BATTAGLIA, Carmelo e Francesco
Architetti che operarono a Catania sul finire del sec. XVIII.
Carmelo, il maggiore dei due, attese, con G.B. Vaccarini, il più geniale architetto catanese del tempo, ai lavori di ricostruzione del convento dei benedettini abbattuto dal terremoto del 1693. Quivi a lui spettano la parte centrale della facciata di una fredda eleganza neoclassica, lo scalone interno, di ricco effetto ancor settecentesco, e la decorazione - parziale - della facciata dell'annessa chiesa ove segnò sull'architrave del balcone centrale, il suo nome e la data 1798.
Di maggiori qualità fu Francesco. Insieme col nipote Antonino, anch'egli diede opera al fabbricato dei benedettini. Nel 1768 veniva dichiarato regio ingegnere e fu uno dei principali architetti della città. Dal 1760 al 1778 successe al Vaccarini nel sovrintendere ai lavori dell'Almo Studio catanese; negli anni seguenti, con il genero Stefano Ittar, con il Vaccarini e con il nipote Antonino, attese a quelli dell'isolato dell'Indirizzo (chiesa, monastero e botteghe) che, in un secondo tempo, condusse da solo a compimento. Quivi riescì a collegare, mediante ingegnose ed elegantissime sagome, tutte le aperture di varia forma e di varia dimensione dell'edificio, in modo da non disperdere l'impressione d'insieme, che diviene invece, quanto mai pittoresca. Caratteri simili si trovano nelle altre opere di lui: palazzo Marletta presso la fontana dell'Elefante, e altri in via San Filippo, in via dei Crociferi, ecc. Con Stefano Ittar, Francesco attese anche alla costruzione della Porta ferdinandea, fredda di eleganze accademiche nel concetto, ravvivata da sprazzi di settecentesca grazia nel coronamento. Ingegnere più che architetto fu Antonino, nipote del precedente, che collaborò al fabbricato dei benedettini, e a quello dell'Indirizzo. Nel 1785 successe a Francesco nella direzione ai lavori dello studio catanese; e nel 1818, per consolidarlo, lo recinse di grosse mura, formanti il grande verone esterno. Con l'ingegnere Carlo Zahara, Antonino partecipò anche ai lavori del porto di Catania.
Bibl.: F. Fichera, Una città settecentesca (Catania), Roma 1925.