AGNETTA, Carmelo
Nacque a Caserta, da genitori siciliani, il 22 ag. 1823. Partecipò ai moti di Messina del 1 sett. 1847. Fuggito in Inghilterra, ritornò in Sicilia nel 1848: dal governo rivoluzionario fu nominato capitano e, quindi, incaricato delle funzioni di segretario presso i commissari a Londra e a Parigi. Spirito irrequieto, tornato per una missione in Sicilia nel settembre dello stesso anno 1848, fu subito fatto ripartire per Parigi perché consegnasse una cambiale ai commissari per le spese di armamento, ma in verità perché si era messo a capo di un circolo popolare che minacciava di procurare imbarazzi al governo. Rientrato di nuovo in Sicilia, dopo la reazione prese ancora la via dell'esilio (con sovrano rescritto del 13 ag. 1853 gli fu vietato il ritorno in patria), recandosi prima a Parigi, poi in Oriente. Nel 1860 contribuì a preparare la seconda spedizione garibaldina che sbarcò a Marsala, dal vaporetto Utile, il 1 giugno. Durante la campagna in Sicilia ebbe un diverbio con il Bixio, risoltosi poi con un duello (17 nov. 1861). Dimessosi, in conseguenza, dal grado di maggiore occupato nella esercito, fece parte dell'amministrazione delle prefetture. Svolse una breve missione presso la Luogotenenza del re a Roma nel 1870. Sotto-prefetto a Termini Imerese nel 1871, vi diede prova di temperamento autoritario: il 17 gennaio riferiva, ad esempio, al prefetto di Palermo, Giacomo Medici, la sua intenzione di "amoreggiare con tutti i partiti per schiacciarli a tempo e a luogo" (Alatri, p. 629). Nella provincia di Massa, che resse a lungo come prefetto, l'A. si comportò con grande energia, assertore tenace dell'autorità dello stato, sia contro l'opposizione anarchica e democratica (nel 1882 provocò, per esempio, lo scioglimento della amministrazione progressista di Carrara), sia contro quella clericale (scioglimento, nel 1887, del consiglio comunale di Castelnuovo Garfagnana, dove esisteva un forte nucleo cattolico), giungendo fino a rimproverare al governo tendenze filoconciliazioniste e osteggiando anche i ceti industriali, da lui considerati suscitatori di novità pericolose per l'ordine costituito. Morì a Massa il 4 apr. 1889.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Palermo, R. Segreteria di Stato presso il Luogotenente generale del Re, Polizia, filza 652, docc. 7303/1 e 7303/2 (s. d., ma1850); Documenti biografici di C. A., Acireale 1876; Carteggio di M. Amari, raccolto e postillato da A. D'Ancona, I, Torino 1896, pp. 236 s., 500; III, ibid. 1907, p. 75; Epistolario di N. Bixio, a cura di E. Morelli, II, Roma 1939, pp. 42, 44, 47; IV, ibid. 1954, p. 455; C. G. Colonna e R. Maurici, Diz. biografico dei principali attori della Rivoluzione Siciliana del '60, Palermo 1860, p. 29; E. Casanova, Il Comitato centrale siciliano di Palermo (1849-1852), in Rass. stor. del Risorgimento, XIII (1926), p. 57; E. Librino, Una lettera del ministro di Ferdinando II a Parigi sull'emigrazione siciliana, in La Sicilia nel Risorgimento italiano, III, 2 (1933), pp. 25-29 (nella quale si fa cenno a contatti dell'A, con elementi estremisti francesi); A. La Pegna, La rivoluzione siciliana del 1848 in alcune lettere inedite di M. Amari, Napoli 1937, pp. 407-409; U. De Maria, La Sicilia nel Risorgimento italiano, s.l, e d., pp. 118, 177-178; P. Alatri, Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra, Torino 1954, pp. 628-629; G. Carocci, Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, pp. 526, 529; R. Mori, La lotta sociale in Lunigiana (1859-1904), Firenze 1958, passim, e spec. pp. 135-138.