THETI, Carlo
Ampie carenze documentali su una vicenda biografica iniziata a Nola nel 1529 (Promis, 1874, p. 527; Manzi, 1961, p. 16), alterazioni nelle edizioni dei trattati, interpretazioni che eludono il tema di una singolare concezione architettonica mai concretatasi, cadenzano inesorabilmente gli studi su Carlo Theti o Tetti, formatosi nell’università di Napoli, e morto a Padova nel 1589 nella casa dell’amico Gian Vincenzo Pinelli.
Pertengono infatti a Gabrio Busca due trattati ancora oggi largamente riferiti al Theti. L’errore di Paolo Emilio Guarnieri (1803) di assegnare al Theti l’Istruzione per i bombardieri (Carmagnola 1584) e il Dell’espugnazione e difesa de le fortezze (Torino 1585) sarebbe stato di poco conto considerando che nel suo stesso repertorio bibliografico quei trattati vengono correttamente assegnati anche al Busca, se l’attribuzione al Theti non avesse ricevuto nel frattempo, e specialmente in anni recenti, una notevole diffusione.
Notizie plausibili sul Theti sono divulgate da Pietro Manzi (1961) circa la sua finalizzazione delle matematiche allo studio dell’architettura militare, la partecipazione all’attacco spagnolo del forte di Tunisi nel 1550, e il soggiorno a Vienna presumibilmente tra il 1565 e i primi anni Settanta insieme a Prospero Colonna. Probabile anche la presenza del Theti a Ostia nel 1557, testimoniata da un disegno autografo che enuclea la batteria, la breccia, il ponte di barche concepiti nello stesso anno da Bernardo Buontalenti al servizio del duca d’Alba nell’attacco al forte quattrocentesco (Fara, 1988, p. 22; Id., 1995, p. 15).
Parte della biblioteca del granduca Francesco I de’ Medici, la prima edizione romana, in un unico libro, dei Discorsi thetiani (1569), dedicati all’imperatore Massimiliano II d’Asburgo, esamina nei dettagli gli elementi del fronte bastionato. La seconda edizione veneziana (1575), in due libri, che reca sul frontespizio il nome Tetti (senza la h) e dediche a Massimiliano II e al futuro imperatore Rodolfo II, tratta tra l’altro di strumenti di misura. In un’ipotetica interazione tematica (Mollo, 2017, pp. 152 s.) con il compasso di Fabrizio Mordente, Theti ne disegna un tipo funzionale ad approdi artigliereschi (Theti, 1575, p. 107), elaborando al contempo uno strumento atto sia alla misura di distanze, altezze e profondità, sia alla determinazione dell’elevazione nel tiro d’artiglieria (ivi, p. 117; Mollo, 2017, pp. 153 s.). Non è stata sinora mai rilevata l’incidenza su tale strumento di quello descritto nel lacunoso trattato di Giovan Battista Belici (1598, p. 38) da colui che Carlo Promis (1874, pp. 356-369) identifica nell’ingegnere veneto Giovan Tommaso Scala. Altresì inedito è il fatto che l’edizione del 1575 proponga un primo modo di fortificare del Theti derivato dalla filosofia architettonica militare di Giacomo Lanteri (1557 e 1559). L’edizione del 1588 dei Discorsi thetiani, in quattro libri, reca la dedica al granduca Ferdinando I de’ Medici. L’edizione del 1589, in otto libri, è composta dai due libri dell’edizione del 1575, dai libri III-IV dell’edizione del 1588 e dagli ulteriori libri V-VIII. L’edizione postuma del 1617, con dedica del libro primo a Niccolò Contarini e del secondo all’imperatore Rodolfo II (ormai defunto), è una ristampa (ma con diversa numerazione delle pagine) dell’edizione del 1589. Le edizioni del 1588, del 1589 e del 1617 espongono – con evidenti scollamenti tra tavole e testo imputabili allo stampatore – un secondo modo thetiano di fortificare. Concepito nei primi anni Ottanta del Cinquecento e più articolato rispetto a quello discusso nell’edizione del 1575, questo secondo modo, singolare e costoso, trova origine in un manoscritto probabilmente autografo (Falkenstein, 1839, p. 446) della Sächsische Landesbibliothek di Dresda (ms. Ob.14, Discorsi sovra la fortificazion de’ luoghi et altri particolari di Carlo Theti, 15 marzo 1583) dedicato al principe Cristiano di Sassonia e costituito da tre libri con numerazione da V a VII. La natura ingegneresca dei disegni tracciati con il tiralinee ricompare in un manoscritto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, D 183 inf., che tratta dei seguenti otto temi di fortificazione: «I. Per Vienna d’Austria; II. Per la Goletta in Africa; III. Per Canissa in Ungaria; IV. Per Juvar in Ungaria; V. Sopra l’assedio d’Harlem in Ollanda; VI. Sopra la rocca d’Ostia; VII. Sopra i castelli, e in particolare quel d’Anversa; VIII. Discorsi due, uno de’ cavalieri usati da’ turchi nell’espugnazione de’ luoghi posti in piano; l’altro della maggior stima da farsi de’ guastatori, che dell’artiglieria». Pur riguardando opere realizzate da altri autori, i codici di Dresda e di Milano contengono due originali proposte progettuali del Theti per la città di Yvar (Érsekújvár) in Ungheria (oggi Nové Zámky in Slovacchia) e per la cittadella di Anversa, nelle quali egli applica il suo secondo nuovo sistema di fortificazione.
Punto culminante della sua concezione architettonica militare, questo sistema, proposto dal Theti nel 1583, è strutturato in due parti (Fara, in corso di stampa, per i disegni). In quella altimetricamente elevata le linee di tiro si originano dai due cavalieri ubicati alla gola di ciascun baluardo, determinando il secondo fianco in corrispondenza della metà della cortina di ogni fronte del recinto primario, mentre nella parte altimetricamente inferiore, concernente l’apparato di esterno, la strada coperta delimita due grandi piazze d’armi rettangolari al di là della fossa e in corrispondenza dei salienti del recinto primario secondo le direzioni che formano l’angolo esterno rientrante. Così suona una didascalia del Theti: «ad instantia della Maestà Cesarea dimostrai come io havrei fatta la suddetta fortezza [di Yvar]» (Dresda, Sächsische Landesbibliothek, Ob.14, libro VII, c. 115v). Lo stesso sistema viene proposto (rimanendo analogamente incompiuto) per la strada coperta della cittadella di Anversa, in alternativa alla strada coperta già realizzata da Bartolomeo Campi.
Altresì presenti nella Sächsische Landesbibliothek di Dresda i manoscritti Ob.15 (Caroli Theti offensionum et defensionum locorum libri duo, ex Italico in Latinum sermonem a Pompeio Prospero redditi), Ob.16 e Ob.17 (traduzioni in lingua tedesca del manoscritto precedente).
Nelle edizioni del 1588, del 1589 e del 1617 Theti afferma di aver mostrato le sue novità fortificatorie al granduca Francesco I di Toscana, agli imperatori Massimiliano II e Rodolfo II, ad Alfonso II d’Este, a Carlo Emanuele I di Savoia. L’insuccesso maturato dal suo secondo, complesso modo di fortificare può trovare ragione nel costo eccessivo implicito nella risoluzione del notevole sbalzo altimetrico tra la parte alta della linea magistrale e la parte bassa esterna relativa alla strada coperta integrata da piazze d’armi di particolare estensione che, a detta dello stesso Theti nel manoscritto ambrosiano, avrebbero richiesto un numero notevole di difensori.
Autore di un’importante veduta di Napoli edita nel 1560, tesa a esaltare la struttura urbanistica militare della città, Theti, al pari di Giorgio Vasari nella coeva veduta storica dell’assedio di Firenze, è chiaramente debitore a Leonardo nella prospettiva “semplice” (Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, 8P), che «non vol vedere pariete in iscorto» (Parigi, Institut de France, ms. E, c. 16r-v) ed è fondata su un quadrilatero di base a linee parallele con il punto di stazione aereo eccentrico (Fara, 2019). Tale prospettiva, definita “cavaliera” dai trattatisti seicenteschi di architettura militare, consente agli ingegneri e agli architetti di misurare quanto da essi rappresentato, in antitesi alla prospettiva “legittima” brunelleschiana adottata invece dai pittori, le cui linee essenziali confluiscono in punti di fuga con conseguenti alterazioni metriche. Nel disegno della scala del Ricetto laurenziano (Casa Buonarroti, 92 Ar) lo stesso Michelangelo, al fine di misurare le rampe a gradini, trasgredisce alla prospettiva legittima disponendo quei gradini su linee orizzontali parallele.
Theti morì a Padova nel 1589 (Promis, 1874, p. 529; Manzi, 1961, p. 16).
G. Lanteri, Due dialoghi […], in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi et Baldessar Costantini, 1557, Dialogo primo, pp. 1-42; G. Lanteri, Duo libri […]. Del modo di fare fortificationi di terra intorno alle città et alle castella per fortificarle […], in Vinegia, appresso Bolognino Zaltieri, 1559, libro secondo, cap. XV; C. Theti, Discorsi delle fortificationi, Roma, Giulio Accolto, 1569; C. Tetti, Discorsi delle fortificazioni […] ove diffusamente si dimostra quali debbano essere i siti delle fortezze […] ricorretti e ampliati del secondo libro, in Venetia, appresso Bolognino Zaltiero, 1575; C. Theti, Discorsi delle fortificazioni […] divisi in libri quattro, in Venetia, appresso Nicolò Moretti, 1588; C. Theti, Discorsi delle fortificazioni, espugnationi et difese delle città et d’altri luoghi. Divisi in libri otto […], in Venetia, appresso Francesco de’ Franceschi senese, 1589; G.B. Belici, Nuova inventione di fabricar fortezze di varie forme […], in Venetia, appresso Tomaso Baglioni, 1598, pp. 37-42; P. Gualdo, Vita Ioannis Vincentii Pinelli, patricii Genuensis, in qua studiosis bonarum artium proponitur typus viri probi et eruditi, Augustæ Vindelicorum 1607, pp. 28-94; C. Theti, Discorsi delle fortificationi, espugnationi et difese delle città et d’altri luoghi […], Vicenza 1617; P.E. Guarnieri, Breve biblioteca dell’architettura militare compilata da un padre a un suo figliuolo, seconda edizione riveduta e ampliata, Milano 1803, pp. 106 s.; L. Marini, Biblioteca istorico-critica di fortificazione permanente, Roma 1810, pp. 26 s.; C.K. Falkenstein, Beschreibung der Königlichen öffentlichen Bibliothek zu Dresden, Dresden 1839, p. 446; B. Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova, II, Padova 1853, p. 220; M. D’Ayala, Bibliografia militare-italiana antica e moderna, Torino 1854, pp. 123 s.; C. 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