CARONI
Intagliatori di pietre dure ("gioiellieri" nei documenti contemporanei) già operosi a Milano, ma noti più che altro per la loro attività a Firenze (dal 1572) al servizio dei Medici. A. Del Riccio li definiva "rari, e virtuosi maestri" (Firenze, Bibl. Naz., ms. Targioni 54: Istoria delle pietre, p. 188), e anche l'ammontare dei pagamenti è indicativo della considerazione in cui erano tenuti.
Stefano (Gian Stefano) fu intagliatore di vasi. Da una lettera di Gasparo Visconti del principio del 1572 (in Fock, p. 111) appare già molto quotato a Milano: con Gerolamo Miseroni, Francesco da Trezzo e altri, doveva intagliare un vaso in cristallo di rocca per il duca Guglielino di Baviera. Come gli altri intagliatori egli lavorava su modelli, in cera o in legno, di artisti come B. Buontalenti o F. Mochi. Dopo aver operato con J. Bylevelt nell'opificio di S. Marco, dal 1586 passò con tutta l'officina agli Uffizi. Dai documenti citati dalla Fock risulta che il C., da Firenze, si recava spesso (1575, 1593, 1599) in Svizzera per cercare il cristallo, e che in queste occasioni faceva sosta anche a Milano.
Dai documenti risultano pagamenti per varie opere, fra cui la tazza in plasma di smeraldo eseguita da Stefano a forma di conchiglia nell'anno 1610 (Fock, p. 110 n. 101, ill. 87) e conservata nel Museo degli argenti (Piacenti Aschengreen, p. 135 n. 96). La Fock attribuisce a Stefano anche il vaso di lapislazzuli, su disegno di B. Buontalenti e con montatura di J. Bylevelt, conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna (Sammlung für Plastik und Kunstgewerbe, inv. n. 1655).
Ambrogio (Giovanni Ambrogio), fratello di Stefano, risulta essere stato chiamato a Firenze, nel 1572, "per mettere l'arte di lavorare vasi di cristallo di montagna et chomessi di pietre dure" (Arch. di Stato di Firenze, Guardaroba 403, inserto 3, c. 132). Nel 1575 sposò Maddalena C., figlia di Bernardo Landi. Nel 1590-96 i due fratelli lavoravano a un tavolo di pietre dure per l'imperatore Rodolfo II, e nel 1598 alle colonne in cristallo per il ciborio della cappella dei principi in S. Lorenzo, per le quali successivamente stipularono un nuovo contratto nel 1606.
I due fratelli morirono nel 1611: Stefano fu sepolto il 1º luglio, Ambrogio il 25 luglio.
Girolamo, figlio di Ambrogio, nel 1634 chiedeva di aver lo stesso rango, tra gli intagliatori, che il padre aveva dal 1572. Morì nel 1638 (Arch. di Stato di Firenze, Guardaroba 491, c. 4).
Nel 1650 viene menzionato un Bernardo Caroni (Arch. di Stato di Firenze, Guardaroba 629, c. 18v).
Fonti e Bibl.: A. Zobi, Notizie storiche… dei lavori di commesso di pietre dure…, Firenze 1853, pp. 77, 342; C. Piacenti Aschengreen, Il Museo degli argenti a Firenze, Milano 1968, pp. 28, 29, 135 n. 96 (con docc.); C. W. Fock, Der Goldschmied J. Bylivelt…, in Jahrbuch der kunsthistor. Samml. in Wien, LXX(1974), pp. 109-112.