CARLONE (Carloni)
Nell'impossibilità di stabilire le parentele dei numerosi artisti di questo nome, attivi in Italia e in Europa nei secoli XV-XVII, si registrano qui di seguito le notizie relative ad alcuni di quelli che lavorarono in Italia. Ma a causa delle molte omonimie, non è sempre possibile distinguere l'attività dei singoli personaggi.
Pietro, padre di Battista, da Ramponio, era ancora vivente il 18 febbr. 1464 nella parrocchia di Osteno (pieve di Porlezza, diocesi di Milano): vedi Arte lombarda, XI (1966), 2, p. 203.
Battista, figlio di un Pietro, fu scultore attivo a Genova negli ultimi decenni del XV secolo. Qui egli eseguì nel 1475 una statua marmorea di Domenico Pastine per gli ufficiali delle compere di S. Giorgio, da porsi in una nicchia del palazzo del banco omonimo. Viene nominato in alcuni documenti del 1486 e del 1508 (Alizeri, IV, pp. 188, 278) come "maestro antelamo", e non è da escludere una sua attività anche come architetto. Ebbe tre figli scultori: Michele, Antonio e Bernardo (di quest'ultimo sappiamo solo che collaborò con i fratelli).
Michele, forse il maggiore dei fratelli, è attivo a Genova nel palazzo di S. Giorgio nel 1490 e nel 1497 nella galleria dei marmi di Raffaele de' Fornari (Alizeri, IV, pp. 344 s.). Dal 1501 al 1505 lavorava con il fratello Antonio, con il quale ebbe a litigare, ma insieme con il quale eseguì il bellissimo portale per il palazzo Pallavicino a piazza Fossatello (contratto del 1503: Alizeri, V, pp. 32 s.), oggi nel Victoria and Albert Museum di Londra (J. Pope Hennessy, Catalogue of Italian sculpture…, I, London 1964, pp. 392-395). Nell'anno 1508 l'artista eseguì l'altare della chiesa di S. Domenico, e dieci anni dopo era ancora operoso a Savona nel cimitero del duomo con Gabriele da Cannero. Nei dieci anni intercorsi Michele fu in Spagna, ed è documentata anche da raffronti stilistici la sua opera alla trasformazione del castello di Calahorra (H. W. Kruft, Un cortile rinascimentale ital. nella Sierra Nevada…, in Antichità viva, VIII[1969], pp. 40-51; XI [1972], pp. 35-45, per altri docc. e ill.); il 19 dicembre 1509 la moglie di Michele, che era rimasta a Genova, riceveva da un emissario del marchese R. de Mendoza ben 30 ducati d'oro (C. Justi, Der Baumeister des Schlosses La Calahorra, in Jahrbuch der kön. preussischen Kunstsamml., XII[1891], pp. 224-226).
Antonio di Battista, fratello di Bernardo e di Michele, fu attivo come scultore, ma forse anche come architetto, a Genova e in Piemonte negli ultimi decenni del XV sec. e nei primi del successivo.
Il suo nome, insieme con quello del padre Battista, è incluso in una lista ufficiale di "magistri Antelami" che i consoli dell'arte avevano fornito all'ufficio dei Padri del Comune il 26 ott. 1486:tali "magistri", centocinque in tutto, dovevano fornire obbligatoriamente una giornata di lavoro gratuita per il prolungamento e il rafforzamento del molo del porto genovese; in base a tale documento viene inequivocabilmente testimoniata la provenienza culturale di Antonio: i "magistri Antelami", i quali ebbero una parte significativa nel "rinnovamento" edilizio genovese del sec. XV, erano di fatto una "famiglia" di costruttori e scultori di tradizione romanica medioevale originari della Valle di Intelvi e trapiantati a Genova nel Quattrocento (E. Poleggi, Ilrinnovamento edilizio genovese e i magistri Antelami nel sec. XV, in Arte lombarda, XI [1966], 2, p. 66).
Accellino Salvago e Tommaso Giustiniani, priori della devozione di S. Giovanni Battista, nel 1489 si accordarono con Antonio maestro antelamo e con Michele d'Aria, scultore, per costruire alcune nuove cappelle, al posto di altre, nonché per altri lavori alla porta laterale del duomo di S. Lorenzo in Genova (Alizeri, IV, pp. 190-193). Nel 1503 lavorò con il fratello Michele al portale oggi nel Victoria and Albert Museum di Londra. A Torino, nel duomo, fra i resti del sepolcro dei marchesi di Romagnano murati sulla sinistra dell'ingresso principale, è di Antonio, firmata, la statua di Amedeo di Romagnano, morto il 17 marzo 1509 (Schede Vesme, I, Torino 1963, p. 272). Nel 1509 Antonio era a Chieri dove lasciò nella cappella del Corpus Domini del duomo un rilievo con iscrizione per Agamennone Scotti. Nel 1517 era ancora in Piemonte ad Alba (Cuneo), dove prestò la sua opera come architetto sotto il maestro Paolo da Milano; come scultore gli è attribuita l'ancona marmorea dell'altar maggiore della cappella di S. Teobaldo, nel transetto sinistro della cattedrale con Madonna col Bambino e i santi Teobaldo, Lorenzo, Pietro e Paolo a tutto tondo; nelle tre formelle della predella, eseguite a bassorilievo, sono rappresentate una Pietà, un Angelo Gabriele e una Annunziata;altre statuette di santi sono sulla cimasa.
Un "magister Antonius de Carlono" del fu Pietro "habitator terre Vallis Intellvi" il 13 giugno 1492 mise "Antonium de Carlono filium Mag.ri Batista eius pronepotem" presso Antonio di Giacomo della Porta a Pavia, perché apprendesse l'arte del picapietra (R. Maiocchi, Codice diplomatico artistico…, II, Pavia 1949, p. 3 n. 1598).
Giacomo, figlio di Pietro (ma non si sa di quale), fu scultore attivo a Genova nella prima metà del sec. XVI (Alizeri, V, pp. 192-195, 200, 215, 229). Era presente a Carrara nel 1538, e nel 1550 avrebbe acquistato terra nella zona (Campori, 1873, p. 299). Nel 1550 un "Giacomo marmoraro" lavorava alla fortezza di Guastalla con Domenico Giunti (Campori, 1855, p. 261). Nel 1556 eseguì la statua di Pietro Gentile in S. Giorgio a Genova (Alizeri, V, pp. 261 s.).Il 17 maggio 1557 si impegnava a scolpire le statue per il monumento sepolcrale di G. P. Pinelli, disegnato da G. Alessi (mai eseguito o distrutto, riprodotto in G. Alessi…, Genova 1975, fig. 186). Dei suoi figli, Pietro sposò Camilla Usodimare genovese, e si stabilì a Carrara; qui nel 1591 si sposò sua figlia Minetta (Campori, 1871, p. 299). Morì prima del 1593 (Brentani, III., p. 287, n. 1).
Battista (Giovanni Battista), figlio di Pietro di Luca. Fu attivo come scultore a Massa intorno alla fine del XVI sec. Qui infatti, nel 1596, lavorò nel palazzo di Girolamo Emanuele Greco, eseguendo la statua del comrnittente e il suo stemma, da porsi nel portico (Campori, 1871, p. 299). Intorno al 1602 è a Portovenere, dove i monaci olivetani di S. Maria delle Grazie avevano concesso in enfiteusi a lui e a suo fratello Andrea la cava di marmo dei rinomati "mischi gialli e neri" nell'isola di Palmaria. Il 30 luglio 1621 a Genova dettava il suo testamento col quale faceva lasciti alla figlia Battistina, al nipote Giovanni Mazzetti e ai propri fratelli Bertole e Andrea - erano ancora vive la madre Caterina e la moglie Giacomina - e con il quale istituiva Andrea suo erede universale. Morì in patria (forse a Lugano) nel gennaio 1622 (Brentani, III, pp. 284 s.; IV., p. 401, con documenti dai quali risultano anche numerosi altri nomi). Un Giovanni Battista di Pietro morì a Modena a 61 anni il 9 ott. 1615 (Campori, 1873).
Giacomo, figlio di un Pietro, lavorò come scalpellino a Portovenere nella prima metà del sec. XVII, ed ebbe come figlio Giovanni Battista morto a Rovio nel 1695, scalpellino anche lui.
Bibl.: G. Campori, Gli artisti… negli Stati Estensi, Modena 1855, p. 261; Id., Mem. biografiche… di Carrara…, Modena 1873, p. 299; F. Alizeri, Not. dei professori del disegno in Liguria… al sec. XVI, IV, Genova 1876, pp. 188, 190-193, 278, 344 s.; V, ibid. 1877, pp. 192-195, 200, 215, 229, 261 s., 264; L. Brentani, Antichi maestri d'arte… delle terre ticinesi, III, Como 1939, pp. 284 s., 287 n. I; IV, ibid. 1941, p. 401; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, s. v.