FABI, Carlo Nicola Maria
Nacque a Viadana (paese allora nella diocesi di Cremona) nel Ducato di Mantova, l'8 ott. 1721, e fu battezzato il 9 con il nome di Girolamo Antonio (Viadana, Arch. arcipretale di S. Maria e Cristoforo in Castello, Liber bapt., II, p. 41) . Suo padre era Giovanni, di famiglia nobile e antica (che, pur essendo molto improbabile la vantata discendenza dai Fabii romani, aveva però dato un medico celebre, l'archiatra Fabio Fabi morto nel 1614), e sua madre Clara Borsella di distinta famiglia notarile. Giovanissimo entrò nel convento agostiniano che la Congregazione di Lombardia di quell'Ordine teneva dal 1446 in Viadana, assumendovi i nomi con i quali è conosciuto.
Per poter meglio seguire la carriera del F. occorre sottolineare come questa Congregazione fosse divenuta già da tempo quasi un organismo autonomo nell'ambito agostiniano per potenza, e per numero di conventi (circa 90), spesso in grave contrasto con le gerarchie centrali dell'Ordine, specialmente sotto il priore generale A. Gioia (1745-52).Il 23 maggio 1738 aveva preso l'abito nel convento di Tolentino dove compì il tirocinio e pronunciò i voti dopo un anno, per passare quindi al convento di S. Maria del Popolo in Roma, che era allora, oltre che un importante centro di formazione e di studi agostiniani, una vera e propria roccaforte della Congregazione di Lombardia ad limina, sede del procuratore generale, quasi un contraltare del priore generale.
In questa sede il F. fu ordinato sacerdote il 19 dic. 1744, e seguì per otto anni i corsi di filosofia e teologia, sotto la guida dei padri N. A. Biffi, G. A. Mainardi e G. N. Mussi, discutendo pubblicamente nel 1745 nella chiesa di S. Maria del Popolo una tesi che fu data alle stampe col titolo Theses theologicae de sacramentis... (Romae 1745).
Nel 1749 fu nominato lettore (il grado di maestro non era in uso nelle Congregazioni d'osservanza), ed iniziò l'insegnamento che continuerà in Roma per quasi dodici anni, divenendo anche visitatore e definitore generale di tutta la Congregazione. Ben presto si fece fama di dottrina e di erudizione per le prove fornite in pubbliche dispute teologiche, specialmente in quelle che si tenevano periodicamente presso Benedetto XIV in Quirinale, le cosiddette "accademie pontificie" di varie discipline: il F. fu aggregato a quella dei concili, e in seguito nominato socio ordinario e consultore della congregazione dell'Indice, essendo già membro dell'Arcadia col nome di Artemidoro Lilibetano, anche se della sua attività poetica la sola traccia è Per Tersippo Argolideo [Carlo Rabbi], sonetto di Artemidoro Lilibetano (inserito a p. 124 de I giuochi Olimpici celebrati in Arcadia nell'ingresso dell'Olimpiade DCXXXIII in onore degli Arcadi defunti, Roma 1754).
Verso il 1761 venne inviato nella natia Viadana come priore del sopracitato convento e predicatore, trattenendovisi per tre anni, dopo di che fu trasferito a Cagliari in un altro convento della Congregazione di Lombardia, ed ivi fu lettore in quella regia università: per i primi due anni di filosofia morale, metafisica e logica, e per i restanti quattro di teologia morale. Nel 1770 il governo sardo, che ne aveva molto apprezzato le qualità e i metodi, lo volle trasferito all'università di Torino, dove professò teologia morale per dieci anni, entrando nelle grazie di Vittorio Amedeo III per il tramite del futuro cardinale G.S. Gerdil che, insegnante di teologia egli stesso, era stato precettore del principe ereditario Carlo Emanuele; inoltre ebbe dall'arcivescovo di Torino gli incarichi di esaminatore sinodale e di confessore. Nell'ambito culturale della città si distinse per dottrina, ma anche per integrità di costumi: così, su espressa richiesta del re, il 10 sett. 1781 fu eletto da Pio VI vescovo di Bobbio, pubblicato in concistoro il 17, e consacrato a Roma in S. Maria del Popolo il 23 dello stesso mese dal cardinale Gerdil, coll'assistenza di G. Bagni vescovo di Mira e di P. L. Galletti, cassinense, vescovo di Cirene.
Preso possesso della diocesi, una delle sue prime cure fu di compilare appositamente per il seminario di Bobbio un corso di teologia morale, del quale sono conservati in Bobbio (Archivi storici Bobiensi) i seguenti manoscritti: De legibus, De actibus humanis, De peccatis, De justitia, et jure, De contractibus, De restitutione, De gratia Christi, De visibili capite Ecclesiae, De censuris, De sacramentis in genere, De baptismo, De poenitentia, De eucharistia, De confirmatione, De extrema unctione, De matrimonio, De ordine, una parte soltanto di De logica.
Non immemore del suo passato d'insegnante, il F. fece del seminario la sua cura principale, riformandone sia i costumi sia i metodi di studio; ma si rese anche partecipe delle vicende cittadine e diocesane, entrando di persona nei problemi delle famiglie e nella composizione dei dissensi pubblici e privati. Diede poi la massima importanza alle visite pastorali, che effettuò più volte con scrupolosa precisione.
Nel giugno del 1800, all'avvicinarsi delle truppe francesi, lasciò la città, convinto che "il pastore deve mantenersi libero per il bene del gregge", e per questo si attirò qualche critica: tuttavia si trattenne non lontano dai confini della diocesi, e rientrò ben presto, dando all'assenza le parvenze di una visita pastorale. Le sue vicende da quel momento furono quelle comuni a molti vescovi di quella parte d'Italia. Il F., pur non dimostrando particolare rigidezza verso il nuovo potere politico, non volle però cedere facilmente su alcuni punti, meritandosi una minacciosa lettera del generale J.-B. Jourdan in data 15 ventoso dell'anno X (6 marzo 1802). Dopo il rientro il F., già ultraottantenne, ebbe un vero tracollo fisico, pur conservando la lucidità mentale, e si preparò con serenità alla morte, che lo colse in Bobbio (prov. Piacenza) il 16 marzo 1803.
Fonti e Bibl.: Bobbio, Archivi storici Bobbiensi (carte provenienti dall'archivio vescovile), busta 3, fasc. 14, Pastorali e circolari; Ibid., Corrispondenza personale dei vescovi, busta Fabi (bolla di nomina del F., bolla all'arcivescovo di Genova, bolla al clero bobbiense, bolla al popolo della diocesi, bolla ai vassalli vescovili, tutte emesse da Pio VI il 17 sett. 1781; documenti relativi alla conversione del calvinista svizzero G. Steigher, 28 febbr. 1784; lettera del generale Jourdan, 15 ventoso anno X [6 marzo 1802]; scheda biografica ed elenco dei manoscritti del F., redatta il 20 genn. 1874); Viadana, Archivio parrocchiale di S. Maria e Cristoforo in Castello, Liber bapt., II, p. 41 e frontespizio; Roma, Archivio generale O.S.A., Chronicon della Procureria Generale dei padri agostiniani della Congregazione di Lombardia nel convento di S. Maria del Popolo di Roma, III, pp. 15 n. 78, 122 n. 24, 146 n.79; Cracas, Diario ordinario ... 1801..., Romae 1801, p. 39; G. Lanteri, Eremi sacrae Augustinianae pars prima, in qua agitur de omnibus episcopis Augustinianis, Romae 1874, pp. 40 s.; A. Parazzi, Appendici alle origini e vicende di Viadana e del suo distretto, III, Viadana 1874, pp. 10, 84, 171 s.; T. Lopez Bardón, Monastici Angustiniani r.p. fr. Nicolai Crusenii continuatio atque ad illud additiones, III, Valfisoleti 1916, pp. 82 s.; D. A. Perini, Bibliographia Augustiniana cum notis biógraphicis-Scriptores Ital., II, s.d. [1929], p. 41; B. van Luijk. Les archives de la Congrègation de Lombardie et du Couvent de S. M. del Popolo, in Augustiniana, XVIII (1968), pp. 100- 115; Id., L'Ordine agostiniano e la riforma monastica dal Cinquecento alla vigilia della Rivoluzione francese, Leuven 1973, p. 256; R. Rìtzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VI, Patavii 1958, p. 125; Dict. d'hist. et de géogr. ecclés., IX, col. 284.