MORELLI, Carlo
MORELLI, Carlo. – Nacque a Campiglia Marittima (Livorno) il 6 dicembre 1816 da Antonio, medico condotto, e da Elena Frosini.
Svolti gli studi di medicina presso l’Università di Pisa, vi si laureò nel 1839. Nel 1840, sempre a Pisa, dove l’anno precedente si era svolta la prima riunione degli scienziati italiani, diede vita con altri giovani colleghi alla Società di reciproco scambio medico, iniziativa riconducibile al dinamismo dell’élite intellettuale toscana che tentava di imprimere una spinta riformistica alla politica granducale.
Nel 1841, terminato il tirocinio sotto la guida di Francesco Puccinotti, si trasferì a Firenze, presso l’ospedale di S. Maria Nuova. Qui si legò alla scuola di Maurizio Bufalini, del quale avrebbe curato l’edizione dei Discorsi politico-morali (Firenze 1851), accostandosi all’innovativo metodo clinico sperimentale che, svincolando il sapere medico dai costrutti teorici astratti e ancorandolo a una semeiotica mirata alla diagnosi razionale e concreta delle patologie, apriva anche la strada alla nuova medicina sociale, germogliata dalla settecentesca polizia medica. È da collegare a tale eredità intellettuale uno dei suoi primi contributi, dal titolo Intorno alla Polizia medica toscana: osservazioni (ibid. 1848).
In quegli stessi anni, che lo videro simpatizzare per la causa rivoluzionaria pur senza partecipare in modo attivo alle vicende del Quarantotto toscano, maturarono in lui gli interessi per gli studi sulla malattia mentale che si andavano diffondendo in Europa. Dopo aver tradotto e curato le Prefazioni ed aggiunte all’opera d’Esquirol sulle malattie mentali (ibid. 1846-48), Morelli si occupò in particolare di problematizzare l’assunto basato sulla relazione tra l’aumento dei casi di follia e i fenomeni connessi all’urbanizzazione e di tematizzare la distinzione tra delinquenza comune e altre forme di devianza. Attraverso la disamina di casi concreti, stabilì un forte nesso tra scienza medico-psicologica, igiene e medicina legale e offrì così il proprio apporto alla definizione di una metodologia clinica unitaria all’interno della nascente psichiatria italiana.
Ricevuto l’incarico di commissario per l’ispezione del carcere di Volterra nel 1854, si impegnò nella scrupolosa osservazione delle conseguenze psico-fisiche causate dall’adozione del regime di isolamento totale. La cruda denuncia delle condizioni di vita dei condannati presentata nella relazione finale e le successive pubblicazioni sull’argomento (Saggio di studi igienici sul regime penale della segregazione fra i reclusi, o della buona compagnia, introdotto e sperimentato in Toscana fin dall’anno 1849, ibid. 1859, e Le carceri penitenziali della Toscana. Studi igienici, ibid. 1860) diedero un contributo significativo al vivace dibattito sulla riforma del sistema penitenziario che si svolgeva in quegli anni nella penisola italiana.
La scelta granducale di optare per il regime isolazionista di tipo filadelfiano si contrapponeva alla più diffusa soluzione auburniana, basata sul lavoro comune diurno dei detenuti. Morelli ne mise in luce i punti critici e propose di adottare un sistema misto, in grado di conciliare l’iniziale isolamento con una progressiva socializzazione tra i detenuti. La chiusura mostrata da parte del consultore degli stabilimenti penali Carlo Peri non impedì il crescere della polemica tra amministratori, intellettuali e riformatori che condusse, nel 1860, ad accogliere buona parte delle istanze precedentemente avanzate da Morelli.
In linea con l’interesse mostrato nei confronti del rapporto tra disagio psichico e contesti sociali, Morelli continuò a coltivare gli studi igienici legati in particolar modo alle cosiddette «malattie popolari» e ispirati agli ideali filantropici di progresso che iniziavano a saldarsi con le istanze risorgimentali di rigenerazione della nazione. Sono da ascrivere a questo filone i contributi su La pellagra nei suoi rapporti medici e sociali e i Cenni sull’alimurgia fiorentina (entrambi pubblicati a Firenze nel 1855), che coincisero con il breve distaccamento presso l’ospedale per le malattie cutanee S. Lucia. Sempre nel 1855, dopo la morte della madre causata dal colera, Morelli sposò Quirina Andreini, dalla quale avrebbe avuto due figli. Due anni dopo pubblicò la Guida pratica e razionale alla cura dei morbi cronici della pelle (ibid. 1857), che ebbe larga diffusione e conobbe numerose edizioni successive.
Nel 1858 fondò e diresse con alcuni colleghi Il Tempo. Giornale italiano di medicina, chirurgia e scienze affini (nel 1861 avrebbe assunto la direzione di Cronaca medica) e contribuì con diversi articoli (se ne veda l’elenco negli Annali universali di medicina, 1879) alla crescita di una pubblicistica specializzata, finalizzata a incentivare i rapporti interni al corpo dei medici e più in generale ad affermare lo status professionale di una categoria che si poneva la sfida di riorganizzare la sanità pubblica in un’ottica statale unitaria.
Dal 1859 Morelli avviò una collaborazione più stretta con l’amministrazione municipale fiorentina, partecipando alla commissione per l’elaborazione di un regolamento igienico e per la riorganizzazione degli studi superiori, che sarebbe culminata con l’elezione a consigliere comunale nel 1869, al fianco del sindaco Ubaldino Peruzzi. Si enucleavano così due ambiti di interesse che divennero poi centrali negli anni della maturità: l’impegno politico-istituzionale e l’attenzione per i temi della educazione pubblica, a partire dall’insegnamento universitario di storia della medicina che aveva ereditato nel 1861 dal suo maestro Puccinotti (Il riordinamento degli studi medici e della medicina pubblica nel Regno d’Italia, in Annali universali di medicina, 1862, vol. 179, pp. 607- 623; vol. 180, pp. 411-417; vol. 181, pp. 386-404; vol. 182, pp. 176-187, 592-621).
Nel 1866, al momento del ritiro dal collegio di Castelnuovo di Garfagnana del neoeletto Nicola Fabrizi, arrivò per Morelli l’occasione di candidarsi a deputato, tra le file della Sinistra: fu eletto nelle suppletive del 26 gennaio di quell’anno e confermato il 24 marzo 1867, per la X legislatura, che lo avrebbe visto però schierarsi con la Destra.
Alla Camera continuò a occuparsi delle stesse tematiche che aveva avuto a cuore in precedenza: il regolamento delle facoltà di medicina, il riordinamento della sanità marittima e del corpo sanitario militare, la riorganizzazione del sistema scolastico (Il governo della pubblica istruzione in Italia, Torino 1868) e penitenziario, le modifiche al codice di procedura penale (Progetto di legge presentato dai deputati Morelli e Barazzuoli per modificazioni al codice di procedura penale, Firenze 1870).
Dopo la mancata rielezione del 1870, Morelli proseguì la sua attività ospedaliera – in particolare si ricordano le ricerche su l’anchilostoma duodenale – con la carica di primario (dal 1874). Continuò inoltre ad assumere incarichi scientifici e istituzionali (fu commissario del Regno per l’Esposizione mondiale di Londra nel 1862 e di Parigi nel 1867; relatore al Congresso penitenziario di Londra nel 1872; socio dell’Accademia dei Georgofili), oltre che di tipo filantropico (fu consigliere dell’Associazione italiana per l’educazione del popolo dal 1866 e presidente del comitato promotore del Collegio convitto di Assisi dal 1872).
Morì a Firenze il 13 settembre 1879.
Fonti e Bibl.: Necr. in Annali universali di medicina, 1879, vol. 249, pp. 525-528; Arch. stor. del Comune di Firenze, Elenco componenti il Consiglio comunale, Cf 2580; Arch. stor. della Camera dei deputati, Archivio della Camera regia, Archivio elettorale, regg. 15 (IX legisl.), 20 (X legisl.); Ibid., Disegni e proposte di legge e incarti delle commissioni (1848-1943), vol. 128, A. C. 51; Camera dei deputati, Indice generale dell’attività parlamentare dei deputati, Firenze 1866, p. 3420; 1867, p. 474; 1869, p. 11394; 1870, p. 4205. La famiglia conserva a Livorno l’archivio privato di Morelli parzialmente trascritto e consultabile on line (www.archiviocarlomorelli.it). Su di lui si vedano M. Beltrani Scalia, Sul governo e sulla riforma delle carceri in Italia, Torino 1867, p. 449; L. Belloni, Per la storia della medicina, Sala Bolognese 1980, p. 41; F. De Peri, Il medico e il folle: istituzione psichiatrica, sapere scientifico e pensiero medico fra Otto e Novecento, in Storia d’Italia, Annali 7, Malattia e medicina, a cura di F. Della Peruta, Torino 1984, p. 1079; A. Capelli, La buona compagnia. Utopia e realtà carceraria nell’Italia del Risorgimento, Milano 1988, pp. 320-328; Id., Il carcere degli intellettuali. Lettere di italiani a Karl Mittermaier (1835-1865), Milano 1993, pp. 122 ss., 159 ss, 438 ss.; R. Diddi, C. Morelli. Una voce riformista nell’Italia del Risorgimento, Pisa 2001; S. Trombetta, Punizione e carità. Carceri femminili nell’Italia dell’Ottocento, Bologna 2004, p. 118; R. Diddi, Correggere e non punire: medicina e carcere nel Risorgimento. C. M. e il laboratorio di Volterra, Manduria 2006; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 683; A. Hirsh, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte aller Zeiten und Völker, Berlin-Wien 1932, p. 263; A. Malatesta, Ministri deputati e senatori d’Italia dal 1848 al 1922, in Enc. biografica e bibliogr. «Italiana», II, Milano 1940, p. 222; Archivio biografico italiano, a cura di T. Nappo, 1987-1996 (microfiches), I, 676- 158; II, 399, 191; Indice biografico italiano, a cura di T. Nappo, München 2007, p. 2878.