TEDALDI-FORES, Carlo
Poeta, nato a Cremona l'8 ottobre 1793. Si laureò in leggi a Bologna, ma visse quasi sempre nella città nativa, e morì a Milano il 30 dicembre 1829.
I primi versi da lui pubblicati, L'inno all'aurora (Como 1816) e il carme Alla speranza (Cremona 1817), sono d'intonazione classicheggiante, e ricordano il Monti e il Foscolo, e classicheggianti sono anche il poema didascalico I cavalli e un'Epistola a C. Arici da lui imitato nel poema (ivi 1821 e 1827). In questi ultimi anni egli si era però già fatto paladino della libertà più ampia in arte, accostandosi alle dottrine dei romantici, sebbene, come il Byron del quale era fervente ammiratore, non abbia voluto dichiararsi romantico. Del più acceso e stravagante byronismo peccano, a ogni modo, Narcisa, romanza in quattro canti in terzine (Milano 1818), la tragedia Canace (Cremona 1820) e i suoi quattro Romanzi poetici (ivi 1820), pieni di grottesche e funebri fantasie. Ma, negli anni seguenti, la sua poesia divenne sempre più composta, come appare dalle Meditazioni poetiche (ivi 1825), che sono una confutazione del sermone montiano sulla mitologia, e dalle tragedie storiche, Buondelmonte (ivi 1824), Beatrice di Tenda (Milano 1825) e I Fieschi e i Doria (ivi 1829), nelle quali si sente l'influsso dello Shakespeare, dello Schiller e del Manzoni, e si trovano scene efficaci, personaggi ben delineati e linguaggio più misurato. La seconda di esse suscitò fervore di polemiche, e procurò notorietà all'autore.
Bibl.: G. Muoni, La fama del Byron e il byronismo in Italia, Milano 1903; A. Galletti, Un poeta romantico, C. T. F., Cremona 1899. L'autobiografia del T. F. è in D. Müller, Biografie, Torino 1853, pp. 334-338.