BUSCALIONI, Carlo Michele
Nacque a Mondovì il 24 ott. 1824 da Giov. Antonio e da Francesca Bocca. Il padre ebbe parte di non grande rilievo nei moti del 1821 e poi nella organizzazione mazziniana della Giovine Italia. Compiuti i primi studi a Dogliani, s'iscrisse, a diciassette anni, nel seminario di Mondovì, dove completò la sua educazione: tra le materie più apprezzate la filosofia, in quegli anni rappresentata da A. Rosmini. Il B. si recò due volte, nel 1844 e nel 1845 a Domodossola, dove poté intrattenersi a lungo con il filosofo, nel quale vedeva un maestro. Laureatosi in filosofia nel 1848 e in pedagogia l'anno seguente, si orientò presto verso l'insegnamento, senza tuttavia disdegnare ambizioni di giornalismo politico. E riguardo alla politica, il B. a una prima fase di giovanile simpatia per i metodi rivoluzionari fece presto seguire un ripiegamento su posizioni più moderate che non avrebbe più abbandonato. Già nel 1849, invitato a tenere il discorso proemiale presso la scuola di metodo di Tortona, trattando dei vantaggi morali e politici della educazione pubblica, sottolineava l'urgenza per uno Stato moderno e avveduto di preparare dei cittadini onesti e leali proprio sui banchi della scuola.
Il B. nel 1847 aveva, come tanti, inneggiato a Pio IX, e nel 1848 aveva salutato con entusiasmo di buon cittadino prima lo statuto, quindi la dichiarazione di guerra fatta dal Piemonte all'Austria. Ma non era stato tra i volontari, ed era rimasto a Torino. Qui proseguì l'attività didattica e si fece promotore di iniziative pedagogiche, che lo tennero impegnato per lunghi anni, prima come segretario della Società d'istruzione e d'educazione, quindi come membro della Società promotrice degli asili infantili, infine come animatore di una fiorente scuola privata.
Al comparire sulla scena politica della Società nazionale, il B. si accostò al La Farina. Questi ne notò le doti di organizzatore e, asceso alla presidenza, lo volle come segretario: il B. in pochi mesi seppe intrecciare e mantenere attiva, nell'Italia settentrionale e in quella centrale soprattutto, una vasta rete di comitati aderenti e sostenitori, contribuendo così a convogliare larghi strati della borghesia - delusi o spaventati dal mazzinianesimo, ma pure spinti a impegnarsi politicamente - nella corrente nazionale filosabauda. In questa attività ebbe qualità più di amministratore attento e scrupoloso che non di politico e sostenne quasi sempre piani d'azione elaborati da altri, assumendo spesso anche la veste di finanziatore. Dotato di uno spirito conciliatore, nel 1860 tentò di appianare le divergenze tra la Società nazionale e il Partito d'azione, ma gli sfuggivano il significato politico e la logica di quelle divergenze. D'altra parte, sia dalle colonne del Piccolo Corriere d'Italia, l'organo della Società da lui diretto per alcuni anni, sia operando sapientemente nelle logge massoniche, tentava di emarginare politicamente la sinistra rivoluzionaria restringendone il campo d'azione.
Alla massoneria il B. si era accostato intorno al 1860; nel 1863 era nominato gran maestro aggiunto, ma già nel 1864 rompeva, apparentemente almeno, ogni legame con la setta. Intanto nel 1863 era morto il La Farina. Il B., che si trovava a Parigi per gettare le basi di una nuova costruzione politica nella quale la monarchia sabauda avrebbe dovuto assumere la posizione di guida di una sorta di lega dei paesi latini in opposizione al pangermanesimo ed al panslavismo, tornava a Torino dove era designato alla presidenza della Società nazionale ormai languente, essendo stati raggiunti i suoi scopi istituzionali più immediati. Di lì a qualche mese infatti si sciolse. Ciò dava al B. l'opportunità di dar vita alla Società neolatina, mentre la nomina a direttore dell'Agenzia Stefani gli permetteva di estendere all'estero le sue già potenti relazioni.
La Società neolatina ebbe vita molto breve, ma l'obiettivo che era stato all'origine della sua creazione fu perseguito anche dopo la sua fine. In tal senso va considerata l'opera svolta dal B. per porre sul trono di Spagna un membro di casa Savoia, il che avvenne nel 1870 quando Amedeo d'Aosta fu chiamato a Madrid; il B. a sua volta ottenne molte onorificenze, alcune di grande prestigio quali le insegne di grande ufficiale dell'Ordine mauriziano, il titolo di grande di Spagna e, di lì a poco, la nomina a console di Spagna a Roma (1873-75).
Quando nel 1873 Amedeo d'Aosta fu costretto a lasciare il trono, il B. provò una forte delusione e volle ritornare per qualche tempo all'insegnamento presso il liceo Cavour di Torino. A riportarlo all'impegno più diretto fu M. A. Canini, il vecchio filologo che si era fatto propugnatore di una lega balcanica che comprendesse tutti i paesi dell'Europa meridionale sottoposti al dominio turco. Il B., che tuttora considerava come fine precipuo delle sue iniziative un aumento di prestigio della monarchia sabauda nel concerto delle potenze europee, rilanciò il progetto del Canini creando nel 1880 la Lega filellenica, con lo scopo dichiarato di promuovere l'autonomia della Grecia, ma che in pari tempo doveva fondare una zona d'influenza per la politica estera italiana. Fu organizzato persino un corpo di spedizione di 10.000 volontari, pronti a salpare per la Grecia e ad alimentare la lotta alla Turchia; ma il governo ellenico preferì alla guerra un accordo diplomatico che fruttò al paese alcuni piccoli ingrandimenti territoriali. Era la fine della Lega filellenica ma non dell'instancabile lavorio del B., che fondava subito dopo l'Unione elleno-latina. Nel 1881 però la ripresa di una lega dei paesi di ceppo latino assumeva significato ben diverso, contrastante con l'indirizzo di politica estera del governo. L'Unione trovò adesioni anche in Francia, e per qualche tempo si parlò di una eventuale presidenza di Victor Hugo; nella stessa Inghilterra il programma del B. ebbe un caldo sostenitore nel Gladstone, allora all'opposizione; quanto all'Italia, per la prima volta una iniziativa del moderato B. riceveva l'appoggio incondizionato dei democratici della Sinistra. Nel maggio del 1883 il B. era a Parigi e presenziava alla commemorazione che vi si tenne di Garibaldi; il Canini a sua volta svolgeva opera di propaganda in Italia nel tentativo di rendere l'opinione pubblica sensibile al rovesciamento della politica estera italiana. Quantunque tutto questo lavoro non sembrasse sortire alcun effetto di rilievo, il B. non desisteva e progettava un viaggio di sondaggio in Grecia; ma a Roma improvvisamente si ammalava e, portatosi a Napoli con la speranza che un clima più mite potesse affrettargli la guarigione, vi moriva il 27 maggio 1885.
Fonti e Bibl.: Le Carte B. fanno parte del Fondo Nelson Gay presso il Museo centrale del Risorg. di Roma; il fondo è stato illustrato da E. Morelli in Rass. stor. del Risorg., XXV(1938), pp. 1145 ss. Le Carte B. sono suddivise in varie buste: l'attività principale, quella svolta per la Società nazionale, è documentata nelle bb. 715-720; la corrispondenza con il Canini, in tutto 28 lettere, è compresa nella b. 546, cartt. 14 e 15; nella b. 545, cart. 85, si hanno alcune lettere al cugino Carlo che offrono testimonianze sugli atteggiamenti del B. nel biennio 1847-48. La b. 720 dà anche molti elementi sulla sua attività pedagogica e sulla sua appartenenza alla massoneria.
La vita e l'opera del B. sono state scarsamente studiate. La biografia più completa è in L. Carpi, Il Risorg. italiano. Biografie storico-politiche d'illustri ital. contemporanei, Milano 1888, IV, pp. 653-675; un riassunto di essa è la voce in Diz.del Risorg. naz., II, p. 451. Notizie sulla giovinezza fornisce L. M. Billia, Dopo un anno. Affettuoso ricordo di C. M. B., Torino 1886. Quanto all'attività presso la Società nazionale si veda A. Dallolio, La spedizione dei Mille nelle memorie bolognesi, Bologna 1910, ad Indicem;R. Grew, A sterner plan for Italian Unity. The Italian National Society in the Risorgimento, Princeton 1963, ad Indicem. Sul B. massone qualche elemento in C. E. Patrucco, Documenti su Garibaldi e la massoneria nell'ultimo periodo del Risorg. ital., in Boll. storico-bibliogr. subalpino,Suppl. Risorg., III (1914), pp. 23-108, e in A. Luzio, La massoneria e il Risorg. ital., Bologna 1925, I, pp. 298-302. La partecipazione del B. alla Lega neolatina è valutata in C. Isopescu, La società intern. neolatina di Torino (1864) e i Romeni, in Atti del XXIV Congresso di storia del Risorg. italiano (Venezia,10-14 sett.1936), Roma 1941, pp. 305-338. Infine per l'attività espletata con la Lega filellenica e con l'Unione elleno-latina si consultino M. A. Canini, Storia di un libro, Torino 1882, pp. 12-14, 19; L. M. Billia, La lega filellenica e l'ideale politico di C. M. B., Torino 1885.