MARSUPPINI, Carlo.
– Nacque a Firenze il 19 giugno 1449 da Carlo di Gregorio, cancelliere della Repubblica fiorentina e umanista, e da Caterina di Gherardo Corsini.
Non si hanno notizie precise sulla sua giovinezza. Il 28 febbr. 1458 effettuò, con il fratello Cristoforo, la sua prima dichiarazione catastale, per il quartiere S. Giovanni, «gonfalone» Drago, come erede di una parte delle sostanze familiari.
Da questa portata risulta avere crediti dal Monte comune per 1535 fiorini e proprietà per un valore di 7172 fiorini. Tra i beni ereditati alla morte del padre, avvenuta nel 1453, figurano in particolare una compagnia legata alla tessitura della lana situata a S. Martino nella via del Palagio, diverse altre botteghe riguardanti il settore laniero e una compagnia di arte della seta gestita insieme con Bonaccorso di Luca Rucellai, Iacopo Antonio Rucellai, Leonardo Del Bene e Goro di Lorenzo Lenzi.
Il M., pur essendo iscritto nelle liste dei cittadini che desideravano partecipare alla vita politica, non ricoprì mai cariche pubbliche, anche a causa di una grave malattia che lo colpì in giovane età.
Nel 1468 pagò, con il fratello Cristoforo, la tassa della «ventina», mentre il fratello Iacopo, per ragioni politiche, fu colpito dall’esilio per un anno e da un’ammonizione per cinque anni, rimessagli nel 1471. A tali circostanze risale una presa di posizione comune dei figli di Carlo Marsuppini del 30 apr. 1468 (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il principato, 72, 443). Nel 1470 il M. presentò, sempre con Cristoforo, una nuova certificazione fiscale da cui risulta che il credito col Monte era estinto.
Il M. era comproprietario di una casa nel «popolo» di S. Maria a Ughi e riceveva alcune rendite provenienti da altri beni in affitto, tra i quali una casa sul canto di via Larga, una casetta situata sulla piazza di S. Giovanni; un sito posto sul canto di fronte alle abitazioni degli Antellesi dove era anche ubicata una bottega di lana di garbo.
Il M. effettuò una nuova portata catastale nel 1480 insieme con i fratelli Cornelio, Iacopo e Cristoforo, dichiarando di essere in stato di povertà perché le sostanze della famiglia erano state incorporate dai sindaci del Comune e dai creditori.
Tra queste vi erano i beni descritti nei precedenti catasti e inoltre una casa con orto e 26 staia di terra coltivata a vigna situata nel popolo di S. Cristoforo a Novoli acquistata dallo stesso M. il 1° ott. 1473. Inoltre, la casa a S. Maria a Ughi era stata alienata ad Angelo e a Carlo di Palla Strozzi. I quattro fratelli Marsuppini abitavano insieme in una casa nel popolo di S. Lorenzo, gonfalone Leone d’Oro, di proprietà di Antonio di Nerone di Nigi, confinante con le abitazioni di Niccolò Della Stufa e di Bartolomeo Cambini, per la quale pagavano un canone di 32 fiorini larghi. Erano inoltre debitori di 6500 fiorini larghi nei confronti di diversi creditori e di 100 fiorini larghi per il pagamento delle gravezze. Il M. era infermo da diversi anni e bisognoso di cure e di assistenza continua, tanto da avere a sua disposizione un servo per ogni necessità.
Nel 1498 il M. e il fratello Cristoforo presentarono autonomamente, per il pagamento della decima, una dichiarazione catastale dalla quale si evince che la situazione economica era migliorata: risultano proprietari di un podere a S. Cristofano a Novoli con casa da lavoratore e terre coltivate. Abitavano inoltre in una casa «da signore» con annesso orto, sempre nel popolo di S. Cristoforo a Novoli.
Il M. morì tra il 1498 e il 1501.
Discepolo di Cristoforo Landino e legato a Marsilio Ficino, il M. produsse poesie che non sono pervenute. In occasione della morte di Albiera degli Albizzi, promessa sposa di Sigismondo Della Stufa, nel 1473 mandò una lettera di condoglianze al giovane unendosi ai molti che espressero dolore, tra i quali Marsilio Ficino, Ugolino Verino, Naldo Naldi e soprattutto Angelo Poliziano (Torino, Biblioteca dell’Acc. delle Scienze, Manoscritti legati, 235, cc. 40r-41r; Roma, Bibl. dell’Acc. nazionale dei Lincei e Corsiniana, Mss., 582, cc. 26v-27r; Zannoni, p. 158). In una lettera al M., probabilmente del 1473, Ficino affermava di aver ricevuto una sua missiva nella quale gli confessava di non poter stare senza di lui (Opera, I, p. 639). Che il M. fosse legato al Ficino lo dimostrano l’elenco dei suoi amici e auditori redatto dal medesimo Ficino (ibid., I, 936) e quanto lo stesso Ficino racconta nel De amore, dove il M. e il fratello Cristoforo partecipano al banchetto celebrativo della morte di Platone tenutosi il 7 nov. 1474 per volere di Lorenzo de’ Medici. In quella circostanza il M. commentò l’orazione di Agatone, mentre agli altri commensali (fra i quali Cristoforo Landino, Giovanni Cavalcanti e lo stesso Marsilio Ficino) toccò il commento di altre orazioni platoniche. Secondo il racconto di Benedetto Colucci, nel Natale del 1473 Ficino radunò alcuni giovani (Giovanni Cavalcanti, Bindaccio Ricasoli, Paolo Antonio Soderini, Francesco Berlinghieri) e fece loro tenere alcune orazioni come esercitazione retorica: il M. lavorò a un’orazione da recitare alla Signoria fiorentina.
Angelo Poliziano gli indirizzò un’elegia in cui scherzosamente lo rimproverava di impegnarsi in studi troppo severi e lo invitava a dedicarsi alla bella vita. Sembra che il M. abbia aiutato Poliziano nella sua traduzione da Omero. Antonio Pelotti inviò a Ficino un carme in onore del Marsuppini. (Ficino, Opera, I, p. 634).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Tratte, reg. 80, c. 71v; Catasto, 826, cc. 608-611; 926, cc. 279r-280r; Monte comune, 92, c. 283; Provvisioni, 162, c. 109r; Mediceo avanti il principato, 72, 443; Notarile antecosimiano, 11656; Decima repubblicana, 29, c. 328; Carte Ceramelli Papiani, 3029; Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1227; M. Ficino, Opera, Basileae 1576, I, pp. 634, 639, 655; II, pp. 1321, 1334-1341; A. Poliziano, Prose volgari inedite e poesie latine e greche edite e inedite, a cura di I. Del Lungo, Firenze 1867, pp. 249 s.; B. Colucci, Declamationum liber, in Id., Scritti inediti, a cura di A. Frugoni, Firenze 1939, p. 3; M. Ficino, El libro dell’amore, a cura di S. Niccoli, Firenze 1987, pp. XVII, 5 s., 75-109; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VI, 3, Modena 1791, p. 1094; G. Voigt, Il risorgimento dell’antichità classica ovvero il primo secolo dell’Umanesimo, II, Firenze 1890, p. 190; III, ibid. 1897, pp. 17, 54; G. Zannoni, Un’elegia di Angelo Poliziano, in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze morali, s. 5, II (1893), pp. 151-162; A. Della Torre, Storia dell’Acc. Platonica di Firenze, Firenze 1902, pp. 29, 583, 658, 660, 806 s., 814; D. Marzi, La Cancelleria della Repubblica fiorentina, Rocca San Casciano 1910, p. 216; P.O. Kristeller, Supplementum Ficinianum, II, Florentiae 1937, pp. 624, 638 s., 655, 937, 1321, 1334; R. Marcel, Marsile Ficin (1433-1499), Paris 1958, pp. 392, 395 s.; M.E. Cosenza, Biographical and bibliographical dictionary of the Italian humanists, I, Boston 1962, p. 271; P.O. Kristeller, Studies in Renaissance thought and letters, I, Roma 1969, p. 396; A.F. Verde, Lo Studio fiorentino. 1473-1503. Ricerche e documenti, III, Pistoia 1977, pp. 1166 s.; G. Zippel, Storia e cultura del Rinascimento italiano, Padova 1979, pp. 198-214; R. Fubini, Ficino e i Medici all’avvento di Lorenzo il Magnifico, in Rinascimento, s. 2, XXIV (1984), pp. 27 s.; J.-C. Margolin, De «De amore» de Ficin à la «Delie» de Scève: lumière, regard, amour et beauté, in Marsilio Ficino e il ritorno di Platone. Studi e documenti, a cura di G.C. Garfagnini, Firenze 1986, pp. 588, 592, 595; V. Rossi, Il Quattrocento, a cura di R. Bessi, Milano-Padova 1992, p. 495; A. Perosa, Studi di filologia umanistica, a cura di P. Viti, Roma 2000, I, p. 22; II, pp. 161, 190 s., 197; R.M. Zaccaria, Carlo Marsuppini, in I cancellieri aretini della Repubblica di Firenze, a cura di R. Cardini - P. Viti, Firenze 2003, pp. 80-82; P.O. Kristeller, Iter Italicum. A cumulative index to volumes I-VI, s.v. Marsuppinus, Carolus the Younger.