cartografia
Ramo della scienza che ha per oggetto la rappresentazione della superficie terrestre, o di parte di essa, e quindi la preparazione delle carte geografiche.
Le prime rudimentali rappresentazioni cartografiche risalgono ai primordi di ogni società organizzata, rispondendo alla necessità di riprodurre i particolari topografici di una zona circoscritta, per indicare un itinerario o segnare i limiti di aree di caccia o di pascolo. Opere cartografiche di notevole interesse furono prodotte già in età preistorica o protostorica da alcuni tra i popoli più evoluti dell’antichità, quali i cinesi, gli assiri e gli egiziani. Fenici e cartaginesi estesero l’uso di raffigurazioni cartografiche in tutto il Mediterraneo. Il primo disegno di tutta la Terra conosciuta è attribuito da Erodoto ad Anassimandro (sec. 6° a.C.). Altre carte si devono a Ecateo di Mileto (sec. 6° a.C.) e a Dicearco da Messina (intorno al 300 a.C.), il quale tentò un primo abbozzo di reticolo. Nella carta di Eratostene (3° sec. a.C.) i confini della terra conosciuta si allargano verso E e verso S fino all’India e all’Etiopia. Importante è il contributo di Ipparco per la determinazione delle coordinate geografiche. Allo sviluppo della c. in Grecia sono legate le nuove idee sulla vera forma della Terra. La c. romana fu volta soprattutto alla costruzione di itinerari pratici, come la Tabula peutingeriana (4° sec. d.C.). Spetta a Marino di Tiro, intorno al 120 d.C., il merito di avere disegnato un tracciato di linee parallele di latitudine e di longitudine misurate in gradi. Proseguendo l’opera di Marino, Tolomeo Claudio (2° sec. d.C.) ideò alcuni tipi di proiezioni coniche e contribuì a realizzare numerose carte del mondo conosciuto. Una decadenza nelle cognizioni cartografiche si verifica durante l’alto Medioevo, quando alla tradizione scientifica antica si sostituiscono il mito e la fantasia. Cosma Indicopleuste (6° sec.), per es. dà alla Terra forma rettangolare, la circonda con l’oceano e disegna un’altissima montagna dietro cui si nasconde il sole durante la notte. Molto diffuso diviene pure il mappamondo a T, in cui il disegno della T dentro un cerchio è costituito dai mari che dividono Asia, Africa ed Europa. Ma il risveglio dell’attività marinara dopo il Mille, con l’invenzione della bussola, segna un nuovo sviluppo della c., con le carte nautiche, i cui più antichi esemplari conosciuti risalgono all’inizio del 14° sec.
Nello stesso tempo, il rifiorire, con l’umanesimo, della cultura classica riporta alla luce l’opera di Tolomeo. L’epoca delle grandi scoperte geografiche porta alla c. nuovi problemi, data la necessità di rappresentare l’intero globo: sorgono così nuovi tipi di proiezioni, tra cui quella cilindrica isogonica di Mercatore (1569), e insigni cartografi lavorano alla costruzione di nuove carte terrestri a scala sempre più grande (G.A. Magini, G. Gastaldi, Ortelio ecc.). Si diffondono nel 16° sec. anche i globi. All’inizio del Seicento, con l’applicazione di nuovi sistemi di rilevamento basati su principi astronomici e geodetici, la c. fece rapidamente grandi progressi. L’olandese W. Snellius introdusse il sistema della triangolazione, che per la prima volta fu adottato su grande scala dal tedesco Schickart; fra il 1624 e il 1635, nel rilevamento topografico del Württemberg, e in seguito da altri insigni cartografi, fra i quali C.F. Cassini (che a metà del sec. 18° realizzò la carta topografica della Francia alla scala 1:86.400). Anche la raffigurazione del rilievo subì a partire da quell’epoca trasformazioni radicali per opera del francese J.-L. Dupain-Triel, che sul finire del secolo pubblicò una carta della Francia a curve di livello, e del tedesco J.G. Lehmann, che nel 1799 fissò i principi grafici della rappresentazione del rilievo montuoso mediante il sistema del tratteggio. A partire dall’età napoleonica, quasi tutti gli Stati d’Europa, gli Stati Uniti e in seguito anche altri Paesi procedettero al rilevamento sistematico del proprio territorio e all’allestimento di carte topografiche o corografiche a grande scala. Allo scopo di contribuire al progresso della c., promuovendo e potenziando gli studi sui problemi cartografici, i rapporti internazionali e la preparazione tecnica dei cartografi, è stata fondata nel 1958 l’Association cartographique internationale / International cartographic association (ACI/ICA), affiliata all’Union géographique internationale / International geographic union (UGI/IGU), che organizza ogni due anni conferenze internazionali, pubblicando poi i contributi presentati in esse nell’International yearbook of cartography. Con l’ACI/ICA è collegata l’Associazione italiana di cartografia, fondata a Firenze nel 1964, che pubblica il Bollettino dell’AIC.
In Italia si pubblicarono già nella prima metà dell’Ottocento alcune opere pregevoli, quali la Carta topografica del Regno Lombardo-Veneto alla scala 1:86.400 (1833) e la Carta degli Stati sardi in terraferma alla scala 1:250.000 (1841). Prima dell’unità nazionale, gli enti cartografici dei vari Stati italiani avevano già rappresentato il proprio territorio, ma ognuno per proprio conto e con diverse tecniche. Nel 1862, all’indomani della costituzione del regno d’Italia, con un’apposita legge si decise di unificare la cartografia del territorio nazionale cominciando con la realizzazione di una Carta delle province meridionali alla scala 1:50.000. Nello stesso anno l’antico Ufficio topografico dello stato maggiore sardo si trasformò, a Torino, in un settore dell’Ufficio superiore del corpo di stato maggiore, mantenendo quale sezione staccata, a Napoli, l’ex Regio ufficio topografico napoletano. Fu compito di tali enti iniziare la complessa opera unificatrice, portata a termine nel 1877 dall’Istituto topografico militare, che nel 1882 mutò il suo nome in quello attuale di Istituto geografico militare. Quest’ultimo, tra il 1879 e il 1921, pubblicò tutti i fogli della Carta topografica d’Italia alla scala 1:100.000, coi quali si assicurava per la prima volta una copertura omogenea totale del territorio nazionale. Fra le carte prodotte successivamente, va segnalata almeno la Carta stradale alla scala 1:200.000, iniziata nel 1950 e completata nel 1962. Successivamente l’IGMI ha dato vita a una nuova serie di carte rispondenti a criteri di unificazione europea: di particolare importanza è l’allestimento della Carta d’Italia al 50.000, i cui fogli sono sottomultipli di una Carta internazionale del mondo al milionesimo.
Nel settore della c. a grande scala, oltre all’opera del catasto che conserva e aggiorna le mappe catastali di tutti i comuni d’Italia, descrivendo la situazione planimetrica dal punto di vista della proprietà fondiaria e urbana, va citata la Carta tecnica regionale al 5000 e al 10.000, destinata a colmare la grande lacuna che si è venuta a creare fra le carte al 50.000 dell’IGMI e quelle a grandissima scala (al 1000 e al 2000) del catasto; l’approntamento di tale carta, indispensabile quale base per la moderna programmazione, è affidato in primo luogo alle regioni.