CARMELO (ebraico Karmel; gr. Κάρμηλος; lat. Carmēlus)
Il nome è derivato da karm (kerem), "vigna, frutteto" con la desinenza vezzeggiativa (e)l; e significa "giardino".
Dal Libano che si protende a sud verso il mare di Tiberiade fino ai monti Gelboe, un ramo si stacca e forma la catena del Carmelo, che partendo da Sāḥil ‛Arrabeh, si prolunga verso nord-ovest e termina in un promontorio a sud della baia di S. Giovanni d'Acri. Esso segna il confine tra la Galilea e la Samaria, lasciando a sud-est la ricca pianura di Esdrelon, bagnata dal torrente Cison, il moderno Nahr el-Muqaṭṭaa‛, ricordato nell'epico cantico di Debora (Iud., IV, 7; V, 21); al nord il golfo di S. Giovanni d'Acri o Tolemaide; al sud le terre rocciose di Māmās e le vigne della colonia di Gammārīn. La catena misura un 30 km. di lunghezza, dai dodici ai 14 di larghezza: il punto più alto non supera i 650 metri, mentre l'al-Maḥraqah appena tocca i 600 m.; il promontorio si eleva solamente ai 150 m.
Nella primavera il Carmelo si ricopre di mille fiori olezzanti; alle radici del monte crescono il mirto, il lauro, l'olivo; più in alto il pino e la quercia; i burroni sono ricoperti di ogni sorta di elci e arbusti di basso fusto. Al sud la catena si spezza in colli e colline, digradando quasi insensibilmente, mentre al nord le sue rocce scoscese si drizzano ripide, perpendicolari sul Cison che ne bagna le falde. La maggior parte delle 2500 specie di piante, di cui è ricca la flora palestinese si trova sul Carmelo: particolare attenzione meritano lo Styrax officinalis e l'assenzio marittimo, dagl'indigeni chiamato barba di S. Elia. Il terreno è di formazione calcare-cretacea, favorisce quindi la riserva delle acque, che durante le piogge torrenziali (novembre-marzo) si radunano in serbatoi naturali, scaturendo poi in fonti perenni. Per questa fertilità, il Carmelo, per gli scrittori sacri, divenne simbolo di grazia e di prosperità.
Storia. - I Fenici furono i primi abitatori del Carmelo: essi fondarono la città di Sycaminos, più a sud della moderna Caifa, la munirono d'un'acropoli, Tell es-Samak, ed ebbero una necropoli nelle numerose caverne del Carmelo. Gli abitanti delle città intorno al Carmelo, Ginti Kirmil, Megiddo e Herbisa erano anche Fenici e invigilavano il passo di Beisān molto importante per la protezione delle carovane che dall'Egitto si recavano a Damasco.
Fra i re del Nord collegati contro gli Ebrei invasori (Giosuè, XI) e da loro vinti, si contano: un re di Focnoram (Volgata Fachonam) presso il Carmelo e i re delle città adiacenti Megiddo e Toanai (Giosuè, XII, 21, 22). Nella divisione, più teorica che reale, delle terre conquistate, il Carmelo toccò parte alla tribù di Aser, parte a Manasse (Giosuè, XVII, 11; XIX, 26); ma l'effettiva occupazione degl'lsraeliti fu assai lenta (Giosuè, XVII, 12); l'estremo lembo rimase, pare, nella potestà di Sycaminos.
Nel sec. IX a. C., il Carmelo divenne celebre come luogo di culto fra le due religioni rivali, paganesimo fenicio e monoteismo ebraico e quale dimora preferita del profeta Elia e dei suoi discepoli. Sulle sue alture Elia indusse il re Accab a convocare gl'Israeliti in presenza di Elia da una parte e di 450 profeti di Baal e 400 di Astarte dall'altra, sfidando questi ultimi a far ardere con l'aiuto di Baal, senza fuoco, le carni di un bue immolato. Alle vane litanie degl'idolatri rispose la preghiera di Elia a Jahvè, che, facendo cader fuoco dal cielo, consumò la vittima, la legna e l'altare; il popolo gridò Jahvè unico vero Dio, e massacrò i profeti di Baal. Da ciò il nome dell'odierno sito al-Maḥraqah ("il luogo del bruciamento, del sacrificio"), venerato ancora da giudei, cristiani e musulmani.
Il Carmelo viene ancora ricordato da Amos (IX, 3) come luogo di rifugio dei fuggitivi. Secondo Giuseppe Flavio, quarant'anni prima dell'era cristiana, fu devastato dai Parti (Bell. iud., I, 13, 2). Secondo Tacito e Svetonio, Vespasiano andò a consultare l'oracolo del Carmelo e un certo sacerdote Basilide, consultate le "interiora del sacrificio", diede una risposta favorevole.
Al sorgere del cristianesimo è facile che il Carmelo abbia conservato il carattere sacro, e che le caverne e la solitudine del luogo vi abbiano attirato di buon'ora monaci ed eremiti. Certo è che l'Anonimo piacentino che visitò la Palestina circa il 570, parla di un monastero di S. Eliseo che si trovava sul Carmelo; e dopo la bufera dell'invasione araba il monaco greco Giovanni Foca nel 1185 vide accanto alla spelonca del profeta Elia, sul promontorio, gli avanzi di un grande monastero antico; e ci dà notizia di un monaco, venuto di Calabria e ivi fermatosi con una decina di compagni (Migne, Patrologia Graeca, CXXXIII, 961). Intorno a quel tempo, con la regola data ai monaci del Carmelo dal patriarca di Gerusalemme, aveva la sua definitiva costituzione l'ordine carmelitano (v. sotto).
Bibl.: Oltre le descrizioni di Terrasanta, geografie bibliche, guide di Palestina, lessici biblici: E. von Mülinen, Beitr. zur Kenntnis des Karmels, Lipsia 1908 (anche in Zeitschrift des deutschen Paläst.-Vereins, XXX e XXXI); Cl. Kopp, Elias und Christentum auf dem Karmel, Paderborn 1929.
Ordine del Carmelo.
Ordine religioso originariamente formato da eremiti che vivevano sul monte Carmelo in Palestina. Guglielmo di Sanvico (fine del sec. XIII) così descrive le vicende degli antichi eremiti del Carmelo dopo l'occupazione araba della Palestina: "I ricordati religiosi, per le gravi molestie recate loro dai Saraceni, furon costretti a lasciare le residenze che avevano nelle città, e a ridursi solo sul Carmelo e in alcuni altri luoghi solitarî di Terrasanta... Ripresa poi (questa) dai cristiani, molti pellegrini venuti dall'Occidente, attratti dall'odore di santità di questo luogo ed edificati dalla devozione dei religiosi che l'abitavano, rinunziavano al mondo e si aggregavano ad essi nella contemplazione delle cose celesti...". Questa narrazione ci fa vedere in che maniera l'istituzione carmelitana prese la forma degli ordini religiosi latini.
Il sentimento della dipendenza dell'ordine carmelitano dal profeta Elia e dai monaci che prima delle crociate abitarono il Carmelo o che avevano con essi relazione, fu particolarmente vivo nel sec. XII, e determinò il genere di vita adottato dai nuovi arrivati al Carmelo, come risulta dal libro De Institutione primorum monachorum, che criterî interni ed esterni dimostrano non posteriore al sec. XII. Anche autori estranei e contemporanei concordano nel rilevare l'attaccamento dei monaci del Carmelo ai profeti Elia ed Eliseo, che quel monte ebbero a teatro delle loro gesta; così Beniamino da Tudela (1163), Foca (1177), Willebrando d'Oldenburg (1211), Giacomo da Vitry (c. 1211) e, più tardi il Villani (1300).
Ottenuta una definitiva forma latina, gli eremiti del Carmelo si moltiplicarono in Palestina; e Guglielmo di Sanvico dice che essi avevano occupato quasi tutte le solitudini di Terrasanta. A circa 15 ascendevano i monasterì secondo Ludovico di Sudheím (c. 1330); ma il fallimento delle crociate ebbe dannose ripercussioni su questi monasteri: alcuni furono distrutti dai musulmani, altri abbandonati. I carmelitani vennero poi in Europa per una decisione che Vincenzo di Beauvais riporta al 1238. Si stabilirono prima a Cipro, poi in varî paesi d'Europa cominciando da Messina.
Al tempo della prima crociata, secondo un anonimo del sec. XIII, sul Carmelo si menava vita eremitica. Con la venuta di elementi occidentali nacque la necessità di una riforma che fu promossa da Amerigo patriarca d'Antiochia, e per la quale gli eremiti furono riuniti in un monastero e messi sotto l'obbedienza di un priore. Venuti in Europa, dopo un tentativo di conservare integralmente il sistema di vita del Carmelo, andò accentuandosi il moto di trasformazione verso quello degli ordini mendicanti: e i carmelitani cominciarono a dedicarsi al ministero sacerdotale. Ciò avveniva contro la tendenza della vita contemplativa, la cui necessità era energicamente affermata nel libro inedito di Nicolò Gallico, Sagitta ignea e a cui tendono essenzialmente le riforme successive.
Il passaggio alla vita attiva importava la necessità di riformare le leggi dell'ordine. Una prima mitigazione della regola fu introdotta da Innocenzo IV, essendo generale S. Simone Stocke, e altre più tardi da Pio II, Eugenio IV e Sisto IV. Intanto si ridestava in molti il desiderio della vita contemplativa e l'ordine fondava dei conventi riformati, eremitici o no, con o senza la mitigazione. Con l'andare del tempo, alcuni conventi riformati acquistarono una personalità propria, costituendosi in congregazioni. Tale in Italia la congregazione mantovana, sorta dal convento delle Selve presso Firenze, e la congregazione del Monte Santo in Sicilia; in Francia, la congregazione albiense istituita sul modello della mantovana nel '400, e la riforma di Turenne, promossa nel 1604 dal padre Filippo Thibault, che si estese a molte provincie dell'ordine. In Spagna S. Teresa di Gesù promosse la riforma delle monache, e, coadiuvata dal padre Girolamo Graziano e da S. Giovanni della Croce, quella dei frati, con il ritorno alla regola modificata da Innocenzo IV e senza le mitigazioni successive. Questa riforma, resasi indipendente dall'ordine nel 1592, si divise in due congregazioni, l'italiana e la spagnola, ed ebbe grande sviluppo. Una diramazione dell'ordine è il Secondo ordine costituito dalle religiose di clausura. Il Terzo ordine è poi un'associazione di fedeli laici i quali adottano come norma di vita, compatibilmente con i doveri del loro stato, la regola carmelitana opportunamente modificata.
La legge fondamentale è costituita dalla regola data dal beato Alberto, vescovo di Vercelli e poi patriarca di Gerusalemme dal 1205 al 1214. Precedentemente, norma di vita era il libro De institutione primorum monachorum. Complemento della regola sono le Costituzioni; il più antico corpo di esse oggi conservato è quello di Giovanni d'Alerio (1324). Costituzioni speciali ebbero poi le varie congregazioni formatesi col tempo. Negli uffici divini i carmelitani seguono la liturgia romano-gallicana in uso nel Santo Sepolcro dopo la prima crociata. I carmelitani scalzi adottarono il rito romano nel 1586.
Incorporati tra gli ordini mendicanti, i carmelitani si segnalarono anche nelle opere di ministero sacerdotale e nell'insegnamento. Si ha notizia di una richiesta di aprire una scuola in Colonia già nel 1259; dal 1281 sono attestate disposizioni dei capitoli generali per il disciplinamento degli "studi generali". Questi nel 1324 erano otto, di cui due in Italia (Bologna, Firenze). Primo dottore di Parigi fu Gerardo di Bologna nel 1295. L'indirizzo della scolastica carmelitana subì variazioni. I primi dottori seguirono i grandi maestri allora in fama: così a Parigi, Godofredo de Fontaines; a Oxford, Enrico di Gand. Rappresentanti del primo indirizzo furono Gerardo di Bologna, Guido Terrena e Siberto di Beek; del secondo Roberto Walsingham. A Parigi poi si propende per Tommaso d'Aquino. Giovanni Baconthorp, spirito indipendente, prese un nuovo indirizzo caratterizzato dall'opposizione a Pietro d'Auriol, e dal parziale ritorno al volontarismo. Tra gli scolastici carmelitani del sec. XIV sono anche da ricordare Paolo di Perugia e Michele di Bologna. Nessuno dei dottori carmelitani del Medioevo fu allora caposcuola. Nel sec. XVI i capitoli generali esortarono ripetutamente a seguire le dottrine di Giovanni Baconthorp o di Michele di Bologna o del beato Tommaso di Walden. Sulla fine del secolo il generale Stefano Chizzola orientò gli studî carmelitani verso S. Tommaso d'Aquino; e d'allora la scuola carmelitana oscillò tra l'Aquinate e il Baconthorp, il Doctor resolutus. Le riforme teresiana e turonense adottarono la scuola dell'Angelico. La parte avuta dai carmelitani nelle scienze risulta dall'ampia documentazione della Bibliotheca carmelitana.
L'ordine carmelitano ha sempre conservato l'aspetto primitivo nell'Istitutio primorum monachorum, e la sua ricca letteratura mistica, specie dei secoli XVI e XVII, è idealmente connessa con l'Institutio. Ne sono i più celebri rappresentanti S. Giovanni della Croce, proclamato dalla Chiesa dottore mistico, e S. Teresa.
Anche contro le eresie i carmelitani ebbero ardenti oppositori in Giovanni Kuningham e nel beato Tommaso Netter (di Walden) contro i Wicleffiti: in Everardo Billick, Andrea Stoss e Paolo Helia contro il protestantesimo. Tra i controversisti italiani sono da ricordare Lorenzo Lauretus, Paolo Verrati ed Elia Astorino; Paolo Foscarini, contemporaneo di Galilei, ne sostenne l'ortodossia.
La riforma interna della Chiesa ebbe coraggiosi promotori nel beato Battista Mantovano e Tommaso Connecte; costui tuttavia cadde in esagerazioni e fu condannato al rogo (1433).
Nelle missioni tra gl'infedeli si distinse nel Medioevo S. Pier Tommaso, patriarca latino di Costantinopoli. Con la scoperta dell'America si aprì un vasto campo all'attività missionaria dei carmelitani delle provincie iberiche. I carmelitani portoghesi si distinsero nell'evangelizzazione del Brasile; i francesi, dal 1650 alla Rivoluzione, svolserso benefica opera di apostolato nelle Antille francesi. Anche in America, in Persia, in India, in Cina i carmelitani scalzi inviarono numerosi missionarî.
Bibl.: Lezana, Annales Ord. Carm., Roma 1656; Bibliotheca Carm., Orléans 1752 (ristampa, Roma 1927); Daniel a Virgine Maria, Speculum Carm., Anversa 1680, raccolta in quattro volumi in fol. di opere antiche. Per la riforma mantovana: Vaghi, Commentaria... Congregationis Mantuanae, Parma 1725; per la teresiana: Fr. di S. Maria, Reforma de los Descalzos, voll. 6, Madrid 1644, in italiano, voll. 3, Genova 1654 seg. Periodici di storia carmelitana pubblicati in Italia: Analecta dei carmelitani calzati e scalzi; Il Monte Carmelo; Il Carmelo e le sue missioni all'estero (Roma); Rose del Carmelo (Firenze).
Festa del Carmelo o del Carmine. - Si celebra il 16 luglio, oppure in una delle domeniche dello stesso mese, con solennità liturgica e festeggiamenti popolari. Istituita prima del 1386, fu in seguito estesa a varie chiese particolari, e nel 1726 da Benedetto XIII alla Chiesa universale. Il suo significato spirituale viene così espresso nel Martirologio romano: "Solenne commemorazione della b. Vergine Maria del Monte Carmelo cui la famiglia carmelitana, per gl'innumerevoli benefici dalla stessa SS. Vergine ricevuti, in attestato di sudditanza questo giorno consacra". È principalmente il ricordo dello scapolare dato nel 1251 dalla Vergine a S. Simone Stock con la promessa di particolare assistenza per chi lo avesse indossato. Questa devozione ha avuto sviluppo organico nella confraternita e nel Terzo ordine carmelitano.