CARPI DE RESMINI, Umberto
Nato a Precotto (Milano) il 21 ag. 1881 da Amilcare e da Giuseppina De Resmini, fu allievo dei collegio "Ghislieri" dal 1902 al 1905 e conseguì a Pavia la laurea in medicina e chirurgia il 28 giugno 1905.
Fin dai primi anni del corso di laurea si dedicò alla ricerca scientifica: fu interno nell'istituto di anatomia umana normale, diretto da L. Sala, negli anni 1901-1904, ove acquisì conoscenza dei più fini metodi di indagine microscopica, e in quello di patologia chirurgica dimostrativa, diretto da G. Muscatello, dal 1903 al 1905, dimostrando preparazione scientifica e una spiccata tendenza alla pratica clinica. Dopo la laurea, dal 1905 al 1908, ampliò la preparazione in campo anatomopatologico e clinico all'ospedale Maggiore di Milano come medicochirurgo praticante. Risultò vincitore del premio Dall'Acqua (1906) e del premio dell'Associazione d'incoraggiamento all'intelligenza di Milano, per studi di perfezionamento all'estero. Negli anni 1906-1907 sviluppò la sua preparazione batteriologica e biochimico-immunologica presso la sezione batteriologica dell'istituto di patologia dell'università di Berlino, diretta da I. Morgenroth.Nominato nel 1908 primo assistente nella clinica medica- dell'università di Pavia, diretta da C. Forlanini, l'anno successivo divenne aiuto e fu delegato all'insegnamento della propedeutica medica; contemporaneamente conseguì la libera docenza in patologia speciale medica dimostrativa nell'università di Pavia. Tenne regolarmente corsi liberi pareggiati negli anni 1910-12.
La severa formazione delle scuole di Morgenroth e Forlanini, integrata da un'autonoma capacità di giudizio acquisita nel continuo esercizio, permise al C. di svolgere un ruolo di protagonista aperto al progresso delle conoscenze scientifiche che, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, aveva portato la medicina italiana in posizioni d'avanguardia. Lo stesso Forlanini, che lo aveva voluto sostituto nell'insegnamento di clinica terapeutica, dimostrava di apprezzarne le doti.
Costretto nel 1912 a rinunciare all'incarico di aiuto a Pavia per una grave infermità del padre, nel dicembre 1912 vinse il concorso di primario medico nel Civico ospedale di Lugano, dove rimase fino al 1920, con l'interruzione del periodo bellico. Nel 1915 infatti venne richiamato in servizio militare come capitano medico di complemento e destinato alla direzione dell'ospedaletto da campo 125, sul medio Isonzo, in servizio di prima linea per gravi feriti viscerali; assegnato l'anno successivo all'ospedale da campo 24 in servizio di lazzaretto per colerosi in Albania, nel 1917 divenne direttore del gruppo degli ospedali militari di riserva di Voghera.
Della sua formazione anatomica, anatomopatologica, batteriologica e biochirnico-immunologica, si trova traccia non solo nei primi lavori, ma anche in quelli della maturità, destinati a lasciare un'impronta anche in aree lontane da quelle cui dedicò la maggior parte dell'attività. Ancora studente, durante il periodo trascorso come allievo interno nell'istituto del Sala, condusse pregevoli studi sull'innervazione dell'apparato palpebrale degli Ofidi (Sulla minuta innervazione del cosidetto menisco preoculare degli Ofidi, in Bollettino della società medico-chirurgica di Pavia, XVIII [1904], pp. 100-105); testimonianza della sua preparazione anatomica e anatornopatologica è il Contributo alla patogenesi della degenerazione cistica dei reni (in Ospedale Maggiore, III [1908], pp. 229-237, 266278, 305-320, 368-374, 472-480). Interessanti, come primi esempi di caratterizzazione biochimica mediante l'impiego di enzimi proteolitici, i lavori su alcuni veleni animali e sulla loro attività biologica (vedi, ad esempio, Ricerche sul tossolecitide del veleno delle api, in Archivio difisiologia, VI [1909], pp. 111-127). Le osservazioni cliniche e sperimentali sugli itteri dei combattenti misero in luce la non infrequente eziologia leptospirosica del cosiddetto ittero castrense, talora tragicamente interpretato come malattia da autolesionismo (Osservazioni cliniche e sperimentali sugli itteri nelle truppe combattenti, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XXX [1916], pp. 21-32, con C. Moreschi; Osservazioni sulla spirochetosi itterogena, in Policlinico, sez. pratica, XXIV [1917], pp. 949-955). Del suo incipiente interesse per la tisiologia, maturato nell'attività clinica al fronte, sono testimonianza i lavori: La tubercolosi nei suoi rapporti con la guerra, in Tubercolosi, VIII (1916), pp. 66-75, e Per l'indirizzo della profilassi antitubercolare nell'esercito e nel Paese durante la guerra e nel dopo guerra, ibid., X (1918), pp. 157-166. Altri lavori significativi in quel periodo furono: Ferite penetranti del torace e loro cura, in Policlinico, sez. pratica, XXIV (1917), pp. 1432-437; Il pneumotorace artificiale nelleferite toraco-polmonari, in Tubercolosi, XI (1919), pp. 176-185, I risultati lontani del pneumotorace artificiale in base ai dati statistici, ibid., XIII (1921), pp. 221-227.
Nel, 1922 il C. venne nominato primario medico dell'ospedale Maggiore di Milano. Impegnato, dunque, nei problemi della tisiologia, aderì all'approccio fisiopatologico impostato dal Forlanini, sfociato nella proposta della collassoterapia. Senza lasciarsi coinvolgere nei contrasti dialettico-dottrinali che tendevano a creare un'artificiosa contrapposizione nella patogenesi della tubercolosi polmonare tra fattori batteriologici e fisiomeccanici, affrontò il problema della validità sul piano clinico della collassoterapia della patologia tubercolare del polmone. Senza limitarsi al ruolo di fedele seguace della collassoterapia forlaniniana, il C. seppe definirne le indicazioni e le modalità d'impiego, come chiaramente appare dal lavoro Il pneumotorace artificiale nella cura della tubercolosi polmonare (in La tubercolosi dal punto di vista clinico e sociale, II, Milano 1925, pp. 243-296), mentre gli aspetti semeiologici della collassoterapia, alla luce dei classici principi della semeiotica fisica, furono dal C. descritti al I congresso della Società italiana di studi scientifici sulla tubercolosi.
La sua metodologia scientifica, mai viziata da preconcetti dottrinali, si manifestò nel costante interesse alla possibilità della chemioterapia della tubercolosi polmonare di cui valutò i possibili impieghi clinici anche in epoche pionieristiche: risale al 1928 una relazione alla riunione della Società italiana di studi scientifici sulla tubercolosi dal titolo Chemioterapia della tubercolosi (in Rivista di patologia clinica della tubercolosi, III [1929], pp. 246-249).
Notevoli furono pure i contributi che il C. portò sul piano pratico: nel 1925 ideò un apparecchio da pneumotorace a rifornimento continuo a spostamento d'aria che permetteva l'aspirazione spontanea del gas con esatta misura della quantità di gas introdotto e il controllo manometrico di ogni fase dell'atto operativo (Apparecchio da pneumotorace a rifornimento continuo a spostamento d'aria, in Bollettino dell'Ordine dei medici, XII [1925], estr. del n. 10); nel 1930 definì le possibilità d'impiego del pneumotorace terapeutico bilaterale (Der gleicheitig doppelseítige künstliche Tiefdruckpneunwthorax, in Ergebnisse der inneren Medizin und Kinderheilkunde, XXXVIII [1930], pp. 1-43, con M. Ascoli).
Con l'istituzione della facoltà di medicina presso l'università di Milano il C. poté intensificare l'attività didattica, cui non aveva rinunciato nemmeno durante il suo lavoro nella Svizzera italiana: dal 1925 tenne un corso di semeiotica medica; dal 1931 fu incaricato del corso di semeiotica e collassoterapia della tubercolosi polmonare nella Scuola di perfezionamento in tisiologia e malattie respiratorie allora fondata; nel 1937 divenne direttore della stessa scuola ed ebbe l'incarico dell'insegnamento ufficiale di tisiologia.
Successivamente si dedicò allo studio dei fondamenti fisiomeccanici della collassoterapia pneumotoracica e dell'ostacolo alla sua attuazione rappresentato dalle aderenze pleuriche, e diffuse la pratica della endoscopia toracica per l'esatta localizzazione topografica delle aderenze e della pleurolisi intrapleurica come procedimento integrativo della collassoterapia (La pleurolisi intrapleurica nel determinismo terapeutico del pneumotorace artificiale, in Gazzetta medica italiana, XCIX [1940], pp.259-262). L'avvento dei primi farmaci antibiotici lo vide impegnato in dimostrazioni cliniche tra le prime in Italia sulle indicazioni e sulla tecnica della chemioterapia della tubercolosi con streptomicina, con acido paraaminosalicilico e col tiosemicarbazone.
Il C. dedicò una parte rilevante dell'attività ai problemi connessi con la previsione della tubercolosi come malattia sociale: fece parte per molti anni del consiglio d'amministrazione dei sanatori popolari della provincia di Milano e prestò opera di consulenza a diverse istituzioni ospedaliere e sanatoriali pubbliche (ospedale di Melegnano, ospedale Principessa Maria jolanda, ospedale di Luino, villaggio sanatoriale di Sondalo). Fondò e diresse a partire dal, 1946 il Giornale italiano della tubercolosi. A coronamento della carriera, quando nel 1950 fu istituita presso l'università medica di Milano la cattedra di tisiologia, il C. ne divenne il primo titolare.
Di questo impegno il C. ebbe riconoscimento quando venne nominato (1946) vicepresidente della Federazione italiana per la lotta contro la tubercolosi, dopo essere stato membró del comitato provvisorio dell'Associazione antitubercolare. Nello stesso anno venne nominato nel consiglio direttivo della Union internationale contre la tuberculose, e infine, nel 1961, fu eletto presidente della stessa Federazione italiana. Membro di numerose società scientifiche italiane e straniere, nel 1962 gli fu conferita la medaglia d'oro al merito della sanità pubblica da parte del presidente della Repubblica.
Tra i numerosi contributi a diversi trattati di medicina interna e di tisiologia si ricordano in particolare Diagnostica delle malattie dell'apparato respiratorio, ampia illustrazione iconografica semeiologica e diagnostica della patologia pneumologica (in Semeiotica e diagnostica medica. Manuale pratico per medici e studenti, diretto da P. Sisto, Torino 1939, pp. 407-496), e il classico Manuale di semeiotica medica, Milano 1938, redatto in collaborazione con diversi allievi nelle edizioni successive dal 1938 al 1951, che ha costituito lo strumento formativo di un'intera generazione di medici.
Il C. morì a Milano il 14 febbr. 1970.
Fonti e Bibl.: I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte der letzten fünfzig Jahre, I, München-Berlin 1962, p. 221; necr. in Lotta contro la tubercolosi, XL (1970), pp. 76-80; M. Zubiani, Collegio Ghislieri Pavia. Associazione alunni. Annuario 1969-72, Pavia 1973, pp. 188-190; T. Detti, Stato, guerra e tubercolosi (1915-1922), in Storia d'Italia. Annali, VII, Torino 1984, pp. 899, 920.