Negroni, Carlo
Giurista e pedagogista (Vigevano 1819 - Novara 1896), si acquistò qualche rinomanza nella storia della filologia dantesca per un discorso accademico Sul testo della D.C. (in " Mem. Accad. Scienze Torino " s. 2, XL [1890]), ove sostiene la necessità di dare un testo della Commedia secondo i codici (e i commenti) sicuramente anteriori alla metà del XIV secolo: necessità che ha trovato oggi, con criteri peraltro profondamente diversi, attuazione scientifica nell'edizione del poema " secondo l'antica vulgata " curata dal Petrocchi, mentre allora venne discussa dal Renier e respinta dal Barbi.
In effetti la proposta del N., provenendo sì da un amatore della Commedia e da un collezionista dei suoi codici (appartenevano a lui i due quattrocenteschi posseduti dalla biblioteca Civica di Novara), ma non certo da un filologo, deve considerarsi poco più di una fortunata previsione di risultati testuali ancora impossibili sul finire del secolo scorso, per la conoscenza ancora n- prossimativa dello stato della questione. Né devono ingannare, in questo senso, le decise prese di posizione del N. contro alcuni maestri della filologia dantesca contemporanea, primo fra tutti il Witte, di cui egli respinse i due suggerimenti più importanti per la ricostruzione del testo della Commedia: quello della ‛ lectio difficilior ' nella scelta delle varianti e quello dell'identificazione delle varie famiglie di codici. Alla base delle riserve del N. c'è solo in apparenza la richiesta di una prassi filologica sempre meno sottoposta ai rischi della " critica personale o soggettiva ". In realtà c'è la speranza, tipicamente romantica, di arrivare a ricostruire la lezione originale della Commedia; tant'è vero che il N. afferma di raccogliere, in questo modo, i suggerimenti del Foscolo e del Mazzini, persuasi entrambi che sarebbe stato possibile risalire alla parola autentica di D. e di qui alla civiltà dei suoi tempi (ricostruire il testo della Commedia è ancora per il N., come già per il Foscolo, una " questione storica "). Ma si tratta, come ha osservato il Petrocchi, di un " errore d'impostazione " scientifica assai notevole, in quanto " il processo di corruttela ebbe addirittura - inizio in manoscritti anteriori ai primi che noi possediamo ".
Dell'attività dantesca del N. è ancora da ricordare la stampa del commento di Benvenuto, trascritto da Stefano Talice da Ricaldone (Torino 1886), e l'intervento determinante, come uomo politico, a favore della fondazione della Società Dantesca Italiana.
Bibl. - R. Renier, in " Giorn. stor. " IV (1884) 277-278; M. Barbi, Per il testo della D.C., Roma 1891, 10-15. E si veda ancora: G. Bustico, C.N. e la fondazione della Società dantesca italiana, .Vercelli 1924; F. Mazzoni D. e il Piemonte, Alpignano 1965, 105-109; G. Petrocchi, Itinerari danteschi, Bari 1969, 155.