CARRARA (A. T., 24-25-26)
Città della Toscana, nella provincia di Massa e Carrara, che ha per capoluogo Massa, ma di cui Carrara rappresenta il centro più cospicuo per popolazione e per attività economica. La città è posta sulle rive del torrente Carriona a 80 m. s. m., a 6 km. dalla costa del Tirreno, ai piedi delle Alpi Apuane, dalle cui ricche cave marmifere sembra derivasse il nome, come derivò il suo considerevole sviluppo economico e civile. Il progresso maggiore della città si avvertì negli ultimi decennî, specialmente dopo l'unificazione del Regno, allorché l'escavazione e la lavorazione del marmo apuano, per le quali Carrara divenne il centro principale, presero nuovo e grande incremento. La popolazione, che nel 1823 contava 5000 ab. nella città, e 11.517 nel comune, salita rispettivamente a 6797 e a 18.346 nel 1861, raggiunse i 23.951 e 52.743 nel 1921, onde oggi Carrara occupa, per popolazione, il 7° posto fra le città toscane. In grazia a questo suo sviluppo demografico ed economico la città ha assunto un carattere decisamente moderno, con strade ampie, fiancheggiate da fabbricati decorosi che le dànno un aspetto di notevole gaiezza e prosperità. L'importanza maggiore di Carrara deriva, come si è detto, dall'industria marmifera. La produzione delle sue 418 cave (comprese quelle del M. Sagro e di Equi nel comune di Fivizzano) fu nel 1927 di 316.982 tonn. di marmo greggio, con una diminuzione di 20.105 tonn. rispetto al 1926, anno in cui fu raggiunto il massimo anche rispetto all'anteguerra. Il valore del marmo greggio escavato si ragguaglia a oltre 100 milioni di lire, e sale a oltre 230 dopo segato e lavorato. Alla sua lavorazione furono adibite 8760 persone e 220 motori, di cui 212 elettrici. Notevoli miglioramenti vennero apportati negli ultimi anni per l'escavazione e per il trasporto del materiale, specialmente alle cave del M. Sagro a un'altitudine di 1330 m.s.m. L'esportazione del marmo, tanto greggio quanto lavorato, si fa più specialmente per via marittima dalla Marina di Carrara e per via di terra dalle stazioni ferroviarie di Carrara e di Avenza.
La popolazione del comune di Carrara di età superiore ai 10 anni è quindi per circa un terzo adibita al lavoro del marmo e ad altre industrie attinenti; ma anche l'agricoltura, fiorente nelle ubertose campagne del suo territorio, ne assorbe una parte notevole. L'istruzione popolare vi è notevolmente diffusa, onde i 4/5 della popolazione di età superiore ai 6 anni, censita nel 1921, sapevano leggere. La città conta istituti d'istruzione media ed elementare fra cui un Istituto commerciale. Per l'educazione tecnica e artistica delle maestranze addette alla lavorazione del marmo, sorse fin dal 1769, per opera della principessa Maria Teresa Cybo-d'Este, un'Accademia che dal 1815 occupa il vasto edificio addossato all'antica rocca dei Malaspina fatto edificare dal principe Alberico per sua residenza.
Il territorio del comune di Carrara, vasto kmq. 70,84, si estende sino alla costa e comprende varie frazioni e abitati minori che complessivamente, escluso il capoluogo, accolgono 23.463 ab., mentre 5329 vivono in case sparse. Dei centri minori sono particolarmente notevoli quelli di Avenza e di Marina di Carrara. Avenza sorge presso la stazione della ferrovia a 2 km. dalla costa ed ebbe origine nel sec. XII per accogliervi i marinai e i carrettieri addetti al trasporto dei marmi. Castruccio Castracani la munì di un fortilizio ancora esistente; il villaggio si sviluppò a datare dai primi del secolo scorso. e specialmente dopo la costruzione della ferrovia litoranea. Conta ora 1049 ab. e 4149 comprendendovi anche le adiacenti case sparse. Più recente è il sorgere e lo svilupparsi della prossima Marina di Carrara, sino al 1898 detta Marina di Avenza, graziosa cittadina balnearia, scalo marittimo in via di diventare sempre più un vero e proprio porto (quando saranno ultimati i lavori decretati nel 1907 e iniziati nel 1922), destinato ad assorbire il traffico di esportazione dei marmi. L'abitato aveva nel 1921 3332 ab. e 4875 comprendendovi anche le adiacenti case sparse.
Monumenti. - La pieve di S. Andrea (il duomo) è il più importante edificio di Carrara. Sorse lentamente a tre navi; il presbiterio fu aggiunto nel Duecento, con l'abside, alla parte anteriore che è del sec. XII. Di quel tempo è anche l'ordine terreno della facciata alla maniera pisana ma con un portale a figure umane e ad animali simbolici scolpiti da una maestranza emiliana che collaborò anche ai capitelli dell'interno, severo nel suo paramento marmoreo grigiastro, e di poco modificato nella copertura a vòlte e negli altari aggiunti in varî tempi. La chiesa conserva smembrati i resti della sua grandiosa ancona in marmo, eseguita poco dopo il 1460 per l'altar maggiore da Andrea Guardi. Ha inoltre un affresco di Bernardino di Antoniazzo Romano (1547), statue di Clemente da Reggio e del Moschino e, nel battistero, un gruppo marmoreo trecentesco dell'Annunciazione, creduto francese, ma in stretto rapporto con l'arte senese. La facciata fu compiuta nel sec. XIV con rosone e loggia gotica da avvicinarsi a quelli di S. Caterina a Pisa. Il campanile, cui si diede inizio intorno al 1281, ricorda invece quelli della Liguria. Ed è pure ligure la casa nella quale fu ospitato Francesco Petrarca (1343). Fra le altre chiese di Carrara sono notevoli S. Francesco e il Carmine, entrambe con marmi e sculture pregevoli; fra i palazzi, quello Diana (sec. XVI), quello Del Medico (sec. XVIII), e soprattutto la rocca dei Malaspina, trasformata in residenza ducale nel sec. XVI da Alberico I Cybo-Malaspina e poi - attraverso successivi mutamenti - destinata all'Accademia di belle arti (1815). Nell'atrio dell'edificio sono frammenti archeologici provenienti da Luni; l'edicola romana detta dei Fantiscritti dalla cava omonima donde pervenne, con inciso da scultori Iamosi il proprio nome; e una rozza Annunciazione, di Lapo di Giroldo da Como (1310). Pregevole è il museo Fabbricotti, contenente, fra l'altro, statue, capitelli e sculture frammentarie romane e medievali rinvenuti a Luni. Sulla Piazza del duomo una statua non finita del Bandinelli, rappresentante Andrea Doria. (V. tavv. XLV e XLVI).
Storia. - Per quanto le cave di marmo fossero già note ai Romanì, le origini di Carrara risalgono solo alla seconda meta del sec. X, quando Ottone I, il 19 maggio 963, donava ad Adalberto, vescovo di Luni, fra le altre terre situate nella vallata della Magra, una curtis de Cararia, cioè una riunione di casolari e di fondi rustici dove viveva una popolazione di servi e di coloni uniti in gran parte da vincoli di parentela. La signoria dei vescovi, esercitata per mezzo di castaldi, durò effettivamente sino ai primi del sec. XIII, quando i fideles di Carrara, spinti da comuni interessi economici, fecero la prima affermazione di vita collettiva con un patto che il vescovo finì con l'accettare, ricevendo in compenso un giuramento di fedeltà. Ma la completa emancipazione avvenne nella seconda metà del sec. XIII dopo l'infortunio toccato a Guglielmo, vescovo di Luni, catturato con altri dalla flotta pisana e imperiale presso l'isola del Giglio. I Carraresi, sebbene scomunicati il 28 febbraio 1261, si sottrassero del tutto da ogni giurisdizione vescovile. Da quell'anno il comune subì molteplici vicende, passando dalla dominazione di Pisa a quella di Castruccio Castracani, degli Spinola, dei Visconti e dei Cybo-Malaspina. La signoria di questi ultimi fu più lunga. Aggregata al ducato di Modena dopo la morte di Maria Beatrice, figlia di Maria Teresa, il 27 aprile 1859 Carrara si unì al regno d'Italia.
Bibl.: E. Repetti, Cenni sopra l'alpe Apuana e i marmi di Carrara, Firenze, 1820; id., Dizionario... della Toscana, I, Firenze 1835, p. 481; id., Compendio storico di Carrara, Massa Badia Fiesolana 1821; M. Lupo Gentile, L'origine del comune di Carrara, Spezia 1910; C. Lazzoni, Carrara e le sue ville, Carrara 1880; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927, passim; M. Salmi, Il Duomo di Carrara, in L'arte, XXIX (1927), pp. 124-35; U. Middeldorf e M. Weinberger, Französische Figuren ecc., in Pantheon, 1928, p. 187 segg.; M. Salmi, L'architettura romanica in Toscana, Milano-Roma 1928; id., La scultura romanica in Toscana, Firenze 1928.