CARNA
. Antica divinità generata dai Romani. Il nome delle sue feste (Carmaria) non appare nei calendarî o negli emerologi, perché esse coincidevano con le calende di giugno; lo conosciamo però da un'iscrizione di Emona (Corp. Inscr. Lat., III, 3893) nella quale vi è una disposizione testamentaria con l'indicazione: uti rosas Carnar(iis) ducant. Una tale offerta di rose indica che la dea Carna apparteneva alle divinità infere che presiedevano ai riti funebri. A Carna era dedicato un tempietto che si diceva eretto da L. Giunio Bruto, dopo la cacciata dei Tarquinî dal monte Celio. L'offerta consisteva in lardo e favetta, dal che il giorno ebbe la denominazione popolare di kalendae fabariae. Durante l'Impero in tal giorno si celebravano i ludi fabarici. Si ascriveva alla dea Carna in modo particolare l'allontanamento di quegli uccelli favolosi detti striges che di notte tentavano di strappare le viscere e di suggere il sangue dei fanciulli; per tale tutela delle case ebbe il nome di dea cardinis, o anche di Cardea (cfr. Ovidio, Fast., VI, 101).
Bibl.: J. Marquardt, Röm. Staatsverwaltung, Lipsia 1873-1878, III, p. 341; Preller, Römische Mythologie, 3ª ed., Berlino 1881-1883, II, p. 239; G. Wissowa, in Roscher, Lex. d. griech. und röm. Mythol.; Lipsia 1884-1890, I, p. 854; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 236.