TOPOGRAFICHE, CARTE
. Carte topografiche si dicono particolarmente le rappresentazioni cartografiche di una parte della superficie terrestre a scala sufficientemente ampia (da1:10.000 a 1 : 100.000), capaci perciò di rappresentare il terreno nei suoi particolari planimetrici e morfologici e di inserirvi per mezzo di speciali simboli o "segni convenzionali" anche quegli elementi di carattere antropogeografico che non sarebbero rappresentabili in scala e che completano la descrizione di un dato paese (viabilita e sua classificazione, condutture elettriche, acquedotti, opifici varî, ecc.). Le carte topografiche sono il prodotto di regolari operazioni metriche eseguite coi procedimenti che la topografia (v.) insegna, inquadrate in una rete trigonometrica, appoggiata alla sua volta a determinazioni astronomico-geodetiche in modo non solo da frenare gli errori inevitabili nelle operazioni di misura, ma d'inserire anche le rappresentazioni ottenute nel reticolato geografico. Esse si differenziano perciò dalle semplici piante e piani che rappresentano a una scala generalmente maggiore aree più limitate, città, tenute, ecc., per le quali si può fare astrazione dalla curvatura terrestre e dai riferimenti geografici. Esse sono poi il fondamento sicuro da cui derivano le comuni carte corografiche e geografiche rispondenti a particolari esigenze di studio e di consultazione. La costruzione di una carta topografica per il territorio di uno stato o di un'estesa parte di esso è il risultato di un complesso di lavoro e di abilità scientifiche e tecniche diverse e quindi importa una corrispondente spesa quale solo uno stato può dedicarvi; d'altra parte l'utilità delle carte topografiche investe campi così svariati della pubblica amministrazione, a cominciare dai supremi interessi della difesa militare, che è giustificata pienamente la diretta azione dei governi civili i quali ne affidano l'esecuzione ad appositi stabilimenti, generalmente dipendenti dall'amministrazione militare, forniti di persoale e macchinarî appropriati.
Rinviando alla voce topografia per quello che riguarda i procedimenti per la loro costruzione accenneremo qui allo sviluppo che negli ultimi secoli è venuta assumendo la cartografia topografica e al suo stato presente in alcuni dei principali paesi eivili con particolare riguardo all'Italia ciò che potrà offrirci occasione di trattare dei suoi progressi tecnici.
La cartografia topografica ufficiale è di data recente e si può dire che risalga soltanto al sec. XVIII. Non mancano tuttavia esempî di carte ad ampia scala, rilevate per conto di sovrani e rispondenti quasi sempre a finalità militari. Tali la carta della Baviera rilevata da Filippo Apiano per incarico di quel principe, quella della Lorena costruita da G. Mercator, quella del Piemonte detta "di Madama Reale" rilevata dal Borgonio nel 1683 e giudicata "la prima topografia militare che meritasse questo nome". Ma se tutte queste carte potevano ancora presentare un qualche valore per la planimetria, quanto al rilievo orografico, rappresentato in modo soltanto dimostrativo, esso poteva considerarsi nullo. Sino dal 1688 era stato istituito a Parigi un "Dépôt de la Guerre" cui era affidato l'incarico di attendere ai rilevamenti topografici necessarî per ragioni esclusivamente militari. Le varie carte a grande scala rilevate attestano dell'abilità superiore degl'ingegneri geografi che le costruirono; ma esse, generalmente sottratte al dominio del pubblico, non rispondevano al concetto di dotare la Francia di una carta topografica generale. Questo concetto ebbe il Colbert che ne aveva affidato il compito all'Accademia da lui fondata; la sua pratica applicazione si ebbe peraltro solo da un'ordinanza di re Luigi XV che ne decretò la costruzione, indotto dai saggi di levate topografiche di zone di guerra presentategli da Cesare Cassini di Thury (Cassini III). Ma il governo doveva presto disinteressarsene, onde i lavori per la costruzione di questa carta furono continuati a spese di una società di sottoscrittori sotto gli auspici dell'Accademia. Tali lavori si appoggiarono alle operazioni di triangolazione per la misura di archi terrestri che si erano iniziati in Francia sotto la direzione dell'astronomo Picard e continuati sotto quella di Gian Domenico Cassini e dei suoi discendenti e successori Cesare e Giacomo (v. cassini). La scala della carta era fissata a una linea per 100 tese (1: 86.400) e in attesa di poterla inquadrare nel reticolato geografico essa doveva essere sviluppata nella proiezione cilindrica inversa che prese il nome di "proiezione di Cassini". L'orografia vi sarebbe stata rappresentata con un tratteggio dimostrativo senza riferimenti altimetrici. Alcuni segni convenzionali erano adottati per rappresentare particolarità topografiche e integrare la rappresentazione geometrica. I lavori per la sua pubblicazione procedettero con la lentezza imposta dalle difficoltà finanziarie. Allo scoppio della rivoluzione essa non era ancora ultimata. La Convenzione con suo provvedimento del 22 brumaio dell'anno II (12 novembre 1793) ne decretò la confisca e la cessione al Dépôt de la Guerre, volendo così strappare all'avidità di una società di speculatori - come fu detto - un'opera nazionale che doveva spettare al governo. I relativi lavori furono continuati negli anni seguenti e solo nel 1815 ne fu compiuta la pubblicazione. Messa a confronto con le altre carte parziali rilevate dal Dépôt de la Guerre la carta del Cassini mostra una notevole inferiorità per quanto riguarda il disegno e la copia dei particolari. Ma il suo valore rimane incontrastato quando si consideri che essa forniva il primo esempio di carta topografica estesa a tutto il territorio di un grande stato e avente per fondamento le delicate operazioni geodetiche rivolte alla determinazione della forma e delle dimensioni terrestri. L'esempio dato dalla Francia spronò la maggior parte degli stati europei a seguirlo e si può dire che dalla seconda metà del sec. XVIII tutti i grandi lavori topografici che vennero intrapresi furono associaii alle operazioni geodetiche con indiscutibile vantaggio reciproco. Un nuovo e grande impulso alla cartografia topografica doveva poi dare l'epoca napoleonica. È noto come il Bonaparte, il quale aveva appunto iniziato la sua carriera militare nel servizio topografico, valutasse in alto modo la cartografia e si facesse poi sempre accompagnare nelle sue memorabili campagne da un proprio "Bureau" incaricato di costruire le carte che avrebbero dovuto servire a illustrare le operazioni militari compiute. Ma la fretta con la quale si eseguivano i detti lavori e le finalità cui dovevano corrispondere ne diminuivano notevolmente il pregio. Dopo la restaurazione si accrebbe l'interesse per la topografia militare riconosciuta come uno degli elementi fondamentali per l'arte della guerra, cui si aggiunsero le necessità sempre più imposte dalle grandi opere pubbliche e in genere da tutti i servizî della civile amministrazione, onde sorsero e si svilupparono nei diversi stati gl'istituti o uffici incaricati della loro esecuzione.
La cartografia topografica negli Stati italiani (1750-1860). - Regno di Sardegna. - La carta del Borgonio già ricordata rimase sino al periodo napoleonico la carta fondamentale del Piemonte, sebbene si compissero in varie parti dello stato, per rispondere a determinate esigenze, rilevate parziali a grande scala. Nel I822 fu iniziato il rilevamento generale basato su regolari triangolazioni che venne ultimato nel 1838. Da questi lavori si ricavò una carta generale alla scala di1:250.000 disegnata con grande maestria e incisa in rame con orografia a tratteggio a luce obliqua, che fu pubblicata nel I841. Riconosciuta l'insufficienza della scala, si provvide a rivedere e completare i rilevamenti originali e a pubblicarli con litografia. Iniziata nel 1851, la sua pubblicazione venne ultimata nel 1871. Per l'isola di Sardegna provvide l'opera personale del generale Alberto La Marmora, che appoggiando ai vertici di una triangolazione da lui eseguita una serie di vedute panoramiche e le nuove levate a 1:50.000 eseguite dallo Stato maggiore ricavò una carta dell'isola alla scala di 1:250.000 analoga a quella del Piemonte e al pari di quella incisa su rame e pubblicata nel 1845.
Regno Lombardo-Veneto. - Sino dalla sua istituzione che risale al 1762 gli astronomi dell'Osservatorio di Brera ebbero in animo d'intraprendere per il territorio del ducato di Milano un lavoro geodetico e topografico analogo a quello iniziato in Francia; lavoro di cui si sentiva fortemente il bisogno. Difficoltà varie ne ritardarono l'esecuzione, la quale, iniziata nel 1788, poté essere condotta a compimento nel 1796. Ne risultò una carta alla scala di1:86.400 in 8 fogli finemente disegnati e incisi sul rame; ma le vicende politiche impedirono che fosse pubblicata. Il lavoro geodetico e topografico avocato dal Deposito della guerra istituito a Milano nel 1806 e dopo la restaurazione trasformato in Istituto geografico militare dell'I.R. Stato maggiore austriaco, venne poi esteso all'intero territorio del Regno Lombardo-Veneto e fruttò la pubblicazione di una grande carta topografica in 42 fogli alla scala di I: 86.400, ricavata per la parte topografica dalla riduzione di mappe catastali, appoggiata a una regolare rete trigonometrica corredata di numerose determinazioni altimetriche con l'orografia rappresentata a tratteggio a luce zenitale. Questa bella carta che nei concetti del governo austriaco avrebbe dovuto estendersi, come in parte si estese, a tutta l'Italia, fu pubblicata mediante incisione su rame nel 1833, e rimase per oltre un mezzo secolo la migliore rappresentazione che si possedesse per una notevole parte della Penisola.
Ducato di Parma e Piacenza e Guastalla. - In base a rilevamenti parziali, debitamente coordinati da un'apposita triangolazione, l'anzidetto Istituto geografico di Milano costruì e pubblicò nel 1828 una carta topografica di quel ducato in 9 fogli analoghi in tutto alla carta del Lombardo-Veneto, di cui costituì il prolungamento.
Ducato di Modena e Reggio. - A cura di un ufficio topografico istituito a Modena nel marzo 1815 furono eseguite le operazioni sul terreno per il rilevamento del ducato alla scala di 1:28.000 secondo i criterî additati dallo Stato maggiore austriaco. In base ad esse l'Istituto geografico austriaco, che sino dal 1838 era stato trasferito da Milano a Vienna, pubblicò nel 1842 la carta del ducato in 8 fogli anch'essi al pari di quelli del ducato di Parma costituenti il prolungamento della carta del Lombardo-Veneto.
Toscana. - Le condizioni della Toscana, per quanto riguarda la sua cartografia, erano infelicissime quando l'astronomo Ximenes concepì il disegno di compiere attraverso la regione la misura di un arco di meridiano cui associare le operazioni topografiche necessarie per la costruzione di una carta geometrica. Ma la cosa non ebbe seguito, come doveva rimanere senza effetto l'offerta 20 anni più tardi avanzata al granduca da Giacomo Domenico Cassini. Era riserbato al padre G. Inghirami, mezzo secolo dopo, il merito e la gloria di tradurlo in atto. Di propria iniziativa e col solo aiuto di suoi discepoli, il dotto e operoso scolopio iniziò nel 1815 un lavoro di triangolazione che gradatamente ricoprì la regione e che servì di base alle operazioni catastali che vi furono appoggiate. Dai due lavori e da una livellazione trigonometrica complementare trasse gli elementi per la costruzione di una carta geometrica della Toscana in 4 fogli alla scala di 1:200.000, che fu pubblicata da una buona incisione su rame nel 1830. Ma con ciò egli non reputava compiuta l'opera propria giacché la scala adottata per quella sua carta si mostrava insufficiente e oggetto, come si esprimeva, di puro comodo, onde pensava già di allestirne una a scala assai maggiore quando lo prevenne il governo austriaco che, ottenutone il necessario assentimento, provvide ad estendere al territorio granducale e a quello finitimo degli Stati Pontifici i lavori di triangolazione e di rilevamento alla scala di1:28.800 giovandosi delle mappe catastali, che servirono per costruire una carta alla scala di 1:86.400 in 52 fogli, in tutto analoga alle precedenti carte del Lombardo-Veneto e dei ducati con le quali venne a formare un tutto omogeneo. La carta della Toscana e degli Stati Pontifici venne pubulicata a Vienna nel 1851 traendola da un'incisione su pietra.
Stati Pontifici. - Lo Stato Pontificio fu il primo degli stati italiani che procedette alla costruzione della carta del suo territorio associandola alle operazioni astronomico-geodetiche per la misura di un arco di meridiano tra i paralleli di Roma e di Rimini. Le operazioni, iniziate nel 1750, furono condotte a termine da R.G. Boscovich in tre anni e ad esse C. Maire appoggiò la costruzione di una carta generale dello stato alla modesta scala di 1:370.000 che fu pubblicata dalla Calcografia pontificia nel 1755. Doveva passare un secolo prima che a questo lavoro, che non rivestiva carattere topografico ma che pure rappresentò un grande progresso per la cartografia geografica italiana, si venisse alla carta austriaca sopra ricordata a 1:86.400. Di data più recente e di valore topografico anche maggiore sono una carta topografica di Roma e Comarca alla scala di 1:80.000 pubblicata nel 1864 e altre parziali del territorio romano edite in più tempi.
Regno delle Due Sicilie. - Per provvedere alla sistemazione della cartografia del reame le cui condizioni erano infelicissime, fu chiamato a Napoli nel 1780 il geografo padovano A. Rizzi Zannoni, cartografo assai reputato. Iniziate sollecitamente sul terreno le necessarie operazioni astronomico-geodetiche, si procedette con mezzi speditivi alla scala di un'oncia napoletana per un miglio e mezzo (1:126.000). La carta, sviluppata in proiezioni di Cassini, incominciò a pubblicarsi nel 1788 e attraverso vicende varie rimase ultimata solo nel 1812. Essa costituì un atlante di 32 grandi tavole di 30 × 20 once, artisticamente disegnata e finamente incisa in rame con l'orografia rappresentata da un'ombreggiatura prospettica a tratteggio di notevole effetto, ma di un valore soltanto dimostrativo non più rispondente ormai alle esigenze della topografia quali si erano affermate sino dal principio del sec. XIX. Ciò fu riconosciuto sino dagli ultimi anni del regno di Gioacchino Murat, onde con provvedimento del 29 settembre 1814 fu decretata la costruzione di una nuova carta topografica dedotta da regolari rilevamenti alla scala di 1:20.000 basati su di una nuova triangolazione e da pubblicarsi alla scala di 1:80.000. La vecchia "Officina topografica" del Rizzi Zannoni si trasformò in un "Officio topografico" dipendente dallo Stato maggiore dell'esercito alla direzione del quale fu chiamato il gen. Visconti già direttore in seconda del deposito di Milano. I lavori per la costruzione di questa nuova carta, ostacolati da ragioni politiche ed economiche, procedettero con notevole lentezza tanto che alla data dell'unificazione dello stato italiano nessun foglio ne era stato pubblicato sebbene 5 fossero già stati disegnati e si trovassero in corso di incisione. Abbastanza progredite erano invece la triangolazione e le operazioni di rilevamenti al 20.000 che formavano già 168 tavolette (di cui 40 in Sicilia) e ricoprivano circa 14.000 kmq. pari a 1/7 dell'area del reame.
La carta topografica del regno d'Italia. - Dopo la proclamazione del regno d'Italia, fra i varî problemi che si presentarono allo stato unificato vi fu anche quello della sua unificazione cartografica. Da quanto si è detto risulta come per tutta l'Italia settentrionale e centrale si possedessero delle carte topografiche abbastanza buone sebbene non più rispondenti alle accresciute esigenze. Ma per le provincie meridionali e per la Sicilia le condizioni erano ben diverse onde occorreva servirsi ancora della carta del Rizzi Zannoni e della riduzione di una più antica carta della Sicilia rilevata dallo Schmettau ancora ai primi del sec. XVIII. I nuovi lavori iniziati dopo il 1815 lasciavano promettere la riuscita di una carta, superiore certo, per fondamento geometrico e per finitezza artistica, alle altre carte italiane esistenti; ma troppo arretrati ne erano i lavori e soverchio il tempo e la spesa che sarebbero stati necessarî per ultimarla sullo stesso piano.
Si convenne pertanto di ridurre la scala delle levate da 1:20.000 a 1:50.000, utilizzando naturalmente tutto il lavoro geodetico e topografico sino allora compiuto e rinunziando per il momento al proposito di ricavarne una carta a scala minore artisticamente finita, di limitarsi a riprodurre coi nuovi procedimenti della fotolitografia il disegno originale della legata di campagna. La nuova carta delle provincie meridionali, al pari di quella che veniva a sostituire, doveva essere sviluppata in proiezione detta ormai di Bonne (sinusoidale a paralleli curvilinei) assumendo come centro di sviluppo l'osservatorio astronomico di Capodimonte (Napoli) e suddivisa in 174 fogli delle dimensioni di m. 0,70 × 0,50. Per le operazioni di rilevamento era previsto il procedimento misto numerico e grafico della tavoletta pretoriana e la figurazione del terreno doveva essere ottenuta col sistema delle curve ipsometriche equidistanti 10 metri. L'esecuzione dell'ingente lavoro veniva affidata all'ufficio tecnico dello Stato maggiore che aveva riunito i due uffici topografici di Torino e di Napoli e che nel 1872 si trasformò in Istituto topografico militare (più tardi geografico) con sede a Firenze. Un'apposita legge del 10 agosto 1862 ne decretò l'esecuzione e provvide a stabilirne i fondi. Iniziati subito i lavori sul terreno, essi furono condotti con tale celerità che nel 1874 poterono essere compiuti. La cartografia topografica ufficiale non offriva esempî precedenti di una carta che fosse la riproduzione integrale di levate direttamente eseguite alla scala di 1:50.000 con curve di livello, per un territorio come quello dell'Italia meridionale morfologicamente tormentato e privo di un catasto geometrico. Non ne era ancora compiuta la pubblicazione che si poteva pensare a soddisfare quello che era antico proposito, di formare cioè una carta generale per tutto il regno alla scala uniforme di 1 : 100.000 artisticamenie finita. Sennonché i risultati ottenuti con la carta delle provincie meridionali e la superiorità che dal punto di vista tecnico essa presentava rispetto alle carte austriaca e sarda, palesarono l'opportunità di estendere anche alle provincie settentrionali e centrali, nonché all'isola di Sardegna, le nuove levate, in modo che il materiale utilizzato per la disegnata carta al 100.000 fosse uniforme e con la riproduzione integrale delle levate si venisse a formare una carta del regno a scala maggiore, riproducibile con mezzi celeri ed economici e rispondente alle necessità tecniche e militari che si mostravano sempre maggiori. E poiché l'esperienza aveva dimostrato l'insufficienza di una scala troppo piccola come quella di 1:50.000 per inserire nella rappresentazione tutti gli elementi che si ritenevano necessarî si convenne, analogamente a quanto in più limitata misura era stato necessario fare nelle provincie meridionali, di adottare la scala di 1:25.000 per i territorî di particolare importanza militare e di maggiore abbondanza di particolari. Quanto al sistema di proiezione per la nuova carta a 1: 100.000 fu ritenutc ilpportuno svincolarsi da ogni sistema convenzionale e di adottare una proiezione poliedrica o, come fu detta, "naturale" per la quale, adottata per la suddivisione in fogli una maglia del reticolato geografico di 20′ in latitudine per 30′ in longitudine, si venisse a sostituire al trapezio sferoidico da essa rappresentato un trapezio piano e rettilineo, le cui dimensioni corrispondessero a quelle degli archi di parallelo e di meridiano che lo comprendevano. Le deformazioni risultanti nei limiti di ciascun foglio divenivano minime e trascurabili nel graficismo, solo inconveniente rimanendo quello della mancata continuità dei singoli fogli e dell'impossibilità di unirli. Inconveniente trascurabile quando si tenga conto che la carta viene consultata isolatamente foglio per foglio o a due fogli contigui per volta. Per l'esecuzione delle lavate si stabilì come unità di disegno rispettivamente il quarto di foglio (quadrante) o il sedicesimo (tavoletta) secondo che si trattasse di levate al 50.000 o al 25.000. Per le operazioni di rilevamento si continuò a servirsi della tavoletta pretoriana risultata in complesso la più conveniente per levate a scala non troppo grande nelle quali specialmente la figurazione del terreno si basa in gran parte sull'occhio e sull'abilita artistica del rilevatore. Per le regioni di pianura per le quali si possedevano delle buone mappe catastali la conveniente loro riduzione poté rappresentare un vantaggioso aiuto, mentre le livellazioni geometriche di precisione che si andavano sviluppando sul territorio del regno, oltre ad assicurare meglio i risultati della livellazione trigonometrica, giovavano a fornire larga copia di punti di riferimento rigorosamente quotati. Il disegno dei fogli modelli che rappresentavano gli originali della carta artisticamente finita a 1:100.000 venne fatto su riduzioni fotografiche a 1:75.000 delle levate, stampate su di un calco pallido non fotogenico, eliminando i particolari di minore interesse, tracciando le curve altimetriche all'equidistanza di 50 m. con l'aggiunta di un tratteggio a luce mista atto a mettere meglio in evidenza certe forme spiccate del suolo che le sole curve non potevano rappresentare. Quanto alla stampa, la riproduzione delle levate si ottenne coi procedimenti fotomeccanici della fotolitografia cui si sostituì poi quello della zincografia. Per i fogli al 100.000 si adottò un sistema di fotoincisione galvanica ideato dal gen. Avet che dall'originale al 25.000 permetteva di ottenere una incisione finissima. Si ebbero così contemporaneamente due grandi carte topografiche del regno. Una alla scala promiscua di 1:25.000 e 1:50.000, riproduzione integrale delle levate originali, capace di soddisfare a tutte le esigenze militari e tecniche; e una artisticamente finita alla scala ridotta di 1:100.000, degna di rivaleggiare con le più belle carte incise che la cartografia avesse fino allora prodotto. I lavori sul terreno per l'esecuzione delle levate rimasero ultimati nel 1900; alcuni anni si richiesero ancora per completare la pubblicazione dei fogli al 100.000. Col procedere del lavoro di rilevamento apparve sempre più la necessità di estendere assai più del previsto le levate a 25.000 che ragioni di economia, di spesa e di tempo avevano limitate, e in varî casi zone che erano state rilevate al 50.000 furono rilevate ex novo alla scala doppia, mentre si provvedeva a periodiche ricognizioni sul terreno per introdurre le modificazioni che specialmente nel campo stradale ed edilizio si andavano determinando. Un progresso sensibile nei rilevamenti delle zone di alta montagna si ebbe valendosi della fotografia, applicando cioè al teodolite una camera oscura che permettesse di ottenere vedute panoramiche, esenti da deformazioni, e insieme gli elementi geometrici per ricavarne la rappresentazione topografica. Se ne deve l'applicazione che ne poté essere fatta in alcune zone alpine agli studî iniziati sino dal 1878 dall'ing. geografo P. Paganini che gli diede il nome di fototopografia. La carta d'Italia ultimata venne a constare di 277 fogli; delle levate si ebbero originariamente 661 quadranti al 50.000 e 1005 tavolette al 25.000. Ma, come si è detto, il numero delle tavolette, indipendentemente dall'ampliamento del territorio nazionale dopo la guerra mondiale, andò sempre più accrescendosi per la sostituzione di nuove tavolette ai primitivi quadranti.
Della carta a 100.000, oltre al tipo che diremmo classico, fotoincisa e stampata in nero, si derivarono svariate edizioni in nero o a colori, con o senza tratteggio orografico o con ombreggiatura a sfumo, riprodotte con sistemi diversi ma che ne lasciavano invariato il fondamento planimetrico.
L'acquisto delle nuove provincie impose la necessità di provvedere anche alla loro dotazione cartografica. La carta d'Italia al 100.000 si accrebbe di altri XLIV fogli comprendendovi anche alcune zone di oltre confine, e di circa 320 tavolette al 25.000. Per queste vennero utilizzati i rilievi alla medesima scala eseguiti dall'Istituto geografico militare austriaco per la formazione della sua carta al 1:75.000 della quale sarà detto a suo luogo. Tali rilievi vennero accuratamente riveduti sul terreno e ridisegnati adottando la squadratura e i segni convenzionali delle tavolette italiane. Per una parte del territorio dove si erano manifestate maggiori imperfezioni, come nella penisola istriana, le tavolette vennero anche rinnovate completamente.
Le carte topografiche allestite dallo stato non si limitano solo al territorio della madre patria, ma interessano anche, sebbene parzialmente, quello delle colonie. Così per la Libia fu rilevata alla scala di 1:25.000 il territorio dell'oasi di Tripoli e alla scala di 1:100.000 quello di tutta la zona costiera della Tripolitania e della Cirenaica. In Eritrea si allestì con regolari rilevamenti la carta della Colonia, parte a 1:50.000 e parte a 1:100.000 di tutta la colonia a sud del 16° parallelo, mentre per la Somalia la costruzione di una carta topografica regolarmente rilevata si limitò alla zona della Bassa Goscia e levate al 25.000 si eseguirono per le Isole Italiane dell'Egeo.
Carte topografiche dei principali stati europei. - Francia. - La carta del Cassini della quale abbiamo parlato, non rispondeva più, ai primi del sec. XIX, ai progressi e alle esigenze della moderna cartografia. Subito dopo la restaurazione si decise d'intraprendere la costruzione di una nuova carta della Francia appoggiata a una triangolazione compiutamente rinnovata e dedotta da rilevamenti del suolo alla scala di 1:40.000, affidandone la costruzione al Dépôt de la Guerre, trasformato poi in Service géographique de l'Armée. Per il suo sviluppo sul piano si adottò la proiezione omeotera di Tolomeo o sinusoidale a paralleli curvilinei che in Francia si chiamò appunto "proiezione del Dépôt de la Guerre" o di Bonne dal nome dell'ingegnere idrografico che l'aveva adottata per la costruzione di un suo atlante e che in Italia si disse impropriamente di Flamsteed modificata. Quanto alla rappresentazione del rilievo si adottò un'ombreggiatura a tratteggio a luce mista appoggiata a un certo numero di quote altimetriche. La carta doveva essere divisa in fogli rettangolari delle dimensioni di m. 0,80 × 0,50 e la riproduzione ne doveva essere ottenuta da un'incisione su rame a bulino. La sua pubblicazione, iniziata nel 1833, rimase ultimata nel 1880. Come risulta da quanto si è detto, la nuova carta di Francia, per quanto fosse oggetto di giusta ammirazione ai convenuti per l'esposizione internazionale di Parigi del 1878, ove fu esposta, risentiva troppo dell'anzianità della sua formazione onde non rispondeva più ai progressi conseguiti dalla cartografia topografica. Riuscito inefficace l'esperimento iniziato di trarre dai suoi ingrandimenti riveduti e completati sul terreno una carta al 50.000, si affrontò la soluzione radicale d'intraprendere la costruzione ex novo di una carta alla detta eeala basata su rilevamenti a 1:10.000 e 1:20.000, quali già si andavano estendendo sul territorio dello stato per la formazione di piani rispondenti a necessità militari. La nuova carta doveva essere sviluppata in proiezione poliedrica adottando per unità di foglio il trapezio del reticolo geografico di 10 × 40′ grandi centesimali con orografia rappresentata con curve di livello e ombreggiature a sfumo riprodotta in fotozincografia e stampata a più tinte. Se ne iniziò la pubblicazione nel 1906; ma le difficoltà finanziarie e più tardi la guerra mondiale ne ritardarono l'allestimento.
Svizzera. - Sino dal 1832, istituito a Berna un Uficio topografico federale, fu decisa la costruzione di una carta della Confederazione alla scala di 1: 100.000, basata su rilievi originali a 1:25.000 e 1:50.000, con orografia a tratteggio a luce obliqua da riprodursi con incisione su rame. La carta, sviluppata in proiezione di Bonne, suddivisa in 25 fogli di m. 0,70 × o,48, fu pubblicata tra il 1845 e il 1863. Essa porta il nome di "carta Dufour", dal generale che ne diresse la costruzione. I suoi rari pregi artistici che ne fanno uno dei capolavori della cartografia topografica, non impedirono che se ne riconoscessero presto le deficienze, onde nel 1868 fu deliberato di riprodurre le levate originali previa opportuna revisione e aggiornamento. La nuova carta, che prende il nome di "atlante Siegfried", consta di 591.000 gli di m. 0,35 × o,24 dei quali 122 a 1:50.000 e 469 al 25.000 che corrispondono rispettivamente a 1/16 o 1/64 del foglio della carta Dufour. L'orografia vi è rappresentata a curve di 10 e di 40 metri; la riproduzione è fatta da un'incisione su pietra stampata a tre tinte.
Accuratamente tenuta al corrente e rinnovata specialmente per le zone di alta montagna utilizzando i moderni procedimenti aerofotogrammetrici, la carta della Svizzera rimane uno dei prodotti più pregevoli della cartografia topografica moderna.
Austria. - Per i territorî dell'ex-impero austro-ungarico era stata iniziata sin dal principio del sec. XIX la costruzione di una carta alla scala di 1:144.000 basata su rilevamenti del terreno alla scala di 1:28.800 e riprodotta con incisione su rame, la cui esecuzione era affidata all'istituto geografico militare, dal 1838 trasferito col suo personale tecnico e artistico prevalentemente italiano da Milano a Vienna. Riconosciutane l'insufficienza, fu decisa nel 1868 la costruzione di una nuova carta alla scala di 1:75.000 basata su nuovi rilevamenti al 25.000, largamente utilizzando le mappe catastali e su di un'ampia rete trigonometrica. La carta, che si estendeva anche ai territorî di nuova occupazione e a quelli degli stati limitrofi, era prevista di 763 fogli con sviluppo in proiezione poliedrica in modo che ogni foglio rappresentasse un trapezio sferoidico di 30 × 15 primi. L'orografia doveva essere rappresentata da curve equidistanti 100 m. e da un tratteggio a una luice zenitale, e la stampa in solo nero tratta da rami fotoincisi. Erano previste numerose quote altimetriche riferite ai vertici della rete trigonometrica e a punti singolari del terreno. Non si riproducevano le levate originali che del resto risultavano poco più dettagliate della carta al 75.000, e solo si consentiva di trarne copie fotografiche per necessità tecniche . o militari. La sua costruzione procedette con tale rapidità che in poco più di un ventennio poté esserne ultimata la pubblicazione. Ma di questa celerità dovette risentire certo la bontà del lavoro, onde si rese necessario procedere subito a un'accurata revisione che specialmente per le zone di frontiera si tradusse in un completo rifacimento in cui si trasse profitto, per le zone di alta montagna dei procedimenti fototopografici. Il materiale di questa carta fu poi, come prescrissero i trattati di pace, ripartito fra gli stati successori. Dopo la proclamazione della repubblica austriaca il Kartographisches Institut, succeduto all'antico Istituto geografico militare, ha iniziato un nuovo rilevamento del territorio dello stato alla scala di 1:25.000, che viene pubblicato in tavolette di 7′30″ per 7′30″ con curve di livello e tratteggio, in edizione policroma. Nel 1924 se ne intraprese una riduzione al 50.000, anch'essa in edizione policroma.
Germania. - Dopo la proclamazione dell'impero germanico si procedette al coordinamento dei varî servizî topografici dei differenti stati, stabilendo la formazione di una carta al 100.000 (Karte des deutschen Reiches) in 674 fogli, basata su regolari rilevamenti a 1:25.000 che vennero riprodotti da una fine incisione su pietra. Si ottenne quindi una rappresentazione uniforme di tutto il vasto territorio dell'impero, ascendente a oltre 4000 tavolette, tale da costituire la più grandiosa carta topografica del mondo non inferiore ad altre per il suo valore geometrico e per la copia dei particolari rappresentati.
Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. - Per il territorio della Gran Bretagna e dell'Irlanda si possiede una carta uniforme ma formata di tre carta distinte: una per l'Inghilterra e il Galles, una per la Scozia e una per l'Irlanda alla scala di un pollice per un miglio (1:63.360) pubblicata nella prima metà del sec. XIX da incisione su rame, ma della quale sono state poi fatte varie edizioni a curve di livello e policrome. A parte questa, che è considerata la carta militare fondamentale dello stato, si posseggono carte speciali a grande scala (1:10.560 e anche maggiori) delle contee delle città e delle parrocchie; che valgono a dotare il Regno Unito di un'assai larga rappresentazione.
Accennato così alla cartografia topografica di alcuni dei principali stati europei aggiungeremo che anche in tutti gli altri stati di antica o di recente formazione si manifesta un fervore di attività cartografica sempre maggiore come richiedono gl'interessi militari ed economici degli stati medesimi. Le antiche carte si rinnovano, si adottano scale di rilevamento sempre maggiori, si perfezionano gli strumenti per ottenere una precisione maggiore e una maggiore celerità nelle operazioni, si trae partito dai progressi della fototecnica per migliorarne la riproduzione. Fra i progressi più notevoli e più recenti citiamo quelli ottenuti dall'aerofotogrammetria stereoscopica, che senza eliminare la necessità delle operazioni geodetiche fondamentali permette di ricavare da dette fotografie quasi tutti gli elementi planimetrici e altimetrici che si ricercano nelle carte topografiche.
Bibl.: A. Mori, La cartografia ufficiale in Italia e l'Istituto geografico militare, Roma 1922; Berthaut, Les Ingénieurs Géographes, Parigi; id., La Carte de France 1758-1898. Étude historique, ivi 1898; Bureau Topographique Fédéral, La Topographie de la Suisse. Histoire de la Carte Dufour, Berna 1898; Br. Schulze, Das militärische Aufnehmen unter besonderer Berücksichtigung der Arbeiten der k. preuss. Landesaufnahmen..., Lipsia 1903. - Cfr. altresì gli Atti dei Congressi geografici internazionali di Parigi (1931) e di Varsavia (1934) e le relazioni sull'attività della cartografia ufficiale nei varî stati presentate in pubblicazioni a parte ai Congressi medesimi.