo ruolo risulta sempre più connesso a questa funzione. L'ultima edizione nota nella quale compare il suo nome risale al 1709 (Leggi dell'Accademia de' sig.ri Gelati di Bologna col catalogo de gli accademici viventi l'anno 1709, Per il Manolesso impressore camerale et arcivescovale). Dato che l'anno di morte riportato da Carrati è il 1730, è probabile che negli anni successivi abbia sottoscritto solo con il titolo di stampatore camerale.
Il radicamento nel territorio e lo stretto rapporto della tipografia manolessiana con una tipica magistratura bolognese di rappresentanza, quella degli Anziani consoli, tra i cui compiti istituzionali rientrava l'organizzazione di feste, eventi e parate, sono dimostrati dall'alto numero di edizioni relative alla festa annuale della porchetta (a partire dal 1667), oltre che da opere istituzionali quali la Vita di s. Petronio vescovo e protettore di Bologna di V. Zani (1680), ovvero da testi letterari legati a occasioni private (lauree, monacazioni ecc.). Non mancano i testi giuridici: Theses legales ex utroque iure depromptae di U.G. Gozzadini (1672) e di B. Bentivoglio (1678), Cassiano di S. Elia, Centum historiarum examen cum sententia definitiva in utroque iure (1682).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Assunteria di Studio, Diversorum, 100, VI: Convenzioni per la stampa delle opere del dott. Ulisse Aldrovandi. Capitoli della concessione fatta… a' ss.ri Manolessi… il 17 sett. 1636; Atti dei notai, Notaio F. Sabbatini, prot. I, cc. 45v-47, 68; Notaio O. Scavazzoni, prot. M, cc. 84r-86r, prot. P, cc. 93-95; prot. R, c. 68; prot. S, cc. 19v-22v; Notaio B. Bocchini, filza 2, n. 327; Notaio B. Guglielmini, filza 8, n. 120; rogiti riguardanti Emilio Maria ed Evangelista Manolessi, Ibid., Atti dei notai, Notaio C. Felina, filza 6, n. 147; Notaio G.B. Boldrini, prot. FF, cc. 76-79; Notaio F. Morelli, prot. X, cc. 75v-77v; Notaio P. Benedetti, filza I, nn. 4, 21; Notaio G.B. Querzoli, filza I, n. 101; Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Alberi genealogici delle famiglie di Bologna compilati dal conte Baldassarre Carrati, B.703, n. 12; B.728, n. 95; Fondo Ridolfi, Indice storico dei notai della provincia di Bologna, cart. 18, nn. 119, 120; B.1875: In Sancto Officio Bononiae. Liber expeditorum a die 23 ianuarij 1635 usque ad diem 3 mensis decembris 1660, cc. 49r-50r (14 luglio 1644); Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggi vari, 52/63 (lettera del M. a C. Dati, 5 maggio 1660); 59/139 (lettera del M. a C. Dati, 16 marzo 1657); Carteggio Magliabechiano, VIII.1178, c. 42 (lettera di E.M. ed E. Manolessi ad A. Cataneo, 6 luglio 1669); cc. 45-46 (due lettere degli stessi ad A. Magliabechi: 16 genn. 1682, 9 genn. 1685); cc. 47-65 (16 lettere degli stessi a F. Passerini, 30 aprile - 17 maggio 1677); Le opere dei discepoli di Galileo Galilei. Carteggio 1649-1656, II, Firenze 1984, passim; C. Gariboldi, Ricerche sull'arte tipografica in Ancona, Ancona 1874, p. 36; A. Battistella, Il S. Officio e la riforma religiosa in Bologna, Bologna 1905, p. 160; A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Bologna 1929, pp. 130-134, 150-152; F.M. Giochi - A. Mordenti, Annali della tipografia in Ancona 1512-1799, Roma 1980, ad ind.; M.G. Tavoni, Tipografi e produzione libraria, in Produzione e circolazione libraria a Bologna nel Settecento. Atti del V Colloquio… 1985, Bologna 1987, pp. 105-107; G.L. Betti - M. Calore, L'eredità di Giovan Battista Capponi, letterato, collezionista, scienziato e bibliofilo, in L'Archiginnasio, XCI (1996), p. 74; P. Bellettini, Il torchio e i caratteri: l'attrezzatura tipografica a Bologna in Età moderna, in Libri, tipografi, biblioteche. Ricerche storiche dedicate a L. Balsamo, Firenze 1997, pp. 242 s., 275; Catalogo delle seicentine bolognesi conservate presso la Biblioteca dell'Archiginnasio, in http://badigit.comune.bologna.it/seicent/index.html (aggiornato al 9 luglio 2006).