MASSALONGO, Caro Benigno
– Nacque a Verona il 24 marzo 1852 da Abramo Bartolomeo, paleontologo e lichenologo, e da Maria Colognato, primo di cinque figli. Il padre morì precocemente, lasciando in difficoltà economiche la famiglia, così il percorso scolastico e le scelte di vita del M. risentirono della necessità di aiutare la madre e i fratelli.
Terminati gli studi secondari e trasferitasi tutta la famiglia a Padova, il M. si iscrisse alla facoltà di filosofia nel 1871, ma vi seguì soprattutto corsi di scienze naturali, laureandosi nel 1873. Entrato nello stesso anno a far parte della Società veneto-trentina di scienze naturali, fu poi assistente per sei anni di R. De Visiani e collaboratore di G. Canestrini (docenti, rispettivamente, di botanica e zoologia); nel 1876 conseguì la libera docenza in botanica. Nel 1878 fu chiamato a succedere a D. Jachelli, crittogamologo, nella cattedra di botanica e nella direzione dell’orto della libera Università di Ferrara, che sviluppò e potenziò, coadiuvato dal giardiniere A. Ferioli, introducendovi nuovi criteri d’ordinamento. A Ferrara rimase per il resto della vita.
Iniziò la sua attività scientifica, ricca di più di 260 pubblicazioni, con una prolusione sulla Importanza dei vegetali nell’economia della natura (Ferrara 1879), ove esponeva in particolare il tema dell’origine e sessualità nelle piante, argomento allora di profondo interesse tra i botanici dopo le scoperte dei grandi fisiologi e morfologi tedeschi, come M.J. Schleiden, K.W. Nägeli e W. Hofmeister. Intraprese da allora un lavoro di raccolta, osservazione e studio dei vegetali, con interesse specifico verso i gruppi dei Funghi e delle Epatiche. Per queste ultime erano ormai acquisiti fondamentali lavori sul tipo di riproduzione e di sviluppo. Nel sesto e settimo decennio del secolo diciannovesimo si andava realizzando la massima fioritura della briologia italiana di cui furono artefici, dopo i pionieristici lavori di G. Raddi, che nel 1820 riformò la classificazione e la nomenclatura delle Epatiche nella Jungermanniografia etrusca… (Modena 1818), A. Bertoloni, che nella Flora Italica cryptogama (Bononiae 1858-67) elencò tutte le Briofite allora note in Italia, P.A. Saccardo, V. Trevisan, G. Venturi, S. Garovaglio e soprattutto G. De Notaris, che con l’Epilogo della briologia italiana (Genova 1869) pose il fondamento delle conoscenze briologiche in Italia.
Al M. l’occasione per occuparsene venne dalla Società botanica italiana, che gli affidò l’incarico di contribuire alla rassegna sistematica di una Flora crittogamica italiana. Egli già disponeva d’una cospicua collezione, soprattutto di Epatiche, derivata da personali ricerche e da campioni inviatigli da amici e raccoglitori da varie parti d’Italia. L’erbario di circa 120 specie d’Epatiche, unica raccolta di exsiccata epaticologica italiana, ha rappresentato a lungo un riferimento per molti studiosi. Su di essa il M. condusse una ricerca accurata e approfondita, dal 1877 al 1923, portando a compimento una revisione pressoché completa dell’epaticologia italiana, dal punto di vista sia floristico sia della critica sistematica, accompagnata dalla discussione e dall’analisi metodica delle famiglie e dei generi studiati. Iniziò dal territorio veneto, già parzialmente esplorato da Trevisan con Hepaticologia veneta ossia monografia delle Epatiche conosciute nelle province venete (in Atti della Società veneto-trentina di scienze naturali, VI [1879], 2, pp. 1-68) ed Hepaticae Italiae Venetae exiccatae (Patavii-Ferrariae 1878-81), che illustravano 120 specie, alcune nuove per la regione veneta, altre totalmente nuove per la scienza, mentre ne rinvenne in Italia alcune fino allora conosciute solo nell’Europa settentrionale.
Alla rassegna della flora epaticologica nazionale aggiunse poi accurate note su quella esotica, di cui gli erano pervenuti in gran copia esemplari, tra l’altro dal botanico C. Spegazzini dalla Patagonia e Terra del Fuoco (Epatiche raccolte alla Terra del Fuoco dal dott. G. Spegazzini, in Nuovo Giornale botanico italiano, XVII [1885], pp. 201-277, e Revisio critica Hepaticarum quas in Repubblica Argentina prof. C. Spegazzinius legebat additis speciebus novis, in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, LXXXVII [1927-28], 2, pp. 215-251). Ne fece uno studio d’importanza fondamentale per la Terra del Fuoco, descrivendo un numero rilevante di specie nuove.
Subito dopo E. Bescherelle gli affidò lo studio d’una collezione pervenuta al Muséum national d’histoire naturelle di Parigi dalla grande missione scientifica a Capo Horn (1882-83). Il M. illustrò circa una novantina di specie, con alcune nuove (Hepaticae novae Americanae australes, Parisiis 1886 ed Hepaticae de la mission scientiphique du Cap Horn, Paris 1889). Infine quanto alla flora esotica il M. si occupò della raccolta delle specie cinesi portata da G. Giraldi nel 1897 dalla provincia dello Schen-si (Cina centrale): Hepaticae in provincia Schen-si, Chinae interioris, a rev. patre G. Giraldi collectae, additis specibus nonnullis in archipelago Andaman a cl. E.H. Mann inventis, in Memorie dell’Acc. di Verona. Agricoltura, scienze, lettere arti e commercio, 1897, vol. 73, pp. 3-63.
Tra le pubblicazioni del M. si distinguono monografie su molte famiglie d’Epatiche. Studiò prima separatamente taluni generi tra i meno agevoli a interpretarsi dal lato specifico, come Jungermannia (categoria in cui Linneo aveva compreso tutte le entità epaticologiche, già sottoposta a un riesame da G. Raddi), Scapania, Radula, Madotheca, Dichiton, Cephalozia, Calypogeia, Acolea e Marsupella; poi il complesso di alcune famiglie come le Jubulaceae, Ricciaceae, Marchantiaceae, Lepidoziaceae, Ptilidaceae e Marchantiaceae, con ricognizione basata su tutto il materiale allora disponibile, corredata di tavole iconografiche.
Nel 1923 concluse l’attività su questo argomento con il Prospetto analitico dell’epaticologia italica (in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, LXXX, 2, pp. 135-170), opera riassuntiva di tutte le monografie, nella quale sono annoverate 257 specie di Epatiche, accompagnate da osservazioni e annotazioni relative alla nomenclatura e sinonimia. Dopo le Primitiae hepaticologiae Italicae di De Notaris (in Mem. della R. Acc. delle scienze di Torino, s. 2, I [1839], pp. 296-354), il più valido contributo in questo campo per la determinazione dei nomi, sinonimi e habitat fu quello del M., che restò tuttavia incompleto e fu concluso da G. Zodda nel 1934.
Segnalata nel Veronese la presenza della Peronospora viticola De Bary, nel 1880 il M. si volse allo studio dei parassiti fungini, iniziando ricerche micologiche che si protrassero fino al 1925 (Nuova rilevazione statistica della flora micologica del Veronese, in Bull. della Soc. botanica italiana, 1925, n. 8-9, pp. 177-180). Descrisse quindi la Peronospora della canapa, da lui osservata per la prima volta in Italia nel Ferrarese nel 1898, e alcuni generi di micromiceti come il Cystopus, il Taphrina, il Ramularia, segnalandone la presenza nel Veneto. Dopo il 1902 la produzione micologica del M. s’inserì nelle Notae micologiche – dalla quarta alla venticinquesima – della Silloge Fungorum (Padova 1882-1931) del Saccardo, ricche di segnalazioni di novità. Le ricerche micologiche lo portarono a descrivere, anche con belle tavole colorate ad acquerello, alcune specie di Imenomiceti. La raccolta di questi acquerelli si trova nella Biblioteca comunale di Verona e il catalogo bibliografico è stato pubblicato (nella rivista Madonna Verona. Boll. del Museo civico di Verona, XV [1921], 3, numero monografico). Con il suo censimento le specie fungine note nel Veronese salirono da 958 a 1645.
Originali, anche perché trascurati in Italia dove pure avevano avuto i primi cultori – tra i quali lo stesso M. Malpighi, A. Vallisneri e più tardi G. Licopoli – gli studi di cecidiologia del M., per i quali disponeva di materiale raccolto dal padre. Le sue indagini in questo campo furono volte alla scoperta, identificazione e illustrazione sistematica delle entità italiane e veronesi. In Acarocecidi della flora veronese e poi Acarocecidi della flora veronese. Ulteriori osservazioni ed aggiunte, in Nuovo Giorn. botanico italiano, XXIII (1891), pp. 68-119, 469-488, segnalò, ben documentandola, l’importanza dei parassiti zoocecidi nella formazione delle galle. Alla cecidologia era giunto da alcune osservazioni teratologiche, descritte ampiamente in meno d’una decina di note, ove iperplasie e deformazioni erano collegate con l’azione patologica dei Funghi.
Alla ricerca propriamente scientifica il M. affiancò quella storiografica, con necrologie e studi sul pensiero e l’opera di botanici e commentari su opere di antichi autori. Contribuì al dibattito sulle grandi questioni di biologia vegetale con una relazione tenuta nel 1880 a Verona, nella quale trattò l’evoluzione del sistema riproduttivo con alternanza di generazioni nei vari gruppi vegetali (Origine ed evoluzione della sessualità nel regno vegetale, Ferrara 1888).
L’opera del M. rientra ancora nella scuola sistematica, che si limitava all’osservazione delle forme trascurando lo studio dei tempi e delle modalità di sviluppo degli organismi, nonché delle loro interrelazioni, evitando in tal modo di levarsi a formulazioni teoriche di qualche rilievo.
Un elenco completo delle pubblicazioni del M. è in A. Forti, C.B. M., Verona 1928. Sono tra le altre da ricordare: Enumerazione delle Epatiche finora conosciute nelle province venete, in Nuovo Giorn. botanico italiano, IX (1877), pp. 5-20; Illustrazione della Peronospora viticola, Verona 1881; Repertorio dell’epaticologia italica, Roma 1886; Appunti teratologici, in Nuovo Giorn. botanico italiano, XVIII (1886), pp. 69-72; Contribuzione alla teratologia vegetale, ibid., XX (1888), pp. 261-292; Contribuzione alla micologia veronese, Verona 1889; Nuovo contributo alla conoscenza dell’entomocecidiologia italica, in Bull. della Soc. botanica italiana, n.s., 1894, vol. 1, pp. 79-89; La Peronospora delle canape recentemente scoperta nei canapai della provincia di Ferrara, in L’Italia agricola, XXXV (1898), pp. 297-301; Appunti intorno alle specie italiane del genere Radula Dmrt, in Bull. della Soc. botanica italiana, 1904, vol. 8, pp. 260 s.; Censimento delle specie italiane del genere Madotheca Dmrt, ibid., pp. 36-40; Le specie italiane del genere Cephalozia, in Malpighia, XXI (1907), pp. 1-51; Nuove osservazioni fitologiche, Verona 1909; Della vita e degli scritti del prof. A. Goiran; contributo alla storia della botanica nella provincia di Verona, in Atti e memorie dell’Acc. di agricoltura, scienze e lettere di Verona, LXXXVII (1911), pp. 51-85; In morte del prof. P.A. Saccardo, Verona 1920.
Fu membro dell’Accademia di scienze mediche e naturali di Ferrara, della Società di scienze naturali in Cherbourg, della Società botanica italiana (di cui fu vicepresidente dal 1897 al 1899, dal 1903 al 1905 e dal 1918 al 1920), dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, dell’Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova. Gli furono dedicati alcuni generi e specie.
Il M. morì a Verona il 18 marzo 1928.
Lasciò al locale museo civico, del quale era stato curatore, le sue raccolte e alla Biblioteca comunale la sua biblioteca (I libri del prof. C. M. donati alla Civica Biblioteca, in Il Gazzettino di Venezia, 29 apr. 1928, p. 3). Al Comune di Tregnago lasciò ogni sua altra proprietà, disponendo che la casa avita divenisse sede d’un ospedale (S. A., La morte del prof. C. M. Le sue filantropiche disposizioni, ibid., 20 marzo 1928, p. 3).
Fonti e Bibl.: G.B. Traverso, Bibliografia micologica, Roma 1905, p. 63; Ricordo. Giubileo professorale del prof. C. M., in Atti dell’Acc. delle scienze mediche e naturali di Ferrara, LXXXII (1908), 3-4, pp. III-XVIII; A. Trotter, C. M., in Marcellia. Riv. internaz. di cecidologia, 1927, vol. 24, pp. 1-12; A. Gepp, Obituary, in Journal of botany, LXVI (1928), 785, p. 150; Notizie sull’Istituto e sull’orto botanico della L. Università di Ferrara raccolte dal dott. E. Baroni, Ferrara 1929, ad nomen; E. Padovani, In memoria di C. M., Verona 1929; O. Mattirolo et al., L’opera botanica del prof. C. M., Verona 1929.