STRICCOLI, Carlo
STRICCOLI, Carlo. – Nacque ad Altamura (Bari) il 22 gennaio 1897, dall’ingegnere Vincenzo e da Elvira Quadrini.
Esordì giovanissimo da musicista, sia come violinista presso il teatro Mercadante di Altamura, progettato dal padre, sia come direttore d’orchestra, in alcune operette rappresentate al teatro Lembo di Canosa. Pur continuando a coltivare la musica, che non avrebbe mai abbandonato seppure esercitandola in privato, nel 1914 si trasferì a Napoli per iscriversi al Reale Istituto di belle arti, dove ebbe tra i suoi maestri Michele Cammarano, Vincenzo Volpe e Paolo Vetri, diplomandosi brillantemente in pittura nell’anno accademico 1925-26. Frequentò brevemente anche la scuola libera di Giuseppe Boschetto.
Presto arrivarono le sue prime affermazioni come pittore: nel 1926 fu l’unico prescelto, a Napoli, per la prova finale del pensionato artistico di Roma, ma già nel 1923 e nel 1924 aveva ottenuto due medaglie d’argento, la prima alla Mostra d’arte circondariale di Barletta e la seconda alla I Biennale meridionale di Bari. Da quel momento iniziò un’intensa attività espositiva che lo portò, fra l’altro, a partecipare nel 1927 alla Permanente del Circolo artistico politecnico di Napoli, occasione che segnò l’avvio di un suo positivo rapporto con l’istituzione, presso cui tornò a esporre negli anni 1930, 1931, 1950 e 1953.
Nel 1928 aderì al gruppo dallo spirito bohémien Quartiere Latino di Napoli, composto da Giuseppe Uva, Antonio Bresciani, Biagio Mercadante, Ettore Lalli, Vincenzo Ciardo, Francesco Paolo Prisciandaro, Antonio Buonoconto, Saverio Gatto, Giuseppe Rispoli e Alfredo Schettini, e nello stesso anno partecipò alla I Mostra primaverile d’arte promossa dal Gruppo universitario fascista (GUF) Mussolini presso il Circolo del commercio di Napoli. A partire dal 1929, con la sua partecipazione alla I Mostra sindacale della Campania, inaugurò una presenza assidua alle Sindacali provinciali, interprovinciali e nazionali. Nello stesso anno sposò l’altamurana Annamaria Mininni, che l’anno seguente gli diede l’unica figlia, Elvira, da lui ritratta in molti dipinti, tra cui la delicata Giovinetta, di fattura abbreviata, in proprietà del Circolo artistico politecnico di Napoli. Quest’ultimo organizzò nel giugno del 1930 la sua prima mostra personale, un’importante rassegna di una settantina di quadri ospitata nel padiglione della Permanente nella Villa comunale di Napoli. La mostra ebbe un buon riscontro da parte della critica, la quale segnalò, da un lato, la qualità complessivamente alta dei lavori di Striccoli, dall’altro una loro oscillazione tra opzioni formali diverse. Le opere realizzate in questi anni giovanili, che rappresentavano molto spesso figure di contadini e paesaggi pugliesi, segnarono infatti il passaggio da una fase iniziale connotata da un ‘chiarismo’ d’ispirazione secessionista a una fase successiva d’influenza novecentista. Si può ricondurre, ad esempio, a un periodo giovanile ancora poco interessato ai valori plastico-volumetrici di marca novecentista la luminosa Figura di donna, macchiata di sole e animata da leggere e trasparenti taches cromatiche. L’opera fa parte della collezione del Circolo, e ritrae una giovane velata sullo sfondo di un paesaggio pugliese identico a quello dei Contadini di Puglia presentati dall’artista alla prima Sindacale campana del 1929.
Il decennio 1930-40 vide Striccoli ascendere rapidamente dal piano locale e regionale a quello delle grandi manifestazioni artistiche nazionali e internazionali, a partire dalla sua presenza all’Esposizione internazionale d’arte di Barcellona (maggio 1929-dicembre 1930). Negli anni seguenti il pittore passò continuamente dalle Sindacali regionali campane e pugliesi a quelle nazionali, e dalle Quadriennali romane (cui partecipò dal 1931 al 1959) alle Biennali di Venezia (dal 1934 al 1948). In questa fase i soggetti prevalenti dei suoi dipinti su tela o tavola erano figure umane, molto spesso ritratti della moglie e della figlia, accanto a nature morte e vedute urbane o paesistiche campane e pugliesi. Il fortunato periodo culminò in alcune importanti affermazioni: l’acquisto da parte del ministero dell’Educazione nazionale del suo dipinto Ritratto (Madre e figlia), un doppio ritratto della moglie e della figlia dell’artista esposto alla Biennale veneziana del 1936 e tuttora conservato presso la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma; la medaglia d’oro ricevuta per il dipinto Ritratto d’uomo all’Exposition internationale des arts et des techniques di Parigi nel 1937; la mostra personale di dodici opere allestita alla Biennale di Venezia del 1940 e la partecipazione con l’affresco I legionari all’impresa decorativa della Triennale delle terre d’oltremare di Napoli, inaugurata lo stesso anno. Striccoli si era già cimentato nella grande decorazione architettonica pochi anni prima con un ciclo pittorico realizzato per la cappella-ossario del cimitero di Altamura, compiuto nel 1936.
Contemporaneamente portò avanti una carriera di docente, iniziata nel 1937 come assistente di figura disegnata presso l’Accademia di belle arti di Napoli e proseguita dal 1942 come professore di pittura e decorazione presso l’istituto d’arte Filippo Palizzi della stessa città, incarico che mantenne fino al pensionamento nel 1967.
La produzione di Striccoli, a partire dalle prime prove risalenti agli anni Venti, è pienamente rappresentativa della situazione delle arti a Napoli e nel Meridione d’Italia tra la prima e la seconda metà del Novecento, in rapporto al più ampio quadro nazionale e internazionale. Fu artista sensibile tanto ai valori della grande tradizione storico-artistica, di cui era profondo conoscitore, quanto al richiamo della modernità, sempre selezionando attentamente i parametri di riferimento in base alla propria indole e alle proprie esigenze espressive. Il suo percorso artistico si snodò per tappe che testimoniano di una costante volontà di ricerca sia nel linguaggio formale sia nei soggetti trattati. Lungo questo percorso il suo stile pittorico si attestò inizialmente su un naturalismo con inflessioni novecentiste unite a un peculiare seicentismo della tavolozza più volte notato dalla critica, che spesso riconosceva in lui qualità di eccellente colorista. Negli anni Trenta il suo lavoro veniva spesso ricondotto dai critici all’esempio di Felice Carena, sebbene anche Armando Spadini abbia costituito certamente per lui un punto di riferimento, come egli stesso ebbe a dichiarare, citando anche Giorgio De Chirico, Carlo Carrà e Mario Sironi tra i pittori contemporanei che considerava maggiormente degni di nota. Traspare inoltre, dall’evidente instabilità spaziale di molte sue opere, un interesse per Paul Cézanne. Al contempo, tuttavia, già in parte dei suoi lavori degli anni Trenta si affacciavano i primi segnali di una crisi della forma chiusa che sarebbe maturata nel decennio seguente. Sul finire degli anni Quaranta, infatti, dopo la cesura traumatica costituita dalla seconda guerra mondiale, il linguaggio di Striccoli virò in una direzione diversa, di segno espressionista, in cui si può percepire la risonanza delle visioni alterate di Gino Bonichi, detto Scipione, Carlo Levi, Fausto Pirandello, risalendo a ritroso fino a Oskar Kokoschka, Ernst Ludwig Kirchner, Vincent Van Gogh, James Ensor. La pennellata si fece più inquieta e agitata, toccando esiti deformanti, e il colore divenne spesso stridente, mentre la gamma dei soggetti cambiò, lasciando trapelare una visione pessimistica della realtà contemporanea e accogliendo, accanto alle figure di familiari e modelle e ai paesaggi rurali e urbani, personaggi equivoci e ambienti marginali e degradati della Napoli del dopoguerra, insieme ad autoritratti dall’aspetto allucinato, ossessivamente reiterati. L’ultima fase pittorica, tra la fine degli anni Cinquanta e i Settanta, fu contrassegnata da un impeto gestuale che stravolgeva ogni soggetto trasfigurandolo in chiave drammatica, in particolare le vedute urbane, i cui connotati formali divennero sempre meno distinguibili nel flusso libero e impetuoso del colore.
Negli anni Cinquanta e Sessanta Striccoli continuò a esporre in varie sedi nazionali e in alcuni casi internazionali: fra le molte occasioni, si segnalano diverse edizioni della Mostra nazionale di pittura contemporanea Maggio di Bari (1951-61) e del premio Michetti di Francavilla al Mare (1953-65); la I Rassegna delle arti figurative nella vita del Mezzogiorno d’Italia nel 1953, in cui ricevette il premio Salvator Rosa; il premio Porto di Napoli nel 1963, dove ottenne la medaglia d’oro; la Mostra nazionale Premio Posillipo nel 1965, in cui vinse il primo premio.
Gli anni Cinquanta segnarono anche l’inizio del rapporto di Striccoli con Nello Ammendola, titolare della galleria Mediterranea di Napoli, che fu la principale tra le varie gallerie private napoletane e italiane con cui l’artista ebbe contatti. La Mediterranea lo incluse in molte collettive e allestì frequentemente sue personali, dalla prima nel 1955 fino a varie mostre postume. Ancora oggi la galleria continua a tenere vivo il suo ricordo, anche grazie a un archivio a lui dedicato.
Verso la metà degli anni Settanta Striccoli si trasferì con la moglie ad Arezzo, dove vivevano la figlia e i nipoti. Le sue ultime opere furono caratterizzate da un disfacimento della forma spinto al limite dell’informale: un sorprendente scatto creativo finale, che segnala quanto viva fosse per l’artista, persino in età avanzata, l’attitudine alla ricerca di sempre nuove modalità espressive.
Morì ad Arezzo il 25 maggio 1980.
Diverse opere di Striccoli fanno parte di importanti collezioni di istituzioni pubbliche e private italiane, come la Galleria nazionale d’arte moderna, la Quadreria del Quirinale, il Comune di Napoli, la collezione Intesa Sanpaolo - Banco di Napoli, il Circolo artistico politecnico di Napoli, la Pinacoteca provinciale C. Giaquinto di Bari, la Galleria nazionale della Puglia Girolamo e Rosaria Devanna, l’Archivio biblioteca museo civico di Altamura. Molti suoi dipinti sono custoditi in collezioni private, mentre altri sono ancora vivacemente presenti sul mercato.
Un rinnovato interesse storico-critico per l’arte napoletana novecentesca, manifestatosi dagli anni Ottanta attraverso studi scientifici ed esposizioni, ha posto le basi per una giusta riconsiderazione e una corretta storicizzazione, tuttora in corso, anche della figura di questo inquieto e notevole artista del nostro Novecento.
Fonti e Bibl.: Napoli, Archivio storico dell’Accademia di belle arti, Alunni, Fascicoli personali, n. 6845; Professori, Fascicoli personali, b. 23, f. 215; Napoli, Archivio storico del Circolo artistico politecnico, Amministrazione, Soci, b. S3, f. Striccoli Carlo; Roma, Archivio storico della Quadriennale, scheda Carlo Striccoli.
A.M. Comanducci, in Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, a cura di L. Servolini, V, Milano 1974, s.v.; Dizionario biografico dei meridionali, III, Napoli 1974, s.v.; C. Munari - D. Rea - C. Ruju, Linea figurativa napoletana 1930-1980, Napoli 1980, pp. 113-130; P. Ricci, Arte e artisti a Napoli (1800-1943). Cronache e memorie, Napoli 1981, pp. 201 s.; L. Martorelli, La Raccolta d’arte del Circolo artistico politecnico, Napoli 1991, p. 149; L.R. Pastore, C. S., in La pittura in Italia. Il Novecento/1. 1900-1945, a cura di C. Pirovano, II, Milano 1992, p. 1082; Ottocento e Novecento, due secoli di pittura a Napoli, a cura di M. Picone Petrusa, Napoli 1999, passim; P. de Ciuceis, C. S., in Arte a Napoli dal 1920 al 1945. Gli anni difficili (catal.), a cura di M. Picone Petrusa, Napoli 2000, p. 348; G. Cassese, C. S., in M. Picone Petrusa, La pittura napoletana del ’900, Sorrento 2005, pp. 519-520; F. Picca, in C. Farese-Sperken, La Pinacoteca provinciale di Bari II. Opere dell’Ottocento e della prima metà del Novecento, Roma 2005, pp. 426 s., fig. 463; S. Galmuzzi, C. S., Napoli 2006; F. De Rosa, Arte e regime. Documenti del ministero della Cultura popolare (1932-1943), in Annali dell’Istituto italiano per gli studi storici, XXII (2006-2007), pp. 466 s.; A.L. Cagnazzi, Nuove ricerche su C. S. (Altamura, 1897-Arezzo, 1980), tesi di laurea, Università degli studi della Basilicata, Facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2008-09; M. Picone Petrusa, La pittura del ’900 a Napoli. I primi cinquant’anni, Sorrento-Napoli 2013, passim; M. Cuozzo, C. S., in Storia, arte e città. Le collezioni della Fondazione ‘Circolo Artistico Politecnico’ di Napoli, da Giuseppe Caravita, principe di Sirignano, a cura di I. Valente, II, Napoli 2018, pp. 456-458; Ead., C. S. (1897-1980). Un interprete inquieto del Novecento, Napoli 2018.