MOLASCHI, Carlo
– Nacque a Milano il 7 nov. 1886 da Giacomo e da Virginia Conti, in una famiglia di modeste condizioni. Al termine delle scuole elementari iniziò a lavorare come commesso in una merceria,frequentando contemporaneamente le scuole serali.
Animato da grande curiosità intellettuale, si immerse nella lettura delle opere di F. Nietzsche, O. Weininger, F. Hölderlin, G. Buddha, H. Ibsen, L.N. Tolstoj e O. Wilde. Ad affascinarlo fu soprattutto la filosofia di Nietzsche: «m’aveva avvinto soltanto perché in essa avevo trovato il motivo per sollevarmi dalle amarezze della vita», avrebbe confessato nello scritto autobiografico Dal superuomo all’umanità, apparso sulla rivista Pagine libertarie del 15 genn. 1922 (cfr. Masini, 1980, p. 168).
Giovane inquieto e ribelle, fu attratto dal pensiero anarchico e cominciò a frequentare gli ambienti libertari milanesi. Nel 1901, appena quindicenne, subì il primo arresto per aver distribuito volantini nel corso di uno sciopero. La conseguente perdita del lavoro (fu poi assunto come contabile presso le manifatture Seveso di Cusano Milanino) esasperò i contrasti con i genitori, soprattutto con la madre, che professava idee opposte a quelle del figlio.
Abbandonata la famiglia, il M. trovò un saldo punto di riferimento intellettuale e politico in L. Molinari, avvocato, promotore della pedagogia libertaria, fondatore nel 1900 dell’Università popolare e dell’omonima rivista, sulle cui pagine il M. fece le prime prove in campo giornalistico. Ormai ventenne il M. collaborò anche a Il Libertario di La Spezia e frequentò il Circolo di studi sociali alla «barriera» di Milano.
Sorto nel febbraio 1905 con lo scopo di lottare contro il riformismo, nel 1911 il circolo, grazie anche all’impegno del M., si trasformò in scuola moderna, ispirata al pedagogista spagnolo F. Ferrer Guardia. Avvenne qui l’incontro del M. con due donne, animatrici del gruppo educazionista promosso dal Molinari, destinate a svolgere un ruolo importante nella sua vita: Leda Rafanelli e Maria Rossi, che nel 1918 divenne sua moglie.
Direttore nel biennio 1909-10 del foglio Sciarpa nera, nel 1914-15 diresse il quindicinale Il Ribelle, che si proponeva di riaffermare le posizioni antimilitariste di fronte allo «sbandamento» di molti anarchici individualisti a favore dell’intervento in guerra dell’Italia. Arrestato nel febbraio 1915 per aver distribuito volantini che incitavano i soldati alla disobbedienza, il 3 ag. 1917 diede vita a Cronaca libertaria, chiuso il 1° novembre dello stesso anno. Benché a causa delle sue condizioni di salute (era da tempo minato dalla tubercolosi) fosse stato esonerato dal servizio militare, all’inizio del 1918 il M. venne arruolato nel 192° battaglione della milizia territoriale di Melzo. Fu congedato in estate, ma i pochi mesi trascorsi in divisa lo segnarono profondamente, portandolo a un doloroso ripiegamento su se stesso e rendendo ancor più cupo il suo pessimismo.
Nel dopoguerra il M. riprese la sua intensa attività politica e giornalistica, divenendo insieme con la Rafanelli e G. Monanni il principale esponente della corrente anarcoindividualista ed esercitando una grande influenza sui giovani anarchici milanesi. Nel 1919 fondò la libreria editrice Tempi nuovi e il Comitato pro vittime politiche. Fu inoltre tra gli animatori di Umanità nova, il quotidiano anarchico uscito a Milano il 26 febbr. 1920 e diretto da E. Malatesta. Nell’ottobre dello stesso anno, dopo l’arresto dei redattori, fu il M. ad assumere per alcuni mesi l’effettiva direzione del giornale. Dal 5 aprile al 6 dic. 1920 diresse il quindicinale Nichilismo.
Fondato dal M. allo scopo di preservare il movimento libertario dalla «degenerazione socialista» e di propagandare i principî dell’individualismo anarchico sia nel campo della lotta sociale sia sul terreno artistico e letterario, il nome della testata rispecchiava, appunto, le posizioni di radicale pessimismo, di «negazione assoluta di ogni verità o di ogni speranza» (Il nichilismo del Nord, in Nichilismo, 20 apr. 1920) a cui il M. era approdato.
La crisi del giornale, oltre la sospensione delle pubblicazioni, determinò un ripensamento teorico del M. che divenne critico e polemico nei confronti della corrente individualista. La sua profonda revisione fu forse determinata anche dal coinvolgimento di anarchici individualisti in atti di terrorismo e in particolare nell’attentato del 23 marzo 1921 al teatro Diana di Milano.
Ormai su posizioni solidariste e associazioniste, il M. fondò e diresse Pagine libertarie, rivista quindicinale che uscì dal 16 giugno 1921 al 15 febbr. 1923 e alla quale collaborarono F.S. Merlino, L. Fabbri e C.L. Berneri. Dopo essersi adoperato per riattivare l’ufficio di corrispondenza dell’Unione anarchica italiana, nel 1924 promosse la rivista di cultura sociale L’Università libera. Nel 1925 propose la liquidazione dell’Unione sindacale italiana e la creazione di «gruppi libertari sindacali» all’interno della Confederazione generale del lavoro. Nel 1926 aiutò Fabbri a raggiungere la Svizzera, avendo al proprio fianco la moglie Maria, che in quello stesso anno fu allontanata dall’insegnamento per motivi politici. Questa sanzione aggravò le già difficili condizioni della famiglia, potendo il M. contare solo su qualche lavoro saltuario.
Sottoposto a vigilanza dagli organi di polizia, il M. non dette luogo a rilievi, ma nel 1941 venne arrestato e inviato al confino a Istonio Marino, sulla costa abruzzese. Tornò libero dopo nove mesi e si trasferì prima a Chiavenna e poi a Cusano Milanino dove prese parte alla lotta antifascista. Dopo la Liberazione aderì al Partito socialista italiano (PSI), fu vicesindaco e assessore alla Pubblica Istruzione di Cusano.
In tale veste, con il sostegno della moglie insegnante, si adoperò per la costruzione di una scuola serale di addestramento professionale che elevasse il grado di preparazione dei giovani costretti, come era accaduto a lui, ad abbandonare gli studi al termine delle elementari. La scuola, aperta nel 1946, nel 1995 fu trasformata in istituto professionale e intitolata al Molaschi.
Il M. morì a Cusano Milanino il 26 maggio 1953.
Tra le opere del M. si ricordano: Federalismo e libertà, Roma [1924]; Pietro Gori, Milano 1959.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale, ad nomen; Amsterdam, International Institut voor Sociale Geschiedenis, Fondo Ugo Fedeli, cart. 22: C. Molaschi, Terra arida. Appunti per un quaderno di un sopravvissuto (ms. autobiogr. trascritto a mano da U. Fedeli); ibid.: U. Fedeli, Note biografiche di C. M. (dattiloscritto); ibid.: L. Rafanelli, Carlo (copia del ms. originale); A. Borghi, Mezzo secolo di anarchia (1898-1945), Napoli 1954, ad ind.; Bibliografia della stampa periodica operaia e socialista italiana (1860-1926). I periodici di Milano. Bibliografia e storia, II, 1905-1926, Milano 1961, ad ind.; M. Mantovani, Il «nostro» C. M., in Umanità nova, 12 apr. 1964; G. Cerrito, L’antimilitarismo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo, Pistoia 1968, pp. 43, 50; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta (1862-1892), Milano 1969, ad ind.; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, I, Firenze 1972, ad ind.; M. Antonioli, È rimasto sempre un mistero l’attentato al Diana, in Storia illustrata, ottobre 1973, n. 191, pp. 105 s.; G. Cerrito, Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa. Per una storia dell’anarchismo in Italia (1881-1914), Firenze 1977, ad ind.; P.C. Masini, I leaders del movimento anarchico, Bergamo 1980, pp. 165-174; E. Falco, Armando Borghi e gli anarchici italiani. 1900-1922, Urbino 1992, ad ind.; D. Romeo, Il movimento anarchico a Milano nell’età giolittiana: l'influenza di F. Ferrer y Guardia e della sua scuola moderna razionalista, in Storia in Lombardia, XIV (1995), 3, pp. 87, 90, 98 s., 102; L. Fabbri, Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero, Pisa 1996, ad ind.; M. Antonioli - P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla prima guerra mondiale, Pisa 1999, ad ind.; M. Granata, Ugo Fedeli a Milano (1898-1921). La formazione politica e la militanza attraverso le carte del suo archivio, in Storia in Lombardia, XX (2000), 1, pp. 74 s., 79, 81, 85-89, 95-99; L. Di Lembo, Lotta di classe e lotta umana: l’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939), Pisa 2001, ad ind.; M. Granata, Lettere d’amore e d’amicizia. La corrispondenza di Leda Rafanelli, C. M. e Maria Rossi, 1913-1919. Per una lettura dell’anarchismo milanese, Pisa 2002; L. Fabbri, Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935), a cura di R. Giulianelli, Pisa 2005, ad ind.; Da Fabriano a Montevideo. Luigi Fabbri: vita e idee di un intellettuale anarchico e antifascista, a cura di M. Antonioli - R. Giulianelli, Pisa 2006, ad ind.; S. D’Errico, Anarchismo e politica. Nel problemismo e nella critica all’anarchismo del Ventesimo secolo, il «programma minimo» dei libertari del Terzo millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Milano 2007, ad ind.; V. Beretta, Giuseppe Monanni, un editore anarchico del Novecento, in Storia in Lombardia, XXVIII (2008), 2, pp. 76, 78, 80, 86, 88; Il movimento operaio italiano, Dizionario biografico, III, s.v.; Dizionario biografico degli anarchici italiani, II, Pisa 2004, subvoce.