Carolingi
. Dal nome di Carlo Martello, vincitore degli Arabi a Poitiers (732 o 733), primo della famiglia a chiamarsi così, oppure più probabilmente da Carlomagno, il ‛ Carlo ' di gran lunga più famoso della dinastia, sono i membri di una famiglia franca austrasiana che ha fornito, a partire dall'inizio del sec. VII, i sempre più potenti ‛ maestri di palazzo ' (‛ majores domus ') alla sempre più completamente esautorata monarchia merovingia; in un secondo tempo (dal 751), i sovrani al regno, e poi impero, dei Franchi; e, da ultimo, salvo qualche intervallo, fino al 987 (morte di Ludovico V il Neghittoso e avvento al trono di Ugo Capeto), i re a quella porzione occidentale del dissolto impero di Carlomagno che era per divenire la ‛ Francia '.
Rispetto ai discendenti di Ugo Capeto, tuttora regnanti (i Capetingi), che costituivano agli occhi di D. l'esempio tipico di una dinastia di sovrani di un ‛ regnum particulare ', fondato sulla cupidigia (cfr. la mala pianta capetingia di Pg XX 43), i C. sono semplicemente li regi antichi (v. 53), i predecessori, appunto, degli odiati Capetingi, per cui novellamente è Francia retta (v. 51). L'esigenza di presentare i Capetingi come dei ‛ parvenus ' (Figliuol fu'io d'un beccaio di Parigi, dice di sé Ugo Capeto [v. 52]) o, come pure è possibile, la scarsità delle informazioni di cui disponeva sul secolo X, hanno fatto sì che D. raffigurasse il passaggio da una dinastia all'altra come avvenuto con un taglio netto, senza cioè fare posto al ricordo delle oscure e confuse lotte dinastiche che, per circa un secolo, opposero Robertingi e C. col risultato finale di rendere pressoché nulla l'autorità del potere regio in Francia. Oltre a Carlo, duca di Lorena, zio del defunto Ludovico V, renduto in panni bigi (v. 54) quando era il solo membro superstite della dinastia, l'unico altro carolingio che D. mostra di conoscere è Carlomagno, restauratore dell'Impero in Occidente (Pd VI 93-96) e crociato ‛ ante litteram ' (XVIII 43).
Bibl. - F. LoT, Les derniers Carolingiens, Parigi 1891; L. Halphen, Charlemagne et l'empire carolingien, ibid. 1947.