CARRO ARMATO (IX, p. 165; App. I, p. 372)
ARMATO Un sensibile perfezionamento del carro armato, si è avuto qualche anno prima della seconda Guerra mondiale con la realizzazione pratica del cingolo snodato nei due sensi e relativamente leggero; questa realizzazione ha permesso di raggiungere elevate velocità di traslazione che rappresentano appunto una delle caratteristiche principali, se non la principale, dei carri armati moderni. Il carro armato, da semplice mezzo di appoggio e di accompagnamento della fanteria ha ora assunto la fisionomia di una vera e propria arma da combattimento, di importanza decisiva nella guerra terrestre. Ogni tipo di carro armato è caratterizzato da tre fattori fondamentali: armamento, protezione, mobilità, i quali sono tra loro antitetici; la bontà d'un carro armato dipende da un sano criterio di compromesso fra i tre elementi.
L'armamento è costituito, in genere, da un cannone installato nella parte anteriore della torretta, e da una o più mitragliatrici, opportunamente sistemate sia in torretta sia nello scafo. Il cannone che è l'arma principale, con le sue caratteristiche specifiche (calibro, lunghezza, velocità iniziale, celerità di tiro, ecc.) definisce, nelle sue linee generali, il tipo di carro. Il calibro, che all'inizio della seconda Guerra mondiale non superava in genere i 50 mm., raggiunse e superò, verso la fine del conflitto, i 90 mm. È evidente che l'aumento del calibro porta ad un aumento delle dimensioni dello scafo con conseguente appesantimento del carro stesso.
La protezione di un carro armato dipende, oltre che dallo spessore e dalla inclinazione delle pareti dello scafo, dalla possibilità di sottrarsi alla vista del nemico, per cui si cerca di limitare le dimensioni del carro, soprattutto in altezza. L'aumento dello spessore delle corazze (v. corazzatura, in questa App.) strettamente legato all'aumento del calibro della bocca da fuoco installata, ha appesantito i carri che da 10 ÷ 20 t. sono passati a 50 ÷ 60 t., con tendenza ad ulteriori aumenti. La mobilità di un carro armato dipende dalla possibilità di realizzare velocità elevate su terreno mediamente accidentato, e dalla manovrabilità, ossia dall'attitudine a cambiare con rapidità la direzione di marcia.
Schematicamente il carro armato moderno, a somiglianza dei tipi meno recenti, è costituito da uno scafo, sormontato da una torretta nella quale è installata l'arma principale. Lo scafo appoggia, attraverso una serie di rulli portanti, sui cingoli.
Lo scafo anziché di un sol pezzo, in acciaio fuso, è per lo più costituito da piastre, aventi particolari caratteristiche tecnologiche per renderle maggiormente adatte a resistere all'azione perforante dei proiettili. Per aumentare questa resistenza vi è la tendenza ad aumentare l'angolo di inclinazione delle piastre rispetto alla verticale. Le varie piastre, costituenti la superficie esterna dello scafo, possono essere collegate fra loro mediante bullonatura, che richiede la presenza nell'interno di appositi profilati, oppure mediante saldatura elettrica. Ambedue i sistemi presentano pregi e difetti; il secondo, forse più razionale, richiede officine opportunamente attrezzate e personale particolarmente specializzato. Le piastre normalmente non sono di uguale spessore; quelle frontali, che sono maggiormente esposte al tiro avversario, hanno il massimo spessore; quelle perimetrali hanno spessori un po' minori delle frontali; le piastre del cielo e di fondo sono le più sottili. Lo spessore viene ad essere ulteriormente ridotto per quelle piastre che risultano molto inclinate rispetto alla verticale: si viene in tal modo a conferire allo scafo una resistenza pressoché uniforme in relazione alle probabili direzioni di offesa.
La torretta che sormonta lo scafo nella parte mediana, può risultare spostata verso la parte anteriore o posteriore, a seconda della distribuzione dei varî organi motopropulsori nell'interno dello scafo; è collegata allo scafo attraverso un piano di rotolamente che le permette di ruotare, di 360° attorno ad un asse verticale: essa i qualche tipo, è sormontata da una seconda torretta, di dimensioni limitatissime, che serve per l'osservazione. Nella parte anteriore della torretta è installata l'arma principale che può assumere diverse inclinazioni nel piano verticale. L'ampiezza del settore di tiro verticale risulta normalmente piuttosto limitata, per non aumentare eccessivamente l'altezza della torretta, a scapito della protezione indiretta, per l'aumentato bersaglio. La torretta può essere di acciaio fuso o costituita da piastre collegate mediante bullonatura o saldatura elettrica. Vi sono esempî di scafi costituiti da piastre, sormontati da torrette in acciaio fuso, che, rispetto a quelle costituite da piastre, presentano il vantaggio di poter assumere forme più sfuggenti e quindi più atte a far deviare i proiettili avversarî. Gli spessori delle piastre, nella torretta, sono distribuiti con lo stesso criterio seguito per lo scafo; risultano però lievemente aumentati, in quanto la torretta, per la sua posizione sopraelevata, è maggiormente individuabile e quindi colpibile. La torretta, e in particolare la torretta di osservazione, qualora esista, è provvista di feritoie, opportunamente protette, per l'osservazione. Per proteggere meglio l'equipaggio l'osservazione può essere effettuata indirettamente attraverso speciali apparecchi ottici (iposcopî, periscopî). La manovra della torretta, per quanto riguarda il settore orizzontale di tiro è effettuata mediante un rocchetto che ingrana con una dentiera circolare, applicata alla torretta stessa. Il rocchetto può essere azionato direttamente, a mano, solo nel caso di torrette molto leggere; nei carri moderni il comando è realizzato generalmente mediante servomotori idraulici. La manovra della bocca da fuoco nel piano verticale ha luogo normalmente a mano, attraverso una coppia cinematica rocchetto e settore dentato.
Apparati motopropulsori. - Il motore è situato nella parte posteriore del carro: questa soluzione è imposta dalla necessità di lasciare libera la parte anteriore dello scafo, per sistemarvi il posto di guida, riducendo al minimo possibile l'altezza dello scafo; i tipi più usati, perché di peso relativamente basso e ingombro limitato, sono quelli a carburazione, ad elevato rapporto di compressione e ad elevato numero di giri con cilindri disposti in linea o a V e raffreddati ad acqua: non mancano però esempi di motori stellati, raffreddati ad aria, del tipo per aviazione. I motori a iniezione, che presentano indubbiamente il vantaggio di un più basso consumo specifico e di una maggior sicurezza contro gl'incendî, hanno trovato scarsa applicazione nei carri armati, non tanto per il maggior peso quanto per il notevole ingombro. La potenza dei motori varia da 10 a 20 CV, per t. di peso del carro armato, raggiungendo valori massimi di 700÷800 CV, per i carri più pesanti dei tipi più moderni.
Nella parte posteriore dello scafo, oltre al motore, sono sistemati i radiatori ed i serbatoi per il carburante. I radiatori sono investiti da una corrente d'aria messa in moto da appositi ventilatori. Le prese d'aria sono disposte in modo da realizzare una specie di ventilazione anche nella camera di combattimento, ventilazione indispensabile quando l'equipaggio esegue i tiri a sportelli chiusi. La capacità dei serbatoi è tale da assicurare al carro un'autonomia non inferiore ai 150 ÷ 200 km. La frizione finora più usata è del tipo comune ad attrito.
Il cambio è rimasto in genere del tipo normale, a coppie di ingranaggi. Il numero dei rapporti è quasi sempre superiore a quattro, allo scopo di disporre di una serie di marce, opportunamente intervallate fra loro, tali da conferire al mezzo corazzato, in relazione alla potenza installata, la massima velocità su qualsiasi tipo di terreno. Rari sono gli esempî di cambî epicicloidali, mentre mancano completamente esempî di cambî automatici e di cambî continui (del tipo idraulico). Si nota invece una certta tendenza a rendere sempre più facile e sicura la manovra d'innesto delle varie marce, ricorrendo a dispositivi vari (servocomandi idraulici, ad aria compressa, ecc.).
Per il meccanismo di sterzatura (v. trattore a cingoli, XXXIV, p. 230 c), attraverso una serie di modifiche e migliorie si è giunti a tipi più perfezionati (differenziali controllati, epicicli controllati) che, oltre a rendere la guida più sicura e la manovra delle leve dello sterzo meno faticosa, riducono in misura notevole la perdita di potenza negli organi striscianti, aumentandone l'efficienza e la durata.
La trasmissione del movimento ai cingoli (per i quali v. cingolo, in questa App.) avviene per mezzo delle ruote motrici, che sono di massima collegate direttamente col meccanismo di sterzo; di conseguenza quando il meccanismo di sterzo si trova anteriormente si ha la "trazione anteriore", quando è situato nella parte posteriore si ha la "trazione posteriore". Oggi si nota tendenza alla trazione anteriore che, oltre a permettere una più razionale ripartizione dei varî gruppi meccanici, rende il cingolo più atto a superare terreni inconsistenti. Infatti la trazione anteriore attenua, in parte, l'inconveniente del convogliamento di materiale sciolto (fango, neve, ghiaia, ecc.) fra cingolo e ruota posteriore, perché è possibile conferire alla ruota di rinvio forme più appropriate allo scopo.
La sospensione è costituita in generale da una serie di rulli portanti, collegati attraverso organi elastici (balestre, molle elicoidali, barre di torsione, ecc.) allo scafo. I rulli sono di massima rivestiti di anelli di gomma semipneumatici. Molteplici e varî sono i tipi di sospensione, che, a titolo puramente orientativo, possono essere suddivisi in due gruppi: sospensione con pochi rulli di grande diametro (fig. 3) ognuno dei quali è collegato allo scafo indipendentemente dagli altri; sospensione con molti rulli di piccolo diametro (fig. 2), riuniti in gruppi di due o quattro mediante bilancieri, collegati allo scafo. La prima soluzione è più adatta per la marcia veloce su strada e su terreno consistente poco accidentato; la seconda su terreno cedevole e terreno consistente molto accidentato.
Nella tabella a p. 514 sono illustrate le caratteristiche sostanziali dei principali tipi di carri armati impiegati dai belligeranti nel corso della seconda Guerra mondiale.
Le pendenze massime superabili, quando l'aderenza lo consente, si aggirano sul 50÷60% per quasi tutti i tipi moderni. I carri sono provvisti di radio ricevente e trasmittente, bussola di direzione, stabilizzatore della bocca da fuoco, ecc.
Ai carri veri e proprî si devono aggiungere i carri speciali, costruiti durante la guerra per scopi determinati: carri lanciafiamme (con getto fino a m. 50); sminatori: tipo "scorpione" - flail - carro Churchill, muniti di braccia con ruote e catene battenti il suolo davanti al mezzo, oppure carro Sherman, spingenti con 2 braccia rigide grossi rulli di acciaio temprato; pontieri (carro tipo Churchill, Sherman, ecc.), muniti di apposite attrezzature per il varamento di travate da ponte che consentano ai carri di superare fossati profondi, o fossi anticarro; Tank-dozers: muniti di vomere spianatutto per colmare crateri di bombe nelle zone di combattimento; trasporto: per il trasporto protetto di personale (carro "Canguro" inglese). Altri tipi di carri speciali sono quelli creati per le operazioni anfibie o aerotrasportate. Caratteristico è il carro Sherman DD (duplex drive), che si mantiene a galla mediante il prolungamento delle fiancate verso l'alto con schermi di tela da vele mantenuti tesi da aste metalliche ribaltabili e da aria compressa.
Per i cannoni semoventi, v. artiglieria, in questa Appendice.
L'impiego del carro armato.
L'impiego del carro armato trova delle limitazioni, oltreché nell'azione delle armi e dei mezzi controcarro (v. anticarro, in questa App.), in talune sue caratteristiche cui la tecnica cerca di porre riparo.
Esse sono: rumore, visibilità, individuabilità; leggerezza della corazzatura sul fondo e le fiancate; visuale limitata che polarizza l'attenzione dell'equipaggio in avanti; sordità dell'equipaggio che dal rumore del motore è costretto all'uso di collegamenti interni e relative cuffie telefoniche, ciò che limita grandemente la percezione dei rumori esterni; difficoltà nell'attraversamento di fossati larghi o di corsi d'acqua profondi; necessità di controllo dei ponti su cui deve transitare il carro armato e gittamento di essi ove manchino o siano inadeguati; pericolo d'incendio ed esplosione qualora sia perforata la corazza, a causa del motore, dei serbatoi di carburante, delle riservette di munizioni; autonomia limitata dalle munizioni e dal carburante trasportati, per cui il carro armato non può combattere oltre 5÷6 ore senza rifornimenti; decrescente capacità combattiva dell'equipaggio per lunga permanenza nel carro armato, causata da ristrettezza dello spazio, calore del motore, umidità, rumore.
Le regolamentazioni tattiche in vigore (1948) prevedono l'impiego dei carri armati inquadrati in grandi unità corazzate (divisioni, corpi d'armata, armate), ovvero in cooperazione con la fanteria.
Grandi unità corazzate. - Operano nel campo strategico con azioni in profondità ed a largo raggio, nel campo tattico con azioni di forza per superare complesse organizzazioni difensive avversarie. L'impiego di grandi unità corazzate è in genere assai redditizio per la mobilità dei carri armati, l'attitudine alla rapida azione, al facile disimpegno, per la scarsa sensibilità ad eventuali operazioni avversarie sul fianco e sul tergo. Il gen. tedesco Guderian, noto comandante di unità germaniche, ritiene che grandi unità corazzate appoggiate da potente aviazione possano tuttora sorprendere il nemico nello spazio e nel tempo (come nel 1940), provocandone il collasso. Le grandi unità corazzate sono nelle mani dell'alto comando il mezzo più potente per schiacciare l'avversario. La condotta di esse è particolarmente difficile perché il successo si basa essenzialmente sulla velocità di manovra; ciò richiede da parte dei comandanti di tutti i gradi la profonda assimilazione dei concetti d'impiego per cui agli schematici ordini impartiti dal comandante deve seguire una rapidissima esecuzione basata sull'applicazione razionale e decisa dei criterî stessi. Viene citata a tal fine l'azione del maresciallo Rommel in Africa settentrionale: egli non operava su piani prestabiliti, ma agiva in relazione alla situazione ed alle iniziative dei proprî subordinati, basate su note regole generali d'impiego.
Impiego di carri armati in cooperazione con la fanteria. - Reparti di carri armati operano in cooperazione con la fanteria nel campo tattico nell'offensiva (attacco preparato contro posizioni organizzate a difesa, consolidamento di posizioni occupate, combattimento nell'interno degli abitati e nei boschi), nella difensiva (contrattacco), nel ripiegamento (per rallentare il movimento del nemico e per consentire lo sganciamento delle forze in ritirata).
L'impiego dei carri armati in cooperazione con la fanteria fa assumere all'attacco un carattere metodico che richiede numerose e accurate operazioni preliminari. Le forze attaccanti si suddividono in 3 scaglioni e ciascun scaglione si ripartisce in ondate. Lo scaglione d'assalto (il primo) si costituisce, in relazione al terreno da percorrere, con sola fanteria o con soli carri armati. In terreni poco noti esso è in genere misto, cioè composto di fanteria e carri, però con ondate omogenee. In base alle caratteristiche del primo si costituisce lo scaglione di sostegno (secondo), mentre lo scaglione di riserva (terzo) si costituisce con le unità rimaste disponibili. Effettuato l'attacco e raggiunto l'obiettivo i carri armati sono responsabili del suo mantenimento fino all'arrivo della fanteria che provvederà al consolidamento delle posizioni. L'impiego dei carri armati per essere fruttifero di risultati deve effettuarsi "in massa", intendendo con tale dizione un complesso di mezzi proporzionato agli scopi, inquadrato nei proprî reparti e operante con criterio unitario nella direzione ritenuta più redditizia. All'impiegti fanteria-carri armati cooperano con ben stabilite modalità, previste dalla regolamentazione, artiglieria, genio, aviazione.
Criterî orgaitici nell'assegnazione dei carri armati. - Il criterio seguito durante la seconda Guerra mondiale di assegnare alle divisioni di fanteria in attacco reparti di carri armati traendoli dalle grandi unità corazzate, con conseguente indebolimento di queste ultime, è oggi ritenuto da tutti superato. Gli ottimi risultati ottenuti con la cooperazione carro armato-fanteria hanno consigliato lo stato maggiore dell'esercito degli S. U. ad assegnare organicamente (1947) alla divisione di fanteria americana 6 squadroni di carri armati, nella misura cioè di 1 squadrone per ciascun reggimento fanteria della divisione, e riunendo gli altri 3 in un battaglione divisionale. Ogni squadrone comprende 22 carri, suddivisi in quattro plotoni ciascuno di 5 carri tipo Pershing armati con pezzi da 90 mm., più 2 carri armati muniti invece di obici da 105 mm.
Previsioni per il futuro. - La presenza dei carri armati nei campi di battaglia è da ritenere prevedibile ancora per molti anni nonostante il rapido ulteriore sviluppo dei proietti razzo e delle armi senza rinculo, e, per conseguenza, i criterî d'impiego non si scosteranno molto da quelli esposti. L'applicazione dei ritrovati della tecnica porterà indubbiamente a nuovi tipi di carri armati in cui scompariranno molte delle limitazioni che ancora oggi ne ostacolano l'azione. Le previsioni di maggior credito si riferiscono alla comparsa di carri armati pesantissimi, poderosamente armati grazie allo sviluppo dei motori ed alla loro ulteriore evoluzione, all'impiego, nei carri stessi, di armi senza rinculo e lanciarazzi, ciò che consentirà grandi possibilità offensive.
Inoltre, l'adozione del "radar" darà la precisione del tiro, mentre la cecità del carro sarà eliminata con l'utilizzazione dei raggi infrarossi nelle azioni notturne, e la televisione che, durante il giorno, permetterà al carro armato di vedere gli obiettivi mediante la trasmissione effettuata da osservatori aerei. Prossimo si prevede l'impiego di carri teleguidati, veri bolidi terrestri, di cui il "Goliath" germanico apparso nelle ultime settimane della seconda Guerra mondiale sarebbe il precursore.