REYLES, Carlos
Scrittore uruguaiano, nato a Montevideo nel 1868. Di famiglia agiata, il R. poté viaggiare in Europa, specie in Spagna dove perfezionò il suo linguaggio castigliano, e in Francia, dalla cui letteratura trasse il maggiore nutrimento per la sua arte narrativa. Erede di vasti possedimenti terrieri, il R. ne derivò le migliori esperienze umane e sociali, che mise a profitto della sua immaginazione.
Nel 1888 pubblicò il suo primo romanzo: Por la vida, con cui introdusse per la prima volta nella letteratura del suo paese gli schemi naturalistici; con il successivo, Beba (1894), il R. dava una più salda organicità alla sua visione positivistica e quasi scientifica della realtà. Nella storia di un amore incestuoso e adultero, sullo sfondo di una grande estancia, il R. ha modo di sviluppare le sue tesi zoliane e il gusto per la rappresentazione verista, a tinte crude, con una concezione pessimistica e fatalistica della vita. Nonostante l'indulgenza ai metodi della scuola letteraria, di cui il R. era imbevuto, l'opera possiede un suo sapore acre e duro, e riflette con vigore stilistico alcuni aspetti tipici della campagna uruguaiana.
A questi problemi di psicologia dolorosa e torbida sono ispirati gli altri racconti: Primitivo (1896), El Extraño (1897), El sueño de rapiña (1898), in forma di trilogia; e mentre in La raza de Caín (1900) si rappresenta la vita abulica, anormale e morbosa, e in La Muerte del cisne (1911), si celebra con intemperanza il trionfo della forza e della ricchezza secondo la troppo palese influenza del Nietzsche, in El Terruño (1916) l'arte del R. diventa più disciplinata e si fa più forte il senso della propria terra e più intuitiva l'osservazione psicologica.
Bibl.: J. Valera, Ecos argentinos, Madrid 1901; V. Pérez Petit, nella rivista Nosotros (Buenos Aires), aprile 1917.