QUAGLIA, Carlo
QUAGLIA, Carlo. – Nacque a Terni il 17 aprile 1903 da Vittorio, impiegato delle Acciaierie (odierna Acciai Speciali Terni ThyssenKrupp), e da Ginevra Ernesta Guerrini, casalinga.
Nella città natale si diplomò all’Istituto tecnico commerciale e studiò musica al conservatorio Giulio Briccialdi, perfezionandosi in violino. Nel 1920 trovò impiego in banca, ma nel 1925 decise di trasfersi a Modena per frequentare la scuola ufficiali dell’Accademia militare e vi rimase fino al 1927. Intrapresa la carriera militare, prestò servizio dapprima a Firenze e poi Bologna. Nel frattempo continuò gli studi all’Accademia modenese e nel 1932 si laureò in economia e commercio. Il 20 luglio dello stesso anno sposò Costanza Valentini, dalla quale ebbe due figlie.
Nel 1934 fu inviato in Libia: a Tripoli, poi a Bengasi, e dal novembre del 1939 a Derna, dove nel maggio del 1940 espose una serie di dipinti e pastelli nell’ambito di una collettiva allestita nelle sale dell’albergo Etal. Pochi mesi dopo venne catturato dalle truppe inglesi nei pressi di Agedabia: deportato in India, fu rinchiuso nel campo di prigionia di Yol, alle pendici dell’Himalaya, dove rimase fino al termine della seconda guerra mondiale.
Durante gli anni di reclusione realizzò quadri di piccole dimensioni raffiguranti i compagni di prigionia o paesaggi (Il campo a Yol, 1944, Roma, coll. eredi, ripr. in Carlo Quaglia (1903-1970), 1992, p. 17) che espose al Circolo degli ufficiali inglesi del campo.
Rientrato in Italia, si stabilì con la famiglia a Roma. Abbandonata la carriera militare, si dedicò esclusivamente alla pittura, e nel maggio del 1947 allestì la prima personale presso la galleria Il Cortile. Nel 1948 inviò il dipinto Porta del Popolo (Roma, coll. privata) alla XXIV Biennale di Venezia, mentre alla V Quadriennale nazionale d’arte di Roma propose Natura morta.
Nel 1949 prese parte alla III mostra annuale dell’Art Club alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma; inoltre si presentò con una personale alla romana galleria dell’Obelisco, cui fece seguito quella milanese alla galleria del Naviglio, con la presentazione in catalogo firmata da Giuseppe Ungaretti, che lo definì «pittore di un’estatica malinconia» (Ungaretti, 1963, p. 4).
Approdato alla pittura da autodidatta, frequentando i circoli culturali capitolini Quaglia indirizzò la sua maniera verso gli esiti del tonalismo della Scuola romana. Soggetti costanti della sua produzione, che ebbe un notevole successo collezionistico, furono gli scorci della Città eterna, i paesaggi, quelli umbri soprattutto, le nature morte e qualche ritratto, come quello della moglie (Ritratto di Costanza, 1944, Roma, coll. eredi, ripr. in Carlo Quaglia (1903-1970), 1992, p. 44). Discostandosi dal mero vedutismo, Quaglia propose una resa lirica della realtà, data dal senso del colore che definisce oggetti e spazio. La corsività del segno e la densa corposità della materia pittorica furono i tratti distintivi e costanti del suo stile (Piazza della Minerva, 1949, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna).
Nel corso degli anni Cinquanta Quaglia condusse un’intensa attività sia espositiva sia di ricerca espressiva. Il decennio si aprì con l’invito alla XXV Biennale di Venezia del 1950 (Acquasparta, 1949, già Roma, coll. Rothschild, attuale ubicazione ignota; Foro romano, 1949). Nello stesso anno tenne due importanti personali: una a Torino (galleria La Bussola) e una a Roma (galleria dell’Obelisco). Nel 1951 partecipò al Premio Roma per la pittura (Ritratto di Francesca), al II Premio Terni (con un Paesaggio per il quale ottenne il premio della Presidenza del Consiglio) e al gran premio di pittura Esso Standard Italiana a Venezia (Marghera); inoltre, fu invitato alla VI Quadriennale di Roma (Paesaggio, Venezia: Giudecca; Ponte sul Tevere; Paesaggio), e nel mese di novembre presentò una serie di paesaggi alla galleria del Naviglio di Milano.
Nel 1952 propose alla galleria Silvagni di Parigi la mostra «Paysages de Rome et de Venise»; mentre alla capitolina galleria dell’Obelisco espose soprattutto vedute della capitale francese e della Liguria, dove era solito trascorrere i mesi estivi. Nello stesso anno prese parte alla terza edizione del Premio Terni e al VI premio nazionale di pittura Francesco Paolo Michetti di Francavilla al Mare. Nel 1953, a Roma, con Paesaggio umbro, partecipò alla I Mostra nazionale di pittura Premio Marzotto, e con Aurelia km 560 al II gran premio di pittura Esso.
Nel 1954 fu ammesso alla XXVII Biennale di Venezia (Il faro di Vado, 1953; Celle Ligure, 1953; La strada, 1953; Paesaggio, 1953; La cattedrale, 1953), e partecipò a diverse collettive, tra cui la II Mostra nazionale di arti figurative di Spoleto e la II edizione del Premio Marzotto a Milano.
Nel 1955 ottenne per un triennio la cattedra di pittura all’Accademia Roma per stranieri e vi insegnò insieme a Roberto Melli. L’attività espositiva di quell’anno ebbe inizio con la personale alla galleria La Medusa di Roma, per proseguire con l’invito alla VII Quadriennale nazionale di Roma (Darsena, Ormeggio, Monti Martani) e con la partecipazione all’Exibition of contemporary Italian art a Johannesburg (Paesaggio ligure; Costa tirrenica), al III Gran premio di pittura Esso a Venezia, alla III Mostra nazionale di pittura contemporanea Premio Marzotto a Milano, e alla III Mostra nazionale di arti figurative a Spoleto. Nel 1956, oltre alle personali presso la galleria Alibert di Roma e la galleria del Grattacielo di Legnano, Quaglia ne allestì tre all’estero: a Westbury, Long Island (The Country Art Gallery), a New Haven (Peter Howard Gallery), a Washington (The D’Amecourt Art Gallery) Nel 1957 inviò Primavera sull’Aventino all’XI premio nazionale di pittura Francesco Paolo Michetti di Francavilla al Mare. L’anno seguente allestì un’importante personale alla galleria Russo di Roma, proponendo trentadue opere tra dipinti e monotipi, tra cui La montagna di Acquasparta (Terni, Fondazione Cassa di risparmio di Terni e Narni). Nell’aprile del 1959 si presentò a Milano con una personale presso la galleria Totti e nel corso dell’anno partecipò alla II Biennale nazionale di pittura Premio Sardegna a Nuoro e fu invitato alla VIII Quadriennale nazionale d’arte di Roma (La montagna, Piazzale del Colosseo, Paese, Ritratto di Ungaretti, Campagna umbra).
Nel 1960 entrò a far parte della redazione della rivista Figura, rimanendovi due anni. Nello stesso anno cominciò a lavorare a un nuovo ciclo pittorico intitolato Intonaci di Roma: vedute di particolari architettonici di palazzi, fontane, giardini, scorci di piazze e vie della Città eterna, avvolti nella vibrante atmosfera della luce serotina. Nel 1961 fu presente al XV premio nazionale di pittura Francesco Paolo Michetti di Francavilla al Mare e, a Roma, partecipò sia alla III Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio sia al premio nazionale di paesaggio Autostrada del Sole (Viadotti sull’Appennino, Autostrada sull’Appennino, Prima piazzola dopo Bologna). L’anno successivo propose alla capitolina galleria Russo alcune opere della serie Intonaci di Roma, tra le quali Il Colosseo (1962, Roma, coll. privata, ripr. in Ungaretti, 1963, tav. XXIV) e il Foro romano (1961, ripr. in Carlo Quaglia (1903-1970), 1992, p. 38, Roma, coll. privata). Nel 1963 venne pubblicata dall’editore Carlo Bestetti di Roma la monografia dal titolo La Roma di Quaglia curata da Giuseppe Ungaretti. Nello stesso anno Quaglia espose paesaggi e nature morte alla galleria Russo di Roma, con la presentazione in catalogo firmata da Alfonso Gatto. Nel 1965 fu invitato alla IX Quadriennale romana (Il Laterano, Il Quirinale, Nubi sulla città, Villa Borghese, Ss. Giovanni e Paolo). Nel 1966 allestì una personale alla galleria Annunciata di Milano, cui fece seguito quella del 1968 alla galleria Zanini di Roma. Nel marzo del 1969 si presentò nuovamente con una personale alla galleria Annunciata di Milano.
Morì a Roma il 4 marzo 1970.
Fonti e Bibl.: F. Bellonzi, C. Q., Roma 1962; G. Ungaretti, La Roma di Q., Roma 1963; C. Q. (catal.), presentazione di V. Guzzi, Roma 1970; Mostra retrospettiva di C. Q. (catal.), presentazione di V. Guzzi , Roma 1972; Omaggio a C. Q. (catal.), presentazione di A. Mezio - G. Marchiori, Roma 1974; G. Marchiori, C. Q.: la sua Roma (catal.), Milano 1975; C. Q. (1903-1970) (catal., Ginevra), testi di I. Mussa - G. Ungaretti - C. Quaglia, Roma 1982; C. Q. (1903-1970) (catal., Terni), presentazione di V. Rubiu, testo critico di R. Lambarelli, Roma 1992; C. Q., in La raccolta d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, a cura di A. Ciccarelli - F. Santaniello, Terni 2012, pp. 116 s.