PINI, Carlo
PINI, Carlo (in religione Ermenegildo Alessandro). – Nacque a Milano il 17 giugno 1739 da Domenico e da Maddalena Venini, di famiglia agiata.
Dopo avere frequentato per sette anni il collegio Calchi Taegi diretto dagli scolopi e per un biennio la scuola di Brera dei gesuiti, a 17 anni decise di seguire l’esempio di un suo fratello maggiore, Giorgio (in religione Emanuele Maria) che già da cinque anni era entrato nell’Ordine dei barnabiti. Portatosi al collegio di S. Maria in Carrobiolo di Monza, cambiato il nome in Ermenegildo Alessandro, vestì l’abito religioso il 24 ottobre 1756 e professò i voti il 25 ottobre 1757 nelle mani del p. Carlo Francesco Marietti, allora provinciale di Lombardia.
Dal 1757 al 1760 fu mandato per gli studi di filosofia al collegio di S. Barnaba a Milano, dove per quelli di geometria seguì l’insegnamento dei confratelli Isidoro Bernareggi e Francesco De Regi (o De Regis). Nel 1760 si trasferì a Roma per gli studi teologici, spostandosi per qualche breve periodo a Napoli. Tornato nell’Urbe, venne ordinato sacerdote il 18 dicembre 1762 e il 16 aprile 1763 brillantemente sostenne le tesi del corso intero di teologia.
Nel 1764 fu destinato al collegio di S. Alessandro in Zebedia a Milano, dove l’anno successivo prese la cattedra di diritto canonico presso le scuole Arcimboldi, sempre dirette dai barnabiti, e, soprattutto per invito del governo di Lombardia, all’avanguardia negli studi di matematica applicata, idraulica, idrostatica e storia naturale. Vi affiancò ben presto l’insegnamento della matematica, venendo nel 1765 nominato prima supplente del suo maestro di un tempo, Francesco De Regi – chiamato ad altre incombenze dal governo imperiale per le sue competenze in materia idraulica – e poi, nell’anno successivo, professore ordinario.
Le sue profonde conoscenze matematiche lo indirizzarono verso gli studi di architettura, che inaugurò in modo brillante con il suo Dell’Architettura. Dialogi, pubblicato a Milano nel 1770 e dedicato al conte di Firmian, ministro plenipotenziario presso il governo della Lombardia austriaca (il primo dialogo sull’architettura civile era intitolato Delle Cupole; il secondo, sull’architettura militare, Della Fortificazione). Seguì l’impegnativo progetto della cupola della chiesa parrocchiale di S. Giuseppe di Seregno, la trasformazione del palazzo del principe Antonio Tolomeo Trivulzio in ‘Albergo de’ Poveri’ (conosciuto come il Pio albergo Trivulzio), e pose le sue attenzioni anche sull’ospedale Fissiraga – detto di S. Antonio – a Lodi. Stimato architetto presso il governo austriaco di Lombardia, fu chiamato a esprimersi anche sul disegno della facciata dell’Accademia di Mantova.
Se la sua brillante carriera di architetto sembrava ormai consolidata, cessato nel 1771 l’insegnamento del diritto canonico e della teologia nelle scuole Arcimboldi per volontà della corte di Vienna – per fare posto alle cosiddette scienze utili –, nel 1772 il principe Wenzel Anton von Kaunitz-Rittberg, responsabile del Dipartimento italiano a Vienna, invitò Pini a interessarsi dell’istituzione di un museo di storia naturale. Da Carlo Firmian fu incaricato successivamente di progettarne l’edificio (per questo ricevette l’invito di recarsi a Vienna) e nel 1773 Maria Teresa, che voleva impiantare a Milano, proprio presso le scuole Arcimboldi, un museo di storia naturale affidandolo ai Barnabiti di S. Alessandro, confermò tale progetto sollecitando Pini a spostare i suoi interessi dagli studi di matematica a quelli delle scienze naturali. Non senza qualche esitazione, questi salì sulla nuovissima cattedra di storia naturale e, nel medesimo anno, fu nominato direttore dello stesso Museo di S. Alessandro (si veda, sempre dedicata al Firmian, la sua Introduzione allo studio della Storia Naturale, Milano 1773, dove tratta dell’utilità della storia naturale e delle sue origini e progressi).
Nello stesso anno, dal 18 aprile al 17 luglio 1773, si dedicò, sempre per volontà dell’imperatrice, a visitare, con il confratello p. Luigi Francesco Fontana, diversi istituti scientifici e musei di Vienna, ma anche le più importanti miniere d’Ungheria: nel 1778 fu nominato delegato alle Miniere della Lombardia austriaca e, nel 1779, soprintendente alla Metallurgia (fra tutti i suoi studi, si vedano: Osservazioni mineralogiche su la miniera di ferro di Rio ed altre parti dell’isola d’Elba, Milano 1777; Mémoire sur des nouvelles cristallisations de Feldspath et autres singularités renfermées dans les granites des environs de Baveno, Milano 1779; De venarum metallicarum excoctione, I, Milano 1779, II, Milano 1780).
Da allora in poi si occupò di mineralogia e geologia naturale, dando lustro anche ai musei di Pavia – coadiuvando l’abate Lazzaro Spallanzani – e di Mantova, provvedendoli di nuovi e preziosi minerali, e inviando a Firmian il Piano della descrizione fisica mineralogica della Lombardia Austriaca e dell’opera da pubblicarsi col titolo stesso (Archivio di Stato di Milano, Autografi uomini celebri, b. 180), per una piena valorizzazione produttiva del territorio, già avviato con le esplorazioni naturalistiche di Domenico Vandelli e dello stesso Spallanzani (quest’ultimo, ingiustamente accusato da Gregorio Fontana e altri di avere sottratto esemplari al Museo di Pavia, fu scagionato da Pini e da Giuseppe Racagni dopo un’apposita inchiesta).
Per accrescere le sue conoscenze, se intraprese numerosi viaggi naturalistici in Austria, in Italia centrale – in particolare nell’Isola d’Elba (cfr. Viaggio geologico per diverse parti meridionali dell’Italia esposto in lettere, in Memorie di matematica e fisica della Società italiana delle scienze, 1792, tomo 9, pp. 118-230, 2a ed. Milano 1802, pp. 1-156) – in Piemonte, in Savoia, in Svizzera, al S. Gottardo e altrove, venendo spesso consultato dal governo austriaco su problemi che esigevano conoscenze chimiche e geologiche (nel 1785-1786 contribuì all’esperimento di selciatura delle strade di Milano), seppe però anche rimanere in relazione con gli sviluppi di carattere naturalistico e filosofico che attraversavano la cultura europea nel Settecento. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche e membro di numerose accademie, pubblicò infatti la Protologia analysim scientiae sistens ratione prima exhibitam, I-III, Mediolani 1803, che dedicò a Napoleone I (e sull’esempio con il nome di Protologia Vincenzo Gioberti intitolò la sua più importante opera filosofica citata da Antonio Rosmini).
Sorta la Repubblica Cisalpina il 29 giugno 1797, Pini era ormai diventato uno scienziato e filosofo di fama: si vedano, fra tutte le sue opere, Sulla felicità. Dialogo analitico, Milano 1812; Sopra la metafisica delle prime osservazioni d’algebra, in Memorie dell’Istituto Lombardo-Veneto, s. 2, 1812, n. 1, p. 22; 1813, n. 2, p. 35); Rapporto sull’opera intitolata «Dieu, la nature et la Loi» del Cav. D’Esquiron de Saint-Agnan, in Atti dell’Imperiale e R. Istituto delle Scienze Lettere ed Arti del Regno Lombardo-Veneto, s. 2, tomo 2, p. 15 (15 dicembre 1814).
Pini ricoprì varie cariche anche sotto i francesi: deputato della Società italiana delle scienze alla Consulta straordinaria di Lione (26 gennaio1802), membro dell’Istituto nazionale (6 novembre 1802), ispettore generale della commissione della Pubblica istruzione (24 agosto 1805), ispettore delle Miniere nella Repubblica italiana. Si dedicò anche a studi di pratica utilità, per esempio: Della maniera di preparare la torba e di usarla a fuoco più vantaggioso dell’ordinario, Milano 1785; Descrizione di un mutilingua, cioè d’uno strumento con cui i muti e sordi possono con altri parlare, in Memorie della Società italiana delle scienze, 1807, vol. 13, pp. 289-295.
Con il decreto napoleonico di soppressione della congregazioni religiose del 25 aprile 1810, egli poté comunque continuare a dimorare a S. Alessandro, insegnando chimica e storia naturale fino al 1812. Entrò così di diritto nella storia della cultura scientifica lombarda che vide eccellere particolarmente i barnabiti nel Settecento (tra le sue ultime pubblicazioni: Sui sistemi geologici. Riflessioni analitiche, Milano 1811; Di una Staggia a livello di strumento geodetico diretto a fare simultaneamente le livellazioni e le misure elementari, in Memorie dell’Imperiale e R. Istituto del Regno Lombardo-Veneto, s. 2, I (1812-1813), parte II, pp. 179-184).
Non a caso il poeta milanese Carlo Porta lo ricordava al termine della scaletta riportata nei suoi Dodes Sonitt all’Abaa Giavann, Sonetto XII: Fisega: Fris (Paolo Frisi), Raccagn (Giuseppe Racagni), De Regis (Francesco De Regi), Pin (Ermenegildo Pini).
Morì a Milano il 3 gennaio 1825.
Fonti e Bibl.: F. Carlini, Necrologia, in Giornale di fisica, chimica, storia naturale, medicina ed arti, 1825, vol. 8, pp. 238-240; C. Rovida, Elogio biografico e breve analisi delle opere del Cav. Ab. E. P., Milano 1832; A. Cattaneo, Cenni su la vita di D. E. P. padre Barnabita, Milano 1835 (estr. dalla Biblioteca di farmacia, chimica, fisica, medicina, terapeutica, storia naturale, s. 2, XXI (1835), vol. 3, pp. V-XXII); M. Borgazzi, E. P. Memoria letta alla solenne chiusura dell’anno scolastico 1869-70 nel Collegio di S. Francesco in Lodi, Crema s.d.
R. Bobba, Saggio sulla Protologia di E. P., in Campo, V (1869), pp. 374-403, 481-514; VI (1870), pp. 42-80, 129-160; L. Ferri, Recensione di R. Bobba, Saggio sulla Protologia di E. P., in Filosofia delle scuole italiane, I (1870), 1, pp. 395-401; E. Mezucelli, Recensione di R. Bobba, Saggio sulla Protologia di E. P., Torino 1870, in Campo, VI (1870), pp. 379-380; B. Nardi, Intorno alla ‘Protologia’ di E. P.: il problema del P. e la sua posizione storica, in La cultura filosofica, X (1916), 6, pp. 466-493; O. Premoli, Storia dei Barnabiti dal 1700 al 1825, Roma 1925, passim; Menologio dei Barnabiti, I, Gennaio, a cura di L. Levati - I. Clerici, Genova 1932, pp. 33-38; G. Boffito, Scrittori barnabiti o della Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo. Biografia, Bibliografia, Iconografia, III, Firenze 1934, pp. 176-193; A. Frumento, Imprese lombarde nella storia della siderurgia italiana, II, Milano 1963, passim; S. Gatti, Il «vaghissimo nostro tempio di S. Lorenzo» a Milano, opera di Martino Bassi, nei giudizi di E. P. e di Francesco Bernardino Ferrari, in Quaderni della Brianza, 1992, vol. 85, pp. 288-290; T. Arrigoni, Alla ricerca dei minerali nell’Italia del Settecento. E. P., in Bollettino della Società storica maremmana, 1995, voll. 66-67, pp. 41-58; C. Mariani, Il Padre E. P. e il primo Pantheon lombardo: la parrocchiale di San Giuseppe a Seregno, in Barnabiti Studi, XIII (1996), pp. 133-238 (con l’Indice dei suoi documenti biografici in Milano, pp. 219-238); N. Marconi, Il barnabita E. P. e la cupola della parrocchiale di Seregno: teoria e pratica di architettura alla metà del XVIII secolo, in Arte lombarda, n.s., 2002, vol. 134, pp. 160-169; A. Visconti, Alcuni aspetti svelati dell’attività del naturalista milanese E. P., in Figure dell’invisibilità. Le scienze nell’Italia d’Antico Regime, Atti delle giornate di studio..., Milano-Ginevra... 2002-2003, a cura di M.T. Monti - M. J. Ratcliff, Firenze 2004, pp. 149-173; A. Visconti, I viaggi compiuti da E. P. tra il 1777 e il 1782. Una breve stagione geografica, in Schede umanistiche, n.s., V (2004), 1, pp. 77-108; A. Visconti, Scienza, natura e amministrazione del territorio dalla Repubblica cisalpina al Regno d’Italia: il ruolo del barnabita milanese E. P., in Istituzioni e cultura in età napoleonica, a cura di E. Brambilla - C. Capra - A. Scotti, Milano 2008, pp. 270-294.