CARNEO, Giacomo, il Giovane
Figlio del pittore Antonio, compare nei documenti dal 1687 al 1725. Se ne ignorano le date di nascita e di morte. Il 25 ag. 1687 percepisce dal conte Caiselli di Udine, protettore del padre, 10 scudi, verosimilmente per un lavoro fatto. Dal 1706 al 1717 il suo nome ricorre più volte negli atti della fabbriceria della chiesa di S. Zenone di Fossalta, per crediti relativi a interventi di restauro o di completamento della pala d'altare consegnata dal padre nel 1690. Il Kutschera-Woborsky accenna a una sua lettera, datata 1713, esistente nella Biblioteca civica di Udine, ma ogni ricerca per individuarla è stata vana. Infine, il De Renaldis e gli storici coevi e successivi attribuiscono ragionevolmente al pittore la pala raffigurante La Vergine col Bambino e santi nella chiesa di S. Giacomo di Udine, datata 1725.
Le uniche opere firmate sono quelle di proprietà Dal Bo di Cordignano (Treviso): si tratta di tre quadretti, con La Vergine, Gesù Bambino e una Santa in preghiera, firmati "Carnei filius fecit" (Rizzi). Sono certamente esercitazioni giovanili, che hanno la freschezza (e i limiti) degli ex voto. Le fonti assegnano al C. le seguenti opere (già conservate a Udine, ed oggi tutte scomparse): Cristo e l'adultera della chiesa delle convertite, La Madonna col Bambino e s. Giuseppe della chiesa delle consorelle rosarie (istituto Renati), la pala con S. Antonio della chiesa di S. Francesco della Vigna, e le tele con S. Gottardo con Angeli, Gesù con la Maddalena e Gesù coi due discepoli pellegrini della chiesa di S. Gottardo. Inoltre viene citata come del C. una tela con La Vergine, s. Pietro, s. Paolo e altri santi nella chiesa di Bressa di Campoformido (Udine). Sono invece conservate tuttora nella chiesa delle dimesse di Udine una SS. Trinità ed un'Annunciazione.
Nell'Annunciazione, il C. rielabora schemi tardomanieristici di radice palmesca, con una forma ingenua e primitiva. Più solida e convincente è la SS. Trinità (meglio Incoronazione della Vergine), dove il pittore fa proprio l'insegnamento paterno, sia sul piano iconografico (anatomie asciutte e ritorte) sia su quello cromatico (materia grassa e sbavata). L'equilibrio delle parti e la fragranza del tocco fanno di questa teletta il capolavoro del C., forse avvantaggiato dall'intervento diretto del padre. L'ultima sua opera documentata, cioè la pala della chiesa di S. Giacomo a Udine, è ancora di gusto secentesco, convenzionale e affastellata: il pittore denuncia la sua cultura di provincia, con mutuazioni eterogenee, di seconda e terza mano, anche di radice bolognese.
Il Geiger (pp. 86 s.) assegna al C. diverse altre opere sulla base della provenienza dalla collezione Caiselli e della qualità inferiore rispetto ai dipinti di Antonio. Ma la mancanza di testi-chiave lungo tutto l'arco di attività dell'artista e la sua natura parassitaria rendono quanto mai problematico il recupero di testimonianze pittoriche sulla base di raffronti stilistici.
Fonti e Bibl.: G. De Renaldis, Della pittura friulana, Udine 1796, p. 83; F. di Maniago, Storia delle belle arti friulane, Udine 1823, pp. 137, 248; Id., Guida di Udine e di Cividale, San Vito 1839, pp. 56, 64; G. B. Cavalcaselle, Vita ed opere dei pittori friulani… (1876), a cura di G. Bergamini, Vicenza 1973, ad Indicem;T.von Frimmel, Aus dem Palazzo Caiselli in Udine, in Blätter für Gemäldekunde, V (1909), 2, pp. 32 s.; O. Kutschera-Woborsky, Udine im achtzehnten Jahrhundert, in Zeitschrift für bildendekunst, XXX(1919), p. 95; G. B. Corgnali, Ilpittore G. B. de Rubeis e il suo catal. di pregevoli quadri udinesi, in Rass. trimestrale del Comune di Udine, 1937-38, 2-7, pp. 6, 10, 13, 22; B. Geiger, Antonio Carneo, Udine 1940, pp. 31-35, 67-69, 86 s.; A. Rizzi, Storia dell'arte in Friuli: il Seicento, Udine 1969, p. 71; The Bowes Museum, Barnard Castle, Catalogue of Spanish and Italian paintings, Durham 1970, pp. 83 s. (Venere, Vulcano e Cupido);U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 18.