carme
. Attestato solo al plurale, conserva il senso metrico di " verso ", l'unità ritmica di una composizione poetica, quale si esprime nel corrispondente latino carmen nel De vulg. Eloq. (cfr. praedecessores nostri diversis carminibus usi sunt in cantionibus suis... sed nullum adhuc invenimus in carmine sillabicando endecadem trascendisse, II V 2); ma appunto il plurale fa intravvedere, oltre al significato generico di " versi ", quello di " composizione poetica ", se non proprio quello di " poesia ". Così in Pg XXII 57 'l cantor de' buccolici carmi, dove la poesia bucolica virgiliana si contrappone a quella epica della Tebaide, e quasi si predispone all'esaltazione che se ne farà nelle successive parole di Stazio.
In Pd XVII 111 sì che, se loco m'è tolto più caro, / io non perdessi li altri per miei carmi, il vocabolo allude ai versi della Commedia, i quali, denunziando le colpe dei contemporanei più potenti, potrebbero far perdere al poeta, dopo la patria, altri luoghi ospitali. Strana è l'interpretazione proposta dal Tommaseo, il quale spiega altri con " la fama ", sì che il concetto è quasi capovolto; come è detto nel Dizionario (ma con la sigla del Campi), s'intenderebbe: " Se mi negano la patria, il mio verso, timido della verità, non mi tolga luogo nell'onoranza de' posteri ".