SGORLON, Carlo
Scrittore, nato a Cassacco (Udine) il 26 luglio 1930. Compiuti gli studi universitari alla Scuola Normale Superiore di Pisa, laureandosi in letteratura tedesca (1953), frequentò corsi di perfezionamento presso l'università di Monaco di Baviera. Professore di lettere in un istituto tecnico di Udine fino al 1980, si è poi interamente dedicato alla narrativa e alla saggistica, collaborando anche a quotidiani, riviste e programmi radiotelevisivi.
L'opera di S. è frutto di una forte vocazione narrativa, risposta a un bisogno ritenuto istintivo e primordiale nell'uomo, quello di raccontare e ascoltare storie; per S. lo scrittore è colui che, a guisa degli sciamani delle civiltà primitive, stabilisce attraverso la magia dell'atto del raccontare un contatto con le forme archetipe della conoscenza, con l'inconscio, con il mistero originario, e in questo modo offre all'uomo moderno, perduto nel caos della realtà quotidiana e privo di modelli e di riferimenti, la possibilità di recuperare orizzonti e mete. Questa dimensione mitica e quasi religiosa del racconto, accompagnata da un profondo senso della sacralità della vita e della natura, connota tutti i romanzi di S., che non sono mai cronache o vicende inserite in un contesto storico ma tendono sempre a divenire apologhi dotati di significato universale. Tematiche essenziali sono la fuga del tempo, la precarietà dell'esistenza, la spinta a realizzarsi attraverso il lavoro, la coscienza dell'immanenza della morte, l'amore per il Friuli e per la sua gente. In particolare S. è cantore finissimo della civiltà artigiana e contadina friulana in opere come Il trono di legno (1973), il romanzo che lo ha reso famoso e con il quale ha vinto il premio Campiello; Regina di Saba (1975); Gli dèi torneranno (1977); La carrozza di rame (1979); La contrada (1981); L'armata dei fiumi perduti (1983, premio Campiello). Sempre friulani, ma emigrati nella Russia prerivoluzionaria e impegnati nella costruzione della ferrovia transiberiana, sono i protagonisti di La conchiglia di Anataj (1985, premio Strega), mentre alla dolorosa epopea della popolazione di un piccolo centro dell'Istria, costretta all'esilio dopo la seconda guerra mondiale è dedicato La foiba grande (1992). Un'ambientazione diversa presenta Il regno dell'uomo (1994), che narra l'impatto di un poeta di origine russa con il mondo universitario milanese negli anni immediatamente precedenti il 1968.
Altri romanzi: La poltrona (1968); La notte del ragno mannaro (1970); La luna color ametista (1972); Il vento nel vigneto (1973; la versione in friulano era stata pubblicata col titolo Prime di sere nel 1970); L'ultima valle (1987); Il caldèras (1988); La tribù (1990); La fontana di Lorena (1990); Il patriarcato della luna (1991); Marco d'Europa (1993). A questi si affiancano i racconti: La stanchezza di Mosè (1974); Il paria dell'universo (1979); Il quarto re mago (1986); Racconti della terra di Canaan (1989). Da ricordare infine il radiodramma Le parole sulla sabbia (1971) e la produzione saggistica: Kafka narratore (1961); L'opera di Novella Cantarutti (1971); Invito alla lettura di Elsa Morante (1972).
Bibl.: R. Damiani, Carlo Sgorlon narratore, Roma 1978; Id., Carlo Sgorlon, in Letteratura italiana. Novecento. I contemporanei, diretta da G. Grana, viii, Milano 1979, pp. 8002-21 (con una appendice di F.P. Memmo su Regina di Saba e Il trono di legno, pp. 8021-22); B. Maier, Carlo Sgorlon, Firenze 1985; G. Amoroso, Carlo Sgorlon, in Letteratura italiana contemporanea, iv, Roma 1987, pp. 668-81; R. Bertacchini, I. Scaramucci, Altra narrativa di Sgorlon, in Novecento, diretto da G. Grana, integrazioni e aggiornamenti, xi, 1, Milano 1989, pp. 574-81.