HAUCH, Carsten
Poeta danese, nato a Frederikshald in Norvegia il 12 maggio 1790, morto a Roma il 4 marzo 1872. Studiò dapprima scienze naturali. A Napoli nel 1825 fece un tentativo di suicidio dopo essersi dovuto sottoporre all'amputazione di un piede. Nel 1850 succedette a Oehlenschläger nella cattedra di estetica a Copenaghen.
E di A. G. Oehlenschläger fu un continuatore anche come poeta, fedele alle idealità romantiche, tanto nel teatro dove dalle suggestioni del soggiorno in Italia (Tiberius, Gregorius VII, Don Juan in Dramatiske Vørker, 1827) presto passò alle evocazioni di storia e leggenda nazionale (Svend Grathe, 1841; Marsk Stig, 1850; Søstrene paa Kinnekullen, Le novelle di K., 1849, ecc.), quanto nel romanzo, dove, movendo dall'imitazione di Walter Scott (Vilhelm Zabern, 1834), giunse a una sua propria ispirazione meditativa e sognante (Guldmageren, Il fabbricante d'oro, 1836, e specialmente En polsk Familie, Una famiglia polacca, 1839; Rohert Fulton, 1853); quanto nel racconto in versi (Faldemar Atterdag), dove seppe ritrovare il tono dell'antica Folkevise. Sebbene amasse nello stile e nella composizione giocar di contrasti, era fondamentalmente una natura di poeta lirico: e tono lirico hanno i suoi momenti migliori. Della raccolta delle sue liriche (Lyriske Digte, 1842, Lyriske Digte og romancer, 1861) una parte è rimasta viva per delicatezza di Stimmung, semplicità d'espressione e purità di melodia.
Opere: Vørker, voll. 12, Copenaghen 1852-91. E v. anche i suoi ricordi: Minder fra min Barndom, og Ungdom, Copenaghen 1867, e Minder fra min første Udelandsrejse, Copenaghen 1871.
Bibl.: Oltre il saggio di G. Brandes, ora in Samliede Skrifter, I, Copenaghen 1899; v. K. Rønning, C. H., Copenaghen 1890.