MORESCHI, Carlo
MORESCHI, Carlo. – Nacque a Cermenate, in provincia di Como, il 28 febbraio 1876, da Nicola, insegnante nell’istituto tecnico di Bergamo, e da Luigia dei marchesi Gaggi-Cocquio. Ebbe come nomi anche Giuseppe Luigi Maria.
Frequentò la scuola a Bergamo e in seguito a Milano, conseguendo brillantemente tutte le promozioni. Si iscrisse nel 1894 alla facoltà di medicina di Pavia e fu alunno, dal 1896, del collegio Borromeo. Cominciò a frequentare come allievo interno il laboratorio di patologia generale diretto da Camillo Golgi, assimilandone il metodo rigoroso e cominciando a pubblicare alcuni lavori scientifici (Contributo allo studio della febbre tifoide sperimentale, in Bollettino della Società medico chirurgica di Pavia, XV [1900], pp. 201-230 e Ricerche sperimentali sulla produzione delle sostanze agglutinanti il bacillo del tifo, ibid., pp. 241- 244).
Dopo la laurea, conseguita nel 1900, divenne assistente alla cattedra di patologia medica dimostrativa nell’istituto diretto da Luigi Devoto (incarico che gli fu poi più volte confermato), compiendo studi di carattere clinico (Dell’etiologia della pellagra, in La clinica medica italiana, XL [1901], pp. 84-94; Le anomalie del ricambio azotato nel pellagroso, in Il Morgagni, XLV [1903], pp. 120-136; Contributo clinico alla etiologia dell’ascesso polmonare meta pneumonico ed alla patogenesi della setticemia diplococcica, in La clinica medica italiana, XLIII [1904], pp. 629-641). Lavorò inoltre sul campo durante un’epidemia di tifo esantematico che all’inizio del secolo aveva colpito Cislago, in provincia di Varese (Un’epidemia di tifo esantematico in Cislago, in La clinica medica italiana, XL [1901], 7, pp. 404-414 ) e cominciò ad occuparsi di ricerche immunologiche (Sulla reazione biologica degli albuminoidi, in Atti dell’XI Congresso della Società italiana di medicina interna ..., Pisa 1901, Roma 1902, pp. 1-5 [estratto]; Sull’assorbimento gastro-intestinale degli albuminoidi, in La clinica medica italiana, XLI [1902], pp. 33- 39; Diastasi e antidiastasi proteolitica del Vibrio cholerae, in Giornale della R. Società italiana d’igiene, IV [1903], pp. 157-160). Insieme a Devoto fondò, nel 1901, la rivista Il Lavoro.
Nel 1904, grazie a un sussidio messo a disposizione dalla Cassa di risparmio delle provincie lombarde, si presentò al giovane scienziato l’opportunità di partire per la Germania per perfezionarsi nell’istituto di igiene di Königsberg, diretto da Robert Pfeiffer, una figura di spicco nel campo della batteriologia. Moreschi affrontò così anni di intenso lavoro, difficili dal punto di vista economico, trascorsi con la costante preoccupazione di dover interrompere ricerche ormai avviate, portate poi a termine grazie a un nuovo sussidio messo a disposizione nel 1906. Nello stesso anno, facendo continuamente la spola tra Germania e Italia, aveva intanto conseguito l’abilitazione alla libera docenza in patologia medica dimostrativa all’Università di Pavia. Una stabilità lavorativa sembrava tuttavia ancora lontana, mentre il desiderio di una sistemazione si era fatto più pressante a causa del fidanzamento con una giovane berlinese, Carlotta Mühsam, che sposò nel 1909 e dalla quale ebbe due figlie.
Durante gli anni trascorsi, con qualche interruzione, in Germania, l’attenzione di Moreschi si rivolse soprattutto all’immunologia. Molto discussa era all’epoca la questione della natura del complemento e dei meccanismi di azione delle sostanze che sembravano in grado di inibirne o neutralizzarne l’azione. Si trattava di un settore di studio di grande importanza sia riguardo all’interpretazione delle leggi generali dell’immunità, sia riguardo all’applicazione di sieri curativi e, in seguito, riguardo alla sierodiagnosi.
In questo campo di indagine rientrano numerosi suoi articoli comparsi tra il 1905 e il 1907 (Zur Lehre von den Antikomplementen (1.-2. Mitt.), in Berliner Klinische Wochenschrift, XLII [1905], pp. 1181-1185 e XLIII [1906], pp. 100-104; Über scheinbare anticomplementäre und Antiamboceptorwirkungen präcipitierender Sera in Tierkörper, con R. Pfeiffer, ibid., pp. 33-37; Über die Antiamboceptoren gegen die konplementophile Gruppe des Amboceptors, con E. Friedberger, ibid., pp. 1031- 1033; Über Hämolyse beschleunigende Immunsubstanzen, con E. Friedberger, in Centralblatt für Bakteriologie, Parasitenkunde und Infektionskrankheiten, Originale, XLV [1907], pp. 346-352).
Nell’estate del 1907, rientrato in Italia per una breve parentesi di lavoro presso i bagni di Bormio, pubblicò insieme a Ernst Friedberger, la breve nota Nuovi contributi allo studio dei sieri emolitici: di una sostanza di produzione immunizzatoria che accelera l’emolisi, in Bollettino della Società medico chirurgica di Pavia, XXII (1907), pp. 186 s. Un lavoro tedesco, più completo, venne poi presentato dai due scienziati al XIV Congresso internazionale di igiene e demografia di Berlino (Über Hämolyse beschleunigende Immunsubstanzen, in Centralblatt für Bakteriologie, Originale, XLV [1907], pp. 346-352). L’argomento venne ripreso, l’anno successivo, nel più celebre Neue Tatsachen über die Blutkörperchenagglutination, ibid., XLVI (1908), pp. 49-51, un lavoro fondamentale che precedette le ricerche di Robin Coombs sull’agglutinazione dei globuli rossi. Lo stesso Coombs, nel 1945, avrebbe ricordato le ricerche di Moreschi e il test dell’antiemoglobina avrebbe quindi assunto il nome di test di Moreschi Coombs. Sullo stesso argomento Moreschi scrisse l’articolo Beschleunigung und Verstärkung der Bakterienagglutination durch Atieiweissera, in Centralblatt für Bakteriologie, XLVI (1908), pp. 456-460, nel quale si concentrava in particolare sulle applicazioni di queste ricerche alla batteriologia. Fu suo merito avere chiarito i complessi meccanismi di quello che prese poi il nome di ‘Fenomeno di Moreschi’ nella reazione di deviazione del complemento, dimostrando che la scomparsa di quest’ultimo dalla miscela di reazione non era dovuta a fattori anticomplementari ma alla sua fissazione sulle cellule. I lavori di Moreschi, inoltre, precorsero gli studi che portarono August von Wassermann alla sierodiagnosi della sifilide.
Intanto, nel 1907, era ripartito per la Germania, questa volta per lavorare a Francoforte nel laboratorio di Paul Erlich, nel quale fervevano le ricerche sui tumori. Tra le pubblicazioni di questi anni si possono citare Beziehungen zwischen Ernährung und Tumorwachstum, in Zeitschrift für Immunitätsforschung und experimentelle Therapie, I Teil. Originale, II (1909), pp. 651-675, e Über hemmende und begünstigende Wirkung des Tumorwachstums, ibid., pp. 675-685.
Tornato finalmente in Italia, tra il 1909 e il 1910 lavorò ancora con Devoto, compiendo studi sulla patogenesi della febbre.
Nel 1910 Vittorio Ascoli, ottenuta la cattedra e la direzione dell’istituto di patologia medica all’Università di Pavia, volle Moreschi come aiuto, una designazione che fornì allo scienziato, ormai un po’ scoraggiato di fronte agli ostacoli che sembravano continuamente allontanare una sua stabile sistemazione in Italia, nuovi mezzi di lavoro e una buona dose di speranza in un futuro meno precario. Gli anni che seguirono videro maturare il suo interesse per la clinica (Leucemia linfatica cronica ed infezione tifica intercorrente. Funzione antigena e pirogena del bacillo del tifo nei leucemici, in Il Policlinico. Sez. medica, XX [1913], pp. 491-509).
Scoppiata la prima guerra mondiale, prestò servizio come medico militare compiendo ricerche sull’ittero causato dalla spirocheta che colpiva i soldati (Osservazioni cliniche e sperimentali sugli itteri nelle truppe combattenti, con U. Carpi, in Bollettino della Società medico chirurgica di Pavia, XXXI [1916], pp. 21-32).
Nel 1916 fu incaricato a Sassari dell’insegnamento della clinica e patologia medica e della direzione del rispettivo istituto, mentre la facoltà medica pavese auspicava un suo trasferimento a Pavia non appena avesse vinto una cattedra in qualche università Italiana.
Durante questi anni il suo interesse si rivolse soprattutto alla patologia applicata alla clinica (Mielo-eritrocinoma mediastinico, eritroleucemia, setticemia da paratifo B, in Il Policlinico. Sez. medica, XXIII [1916], pp. 345-367; Iniezioni antitifiche e anticoleriche a scopo profilattico, ibid., pp. 393-398; Sulla patogenesi del diabete insipido, ibid., XXV [1918], pp. 97-118; Sulla filtrabilità del virus influenzale, ibid., XXVI [1919], pp. 97-108; Contributo allo studio delle emoglobinurie nei malarici, ibid., XXVII [1920], pp. 216-224; Sulla linfogranulomatosi maligna, in Atti del XXVI Congresso di medicina interna ... 1920, Roma 1921 [estratto]; Sul significato e sul valore clinico della reazione di Sacks-Georgi per la diagnosi della sifilide, in Haematologica, I [1920], 2, pp. 222-242).
Nel 1920 fondò, insieme ad Adolfo Ferrata, la rivista Haematologica.
Nello stesso anno, il conseguimento della cattedra di clinica medica a Messina sembrò segnare un felice punto di svolta dopo una vita di sacrifici. Il lavoro nella città siciliana, che in quegli anni era ancora in fase di ricostruzione dopo il terribile terremoto del 1908, si presentava come una sfida. La clinica medica di Messina era infatti costituita soltanto da alcuni letti per i ricoverati e completamente priva di un laboratorio. Moreschi aveva tuttavia pianificato una ricostruzione graduale dei gabinetti scientifici, alla quale lavorava instancabilmente. Sembrava ormai imminente, intanto, la sua chiamata a ricoprire per trasferimento una cattedra nell’Ateneo pavese.
Nel 1921, mentre si trovava a Pavia, fu però colpito da una gravissima forma di vaiolo emorragico, contratto probabilmente a Messina durante l’esercizio della sua professione. Morì il 24 maggio, nel ‘sequestro’ di S. Carlo, il reparto di isolamento municipale gestito dall’ospedale S. Matteo, assistito da Emilio Veratti, col quale aveva condiviso l’esperienza del lavoro nel laboratorio di Golgi e al quale lo legava da allora un’amicizia profonda.
Fonti e Bibl.: Pavia, Arch. storico dell’Università, Fascicoli personali docenti; Verbali della facoltà di medicina, anni 1920-1921; Pavia, Museo per la storia dell’Università, Fondo M.; Fondo Veratti; Pavia, Arch. dell’Almo collegio Borromeo, Carte relative a C. M.; V. Ascoli, C.M., in Il Policlinico. Sez. pratica, XXVIII (1921), pp. 809 s.; D. Cesa Bianchi, In memoria di C. M., in Atti della Società lombarda di scienze mediche e biologiche, X (1921), 5, pp. 312-316; Commemorazione di C. M. Seduta del 17 giugno 1921 (con interventi di E. Alfieri, V. Ascoli, C. Besta, L. Devoto, F. Falchi, E. Veratti, L. Zoja), in Bollettino della Società medico chirurgica di Pavia, XXXVI (1921), pp. 153-196; A. Ferrata, C.M., in Haematologica, II (1921), pp. v-vii; L. Zoja, Per C. M., in Biochimica e terapia sperimentale, VIII (1921), 7, pp. 193-195; A. Ascoli, C. M. e la reazione di Wassermann, in Biochimica e terapia sperimentale, ibid., pp. 195-198; Id., In memoria di C. M., in Il Policlinico. Sez. pratica, XXX (1923), pp. 1135- 1140; R.R.A. Coombs - A.E. Mourant - R.R. Race, A new test for the detection of weak and «incomplete » Rh agglutinis, in British Journal of Experimental Pathology, XXVI (1945), pp. 255- 266; R.R.A. Coombs, M. e alcuni recenti sviluppi nello studio della agglutinazione, in L’Informatore medico, IX (1954), 6, pp. 126-129; G. Giunchi, C.M., in Scientia medica italica, 2 s., VII (1958), 1, pp. 207-213; F. Govoni - C. Menini - F. Raspadori, C. M., Bregnano 1991; A. Pensa, Ricordi di vita universitaria (1892-1970), Milano 1991, pp. 93-133; P. Mazzarello, Il Nobel dimenticato. La vita e la scienza di Camillo Golgi, Torino 2006, pp. 361-409; A.M. Silverstein, A history of immunology, San Diego 2009, pp. 153-179.