SAXY, Carlotta Ercolina
de. – Nacque a Milano il 3 novembre 1733, unica figlia di Jean-Louis de Saxy, francese di origine, e di Rosa Pusterla.
Il fatto che più di una biografia indichi Napoli come luogo di nascita si spiega forse con i legami che con tale città aveva la famiglia materna.
Nelle Instruzioni alla figlia, il padre della giovane Carlotta Ercolina si diceva orgoglioso di averle dato «un’educazione tutta diversa» e di vederla preferire «la lettura» ai giochi (Archivio di Stato di Milano, Araldica 117, Tradizione (sic) delle memorie segrete del Conte Gio. Luigi de Saxy, ms., s.d.).
Nel 1752 sposò Alessandro Visconti di Saliceto, che era alle sue seconde nozze e che morì pochi anni dopo. Il matrimonio, da cui non nacquero figli, non fu sufficiente a dare a Carlotta Ercolina la rispettabilità a cui aspirava: poiché il padre, Jean-Louis, trasferendosi in Italia, aveva preferito tacere nella citata Tradizione le proprie origini nobili, italianizzando il cognome in Del Sasso, la figlia Carlotta incontrò non poche difficoltà a dimostrare di essere nobile per parte sia di madre sia di padre e, quindi, a essere ammessa a corte come ‘dama’. Nel 1763, quando era già vedova, riuscì, presentando un’ampia documentazione sui propri antenati, a farsi nominare dama della Croce stellata. Nuovi dubbi su una sua «nobiltà non provata» (Archivio di Stato di Milano, Araldica 135, Lista delle dame che oggidì trovansi ammesse a questa Regia ducal corte di Milano, marzo 1772) furono sollevati nel 1772 e, per vedersi definitivamente ammessa a corte, Saxy dovette ripresentare gli stessi documenti già prodotti.
L’aspirazione a essere inserita a pieno titolo nei ranghi della nobiltà milanese fu forse motivata anche dalle difficili condizioni economiche, tanto che, fin dal 1762, chiese e ottenne una piccola pensione che le permise di vivere decorosamente. Pur dovendo rinnovare la richiesta nel 1782, e poi ancora in età napoleonica, Saxy poté vivere in relativa serenità, dedicandosi allo studio e intrecciando amicizie intellettuali con alcuni tra i protagonisti della cultura milanese dell’età dei lumi, da Pietro Verri a Giuseppe Gorani, a Giuseppe Visconti di Saliceto. Almeno dalla fine degli anni Ottanta, inoltre, ebbe un intenso scambio epistolare con il vescovo Scipione de’ Ricci, che non conobbe di persona, ma dal quale fu messa in contatto con un altro giansenista, Vincenzo Palmieri: dopo un incontro a Milano, nel 1791, i due si scrissero fino alla morte di lei.
Sia le lettere che Saxy riceveva, sia quelle in cui i suoi amici la menzionavano denotavano la grande considerazione in cui era tenuta. Gorani modificò in più punti le sue Recherches sur la science des gouvernements tenendo conto delle osservazioni di Saxy, da lui citata nell’opera (Venturi, 1962, pp. 1180 s.). Carlotta fu legata a Pietro Verri da una lunga amicizia, caratterizzata da profonda stima reciproca e sincero affetto, come testimoniato anche dalle missive di Saxy conservate nell’Archivio Verri. Quanto alle lettere scambiate con Ricci, al di là delle formalità, il tono e il contenuto erano quasi confidenziali: il 22 agosto 1791, ad esempio, Ricci si soffermò sulle motivazioni che l’avevano portato a rinunciare alle diocesi di Pistoia e Prato (Archivio di Stato di Firenze, Carte Ricci, Copialettere, reg. 54); Saxy, d’altra parte, esprimeva giudizi molto netti sulla situazione politica del momento e sulla rivoluzione alle porte. Ciò che accomunava il vescovo toscano e la colta dama milanese era l’adesione al giansenismo, a cui forse Saxy si avvicinò per influsso paterno.
L’opera dalla quale emerge più chiaramente la vicinanza al giansenismo è il Saggio elementare sulla natura e i doveri dell’uomo (Milano 1799), in cui Saxy prendeva a riferimento «l’evangelica rivoluzione»: grazie a essa gli uomini erano divenuti consapevoli del diritto naturale, sul quale si fondava il diritto positivo. La vera libertà civile e politica consisteva nell’essere tutti ugualmente sottomessi all’autorità legittima e alle leggi. In ogni individuo, l’essere spirituale – ragionevole, libero e sede di alcuni istinti o sensi morali (tra i quali il senso religioso) – doveva subordinare a sé l’essere fisico, sede delle passioni e dell’immaginazione.
Anche a seguito della sua cultura giansenista, per Saxy era cruciale l’educazione delle ragazze, anche di quelle povere: erano le madri a trasmettere ai figli sani principi morali e religiosi, sostenne nel suo Saggio elementare di educazione nazionale per le fanciulle (Milano 1783), in cui proponeva un’educazione che, pur ricca di contenuti, anche scientifici e tecnici, fosse finalizzata soprattutto a dare «sodi e fermi fondamenti alla buona morale» (terza edizione, Milano 1789, p. 61). In preparazione alla stesura di questo saggio, Saxy scrisse più di un progetto di casa di educazione femminile, sul modello dei conservatori aperti nella Toscana di Pietro Leopoldo, con l’auspicio di esserne nominata direttrice. Tuttavia, nonostante un viaggio a Vienna nel 1782 e numerosissime suppliche, ottenne soltanto che il suo Saggio sull’educazione delle fanciulle venisse adottato – a suo dire per decisione dello stesso Giuseppe II (Archivio di Stato di Milano, Studi p.a., cart. 207, lettera al Direttorio, 13 gennaio 1798) – nei monasteri femminili in cui si educavano ragazze. Se ne stamparono, in effetti, altre due edizioni (1784 e 1789).
La tenacia dimostrata quando si era trattato di difendere le proprie origini nobiliari divenne ben maggiore in occasione della battaglia per l’istruzione femminile. Così, nel 1796, l’avvento del governo repubblicano fu visto da Saxy come una nuova occasione. Pur mantenendo sempre una certa diffidenza nei confronti di un regime che non garantiva il rispetto della religione, l’ex contessa, ora ‘cittadina’, manifestò il suo assenso alla repubblica scrivendo fin dal luglio 1796 un Catechismo civile ad istruzione del popolo di campagna, e quello della città, che presentò alla Municipalità di Milano per il tramite di Pietro Verri, senza chiedere compensi. La sua preoccupazione era evidente: guidare il ‘popolo’, così da evitare fraintendimenti riguardo alla libertà e all’eguaglianza. Un intento simile l’avrebbe portata, nell’estate del 1798, a chiedere a Palmieri di scrivere «un piccolo catechismo semplice e piano che spiegasse la religione del Vangelo come fu insegnata da Cristo, non come fu vestita o mascherata dai curiali» (lettera di Palmieri a Ricci, 21 luglio 1798, in Carteggi di giansenisti liguri, 1941, II, pp. 566-568). La difesa della religione era fondamentale, specie in un momento in cui si parlava tanto di «virtù» e si volevano «atei virtuosi», ovvero «l’impossibile» (così Palmieri riferì a Ricci il pensiero di Saxy nella lettera dell’11 agosto 1798; pp. 570-572).
Una radicale riforma dell’istruzione femminile era comunque l’obiettivo principale di Saxy, che, nell’aprile del 1797, fu proposta dalla Società di pubblica istruzione di Milano come direttrice dell’orfanotrofio della Stella e responsabile dell’educazione femminile nei monasteri, in quanto «savia» e «spregiudicata» (Archivio di Stato di Milano, Studi p.a., cart. 17, Processi verbali della Società di p. i.). Nel novembre dello stesso anno, l’auspicio divenne realtà, perché il Direttorio cisalpino nominò Saxy «Soprintendente a tutte le educatrici delle fanciulle in Milano segnatamente delle claustrali» (Raccolta delle leggi..., 1797, p. 70). Iniziò da quel momento, e fino alla primavera del 1799, una fitta corrispondenza tra Saxy, il ministro dell’Interno e il Direttorio.
Il piano della soprintendente consisteva nell’utilizzare i monasteri per garantire il funzionamento di scuole sia a pagamento sia soprattutto gratuite, per le bambine povere. I fondi dei monasteri disponibili a ospitare tali scuole non sarebbero stati confiscati. Quanto alle maestre, si poteva pensare anche alle monache, ma soltanto se adeguatamente istruite e controllate. A tal scopo, Saxy pubblicò una serie di brevi istruzioni: Metodo per i luoghi di educazione repubblicana per le fanciulle, Istruzione per le scuole particolari della città più elevate, e per le Orsoline, Istruzione per le scuole basse della città da diramarsi ai parrochi di città e, infine, una Istruzione per il collegio della pia casa della Stella (Raccolta delle leggi..., cit., pp. 34-41). I principi educativi in esse esposti erano, con lievi adattamenti che li rendessero compatibili con il governo repubblicano, quelli del Saggio del 1783. C’erano ancora differenze tra le fanciulle benestanti, che – se particolarmente dotate – avrebbero potuto continuare gli studi anche oltre i diciotto anni, e quelle povere, per le quali l’istruzione non andava molto oltre l’imparare a leggere e scrivere.
Da parte sua, il Direttorio chiese alla soprintendente relazioni sul suo operato e finalmente, nel marzo del 1798, le assegnò un compenso di 100 zecchini annui, a titolo di risarcimento spese. Instancabile, Saxy continuò a svolgere inchieste e a scrivere lettere alle autorità, ricevendone tuttavia soltanto molti complimenti: sia il ministro degli Interni, Giuseppe Ragazzi, sia il suo successore, Diego Guicciardi, le consigliarono, per avviare il suo progetto, di aspettare la riforma generale dell’istruzione, riforma che in realtà non fu mai realizzata. Di fronte a una battaglia così nobile, però, nessuno osò dirle di no: e così Saxy continuò a ricoprire l’incarico di soprintendente, sia sotto il governo austriaco del 1799 sia in età napoleonica.
Stremata da questa attività frenetica (puntualmente riferita da Palmieri nelle sue lettere a Ricci), morì a Milano il 20 luglio 1805.
Vincenzo Cuoco fu incaricato di stenderne l’elogio: l’articolo, pubblicato sul Giornale italiano del 18 agosto 1805, è rimasto per molto tempo l’unica biografia di Carlotta Ercolina de Saxy.
Opere. Oltre ai testi citati, si segnalano: Instruzione del popolo del sig. Perreau. Tradotta dal francese dalla contessa donna C. E. de S. vedova Visconti, dama dell’insigne Ordine della Croce stellata, Milano 1792; Lettere di storia naturale e psicologia, Milano 1800-1801; Zefira, aneddoto morale, Milano 1804.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Carte Ricci, filze 92, 93, 95, Carte Ricci, Copialettere, regg. 52, 53, 54; Archivio storico del Comune di Milano, Fondo Visconti di Saliceto, cartt. 32, 37; Archivio di Stato di Milano, Atti di governo, Araldica p.a., cartt. 117, 130, 135, Famiglie, cart. 208, Studi p.a., cartt. 17, 207, 208, 292, Studi p.m., cartt. 23, 591, Uffici civici p.a., cart. 159, Luoghi pii p.a., cart. 331, Amministrazione Fondo di religione, cart. 2097; Milano, Archivio parrocchiale di S. Babila, Registro dei battesimi 1729-1743; Milano, Archivio della Curia arcivescovile, Parrocchiale di S. Pietro in Gessate, Atti di morte, 1805; Milano, Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico, Archivio Verri, cartt. 93, 272, f. 12; Raccolta delle leggi, proclami, ordini ed avvisi pubblicati in Milano nell’anno VI rep., IV, Milano 1797, passim; V. Cuoco, E. de S., in Giornale italiano, Supplemento, 18 agosto 1805.
G. Cogo, Vincenzo Cuoco, Napoli 1909, p. 82; O.F. Tencajoli, Otto lettere del conte G. Gorani al conte G. Visconti di Saliceto, in Archivio storico lombardo, s. 4, XXXIX (1912), pp. 481-508; N. Rodolico, Gli amici e i tempi di Scipione de’ Ricci, Firenze 1920, pp. 113, 195 s.; Carteggi di giansenisti liguri, a cura di E. Codignola, I-III, Firenze 1941, ad indices; Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, VI, Poetesse e scrittrici, a cura di M. Bandini Buti, Roma 1941, s.v.; F. Venturi, Nota introduttiva a Melchiorre Delfico, in Illuministi italiani, V, Riformatori napoletani, a cura di F. Venturi, Milano-Napoli 1962, pp. 1161-1187; Viaggio a Parigi e Londra 1766-1767. Carteggio di Pietro e Alessandro Verri, a cura di G. Gaspari, Milano 1980, pp. 563, 589 s.; Dizionario biografico delle donne lombarde, a cura di R. Farina, Milano 1995, s.v.; C. Capra, Le citoyen Verri et le général Bonaparte, in Annales historiques de la Révolution française, 1998, vol. 313, pp. 431-448; A. Bianchi, Educande e cittadine. L’istruzione femminile a Milano durante la Repubblica Cisalpina (1797-1802), in Pedagogia e vita, LVII (1999), 4, pp. 115-142; Id., La biblioteca della madre di famiglia. Modelli culturali e indicazioni bibliografiche per l’educazione delle ragazze tra Francia e Italia in età napoleonica, in Ricerca pedagogica ed educazione familiare. Studi in onore di N. Galli, a cura di L. Pati, Milano 2003, pp. 43-76; R. Tumino, Saxy Visconti di Saliceto Carlotta Ercolina, in Dizionario biografico dell’educazione 1800-2000, a cura di G. Chiosso - R. Sani, II, Milano 2013, pp. 480 s.; A. Bianchi, Condizione femminile, cura dell’infanzia povera, istruzione pubblica nella Milano napoleonica, in Scena madre. Donne personaggi e interpreti della realtà. Studi per A. Cascetta, a cura di R. Carpani - L. Peja - L. Aimo, Milano 2014, pp. 289-298.