Montuori, Carlo
Direttore della fotografia, nato a Casacalenda (Campobasso) il 3 agosto 1885 e morto a Roma il 3 marzo 1968. Fu il più colto fra gli operatori italiani della prima generazione, l'unico in grado di costruire il proprio lavoro figurativo sulla base di suggestioni provenienti dalla tradizione della pittura. La sua abilità nel controllare la coesistenza di luce naturale e illuminazione artificiale gli consentì di avere un ruolo importante nei primi film di Alessandro Blasetti, a partire da Sole (1929), ponendolo più tardi in sintonia con le migliori istanze realiste del cinema italiano, da Addio giovinezza! (1940) di Ferdinando Maria Poggioli fino agli anni del Neorealismo, quando fotografò Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica, per il quale ottenne un Nastro d'argento.
Frequentò il Politecnico di Milano e seguì i corsi di pittura dell'Accademia di Brera. Si accostò al cinema nel 1907 presso la Comerio & C., dove nel 1909 fu operatore di Dalla pietà all'amore, documentario di Luca Comerio sul terremoto di Messina. Presso lo studio fotografico Ganzini apprese invece i primi rudimenti nel campo dell'utilizzo dell'illuminazione artificiale. A partire dal 1911, nei teatri di posa della Milano Films, fu tra i primi in Italia a sperimentare l'applicazione di queste tecniche nel cinema, facendo costruire rudimentali lampade ad arco, a base di carboni legati con filo di ferro e collegati alla corrente elettrica mediante resistenze: utilizzò questi primitivi apparecchi per gli effetti speciali e lampade d'illuminazione stradale per la luce di riempimento, ottenendo risultati apprezzabili. Fu inoltre tra i primi a utilizzare le lampade tedesche Jupiter, con le quali illuminò La fuga dei diamanti (1914) di Augusto Genina. Negli anni seguenti collaborò ancora molte altre volte con Genina, oltre che con altri importanti registi come Carmine Gallone, Ivo Illuminati, Eugenio Perego, Camillo De Rossi, Gaston Ravel. Durante la Prima guerra mondiale venne arruolato come cineoperatore nella marina militare e dal 1917 lavorò per la Medusa Film. Nel 1922, mentre l'industria cinematografica romana e milanese entrava in crisi, venne chiamato a Firenze dalla VIS (Visioni italiane storiche): per Dante nella vita e nei tempi suoi di Domenico Gaido progettò ‒ insieme al fratello Annibale ‒ lampade di nuova concezione, che utilizzavano uno specchio parabolico per concentrare sul soggetto i raggi luminosi. Trasferitosi a Roma, nel 1925 partecipò, dapprima come fotografo di scena e quindi come operatore aggiunto, al kolossal americano Ben Hur (1926) di Fred Niblo. Prese poi parte attiva alla rinascita del cinema italiano, fiancheggiando Blasetti tra il 1929 e il 1934 nei suoi primi lungometraggi, come Sole, girato in gran parte in esterni (nelle paludi pontine) e con luce naturale, Terra madre (1931), La tavola dei poveri (1932). Nel corso degli anni Trenta legò il suo nome a film che facevano un ampio uso di esterni, governando con sapienza la coesistenza sul set di luce naturale e lampade ad arco e ottenendo risultati importanti in Darò un milione (1935) di Mario Camerini e soprattutto in Condottieri (1937) di Luis Trenker, dove M. poté sfruttare la propria cultura pittorica, ispirandosi al Rinascimento italiano. Raffinato fu anche il suo contributo a Via delle Cinque Lune (1942) di Luigi Chiarini. Dopo la Liberazione M. visse il suo momento di maggior fortuna: ebbe infatti un ruolo importante nella cultura figurativa del primo Neorealismo, collaborando spesso con Luigi Zampa. Per De Sica, che aveva già illuminato molte volte da attore, fotografò Ladri di biciclette, notevole esempio di contaminazione fra istanze realistiche e ambizioni pittoriche, L'oro di Napoli (1954), che esibisce un'immagine di rara purezza figurativa, lontana dagli standard del Neorealismo, e Il tetto (1956). Si ritirò a metà degli anni Sessanta. Fra gli altri registi con i quali ebbe modo di collaborare vanno ricordati Mario Bonnard, Mario Mattoli, Gianni Franciolini, Renato Castellani, Luigi Comencini, Jean Choux, Maurice Cloche, Pietro Germi e Dino Risi.Il figlio Mario (nato nel 1920), dopo essere stato assistente del padre in Vivere in pace (1947) di Zampa e Ladri di biciclette, è stato attivo come direttore della fotografia tra il 1949 e il 1977.
S. Masi, Storie della luce: i film, la vita, le avventure, le idee di 200 operatori italiani, L'Aquila 1983, pp. 153-56.