CIACCIO, Carmelo
Nacque a Monteleone Calabro (oggi Vibo Valentia, prov. di Catanzaro) il 2 giugno 1877 da Eugenio e da Teresa Vardé. Ultimati gli studi medi, si recò per quelli universitari di medicina a Napoli; qui, profittando dell'insegnamento di G. Paladino e A. Della Valle, si interessò abbastanza presto a problemi di istologia e di anatomia comparata, iniziandosi alla sperimentazione e alla osservazione microscopica. Negli ultimi anni universitari, frequentando assiduamente l'istituto di anatomia e di istologia patologica, precisò ulteriormente i suoi interessi scientifici e le sue capacità tecniche di sperimentatore; si laureò nel 1902 con il prof. O. von Schrón a pieni voti e con la lode. Dopo un breve periodo di perfezionamento trascorso nel medesimo istituto napoletano - periodo in cui sviluppò ulteriormente i temi di'ricerca propri della dissertazione di laurea - nel 1903, vinse una condotta nel comune di Laureana di Borrello (Reggio Calabria); costretto ad accettare il posto dalle sue disagiate condizioni economiche, egli poteva cosi avvicinarsi alla propria famiglia. Le nuove funzioni di medico condotto non gli únpedirono, tuttavia, di continuare gli studi: gli riuscì di impiantare, un laboratorio privato e di far progredire le ricerche preferite di istologia e di istochimica, in qualche misura mantenendo i contatti con il mondo accademico.
Nel 1907, dopo una seconda condotta esercitata nel comune di Cirò Marina (Reggio Calabria), il C. ottenne il posto di assistente nell'istituto di medicina operatoria dell'università di Palermo, diretto dal prof. G. Parlavecchio, e iniziò così la carriera universitaria. Ancora come medico, gli vennero tributati riconoscimenti per Popera da lui prestata nel corso del terremoto del 1908. Libero docente, nell'anno 1909, di istologia patologica, il C. riprese in pieno l'attività, scientifica nell'istituto palermitano organizzandovi, per incarico ufficiale, un laboratorio di microbiologia e di biochimica oltre che, naturalmente, istologico. Chiamato alle armi durante la guerra mondiale, prestò.regolare servizio militare e, con il grado di capitano medico, assunse la direzione del laboratorio batteriologico dell'ospedale militare di Messina, che conservò fino al 1919. La casuale permanenza in Messina, in un periodo in cui l'università era ancora afflitta da gravi problemi di ricostruzione, per i danni causati dal terremoto, fu l'occasione che consentì al C., organizzatore sperimentato, di ottenere l'incarico dell'insegnamento della patologia generale e la direzione del relativo istituto. In tale situazione la sua opera fu propriamente quella di un fondatore: egli infatti fu costretto a istituire ex novo un laboratorio e a riorganizzare una struttura che - praticamente cancellata dal disastro del 1908 - esisteva allora soltanto sulla carta.
Nel 1920, secondo ternato (all'unanimità) nel concorso di patologia generale per l'università di Sassari, il C. fu chiamato quale straordinario all'università di Messina; incrementò allora notevolmente la sua opera, promuovendo un continuo sviluppo del suo istituto, per molti versi all'avanguardia, fino a ottenere, nel 1929 - il trasferimento dalle poche stanze in affitto ai nuovi ampi locali della ricostruita facoltà medica. Ordinario dal 1924, il C. diresse ininterrottamente l'istituto messinese di patologia generale fino al 1947, anno del passaggio fuori ruolo. e proseguì poi l'insegnamento fino al 1952, anno del collocamento a riposo.
La sua opera scientifica si espresse in circa duecento lavori, pubblicati nelle più affermate riviste specializzate, e in un numero più che doppio di pubblicazioni dei suoi allievi.
Il settore di studi che predilesse e in cui si distinse in modo particolare fu quello dell'istologia e dell'istochimica normale e patologica. Le prime ricerche, che iniziò nell'elaborazione della tesi di laurea e proseguì poi per alcuni anni, lo rivelarono sperimentatore attento e accurato. Vertevano, questi studi, sulla citologia e l'istologia normale e patologica delle ghiandole surrenali, e rappresentarono la prima dimostrazione del contenuto e dell'attività delle cellule della corteccia surrenale, che il C. distinse in due tipi, variamente distribuiti a seconda delle differenti condizioni fisiopatologiche: uno in rapporto con l'elaborazione di sostanze lipoidi e di una sostanza ossifila; l'altro, quello delle cosiddette cellule crornaffini, in stretta relazione con una fase dell'attività funzionale della corteccia medesima (Suicanalicoli di secrezione delle capsule soprarenali, in Anatomischer Anzeiger, XXII [1903], pp. 493-97; Sopra una nuova specie di cellule nelle capsule surrenali degli Anuri, ibid., XXIII [1903], pp. 93-105; Ricerche sui processi di secrez. cellulare nelle capsule surrenati dei Vertebrati, ibid., pp. 401-24; Sui caratteri citologici e microchimici delle cellule cromaffini, ibid., XXIV [1904], pp. 244253; Sur la fine structure et sur les fonctions des capsuks surrénales des Vertébrés, in Arch. ital. de biologie, XLIII [1905], pp. 17-34; Sui processi secretori della corteccia surrenale, in Anatomischer Anzeiger, XXVIII [1906], pp. 400-405).
Con questa serie di ricerche il C. non riuscì. certo a individuare la presenza degli ormoni nei vari strati della corteccia surrenale, ma, utilizzando magistralmente le possibilità offerte dalle tecniche istochimiche, dette la prima dimostrazione della costituzione chimica dei tessuti studiati. Nello stesso periodo di tempo estese le sue indagini anche alla midollare del surrene, ai rapporti tra cellule cromaffini e sistema simpatico, alla struttura di tale sistema (Sur la sécrétion de la couche médullaire de la surrénale, in Comptes-rendus de la Société de biologie de Paris, LV [1906]; Sur la topographie de l'adrénaline, ibid.; Rapporti istogenetici tra il simpatico e le cellule cromaffini, in Archivio italiano di anatomiq e di embriol., V [1906], pp. 256-267; Sulla fine struttura degli elementi del simpatico Periferico, in Ann. di neurol., XXIV [1906]).
Nel campo dell'istochimica, allora in pieno sviluppo, il C. fu un precursore dell'orientamento funzionale della ricerca, intesa così come un metodo di studio della biochimica normale e patologica. Con questo indirizzo egli condusse tutta la serie di indagini sui lipidi tessutali, per cui divenne ben presto noto e apprezzato nel mondo scientifico internazionale. Suo merito fondamentale fu quello di aver reso possibile la diagnosi istochimica dei lipidi; dimostrò che in non pochi casi i lipidi cellulari sono legati a frazioni non lipidiche in modo tale da poter essere svelati solo dopo quel processo che egli definì lipofanerosi artificiale; mise in evidenza che i lipidi divengono progressivamente insolubili nei liposolventi e possono quindi conservarsi nei tessuti inclusi in paraffina, conservando altresì la proprietà di colorarsi col Sudan III; scoprì che la rapidità con la quale si determina l'insolubilizzazione di tali sostanze varia secondo la loro natura.
Le tecniche dimostrative dei lipidi proposte dal C., tanto ingegnose e così efficaci da venire impiegate estensivamente nello studio dei lipidi cellulari nelle più varie condizioni fisiopatologiche, furono designate col nome di "metodo, del Ciaccio"; esse si sono rivelate particolarmente adatte alla dimostrazione specifica dei fosfolipidi insaturi. L'uso del metodo, già da parte di chi lo propose, ha consentito tra l'altro di stabilire le distribuzioni caratteristiche delle sostanze lipidiche nei più diversi tipi di cellule in numerose condizioni fisiologiche e patologiche e di procedere alla classificazione delle varie forme di metamorfosi grassa. Nel corso di tali ricerche il C. scoprì nel connettivo di alcuni organi un tipo particolare di cellule, le cosiddette"cellule lipoidee interstiziali del Ciaccio", contenenti minute gocciole di lipidi complessi e talvolta pigmentate e presenti pure in alcune condizioni patologiche nell'avventizia perivenosa, probabilmente identificabili in cellule avventiziali infarcite di lipoidi. Egli individuò inoltre una varietà di pigmenti costituiti da corpi grassi o da loro derivati, che ritenne originati dall'ossidazione dei corpi grassi insaturi, cui assegnò il nome di cromolipoidi.
Le ricerche sui lipidi impegnarono il C. per oltre venti anni: dal 1910 al 1937pubblicò una serie di lavori sull'argomento, alcuni dei quali risultarono di importanza fondamentale sia per il contributo sciéntifico, sia per la messa a punto delle tecniche di dimostrazione istochimica (Contributo alla conoscenza dei lipidi cellulari, in Anatomischer Anzeiger, XXXV [1910], 1, pp. 17-69; Contributo alla distribuzione ed alla fisio-patologia cellulare dei lipidi, in Archiv far Zellforschung, V [1910]; Ilipidi considerati come costituenti essenziali della cellula (istolipoidi). Nota I, in Bollettino d. Società ital. di biol. sper., I [1926], pp. 47-50; Nota IL Distribuzione degli istolipoidi nei costituenti morfologici delle cellule, ibid., pp. 144-46; Sur la distribution des lipidi histogenes (histolipoides) dans la cellule, in Comptes-rendus de l'Assoc. des anatomistes, XXI [1926], pp. 151-165; Tecnica per la dimostrazione degli istolipidi. Nota L Azione lipofanerogena dell'alcool e delle miscele di alcool e sublimato, in Boll. d. Soc. ital. di biol. sper., IV[1929], pp. 971 s., con G. Solarino; Azione della cromizzazione sui lipidi, I, Ricerche microistochimiche, ibid., V[1930], pp. 697-700; II, Ricerche chimiche, ibid.., pp. 701-704; Contr. all'istochintica dei lipidi, in Comptes-rendus de l'Ass. des anat., XXV[1930], pp. 87-92; Sulla possib. di identificare i fosfolipidi, e i galattolipidi cellulari con processi istochimici dopo estrazione con acetone, in Boll. d. Soc. ital. di biol. sper., VI[1931], pp. 301-304; Contributo all'azione delformolo sui fosfolipidi, ibid.., VIII[1933], pp. 324-327; Dimostrazione istochimica di alcuni lipidi dopo estrazione con acetone, ibid., IX[1934], pp. 137 ss.; Istolipidi ed immagini citologiche ad essi riferibili, in Monit. zool. itaL, XLVII[1936], pp. 274-279).
L'attività scientifica del C., pur prevalentemente diretta in senso istochimico normale e patologico, si estese tuttavia ad altri settori: meritano di essere ricordate le ricerche sulla leucocitosi digestiva, che egli ritenne in rapporto con la secrezione di acido cloridrico da parte dello stomaco, primo approccio agli studi sulle influenze regolatrici del sistema nervoso autonomo sulla leucopoiesi (la sintesi delle sue ricerche su questo argomento fuil lavoro Suifattori determinanti e sulla natura della reazione leucocitaria alimentare, in Arch. di scienze biol., XII [1928], pp. 211-230);e quelle sulla fisiopatologia del ricambio, comprendenti l'importante dimostrazione che, per il collegamento delle attività enzimatiche che intervengono nell'assorbimento degli zuccheri a livello della mucosa intestinale, la contemporanea somministrazione di glucosio e di saccarosio impedisce la comparsa dell'iperglicemia determinata dal glucosio (Influenza del saccarasio, somministrato in quantità varia, sulla iperglicemia da destrosio. in Boll. d. Soc. ital. di biol. sper., II [1927], pp. 309-11, in collaborazione con S. Racchiusa).
Il C. persisté nell'indirizzo fisiopatologico e biochimico di tutti i suoi studi, e ancora nel 1942condusse una nuova brillante ricerca sulle ghiandole surrenali (Contributo all'istochimica delle cellule cromaffini della midolla surrenale, in Rend. d. Accademia d'Italia, classe di scienze fisiche, mat. e nat., s. 7, III [1942], pp. 626-629). Medaglia d'oro al merito della pubblica istruzione, il C. appartenne a numerose società scientifiche italiane e straniere.
Morì a Messina il 1° sett. 1956.
BIBL.: Necrologi in Rivista di istoch. normale e pat., II(1956), pp. 373 s.; in Atti d. Acc. Peloritana dei Pericolanti, classe di scienze ined-biol., LV (1956), pp. II-IX; L. Califano, Commemorazione dei socio C. C., in Rendiconti della Accademia naz. dei Lincei, cl. di sc. fis., mat. e nat., s. 8, XXIII (1957), pp. 503-08; cfr. anche Encicl. Ital., App. II, 1, p. 583; App. III, 1, p. 368. Per le notizie riguardanti l'istochimica dei lipidi e l'opera del C. in tale settore, si v. L. Lison, Histochimie et cytochimie animales, Paris 1960, ad Indicem.