MARINO-ZUCO, Carlo
– Nacque il 5 giugno 1893 a Roma da Santo, chirurgo primario dell’ospedale romano di S. Maria della Consolazione, e da Tersilia Berci. Si laureò a Roma in medicina e chirurgia nel 1918 e subito dopo entrò come assistente volontario nell’istituto di clinica ortopedica dell’Università di Roma diretto da R. Dalla Vedova: assistente incaricato nel giugno del 1919 ed effettivo dal successivo ottobre fino al 1922, nel 1925, dopo un breve periodo di esercizio della chirurgia negli Ospedali riuniti della capitale, superato il relativo concorso, divenne aiuto di ruolo di Dalla Vedova. Conseguita la libera docenza, ebbe l’incarico dell’insegnamento di clinica ortopedica e traumatologica presso le varie scuole di specializzazione e il reparto ortopedico dell’Istituto C. Forlanini. Collaborò, inoltre, col maestro alla progettazione e alla realizzazione della nuova clinica ortopedica, inaugurata nella città universitaria nel 1936.
L’istituto di clinica ortopedica dell’Università di Roma, istituito con decreto ministeriale nel 1912, privo inizialmente di una sede indipendente, consisteva in un complesso di circa 40 letti sistemati nei locali del piano terreno e di parte del primo piano della clinica chirurgica, con la quale aveva in comune la sala operatoria, presso il policlinico Umberto I. Con l’insediamento nella nuova sede l’istituto poteva finalmente disporre di una struttura pienamente autonoma, concepita e realizzata in linea con i moderni indirizzi clinico-scientifici e con le finalità didattiche.
Ternato nel 1940 per la cattedra di clinica ortopedica dell’Università di Napoli, nel 1940-41 il M. fu chiamato dalla facoltà medica di Roma a succedere a Dalla Vedova: assunse allora la direzione della cattedra e dell’istituto di clinica ortopedica e traumatologica, che provvide ad arricchire di attrezzature e materiali scientifici e nel quale, durante gli anni del conflitto, organizzò un centro di cura per mutilati. Il bombardamento aereo della mattina del 19 luglio 1943 causò gravi danni alla clinica, che dovette essere trasferita nei locali di una vecchia scuola in via Boezio, dove rimase fino al 1945: la sua riedificazione nella primitiva sede ebbe luogo grazie all’opera del M., che seppe realizzare una struttura completamente rinnovata, ampliata e arricchita di nuovi reparti di degenza e di fisioterapia, dotata di cinque sale operatorie e di una grande e moderna aula didattica, subito considerata ai massimi livelli in campo internazionale.
Brillante caposcuola, il M. fondò e diresse le scuole di specializzazione in ortopedia e in fisio-chinesiterapia per medici e un corso di addestramento per tecnici fisioterapisti; sotto la sua guida si formarono validi allievi, alcuni dei quali divennero a loro volta direttori di cattedra o primari ospedalieri. Clinico e chirurgo di indiscusso valore, consulente ortopedico delle Forze armate, integrò la propria attività didattica e clinica con l’apporto di contributi scientifici di ordine patogenetico e chirurgico-riabilitativo, interessanti numerosi settori della specialità.
Tra i suoi privilegiati temi di indagine figurarono i problemi della morfogenesi patologica e delle deformità congenite e acquisite: la cifosi dorsale giovanile (Della cifosi dorsale giovanile, in Annali italiani di chirurgia, II [1923], pp. 970-976, e in Rass. internazionale di clinica e terapia, VI [1925], pp. 580-589); la scoliosi, per il cui trattamento modificò parzialmente l’apparecchio di raddrizzamento ideato da R. Galeazzi e per la cui cura chirurgica eseguiva, dopo un periodo preparatorio di immobilizzazione con corsetti gessati, interventi di correzione e di fissazione della colonna mediante demolizione del gibbo con particolari resezioni costali e con artrodesi realizzate con trapianti auto- e omoplastici (Considerazioni sul trattamento di alcuni casi di scoliosi, in Arch. di ortopedia, XLI [1928], pp. 455-467; Nuove osservazioni sulle deformità da scoliosi, in Ortopedia e traumatologia dell’apparato motore, I [1929], 1, pp. 17-26; La correzione della scoliosi complessa lombare primitiva (dispositivo proprio), ibid., 4, pp. 17-25; Azione delle fascie di detorsione e di flessione nella correzione forzata di curve scoliotiche, ibid., pp. 33-38; Dispositivi per deflettere e derotare curve scoliotiche attorno a «fulcri fissi», ibid., pp. 39-48; Risultati del trattamento modellante della scoliosi, ibid., pp. 49-64); la lussazione congenita dell’anca, che, in contrasto con le opinioni all’epoca dominanti, ritenne un esito postnatale non obbligato di una displasia congenita dei componenti dell’articolazione coxo-femorale (Malformazioni congenite, in Enc. medica italiana, I, coll. 1722-1738, s.v. Anca, in collab. con U. Del Torto; sulla interpretazione attuale della malformazione come una anomalia genetica multifattoriale si veda G.R. Burgio - G. Perinotto - A.G. Ugazio, Pediatria essenziale, Torino 1997, p. 103), per il cui trattamento ideò e mise a punto una particolare endoprotesi in materiale metallo-acrilico (Traitement sanglant de la luxation congénitale de la hanche, in Revue de chirurgie orthopédique et réparatrice de l’appareil moteur, 1952, vol. 38, pp. 186-192; si veda anche N. Pancino, Il trattamento della lussazione patologica dell’anca con artroplastica per capsula metallica secondo il metodo di M., in Ortopedia e traumatologia dell’apparato motore, XIX [1951], pp. 113-119), distinguendo come «embrionarie» le vere lussazioni già presenti al momento della nascita di natura sicuramente teratologica.
Di particolare rilievo furono i suoi contributi al recupero chirurgico degli esiti della poliomielite, per la cui esecuzione mise a punto personali tecniche di tettoplastica dell’anca e di artrodesi interepifisarie del piede e delle vertebre, queste ultime utilizzate anche nel trattamento della spondilolisi-spondilolistesi e in bambini di tenera età mediante l’impiego di sottili strati osteo-periostei, meno soggetti a fratture e ricchi di potenzialità evolutive (Problemi attuali nella chirurgia ortopedica della poliomielite, in A. Bonadies - C. Marino-Zuco, La poliomielite, Città di Castello s.d. [ma 1959], pp. 157-169; si veda anche G. Canepa - G. Stella, Trattato di ortopedia pediatrica, I, Padova 2002, pp. 252 s.); al trattamento delle fratture del collo del femore mediante i nuovi metodi di inchiodamento e di avvitamento (Sulla tecnica dell’inchiodamento nelle fratture del collo del femore, in Ortopedia e traumatologia dell’apparato motore, VIII [1936], pp. 273-298; Nuovo metodo di avvitamento nelle fratture del collo del femore, ibid., X [1938], pp. 137-150); alla cura chirurgica delle coxalgie (Indicazioni e tecnica del trattamento chirurgico della sindrome dolorosa e della contrattura dell’anca, in Boll. e memorie della Soc. piemontese di chirurgia, XIX [1949], pp. 179-183) e dell’artrosi deformante dell’anca, per la quale fu tra i primi a dimostrare l’utilità di interventi di enervazione associati ad ampia miotenotomia degli adduttori con eventuale disinserzione degli extrarotatori (Artrosi deformante dell’anca: problemi e possibili risoluzioni con la chirurgia ortopedica, in Reumatismo, V [1953], suppl. al f. 2, pp. 17-42).
Fautore della riparazione chirurgica dei danni anatomici provocati dalla tubercolosi osteo-articolare (Ricostruzione plastica della rotula e del legamento rotuleo nell’asportazione parziale della rotula per tubercolosi, in Arch. italiano di chirurgia, 1938, vol. 52, pp. 866-874), sostenne l’efficacia della terapia antibiotica dell’affezione mediante streptomicina e acido paraminosalicilico (Considerazioni sulla cura della tubercolosi osteo-articolare mediante antibiotici, in Ortopedia e traumatologia dell’apparato motore, XVII [1949], pp. 111-121).
Tra i vari contributi recati dal M. alla specialità meritano ancora di essere ricordati, in particolare, la messa a punto delle tecniche chirurgiche di osteosintesi spino-vertebrale (Sulla tecnica di osteosintesi spino-vertebrale, ibid., X [1938], pp. 71-82; Sulla osteosintesi temporanea, ibid., XI [1939], pp. 131-139; Ancora sulla osteosintesi temporanea, ibid., pp. 233-253) e di allungamento del femore (Sulla tecnica di allungamento operatorio del femore, ibid., VII [1935], pp. 573-588), lo studio delle articolazioni normali e patologiche con i moderni metodi di indagine strumentale (Articolazioni e lesioni articolari studiate mediante il pneumoartro, in Rass. internazionale di clinica e terapia, V [1924], pp. 437-457), le osservazioni anatomopatologiche sul morbo di Buerger (La malattia di Buerger. Ricerche anatomo-patologiche, in Ortopedia e traumatologia dell’apparato motore, III [1931], pp. 235-251). Appena un cenno, infine, a uno dei suoi personali metodi operatori, la correzione della lussazione congenita della rotula tramite interposizione del sartorio, che fu largamente adottato dalla pratica chirurgica ortopedica (si veda M. Boni - C. Motta, Risultati a distanza del trattamento della lussazione congenita di rotula secondo la tecnica di M.-Z., ibid., XXVIII [1960], pp. 197-233; G. Canepa - G. Stella, Trattato di ortopedia pediatrica, I, Padova 2002, p. 502).
Per il I volume di R. Alessandri, Manuale di chirurgia dedicato al maestro nel XXX anno di insegnamento dagli allievi…, Roma 1934, il M. redasse i capitoli: Malattie scheletriche della crescenza. (Distrofie epifisarie giovanili: pseudo-tubercolosi), pp. 563-578, Contratture, pp. 587-598, Tubercolosi osteo-articolare, pp. 681-724, Deformità congenite e acquisite degli arti, pp. 791-800; nonché, per il III volume del Trattato di malattie infettive diretto da E. Carlinfanti - F. Magrassi, Napoli 1951-52, il capitolo Tubercolosi osteo-articolare, pp. 521-549. Nel 1959 fu pubblicato a Roma, a cura di V. Pietrogrande, il suo trattato Ortopedia e traumatologia.
Membro di numerose società e accademie scientifiche italiane e straniere, il M. ricoprì le cariche di segretario-cassiere dal 1934 al 1936 e di commissario nel 1946 della Società italiana di ortopedia e traumatologia (S.I.O.T.) e ne fu presidente nel 1951-52. Nel 1929 e nel 1956 fondò rispettivamente i periodici specialistici Ortopedia e traumatologia dell’apparato motore (dove nel 1954 pubblicò Ortopedia e traumatologia dal 1929 al 1954), e Orizzonti della moderna ortopedia e riabilitazione.
Il M. morì a Roma il 5 luglio 1965.
Fonti e Bibl.: Necr., in Arch. «Putti» di chirurgia degli organi di movimento, XVI (1966), pp. 459 s.; in Clinica ortopedica, XVII (1965), pp. 441 s.; in Orizzonti della ortopedia odierna e della riabilitazione, X (1965), 2, pp. I-IV; in Ortopedia e traumatologia dell’apparato motore, XXXIII (1965), 2, pp. I-IV; G. Monticelli, Commemorazione di C. M., in Boll. ed atti della Acc. medica di Roma, XCI (1966-67), pp. 73-83; Panorama biografico degli Italiani d’oggi, a cura di G. Vaccaro, II, Roma 1959, p. 952; A. Pazzini, La storia della facoltà medica di Roma, Roma 1961, I, pp. 274-276; II, p. 507; L. Bader, Genesi e sviluppo dell’ortopedia in Italia. Dalla chirurgia del Medioevo alla chirurgia ortopedica dei nostri giorni, Padova 1962, pp. 491-497, 500-503; N. Misasi, L’insuccesso clinico in chirurgia ortopedica, Napoli 1989, p. 8; L. Romanini - E. Romanini, La clinica ortopedica dell’Università di Roma «La Sapienza», Roma 2003, p. 80; N. Misasi, I congressi S.I.O.T. degli ultimi 40 anni (1963-2002) nella storia dell’ortopedia italiana, in Giorn. italiano di ortopedia e traumatologia, XXX (2004), p. 201.