MARCHIONNI, Carlo
Figlio di Onofrio, di Monticelli (odierna Guidonia Montecelio nei pressi di Roma), e di Orsola Cenni di Arezzo, nacque a Roma il 10 febbr. 1702.
Non si conosce la formazione artistica del M. architetto e anche scultore, ingegnere e esperto disegnatore di caricature, di figure di genere e di paesaggi pur non essendosi mai esercitato nella pittura.
Ancora in tenera età, eseguì alcuni disegni per la sistemazione di un orologio nel convento di Trinità dei Monti (Berliner, fig. 42). Dal 1720 lavorò con F. Barigioni, architetto della Fabbrica di S. Pietro, che fu il suo maestro e con il quale collaborò fino alla fine.
Per lui eseguì due incisioni (Roma, Gabinetto nazionale delle stampe, Fondo Corsini, v. 58/1, nn. 120247, 120248) del disegno dell'apparato funebre per le solenni esequie di Augusto II, re di Polonia, celebrate il 22 maggio 1733 nella basilica di S. Clemente (Ibid., Museo di Roma, GS 263).
Il suo più importante committente fu il cardinale Alessandro Albani che fin dal 1725 lo incaricò probabilmente di restaurare la facciata della chiesa di S. Eutizio in Soriano nel Cimino, feudo della famiglia, trasformandola in duomo nuovo. Analogie con Soriano si ritroveranno in alcuni elementi della facciata di villa Albani a Roma, da lui stesso progettata (Berliner).
Nel 1728 partecipò al concorso Clementino per una "Gran piazza situata in vista di un porto" e ricevette il I premio ex aequo nella I classe; gli fu inoltre affidato dalla corte portoghese il rilevamento della Biblioteca Vaticana. Sempre nello stesso anno iniziò i lavori del casino e della villa Albani ad Anzio, terminati nel 1735, di cui si conserva un disegno della facciata a New York (The Smithsonian Institution, Cooper-Hewitt National Design Museum, n. 38487). Ancora nel 1731, sempre per la committenza del cardinale Albani, eseguì, nella villa Albani-Chigi di Soriano nel Cimino, come aiuto e sotto la direzione di L. Vanvitelli, la sopraelevazione del secondo piano con funzione di residenza del cardinale, la costruzione della strada di accesso a tale livello con la creazione di un portale d'ingresso, il bagno del cardinale, la "cappelletta d'altare", e un padiglione attiguo all'ingresso principale.
Il 15 apr. 1731 sposò, in S. Nicola de' Prefetti, Anna Teresa Duplesi e l'anno successivo nacque il primogenito Filippo.
Nel 1734 firmò il progetto per la facciata della chiesa collegiata di S. Giovanni di Nettuno, finanziata da Clemente XII. A Roma, fu architetto di S. Lorenzo in Lucina dal 1734 al 1749, quando gli succedette G. Ferroni. Tra il 1737 e il 1739 eseguì, per il Monumento a Benedetto XIII, posto nella cappella di S. Domenico, in S. Maria sopra Minerva, progettato da P. Bracci, il rilievo del sarcofago Concilio provinciale Laterano e i due Angeli reggistemma (Cracas, 28 febbr. 1739, p. 3). Forse già nel 1741 iniziò il progetto del Monumento a Benedetto XIV, nel palazzo Lercari ad Albano. Nel 1741-42 scolpì la statua di Pasquale I sulla facciata di S. Maria Maggiore a Roma. Nel 1742, per la chiesa di S. Giovanni a Guidonia Montecelio completò le cappelle intercomunicanti. A Roma, nel 1743 eseguì il Monumento a Benedetto XIV, commissionatogli dal cardinale G. Besozzi per la biblioteca del monastero di S. Croce in Gerusalemme e, intorno al 1744, la statua S. Matteo e l'angelo, posta sul coronamento della facciata della medesima chiesa. Nel 1745 realizzò il busto del cardinale Nicolò Spinola, ubicato come sovrapporta al piano nobile della galleria del palazzo di Propaganda Fide. Dello stesso anno è il bassorilievo La visitazione di s. Elisabetta per la cappella di S. Giovanni nella chiesa di S. Rocco a Lisbona, opera di Vanvitelli.
Nel 1746 progettò l'addobbo per la canonizzazione di Caterina de' Ricci in S. Maria sopra Minerva e il nuovo casino Albani, oggi palazzo Albani-Del Drago, a Castelgandolfo, vicino alle scuderie pontificie, terminato intorno al 1752. A Roma nel 1747 il M., con A. Bicchierai, ideò l'apparato di facciata per il palazzo Della Valle, per celebrare la nomina cardinalizia di Carlo Vittorio Delle Lanze (Cracas, 22 luglio 1747, pp. 6-8); nello stesso anno fu ammesso nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, fu eletto cavaliere dello Sperone d'oro e conte palatino (Roma, Biblioteca Hertziana, Schede Noack). Nel 1748, per incarico della Comunità di Civitavecchia, progettò tre mulini idraulici sulla riva del fosso Fiumetta (a circa 2 km dalla città) di cui restano oggi solo ruderi invasi dalla vegetazione.
Esistono i disegni, datati al 1753, di questo piano che lo impegnò per tutta la vita, e in cui venne affiancato, dal 1777, da F. Navone, e in seguito da G.B. Ottaviani. L'impianto delle mole risultava ancora in piena attività nel primo Ottocento come riportato nella mappa del Catasto gregoriano del 1819. Il M. eseguì inizialmente una relazione con schizzi paesaggistici di quanto si presentava alla vista, di tutte le sorgenti, chiaviche, condutture e fontanili, che costituisce una importante descrizione del territorio di Civitavecchia alla metà del Settecento (Foschi).
Dal 1747 fu ammesso fra gli architetti della Fabbrica di S. Pietro, protetto dal cardinale Alessandro Albani e da monsignor Ludovico Di Costanzo, prefetto e segretario della stessa Reverenda Fabbrica. Alla morte di Barigioni, Vanvitelli divenne architetto sovrastante e il M. revisore. Nel 1748 quest'ultimo terminò la statua di S. Ignazio, nella terza cappella a sinistra, nella chiesa di S. Apollinare (Cracas, 11 maggio 1748, p. 14); secondo De Romanis esisteva una precedente statua del M., eseguita intorno al 1736, scomparsa durante i lavori di ristrutturazione della chiesa diretti da F. Fuga (ibid.). E. Kieven (1991) gli attribuisce tre disegni (Roma, Accademia nazionale di S. Luca, Arch. storico, nn. 2184, 2186) quali progetti alternativi a quelli di Fuga per la chiesa di S. Apollinare, voluti dal cardinale Albani. Per Agostino Chigi il M. scolpì, nel 1748, il bassorilievo Nascita della Vergine per la cappella del Voto, nel duomo di Siena (Cracas, 23 marzo 1748, p. 6), di cui esiste il modello in creta eseguito da T. Righi (Berlino, Staatliche Museen Preussischer Kulturbesitz). Nel 1751 lavorò ancora per Barigioni, come architetto coadiutore, in una revisione dei conti per due bassorilievi di G.B. Maini, eseguiti per la confessione di S. Pietro. Alla fine del 1751, nel ruolo di architetto dell'Acqua Paola (carica detenuta ancora nel 1785), iniziò il progetto della costruzione dell'argine del lago di Bracciano per il risanamento dell'acquedotto presso il fiume Arrone, al fine di regolare il flusso d'acqua negli edifici. Nel frattempo, sempre nel 1751 iniziarono i progetti per la villa Albani fuori porta Salaria, voluta dal cardinale Alessandro per custodirvi la collezione di statue e rilievi antichi, iniziata dallo zio, Giovanni Francesco Albani, papa Clemente XI, e da lui continuata.
Il cardinale seppe giovarsi della consulenza di esperti come F. Bianconi e J.J. Winckelmann. Il progetto dell'intero complesso, vero e proprio museo di scultura e custode di una preziosa pinacoteca, fu iniziato dal M. e da G.B. Nolli, che lavorarono in maniera paritaria per il cardinale: al primo furono affidati i vari padiglioni architettonici (coffee-house, casino, tempio della Leda, biliardo), al secondo il giardino. La critica del tempo non fu unanime nel giudizio sulla qualità estetica della villa, non esente da un certo neocinquecentismo, venato di esiti cortoneschi. I lavori si conclusero nel 1763 e sono documentati dai tre Taccuini di disegni del M., conservati nella collezione Albani Torlonia.
Dal 1752 fu incaricato, sotto la direzione di Vanvitelli ormai partito per Napoli, di costruire le mole a Sant'Oreste, portate a termine nel 1785, dal genero F. Tiroli (Giornale delle belle arti, II [1785], p. 386), marito della figlia Olimpia. Nel 1754 collaborò sempre con Vanvitelli all'esecuzione del Trono marmoreo della statua bronzea di S. Pietro in Vaticano (Cracas, 23 nov. 1754), di cui è sopravvissuto il bozzetto ligneo del Museo Petriano (Fabbrica di S. Pietro); l'attuale trono, potrebbe, secondo Berliner, essere stato disegnato successivamente dal M., tra il 1756 e il 1757; sempre per il Vaticano, eseguì due disegni, firmati e datati 1757, per le porte della basilica (Roma, Museo di Roma, GS 9241), ma l'incarico fu poi conferito a C. Murena.
A Roma, nel 1755, in qualità di architetto camerale, ristrutturò all'interno la fabbrica del tabacco accanto al conservatorio dell'Assunta nello stradone sotto S. Pietro in Montorio, quando questa fu acquistata dalla Dataria apostolica. Nello stesso anno iniziò la costruzione della chiesa parrocchiale di Montemarciano, per incarico del vescovo di Senigallia, terminata intorno al 1768, ed eretta a collegiata nel 1773. Nel 1756 ebbe l'incarico di completare il porto di Ancona, lasciato incompiuto sedici anni prima da Vanvitelli, dove dal 1760 fu aiutato dal figlio Filippo.
Secondo Costanzo potrebbero ascriversi al M. altre opere nel capoluogo marchigiano, come il palazzo Millo, il palazzo dei Leonardi, e la sistemazione della piazza antistante la chiesa di S. Domenico con la statua di Clemente XII, comprensive di restauri all'interno del tempio e della stessa facciata, rimasta incompiuta, che si protrassero fino al 1788; a Macerata, nel 1756 il palazzo Costa.
Nel 1757 favorito dal cardinale G. Millo, amico del defunto mons. Ludovico Di Costanzo e di L. Sinibaldi, assunse la carica di architetto generale della Camera apostolica e del Palazzo apostolico, e contemporaneamente di revisore della basilica di S. Pietro, nomina che gli sarà riconfermata nel 1771, dall'economo F. Caffarelli fino al 1773, quando, dopo la morte di Vanvitelli, sarà eletto architetto sovrastante, carica che manterrà per tutta la vita. Intorno al 1758 eseguì un progetto, mai realizzato, per l'ingresso del Museo profano nella Biblioteca Vaticana criticato dal suo antagonista S. Casali. Terminò nel 1760 circa la realizzazione del Monumento funebre del card. Giacomo Millo, alla destra dell'ingresso della chiesa di S. Crisogono. Nel 1763 andò ad abitare con la moglie e le tre figlie, Olimpia, Genoeffa e Veronica, in via della Croce, dove rimase fino alla morte. Nello stesso anno redasse i piani per l'ingrandimento del teatro Argentina commissionatogli fin dal 1757, di cui rimangono due disegni (Ravà, figg. 11 s.). Nel 1764 allestì il catafalco del re Augusto III di Polonia in S. Salvatore in Lauro (Cracas, 2 giugno 1764, p. 6).
A Messina nel 1765 progettò e costruì la chiesa di S. Maria Maddalena dei Cassinesi. Nel 1767 disegnò gli apparati per la canonizzazione di alcuni santi, predisposta da Clemente XIII nella basilica Vaticana (Roma, Museo di Roma, GS 326) e contemporaneamente, per l'elezione a dignità cardinalizia di F.M. Perelli, disegnò gli apparati sulla facciata del suo palazzo in Campo Marzio (Arcangeli, p. 132), realizzati invece da C. Fiaschetti.
Nel 1773 eseguì "la grande apparatura", sia interna sia esterna, della chiesa del Ss. Sudario per la morte di Carlo Emanuele III re di Sardegna (Cracas, 24 luglio 1773, pp. 8-13). Come architetto soprastante, dopo aver presieduto al restauro della cappella Gregoriana per la quale S. Monosilio, direttore dello studio di mosaico, aveva dato i cartoni della cupola, fu incaricato da Pio VI di studiare una soluzione per il porto di Anzio e contemporaneamente, nel 1775, di risolvere il problema della costruzione della nuova sagrestia in S. Pietro in Vaticano.
L'intero progetto, iniziato fin dai primi del Seicento, fu affidato al M. che lo portò avanti fino al 1786, data dell'ultimo pagamento ricevuto (Cracas, 12 giugno 1784, p. 22; 19 giugno 1784, p. 2). In quest'opera estrema lo sforzo dell'autore fu quello di trovare un'armonia tra una fabbrica apparentemente autonoma che avrebbe tuttavia dovuto integrarsi con la basilica petriana, avendo a disposizione uno spazio molto ristretto.
Sempre nel 1775 fu eletto per un anno principe dell'Accademia di S. Luca (Cracas, 7 genn. 1775, p. 7), di cui era membro dal 1740, e stimatore di architettura dal 1756, mandato che assolse per tutta la vita.
Nel 1784 terminò la costruzione della caserma dei soldati corsi nei pressi della sagrestia di S. Pietro. Intorno agli anni Ottanta progettò ed eseguì il modello per un ciborio, preziosa opera di oreficeria, collocato sull'altare maggiore della chiesa di S. Caterina a Magnanapoli nel 1787 (Bevilacqua, 1988).
Il M. morì a Roma il 28 luglio 1786 e il mese successivo, secondo le disposizioni testamentarie (testamento e inventario dei beni in Arch. di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Uff. 19, Notaio C. Palombini, b. 693, cc. 441-498, 609-649), fu sepolto sotto il pavimento del coro della chiesa di Gesù e Maria con una lapide sulla quale è ancora leggibile l'iscrizione.
Numerosi sono i disegni noti del M., i cui nuclei più importanti sono costituiti dalle raccolte del Cooper-Hewitt National Design Museum di New York, di provenienza dal lascito Piancastelli; del Martin-von-Wagner-Museum dell'Università di Würzburg; dai tre volumi di villa Albani, proprietà Torlonia, di Roma; dai tre volumi di caricature del Museo di Roma (C. Pietrangeli, Il Museo di Roma…, Bologna 1971, pp. 98, 105-107, 109, 115, 118, 120, 130, 138); da un volume di caricature presso il Vaticano (Die illuminierten Handschriften der Rossiana, a cura di H. Tietze, Leipzig 1911, pp. 165 s.); da due volumi, uno di caricature e uno di paesaggi, presso la Biblioteca Palatina di Parma (G. Cirillo - G. Godi, I disegni della Biblioteca Palatina di Parma, Parma 1991, pp. 121-123); da due volumi, uno di caricature e uno di paesaggi, presso il Département des arts graphiques del Louvre (B. Ledru, C. M. (1702-1786): deux albums de dessins acquis par le Département des arts graphiques du Louvre, in Revue du Louvre, XLIII [1993], 3, pp. 28-40); dai disegni della Biblioteca civica di Iesi, Fondo Onorati; dai disegni della collezione Osio (S. Prosperi Valenti Rodinò, in L'artista e il suo atelier: i disegni dell'acquisizione Osio all'Istituto nazionale per la grafica [catal.], a cura di G. Fusconi, Roma 2006, pp. 118 s.).
Il figlio Filippo, nato a Roma il 16 apr. 1732 fu molto coinvolto nella sfaccettata attività del Marchionni. Esordì progettando un "deser", elaborato centro tavola in argento e cristallo, ordinatogli dal cardinale L.A. Fernández de Portocarrero per una festa tenuta nel palazzo di Spagna il 5 giugno 1751, raffigurante un vago e delizioso giardino, eseguito con A.S. Barbazza (Cracas, 5 giugno 1751, pp. 7 s.). Dopo aver vinto il concorso Clementino della prima classe di architettura nel 1754, la sua principale occupazione si concentrò ad Ancona, dove dal 1756 fu attivo nella costruzione del braccio nuovo (o Clementino) del porto, e nel restauro del lazzaretto vanvitelliano. Inoltre, dopo una sospensione nel 1772, si occupò anche del problema dell'interramento del porto dovuto ai materiali riportati dalle correnti, del rafforzamento del molo Traiano e della costruzione, non solo dei nuovi magazzini portuali, tra l'arco di Traiano e quello Clementino, ma del nuovo edificio a uso della Sanità marittima, che si protrasse fino al 1781. Con il rifacimento di porta Calamo (1769) e porta Pia, nel 1783 terminò l'attività di Filippo nell'area portuale. Negli stessi anni egli ristrutturò gli assi viari di Ancona. Ereditò la carica paterna di secondo architetto ingegnere della Congregazione delle acque nel 1773 e, tre anni dopo, fu nominato da Pio VI architetto coadiutore della Fabbrica di S. Pietro con diritto di successione al Marchionni. All'attività di architetto portuale (Anzio 1777 e Terracina 1790) associò quella di costruttore del muraglione al ponte detto di S. Antonio dell'acquedotto di Civitavecchia (1778), già realizzato per metà dal padre. Dal 1784 architetto del re di Spagna, fu ascritto nel 1785 alla nobiltà di Canzone (presso Ancona) come conte e nel 1788 nominato cavaliere dello Sperone d'oro. Nel citato testamento del padre fu dichiarato erede fidecommissario e nell'inventario dei beni assegnatario di tutti gli strumenti, modelli e disegni utili a esercitare la professione di architetto. Morì ad Ancona il 27 marzo 1805.
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