CAROTINA
. Con questo nome s'indica un pigmento studiato per la prima volta nella radice della carota, alla quale dà la nota colorazione giallo-aranciata. È un idrocarburo (C40 H56) che cristallizza facilmente in prismetti o in fascetti d'aghi colorati in aranciato. Si colora in azzurro indaco con acido solf0rico concentrato. È solubile in etere di petrolio e in solfuro di carbonio, insolubile in soluzioni alcooliche alcaline; tali proprietà servono per l'estrazione e la purificazione di questo pigmento. La carotina si ossida con facilità all'aria, e si ritiene che la xantofilla, che quasi sempre accompagna la carotina nelle cellule vegetali (C40 H56 O2), ne sia il più prossimo prodotto d'ossidazione. L'interesse biologico della carotina deriva dalla sua presenza costante, insieme con la xantofilla, in tutti i plastidi verdi clorofilliani. Ne è sorta l'ipotesi che tale corpo prenda parte nel processo di fotosintesi clorofilliana. Ma non hanno trovato, per ora, conferma né l'ipotesi che i pigmenti gialli possano costituire una specie di schermo al pigmento verde, contro eventuali radiazioni nocive, né quella di Willstätter che l'ossigeno, staccatosi dalla clorofilla durante il processo di fotosintesi, si leghi con l'ossidabilissima carotina, la quale passerebbe a xantofilla, che libererebbe poi l'ossigeno allo stato molecolare. Affini alla carotina, e probabilmente isomeri, sono altri pigmenti di colore assai simile, come la licopina, largamente diffusi nei cromoplasti di molti frutti e fiori, ai quali impartiscono colorazioni vivaci. Le distinzioni fra tali pigmenti sono spesso assai difficili, e più spesso si parla, piuttosto che di una carotina, di carotine e di carotinoidi. La presenza di tale pigmento non è limitata ai soli vegetali, ma si trova anche frequente nel regno animale, associata a corpi grassi diversi. La carotina manca nelle membrane degli organismi inferiori (p. es. batterî), si trova in alcuni funghi (p. es. peronospora), nelle alghe cloroficee, e poi, più o meno pura, in tutti i vegetali superiori. Non manca in alcuni animali (Tunicati).
Bibl.: R. Willstätter e A. Stoll, Untersuchungen über d. Chlorophylle, Berlino 1913; F. Czapek, Biochemie d. Pflanzen, 3ª ed., Jena 1920.
G. Armand nel 1885 studiando nell'uomo il lipocromo, pigmento del grasso e del sangue, l'ha assimilato al pigmento giallo delle piante a clorofilla e alla carotina della carota. Wilstätter ha distinto nel lipocromo la xantofilla e la carotina. Van den Bergh ha indicato un metodo cromometrico di analisi nel siero del sangue. Si dà il nome di carotinemia alla presenza di carotina nel sangue che può essere causa di pigmentazioni pseudoitteriche della cute (lipocromia, xantocromia), localizzate o più o meno diffuse: in ogni caso le congiuntive sono scolorate, il siero del sangue non contiene eccesso di bilirubina, e non c'è rapporto fra lipocromia e colesterinemia. La lipocromia è stata constatata nel bambino dopo l'ingestione di carote, nei tifosi (colorazione giallastra palmare e plantare o segno di Filipowicz), nei diabetici.