ZARDETTI, Carlo
Nacque a Milano il 22 novembre 1784, figlio di Giovanni e di Teresa Zamara. Si laureò all’Università di Pavia in legge nel 1808 e, benché completamente digiuno di conoscenze numismatiche, fu assunto come aggiunto nel medesimo anno al Gabinetto numismatico di Brera a Milano, forse perché il fondatore e allora conservatore dell’Istituto, Gaetano Cattaneo, era fratello di Giuseppe, suo zio acquisito (La Guardia, 1993, p. 53, nota 196). Risulta anche che avesse un fratello maggiore, Vincenzo, nato il 14 settembre 1783, abitante con lui, e una sorella, Ippolita, suora, nata a Stresa nel 1775, cosa da cui si potrebbe ipotizzare un’origine della famiglia da quel luogo. Si coniugò intorno al 1811, anno in cui risulta impiegato nei Ruoli generali della popolazione, con Francesca Benelli, dalla quale ebbe quattro figli: Giacomo, nato il 5 gennaio 1813, Giovanna, nata nel corso del medesimo anno, Contardo, nato il 30 novembre 1819, ed Erminia Vincenza, nata nel 1824 e nelle lettere definita «la figlietta». Abitò inizialmente in strada Santa Sofia, poi in borgo di Porta Romana e poi in strada San Calimero, quindi sempre nel centro di Milano. Fu nominato aggiunto al direttore il 15 febbraio 1819 contemporaneamente alla promozione di Cattaneo a direttore, con uno stipendio annuo di duemila lire, importo inferiore alle sue attese in quanto il direttore ne aveva richieste 3070.
Nella Guida di Milano del 1827 il suo nominativo comparve con la qualifica di aggiunto e con abitazione in strada di santa Sofia, ma non vicino al palazzo di Brera dove invece abitava Cattaneo, fatto che avrebbe scatenato la sua gelosia quando, divenuto ormai direttore, nel 1842, gli sarebbe stato negato il medesimo privilegio.
Nella Guida del 1836 Zardetti era menzionato anche come membro dell’Ateneo di Brescia e in quella del 1842 fu ancora segnalato come aggiunto visto che il direttore non era ancora stato nominato in quanto Cattaneo era stato stroncato da un attacco apoplettico il 10 settembre 1841 e il concorso per la sua sostituzione era stato bandito in novembre; Zardetti ritenne quel concorso una sorta di oltraggio alla carriera, come scrisse in una lettera all’amico pittore Pelagio Palagi il 2 novembre 1841 (Fondo Speciale Manoscritti Pelagio Palagi, cart. 24, n. 62). Nella medesima Guida Zardetti compariva fra i soci corrispondenti dell’Istituto regio lombardo di lettere, scienze ed arti, nomina che aveva ottenuto il 3 marzo dell’anno precedente, ed era definito anche socio onorario dell’Istituto regio Accademia di belle arti di Brera, socio corrispondente dell’Istituto archeologico di Roma e del ministero dell’Istruzione pubblica di Parigi, e finalmente direttore, ma solo aggiunto, dell’Istituto regio Gabinetto numismatico; precisazione, quella di aggiunto, che scomparve nella Guida dell’anno successivo, nel 1842, quando Zardetti divenne direttore a titolo pieno.
Il 20 maggio 1844 il nuovo direttore del Gabinetto numismatico richiese con una supplica patetica (Fondo Autografi, b. 159, f. 39) al viceré del Regno lombardo-veneto di essere nominato membro effettivo con pensione dell’Istituto lombardo, aggiungendo di essere il solo escluso dal privilegio fra tutti i direttori in carica presso il Palazzo delle scienze e delle arti in Brera e di avere subìto in passato una serie di ingiustizie sul piano stipendiale, ma ottenne solo di essere nominato membro effettivo senza pensione, il 25 aprile 1846, ovvero senza quel riconoscimento economico che agognava da anni e il cui mancato ottenimento gli aveva fatto nascere un sordo rancore verso il direttore Cattaneo fin dal 1841, come si evince da una lettera scritta il 21 luglio a Palagi, nella quale Cattaneo era definito «vile e basso» e cospiratore contro di lui «per invidia e gelosia» (Fondo Speciale Manoscritti Pelagio Palagi, cart. 24, n. 56). Nel 1848, dopo la morte dell’aggiunto Gottardo Calvi avvenuta l’8 settembre, Zardetti pianificò la sua sostituzione, mediante concorso pilotato, con il linguista Bernardino Biondelli, che successivamente sarebbe stato nominato direttore del Gabinetto numismatico, terzo direttore senza conoscenze numismatiche del medagliere milanese dopo Cattaneo e Zardetti.
Zardetti non si dimostrò mai molto interessato agli studi numismatici in senso scientifico, ma si prodigò con zelo impiegatizio nella cura pratica del Gabinetto numismatico di Milano, provvedendo agli acquisti e agli scambi di materiale nonché alla cura della biblioteca intesa come più specialistica rispetto all’indirizzo del predecessore, aperto all’interdisciplinarietà; contemporaneamente gestì una sorta di museo privato di numismatica e di antiquaria lasciatogli in affidamento da Pelagio Palagi a Milano quando l’artista bolognese fu chiamato a Torino da Carlo Alberto nel 1834 come «pittore preposto alla decorazione de’ Reali palazzi» (Franco 2014, p. 384) e direttore della scuola di ornato dell’Accademia albertina di belle arti di Torino, compilando anche a uso dell’amico un manoscritto intitolato Prezzi delle Medaglie Consolari ed Imperiali secondo l’opera di Mionnet (Fondo Speciale Manoscritti Pelagio Palagi, cart. 27: Numismatica), operetta di un centinaio di pagine nella quale sono registrati i prezzi delle monete romane con riferimenti non solo ai cataloghi dello studioso francese, ma anche alle opere di altri autori del passato. Anche se si riteneva un competente di numismatica medievale, probabilmente collocandosi in questo modo nell’orbita culturale del romanticismo, non scrisse mai nulla di veramente interessante in materia e nell’unico suo articolo di nummologia, pubblicato nella Biblioteca Italiana il 28 dicembre 1822 si limitò a illustrare due monete medievali inedite del museo Mainoni, senza nessun approfondimento dal punto di vista economico o archeologico, ma con molta correttezza sul piano delle citazioni (Sopra due monete del Museo Mainoni, l’una dell’imperatore Lamberto e l’altra della regina Jolanda, in Biblioteca Italiana, VII (1822), vol. 28, pp. 181-208). Se scrisse poco di numismatica, materia della quale non seppe o non volle vedere nulla oltre gli aspetti legati al collezionismo, Zardetti fu invece fertile autore di recensioni e in qualche caso discreto compilatore di lavori scientifici (Scritti d’arte…, 1998, pp. 171, 651, 653, 714, 768, 916) riguardanti la storia dell’arte, l’architettura cristiana, l’antiquaria, l’opiologia e altro. Si dedicò anche ad alcune traduzioni di opere francesi, grazie alla perfetta conoscenza della lingua e della cultura d’Oltralpe e anche a lavori di varia natura, fra le quali il catalogo della celebre biblioteca di Francesco Reina, bibliofilo milanese allievo di Parini e curatore delle sue opere. Così dalla sua penna uscirono saggi di diversa ispirazione e consistenza, a cominciare da una Lettera sopra due antichi monumenti egiziani posseduti dal cav. pittore ed architetto Pelagio Palagi, breve operetta di sole venticinque pagine e tre tavole in rame, edita a Milano nel 1835 da Felice Rusconi in centocinquanta esemplari esclusi dal commercio, nella quale erano descritti due oggetti appartenuti alla collezione di Giuseppe Nizzoli, acquistata in parte dall’amico pittore, ovvero una cassetta funeraria e un grande bassorilievo. E a continuare con Monumenti cristiani nuovamente illustrati, lavoro consistente in ventiquattro pagine e quattro tavole pubblicato nel 1843 dalla Libreria ecclesiastica di Milano, nel quale l’autore non andava oltre la descrizione di alcuni monumenti assemblati senza criterio, a principiare da una pittura dipinta sopra la parete della chiesa di Aquileia del IX secolo, interpretata secondo lui scorrettamente da alcuni studiosi, e a finire con il paliotto d’oro esposto a Milano nel 1838 e che aveva causato a quel tempo una polemica sulla sua cronologia con l’allora direttore del medagliere Cattaneo (Fondo Speciale Manoscritti Pelagio Palagi, cart. 24, n. 49). Il lavoro fu recensito e molto apprezzato da Pietro Selvatico, uno dei più importanti architetti e critici d’arte dell’epoca, il quale, dopo aver dichiarato Zardetti «noto all’Italia per molta erudizione, specialmente in tutto ciò che si attiene alle antichità cristiane» (Rivista Europea, n.s., I (1843), pp. 326-331) lo esortò a scrivere un’opera sulla simbologia cristiana, sfida che il direttore del Gabinetto numismatico raccolse solo in parte, limitandosi nel 1845 a pubblicare un saggio di cinquantasette pagine con una tavola pieghevole finale e una pagina con teschio e ossa, nel quale commentava la Danza della Morte dipinta sulla facciata della chiesa di S. Lazaro fuori Como, pittura che a suo giudizio avrebbe rappresentato il primo esempio del genere in Italia (Danza della Morte, dipinta a fresco, sulla facciata della Chiesa di San Lazaro fuori di Como, Milano 1845).
In due occasioni Zardetti scrisse anche di opiologia, quando nel 1839 si occupò degli scudi della collezione del banchiere Ambrogio Uboldo (Uboldo-Zardetti, Descrizione degli scudi posseduti dal medesimo; preceduta da alcune notizie sull’uso, sulla forma ecc. degli scudi nel Medio Evo, e nei tempi anteriori e posteriori ad esso, dettate da Carlo Zardetti, Milano 1839) e quando nel 1841 illustrò gli elmi contenuti nella medesima raccolta (Uboldo-Zardetti, Descrizione degli elmi posseduti dal medesimo. Precedono alcune notizie sull’uso, sulla forma ecc. degli elmi nel Medio Evo, e nei tempi anteriori e posteriori ad esso, dettate da Carlo Zardetti, Milano 1841).
Si tratta di due lavori di cui Zardetti in una lettera a Palagi (Fondo Speciale Manoscritti Pelagio Palagi, cart. 24, n. 49) si attribuiva tutto il merito, asserendo di avere lasciato che Uboldo «vi mettesse il suo nome» per le notizie che aveva offerto. Sull’Armeria Uboldo, Zardetti tornò nel 1844 quando collaborò all’iniziativa di Cesare Cantù, Milano e il suo territorio, la guida della città in occasione del IV Congresso degli scienziati italiani che si sarebbe tenuto in settembre nella capitale del Lombardo Veneto, nella quale il direttore del medagliere milanese scrisse i contributi nel secondo volume su Biblioteca e Museo Trivulzio (pp. 208-212), Gabinetto Numismatico (pp. 220-224), Raccolte Verri, Taverna, Mulazzani, Beccaria (pp. 224-225) e Armeria Uboldo e Museo Palagi (pp. 229-231): occasione rara nella quale Zardetti timidamente si avvicinò alla numismatica intesa come scienza, segnalando l’attività antesignana (in Italia) del conte Giovanni Mulazzani, il quale aveva compilato il catalogo della sua raccolta di monete milanesi avendo cura «di stabilire il peso ed il titolo di ciascuna moneta, sia d’oro che d’argento, mediante coppellazione, al fine di scoprire e determinare il legale valore intrinseco di ogni pezzo» (p. 225).
Morì il 22 marzo 1849, dopo una malattia la cui prima avvisaglia si manifestò alla fine del 1846 e che gli fece perdere la vista dall’occhio destro, circostanza sulla quale Zardetti riuscì a celiare con la sua solita autoironia.
Il 'guercio di Brera', come pare ormai fosse chiamato nell’ambiente, uscì dalla scena lasciando l’idea di essere stato un uomo sfortunato, malaticcio, molto afflitto dalla lontananza del figlio Giacomo in pessima salute trasferito a Venezia come ispettore ferroviario e dall’indigenza della figlia Giovanna (Jeannette nelle lettere), nuora del banchiere Carmagnola andato incontro a un totale dissesto economico.
Fu uomo spesso collerico e dal carattere difficile, personaggio ombroso, probabilmente un conservatore o un pavido che non aveva sottoscritto l’abbonamento al Conciliatore, al contrario di Cattaneo; sicuramente un amico del regime austriaco, collaboratore della Biblioteca Italiana fondata da Giuseppe Acerbi, nata per confutare le idee liberali e innovatrici. Insomma nulla a che vedere né con il suo predecessore, fiero del suo passato filonapoleonico, né con il suo successore Biondelli, che sin dal suo arrivo a Milano nel 1840 divenne seguace di Carlo Cattaneo e partecipò nel marzo del 1848 all’insurrezione di Milano. Sotto la sua direzione scolastica il Gabinetto numismatico iniziò a perdere quella fantastica aria da istituzione culturale a 360 gradi che vi aveva infuso Gaetano Cattaneo, costituendo una biblioteca che andava ben oltre i confini della specialità e un salotto che richiamava i migliori intellettuali del momento come fra gli altri Manzoni, Bartolomeo Borghesi, Carlo Cattaneo e Stendhal.
Archivio di Stato di Milano, Fondo autografi, cart. 159, f. 39; Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Fondo Speciale Manoscritti Pelagio Palagi, cart. 4-6, 8, 11, 19, 24, 26-27, 31; R. La Guardia, La corrispondenza tra Gaetano Cattaneo ed Enrico Sanclemente, Milano 1993. Scritti d’arte del Primo Ottocento, a cura di F. Mazzocca, Milano-Napoli, 1998; A. Savio, Carlo Zardetti, secondo direttore del Gabinetto Numismatico di Brera, in Rivista Italiana di Numismatica e Scienze Affini, 2007, n. 108, pp. 375-422; F. Franco, Palagi, Pelagio, in Dizionario Biografico degli Italiani, LXXX, Roma 2014, pp. 382-385