CARLO V il Saggio, Re di Francia
C. di Valois nacque il 21 gennaio 1338 a Vincennes, da Giovanni, duca di Normandia, conte d'Angiò e del Maine, poi re con il nome di Giovanni II il Buono, e da Bona di Lussemburgo e Boemia, sorella dell'imperatore Carlo IV. Era da poco stata annessa al regno francese la regione del Delfinato, quando nel 1349 il futuro Giovanni II decise di rinunciare al titolo di delfino del Viennois in favore del figlio C., che divenne pertanto il primo della casa di Francia insignito del titolo di delfino.C. trascorse la giovinezza durante la prima fase della guerra dei Cento anni, nell'epoca in cui le gravi sconfitte militari dell'Ecluse e di Crécy e la peste nera del 1348-1349 avevano prostrato la nazione francese. L'8 aprile 1350 sposò Giovanna di Borbone, sua cugina e coetanea; pochi anni più tardi, il 19 settembre 1356 Giovanni II, sconfitto a Poitiers, fu fatto prigioniero e il delfino C., insignito del titolo di duca di Normandia prima di Poitiers, governò sino al 1360, al posto del padre, con il titolo di reggente del regno (Delachenal, 1909-1931, I, p. 173). Le qualità di saggezza e coraggio di C., celebrate dalla biografia di Christine de Pisan (Le livre des fais et bonnes meurs du sage roy Charles V, del 1404), emersero particolarmente durante la stipulazione del trattato di Brétigny (1360) e negli emendamenti a esso apportati a Calais: ne conseguì infatti che, pur impadronendosi di circa metà dei territori francesi, Edoardo III Plantageneto rinunciava a ogni pretesa inglese alla corona di Francia.Nell'ambito della riorganizzazione finanziaria e militare del regno, C. diede avvio a un vasto programma architettonico destinato a proteggere la capitale del regno da nemici esterni ma anche da insurrezioni interne (Erlande-Brandenburg, 1988). La nuova cinta difensiva di Parigi - che inglobava i quartieri sviluppatisi sulla riva destra della Senna - fu iniziata nel 1358 e rapidamente portata a termine. A intervalli regolari era scandita da porte, configurantisi come vere e proprie fortezze: tra queste fu ulteriormente potenziata la Porte Saint-Antoine con il formidabile organismo difensivo della Bastille Saint-Antoine: iniziata nel 1370 e terminata nel 1382, essa inaugurava una tipologia nuova nell'architettura militare e inoltre, compresa all'interno della cinta, proteggeva la grande via orientale d'accesso alla città e aveva nello stesso tempo funzione coercitiva verso l'interno.Nel 1363 Giovanni II moriva in Inghilterra e il 19 maggio 1364 C. veniva unto re a Reims. Il Livre du Sacre de Charles V (Londra, BL, Cott. Tib. B.VIII), commissionato dal re stesso, come prova una menzione autografa con la data 1365 (c. 74v), costituisce un'eccezionale testimonianza iconografica della cerimonia: le miniature dell'anonimo maestro riflettono perfettamente il nuovo gusto di corte, che esigeva realismo e un'estrema attenzione al particolare. Nel 1369, favorito giuridicamente dalla scadenza delle clausole apposte nove anni prima al trattato di Brétigny, C. riprese le ostilità contro l'Inghilterra, dichiarando nulla la potestà inglese sui territori francesi e riconquistando quasi integralmente i possedimenti inglesi in Francia, a esclusione di poche città costiere. Durante il Grande scisma, iniziato nel 1378, C. appoggiò il papa francese Clemente VII nella sua azione a favore del ritorno del papato ad Avignone. Il 16 settembre del 1380 C. morì nella sua residenza di Beauté-sur-Marne.Colto, fine giurista, amante dello studio e dei libri, durante il periodo di pace che caratterizzò il suo regno, C. esercitò il patronato delle arti. Una delle sue prime committenze al ritorno da Reims fu quella della propria statua funebre ad André Beauneveu (atti del 25 ottobre e del 12 dicembre 1364; Delisle, 1874, nrr. 109, 144), che eseguì di fatto la statua giacente del re, oggi conservata nella cattedrale di Saint-Denis, ritraente ad vivum C. vestito come nel giorno della consacrazione (Pradel, 1951a). Nel suo testamento del 1374 (La Librairie de Charles V, 1968, nr. 31) il re istituì per sé tre sepolture, secondo un costume diffuso nel sec. 14°: a Saint-Denis per il proprio corpo, a Rouen per il proprio cuore e a Maubuisson per le proprie viscere. Fu così realizzato in Saint-Denis, tra il 1375 e il 1380, un nuovo tipo di sepoltura di lusso, un monumento funebre doppio (per la coppia reale). Per la statua del re giacente venne utilizzata quella eseguita da Beauneveu nel 1364, mentre quella della regina fu con molta probabilità realizzata da Jean de Liège (Pradel, 1951a). La statua giacente della regina e molti elementi costitutivi del monumento, noto soltanto grazie a un acquerello di Roger de Gaignières (Parigi, BN, Cab. Estampes, coll. Gaignières, 1a, c. 43), sono andati perduti; restano pochi frammenti oltre al già menzionato giacente del re (Les fastes du Gothique, 1981, nrr. 64, 75).Jean de Liège fu l'esecutore della tomba del cuore del re, in lavorazione dal 1368. Voluta a Rouen, nel coro della cattedrale, e oggi completamente distrutta, è anch'essa nota solo da un disegno di Roger de Gaignières (Parigi, BN, Clairambault 633, c. 31).Della tomba delle viscere - nell'abbazia cistercense di Maubuisson, accanto alla tomba della madre - resta solo il giacente, che, come di norma, tiene in mano il sacchetto con le viscere (Parigi, Louvre; Les fastes du Gothique, 1981, nr. 74). Quest'ultima tomba viene generalmente datata dal 1374 al 1380, ma la differenza rispetto al giacente di Saint-Denis farebbe pensare a un'esecuzione più tarda, forse dopo la morte del re. La statua giacente di Maubuisson è stata attribuita stilisticamente alla bottega di Jean de Liège (Pradel, 1951a), come l'altro mediocre giacente della tomba delle viscere di Giovanna di Borbone, proveniente dalla chiesa dei Celestini e oggi collocato accanto a quello del corpo del re in Saint-Denis, al posto del perduto giacente del corpo della regina.Le fonti tramandano il ricordo di numerose fondazioni reali di conventi e chiese, come quella dei Celestini a Parigi, ma le più famose committenze in campo architettonico sono la trasformazione del castello del Louvre e la completa ristrutturazione della residenza reale di Vincennes, dove C. "avoit entencion d'y faire ville fermée [...] et là aroit establie en beaulz manoirs la demeure de plusieurs seigneurs" (Christine de Pisan, Le livre des fais, III, 11). Il progetto del re riguardo a Vincennes non era dunque il semplice rinnovamento dell'antica residenza di caccia dei re capetingi, ma la grandiosa costruzione di una sorta di "città privilegiata che, per la sua destinazione, si configurava quasi come il primo abbozzo della Versailles di Luigi XIV" (Delachenal, 1909-1931, I, p. 11). Gli edifici del complesso confermano questa impressione: la cinta rettangolare, con poderose torri di fiancheggiamento, evoca quella di una città; le torri erano alte m. 42 (solo la Tour du Village a N ha conservato l'altezza originaria). Il mastio venne iniziato nel 1361 e terminato nel 1369 (Erlande-Brandenburg, 1988) e ciò permetterebbe di datare le mensole scolpite all'interno del mastio stesso, del castelletto e della Tour du Village agli anni 1364-1369. La Sainte-Chapelle, iniziata nel 1370, era incompleta alla morte del re.Per la ristrutturazione del castello del Louvre C. si avvalse dell'opera dell'architetto di corte Raymond du Temple. Sotto la sua direzione vennero aggiunti nuovi appartamenti reali nelle ali nord ed est, mentre l'accesso monumentale alla fronte settentrionale si ottenne con la creazione della celebre Grande vis, una scalinata elicoidale inserita probabilmente in una torre quadrangolare (Whiteley, 1985), di cui scavi recenti hanno individuato le sostruzioni (Le Grand Louvre, 1984-1985; Babelon, 1987). Questa scalinata reale, poi divenuta modello di molte altre, stando a una descrizione settecentesca era adorna di sculture, opera di Jean de Liège (Sauval, 1724, II, p. 11); la decorazione seguiva un preciso programma iconografico, legato all'esaltazione politica della legittimità dei Valois al trono francese (Pradel, 1951b; Sherman, 1977). Le due statue di C. e di Giovanna di Borbone conservate al Louvre (Les fastes du Gothique, 1981, nr. 68), provenienti secondo alcuni dal portale della chiesa dei Celestini o dalla Grande vis, potrebbero invece essere pertinenti alla decorazione del portale dell'entrata orientale del Louvre, ancora esistente nel sec. 17° (Gaborit, 1981).Nel 1367 C. decise di trasferire i suoi libri dal Palais de la Cité a una torre del Louvre, la Tour de la Fançonnerie, all'angolo nord-ovest della costruzione medievale. Raymond du Temple presiedette i lavori di costruzione di questa prestigiosa biblioteca, dotata di un sistema d'illuminazione per la lettura notturna, sistemandola in tre sale poste una sull'altra (Delisle, 1907b, I). C. fu il primo sovrano a fare di una biblioteca un'istituzione, con il concetto dell'inalienabilità dei beni in essa conservati (La Librairie de Charles V, 1968, p. 56). Nel 1373 l'importanza della biblioteca era tale da richiedere la redazione di un inventario, oggi perduto nella sua versione originale ma noto da una verifica del 1380 e da un altro inventario del 1411 (Parigi, BN, fr. 2700; La Librairie de Charles V, 1968, nr. 113; Les fastes du Gothique, 1981, nr. 291). Il totale dei volumi inventariati nel 1380 era di novecentodiciassette, ma se si aggiungono i manoscritti più preziosi che C. custodiva nelle biblioteche private delle residenze reali, soprattutto a Vincennes, si raggiunge il considerevole numero di più di mille volumi. La collezione comprendeva un 'fondo antico', corrispondente alle raccolte dei precedenti Valois ereditate dal re, e inoltre manoscritti entrati a far parte della biblioteca per donazione o per diretta committenza reale, a partire in questo caso dalle traduzioni in francese di opere classiche, tra cui sono da menzionare quelle da Aristotele, nella versione di Nicole Oresme.Esiste una stretta correlazione tra le trasformazioni dello stile miniatorio durante il regno di C. e la moltiplicazione, nella stessa epoca, di traduzioni francesi di opere mai illustrate fino ad allora (Thomas, in La Librairie de Charles V, 1968, p. XVII). Una netta divisione veniva a operarsi a Parigi, alla metà del sec. 14°, tra gli ateliers dai quali uscivano i testi più nuovi e quelli che continuavano, senza allontanarsi dalla tradizione di Jean Pucelle, a miniare manoscritti liturgici d'alta qualità, come il Bréviaire de Charles V (Parigi, BN, lat. 1052, del 1364-1370), illustrato da uno dei migliori allievi di Pucelle, Jean le Noir. Costui tuttavia rielaborò i canoni pucelliani avvertendo la tendenza fortemente realistica della miniatura parigina iniziata dall'anonimo artista del Remède de Fortune di Guillaume de Machaut (Parigi, BN, fr. 1586) e continuata dai miniatori attivi alla corte di C., tra i quali il Maestro aux Boqueteaux, il Maestro del Livre du Sacre de Charles V e l'autore della miniatura illustrante l'incoronazione del giovane Carlo VI nelle Grandes Chroniques de France de Charles V (c. 3v; Porcher, 1959, p. 50; Meiss, 1967; Avril, 1978, p. 28). Per il caso eccezionale della Bible historiale offerta al re da Jean de Vaudetar (Aia, Rijksmus. Meermanno-Westreenianum, 10 B 23) l'illustratore fu il pittore Jean de Bondol, autore di uno dei più bei ritratti del re (c. 2r), firmato e datato 1371. Insieme a Jean de Bondol uno dei migliori artisti del regno di C. è l'anonimo autore del Paramento di Narbona (Parigi, Louvre), dipinto a grisaille su seta, commissionato dal re stesso prima del 1378 o del 1380 (La Librairie de Charles V, 1968, nr. 95; Les fastes du Gothique, 1981, nr. 324).Oltre alla ricca biblioteca, C. possedeva un'importante collezione di oggetti preziosi: un inventario, redatto nel 1379, fornisce la cifra di tremilanovecento pezzi (Parigi, BN, fr. 2705; v. Collezionismo). Pochissimi sono gli esemplari sopravvissuti, tra cui alcuni cammei d'epoca romana, mentre sono andati perduti quelli del sec. 13°, eseguiti probabilmente nell'Italia meridionale in ambito federiciano e accostabili a quello con l'Ebbrezza di Noè, della stessa epoca (Parigi, BN, Cab. Méd.; La Librairie de Charles V, 1968, nr. 92; Les fastes du Gothique, 1981, nr. 167). Nel campo dell'oreficeria bisogna ricordare lo scettro (Parigi, Louvre; La Librairie de Charles V, 1968, nr. 93; Les fastes du Gothique, 1981, nr. 202) commissionato da C. e destinato alla consacrazione dei re di Francia, nonché il piatto niellato della legatura di un evangeliario ottoniano, detto dell'Apocalisse (Parigi, BN, lat. 8851). Benché il dibattito critico sull'autenticità di questo pezzo sia ancora aperto (Les fastes du Gothique, 1981, nr. 205), la maggior parte degli studiosi è oggi generalmente concorde nel ritenere che la composizione di questa placca costituisca un omaggio degli orafi di C. all'artista ottoniano che decorò il manoscritto. Questa singolare 'copia' dall'antico potrebbe aggiungersi alle altre numerose testimonianze della permanenza, nella seconda metà del sec. 14°, di correnti artistiche caratterizzate da ritorni a forme arcaizzanti, parallelamente ad altre "di una immaginazione talvolta esuberante" (Gaborit-Chopin, 1981, p. 224).
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