VIDUA, Carlo
Carlo Domenico Fabrizio Giuseppe Maria Vidua, conte di Conzano, nacque a Casale Monferrato il 28 febbraio 1785 da Pio Gerolamo e da Marianna Gambera. Ebbe una sorella minore, Luigia (Luisa), nata nel 1786, che andrà in sposa al conte Carlo Emanuele Incisa di Santo Stefano Belbo.
Rimasto vedovo nel 1789, il padre sposò in seconde nozze la contessa Enrichetta Galleani d’Agliano, dalla quale non ebbe figli. Alla morte della madre, collaborarono all’educazione del fanciullo anche i nonni materni, Paola Gaspardone e Fabrizio Gambera. Fino ai diciannove anni Vidua fu istruito privatamente dal casalese don Giuseppe Mortara e, poi, dal canonico Ignazio De Giovanni. Per volere del padre, fervente legittimista, deciso a sottrarre il figlio all’influenza francese, Vidua rinunciò agli studi universitari a Torino. All’apprendimento delle lettere, classiche e moderne, affiancò il disegno architettonico civile e militare, l’equitazione, la scherma, la danza e la musica, dimostrando apprezzabili qualità di compositore.
Dal 1801 compì con il padre alcuni viaggi a Torino (visitata la prima volta nel 1792), Milano, Pavia, Firenze e Siena. Trasferitosi nella capitale del regno sabaudo con il genitore nel 1804, approfondì gli studi in legge con l’abate Luigi Bessone e frequentò assiduamente la Società dei Concordi, in cui fu ammesso nel 1806 con il nome accademico l’Allungato. Presso la Società, creata da Ferdinando e Cesare Balbo, Luigi Provana del Sabbione e Luigi Ornato, presentò le sue prime produzioni letterarie. Nel sodalizio Vidua maturò l’amicizia con Cesare Balbo, in seguito suo primo biografo; con lui tentò inutilmente di avviare una colonia fiorentina dei Concordi, biasimandone poi la compromissione con il governo napoleonico.
Esperto bibliofilo, dagli anni giovanili Vidua andò costituendo una cospicua raccolta libraria, che rivela un’ampia varietà di interessi, in parte connessi all’attività di viaggiatore. Formatosi sui classici della letteratura italiana e latina, Vidua si interessò anche, fra gli altri, a Voltaire, Jean-François Marmontel, Jean-Jacques Rousseau e Nicolas de Condorcet. Apprezzò Montesquieu e Madame de Staël, ma fra tutti preferì Chateaubriand. Fra gli autori italiani, predilesse Francesco Petrarca; fra i contemporanei, ammirò Vittorio Alfieri e Ugo Foscolo, aderendo alle teorie linguistiche di Gian Francesco Galeani Napione.
Sul principio del 1810 viaggiò nella Francia meridionale, con particolare riguardo per i luoghi petrarcheschi; si portò quindi a Genova, Pisa, Livorno (ove conobbe e frequentò Gaetano Poggiali), Firenze e Roma. Refrattario alla monotona vita di provincia e alle possibilità di carriera normalmente offerte a un giovane del suo ceto sociale, nel 1812 meditò di arruolarsi, a Modena, in un reggimento di cavalleria. Insistenti si fecero nel frattempo le istanze del padre perché si sposasse; Vidua contrastò con ostinazione ogni proposta di matrimonio orchestrata dalla famiglia.
Nel 1813 trascorse alcuni mesi in ritiro a Sestri Levante, dedicandosi alla composizione di una storia di Firenze (a tutt’oggi perduta), dalla morte di Lorenzo il Magnifico all’avvento di Cosimo I. Rientrato a Casale in autunno, dopo poche settimane si rimise in viaggio, all’insaputa della famiglia, con destinazione Parigi, raggiunta in concomitanza con la caduta dell’Impero napoleonico. Nella capitale francese maturò l’intenzione di comporre, al proprio ritorno in patria, una storia della Rivoluzione; decise intanto di proseguire il viaggio in Inghilterra, Irlanda, Scozia, Belgio e Olanda, fino al 1815.
Mentre coltivava l’idea di viaggi verso mete sempre più remote, nel 1816, anno d’avvio della polemica fra classici e romantici, ultimò il discorso Dello stato delle cognizioni in Italia (forse già abbozzato nel 1813 e pubblicato postumo nel 1834), in cui si interrogava sulle cause della «mediocrità» da cui vedeva afflitta l’Italia contemporanea, posta a confronto con le maggiori nazioni europee.
Accantonata temporaneamente l’idea di visitare Stati Uniti d’America, Canada e, al ritorno, Spagna e Portogallo, nell’aprile del 1818 Vidua intraprese il suo primo viaggio al di fuori dei confini europei, con la località lappone di Jukkasjärvi come estremo limite settentrionale e la seconda cateratta del Nilo come traguardo meridionale. Insieme al marchese Alessandro Doria di Ciriè, visitò Danimarca e Svezia; proseguì quindi alla volta di Pietroburgo (ottenendo di essere ricevuto dallo zar Alessandro I) e Mosca. Trascorso un anno, Doria rientrò in patria, mentre Vidua si addentrò nella regione caucasica, raggiunse il mar Nero attraverso la Crimea e, da Odessa, sbarcò a Costantinopoli. Percorsa ampia parte dell’Anatolia, giunse in Egitto sul finire del 1819, divenendo il principale artefice dell’acquisizione al Piemonte, nel 1823, della collezione d’arte egizia di Bernardino Drovetti (a lungo console generale di Francia in Egitto), su cui si fonderà di lì a poco il Museo Egizio di Torino. Lasciato l’Egitto nell’agosto del 1820, visitò Gerusalemme, Gerasa, Damasco, Palmira e Beirut. Attraversato il Mediterraneo, approdò ad Atene nell’aprile del 1821, mentre era in corso la rivoluzione. Poco interessato ai drammatici eventi ateniesi, s’imbarcò per Marsiglia.
Dalla primavera del 1822 soggiornò in prevalenza fra le ville di Conzano, San Maurizio e Guazzolo, dedicandosi (ancora al principio del 1824, a Milano) al riordino dei materiali raccolti e alla stesura delle relazioni del viaggio in Oriente, elaborate sulla scorta di taccuini di appunti, già utilizzati nei resoconti forniti per via epistolare a familiari e amici. Insoddisfatto del risultato, Vidua rinunciò alla pubblicazione, rinviando a un suo futuro rientro in Piemonte la composizione di un’opera odeporica.
Entrato in possesso dell’ultima parte dell’eredità materna, rimase in famiglia fino alla fine del 1824, avviando la preparazione del viaggio nel continente americano, vagheggiato fin dal 1818. Prima di partire, allestì una raccolta di iscrizioni latine e greche trascritte durante la trasferta in Oriente; le Inscriptiones antiquae a comite Carolo Vidua in Turcico itinere collectae (Parigi 1826) saranno l’unica sua opera edita in vita.
Salpato dal porto di Le Havre il 25 febbraio 1825, arrivò a New York dopo quarantatré giorni di navigazione; dalla costa proseguì per Filadelfia, Boston, Washington, Montpelier, Monticello. Grazie alle lettere commendatizie di cui era provvisto, nell’itinerario nel nord-est degli Stati Uniti poté incontrare il presidente in carica, John Quincy Adams, e quattro ex presidenti. Dopo un breve trasferimento in Canada, rientrò negli Stati Uniti in novembre, spingendosi verso ovest, fino al Missouri. Lasciata New Orleans in battello nel febbraio 1826, avviò un tour in Messico, fra la capitale e Guadalajara, ipotizzando la redazione di una storia della recente rivoluzione messicana. Ricevuta dalla sorella la notizia di una grave malattia del padre, decise di interrompere il viaggio, che aveva programmato di continuare alla volta del Perù. Da Tepic (sulla costa del Pacifico), attraversò a cavallo il Messico fino a Veracruz, dove si imbarcò per l’Europa, giungendo a Bordeaux nell’aprile del 1827. Un duro contrasto epistolare con il padre, nel frattempo ristabilitosi, indusse però Vidua a non rientrare in patria.
Nel luglio del 1827, da Bordeaux, prese quindi avvio il terzo e ultimo viaggio extraeuropeo, in India e nel sud-est asiatico. Visitata Calcutta prima della fine dell’anno, percorso il Gange fino a Benares e raggiunta Delhi al principio del 1828, si spinse fino alla catena dell’Himalaya. In estate fu a Singapore, poi a Manila, Macao, Canton, nelle Filippine, nel Borneo e a Giava, dove soggiornò sino alla fine del 1829. In primavera aveva intanto iniziato la stesura di un trattato politico, in cui intendeva riunire proprie osservazioni sugli ordinamenti dei luoghi visitati. Pervenuto a Cesare Balbo e confluito infine nella Biblioteca nazionale di Torino, il manoscritto dell’opera incompiuta andò distrutto nell’incendio che devastò la biblioteca nel 1904.
Nel marzo del 1830 approdò all’isola di Madura, fu quindi ad Ambon e in Nuova Guinea, ove giunse a bordo di un veliero condotto dall'olandese Jan Hendrik De Boudyck-Bastiaanse, poi autore dei Voyages faits dans les Moluques, à la Nouvelle-Guinée et à Célèbes, avec le comte Charles de Vidua, de Conzano, à bord de la goëlette royale l’Iris (Parigi 1845), dedicati alla memoria del compagno di viaggio. Da programma, l’itinerario si sarebbe dovuto concludere con l’esplorazione di Australia, Cile, Argentina e Brasile. Il 16 agosto, invece, durante una visita alle solfatare di Lahendong, nell’isola di Celebes (oggi Sulawesi), del fango bollente causò a Vidua un’ustione alla gamba destra. Con la speranza di ottenere cure migliori, il malato venne trasferito a Ternate (Isole delle Molucche); le sue condizioni peggiorarono tuttavia in modo irreversibile.
Il 25 dicembre 1830 Vidua morì a bordo della nave che lo conduceva ad Ambon, dove si prevedeva di eseguire l’amputazione dell’arto ustionato. Nel 1833 le sue spoglie vennero traslate a Conzano e tumulate nella chiesa di San Maurizio.
Pur se con tagli e omissioni, Cesare Balbo allestì un’importante raccolta di Lettere del conte C. V., I-III, Torino 1834 (con le Carte annesse, nel 1835, relative agli itinerari dei viaggi), cui premise una Vita di C. V. (vol. I, pp. III-LII); postumo pubblicò il discorso Dello stato delle cognizioni in Italia (Torino 1834; nello stesso anno uscì una seconda ed. annotata).
In seguito a complesse vicende testamentarie ed ereditarie, la maggior parte dei documenti e dei materiali appartenuti a V. o a lui riferibili si trova a Torino (Accademia delle scienze, Archivio di stato, Biblioteca civica centrale, Biblioteca Reale, Armeria Reale), a Casale Monferrato (Archivio storico, Museo civico e Biblioteca civica G. Canna) e a Roma (Biblioteca apostolica Vaticana, Museo preistorico etnografico L. Pigorini). Descrivono i fondi G. Dondi, La collezione V. di armi orientali all’Armeria reale di Torino, in Armi antiche (1980), pp. 25-41; C. V. viaggiatore e collezionista (1785-1830), a cura di G.P. Romagnani, Casale Monferrato 1987 (in partic. E. Leospo, La raccolta egizia del V., pp. 35-45; A. Testa, Le collezioni e le raccolte di C. V., pp. 57-63); E. Falcomer, Gli inediti di C. V. alla Biblioteca Vaticana, in Studi piemontesi, XIX (1990), 2, pp. 493-501; S. Curto, C. V. Ritrovamento di un suo manoscritto, in Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, XLVIII (1996), pp. 269-277; C. Coppo, Il fondo librario C. V. della Biblioteca civica di Casale Monferrato, in Bibliofilia subalpina (2005), pp. 97-117; E. Borgi, Il fondo archivistico e librario di C. V., in C. V., In viaggio dal grande Nord all’Impero ottomano (1818-1821). Diari e documenti nell’Accademia delle scienze di Torino, a cura di A. Invernizzi - A. Roccati, I, Alessandria 2019, pp. XI-XIV. Tra i materiali di viaggio di V., sono stati editi: Narrazione viaggio alla Nuova Guinea 1830, a cura di M. Viaggi Bonisoli, Torino 2003; M. Sormani - M. Coccopalmerio - L. Coccopalmerio, Il mistero e la gloria. Il viaggio in Soría del conte C. V. (agosto-dicembre 1820), Solonghello 2009; Relazioni del viaggio in Levante e in Grecia, presentazione di F.A. Pennacchietti, Firenze 2011.
Per un profilo bio-bibliografico, si rimanda per brevità alle voci più recenti, inclusive dei titoli pregressi: Piemonte e letteratura 1789-1870. Atti del Convegno … 1981, a cura di G. Ioli, I, s.l. [1983] (in partic. A. Ferraris, C. V. La Virtù infelice, pp. 306-327; V. Moretti, C. V. viaggiatore, pp. 328-335); C. V. viaggiatore e collezionista, cit. (in partic. S. Curto, C. V. e il Museo Egizio di Torino, pp. 27-34; N. Pinna Pintor Turin, C. V. e la musica, pp. 47-55); A. Testa, C. V. and the Virginian Politicians: the Philosophical Tour of an Inquisitive Italian Traveller (1825-1826), in The United States South: Regionalism and Identity, edited by V. Gennaro Lerda - T. Westendorp, Roma 1991, pp. 123-133; E. Falcomer, C. V. Un giovane intellettuale subalpino in età napoleonica, Alessandria 1992; Id., Tensioni anti-illuministiche e moderatismo nel Piemonte napoleonico: rifiuto e ricezione dei Lumi in C. V., in Ragioni dell’anti-illuminismo, a cura di L. Sozzi, Alessandria 1992, pp. 363-415; A. Testa, C. V., viaggiatore italiano negli Sati Uniti d’America (1825-1826), in Rivista di storia arte archeologia per le province di Alessandria e Asti, CV (1996), pp. 195-288; R. Damiani, C. V., riformatore della cultura italiana del primo Ottocento, in Lettere italiane, LI (1999), 2, pp. 272-280; G.P. Romagnani, C. V.: un inquieto aristocratico subalpino (1986), in Id., Fortemente moderati. Intellettuali subalpini fra Sette e Ottocento, Alessandria 1999, pp. 87-107 (in prima ed. con una Nota biografica); A. Testa, Riflessioni sugli ultimi viaggi di C. V. alla ricerca di nuovi mondi (1825-1830), in L’altro Piemonte nell’età di Carlo Alberto. Atti del convegno... 1999, a cura di E. Dezza - R. Ghiringhelli - G. Ratti, San Salvatore Monferrato 2001, pp. 451-462; R. Coaloa, Le ricerche su Cristoforo Colombo e l’interesse per l’America di Ignazio De Giovanni, Pio e C. V., in Atti del Congresso colombiano… 1999, a cura di P. Canepa - G. Casartelli Colombo di Cuccaro - G. Ribaldone, Cuccaro Monferrato 2001, pp. 73-102; Id., C. V. e Alexis de Tocqueville: il viaggio nell’America della democrazia, Torino 2002; Id., C. V. un romantico atipico, prefazione di R. Ghiringhelli, introduzione di A. Testa, Casale Monferrato 2003; M. Cerruti, C. V. e il suo Viaggio degli Stati Uniti e del Canadà (1825-’26), in Id., I cani di villa. Percorsi dei Lumi e anti-illuminismi in Italia fra Settecento e Novecento, Napoli 2003, pp. 161-183; L.A. de la Garza, En busca de una identidad: C. V., un viajero piamontés del siglo XIX, México 2003; M. Viaggi Bonisoli, C. V. Una vita ricreata, Torino 2003; R. Coaloa, C. V. Il noviziato in Monferrato di un illuminista romantico, in Monferrato: i segni della modernità, a cura di V. Castronovo - V. Comoli - E. Gioanola, Alessandria 2006, pp. 37-43; Id., C. V. e l’Egitto, Ferrara 2009; F. Surdich, L’attenzione per il sistema politico statunitense: il viaggio di C. V. (1825-1826), in I primi italiani in America del Nord. Dizionario biografico dei liguri, piemontesi e altri, a cura di C. Vangelista, Reggio Emilia 2009, pp. 37-44 (a pp. 162-164 una scheda bio-bibliografica); A. Invernizzi, La relazione di Palmira del conte V., 1820, in Zeitreisen. Syrien-Palmyra-Rom. Festschrift für Andreas Schmidt-Colinet zum 65. Geburtstag, herausgegeben von B. Bastl - V. Gassner - U. Muss, Wien 2010, pp. 103-111; G. Pagliero, L’inalterabilità de’ costumi primitivi: i beduini di Palmira nei manoscritti del V., in Primitivi, a cura di C. Di Cuonzo - L. Sozzi, Torino 2011, pp. 158-167; A. Roccati, C. V., egittologo italiano, in Talking along the Nile. Ippolito Rosellini, travellers and scholars of the 19th century in Egypt, edited by M. Betrò - G. Miniaci, Pisa 2013, pp. 211-214; L.A. de la Garza, C. V. Un viajero por la libertad, México 2014.