CARTONE
Il disegno definitivo per una pittura murale, o per un arazzo, eseguito su c. e trasferito sul muro a mezzo dello spolvero o del ricalco, o da servir per modello ai tessitori, è concetto che la critica, dall'esempio medievale e rinascimentale, trasferisce ipoteticamente all'antichità. Infatti un procedimento per tracciare quasi meccanicamente almeno le grandi linee della composizione o i contorni delle figure doveva pur esistere. Lo fa pensare la precisione di disegno, senza pentimenti e senza quella nervosità propria della composizione diretta, che si nota in tanti monumenti della pittura antica, come ad esempio nella Tomba del Triclinio a Tarquinia. Le figure dei danzatori sono campite con un contorno rosso sul fondo bianco dell'affresco, mentre i segni neri sono solo rifiniture tracciate dopo la pittura. Sovente la partizione della superficie da dipingere in zone geometricamente delimitate da linee avveniva per mezzo della battuta di un filo. Nella stessa Tomba del Triclinio se ne vede un esempio molto evidente. Meno chiaro appare il procedimento usato dai pittori di età romana, specie da quelli che dipingevano sul fondo già colorato, nel quale il colore era stato dato commisto all'ultima mano di intonaco: si sarebbe portati a supporre che usassero un sistema simile allo spolvero. Nelle pitture romane non si incontra mai il disegno a sinopia (v. anche sinopia, affresco).
In alcuni casi - affreschi e anche bassonlievi - l'uso del c. è documentato dalla possibilità di dividere la composizione in parti simmetriche di cui l'una è l'inverso dell'altra, come se per l'abbozzo il c. fosse stato adoperato una volta e quindi rovesciato e riadoperato (ad esempio, un affresco nella Tomba della Scimmia a Chiusi, v. disegno).
L'uso del c. deve anche aver favorito la diffusione, in località tra loro anche molto distanti, di particolari schemi compositivi o iconografici: nel caso di raffigurazioni generiche, ad esempio nella rappresentazione, con intenti decorativi, di animali che per l'artista richiedevano piuttosto un'osservazione tipologica anziché individuale (pesci, ecc.), l'uso del c. è facilmente intuibile e dimostrabile. Secondo una discussa teoria, l'eventuale c. da cui fu ricavato il rilievo storico della Colonna Traiana a Roma sarebbe stato il prototipo dei supposti "rotuli" di pergamena o di papiro dipinti seguendo un analogo schema di narrazione "continua".
Si suol parlare di c. anche in un senso diverso da quelli sin qui, indicati, e cioè di quegli "album" di modelli, di repertorî, sia ornamentali che figurati, i quali dovevano circolare largamente nell'artigianato antico, specialmente a partire dall'età ellenistica e in età imperiale romana e che sono necessaria nostra supposizione per spiegare due tipici fenomeni che caratterizzano l'arte dell'antichità: la lunga perseveranza, talora plurisecolare, di schemi iconografici e la larga dispersione geografica degli stessi (v. disegno; modello; Pittura).
Bibl.: R. Bianchi Bandinelli, Clusium, in Mon. Antichi Lincei, XXX, 1925, c. 209; J. de Wit, in Jahrbuch, XLIV, 1929, p. 31 ss.; L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, n. 68; G. Brett, in Journ. of the Warburg and Courtauld Institutes; id., in Bulletin of the Byzantine Inst., II, 1950, p. 433 ss.; R. Bianchi Bandinelli, Hellenistic-Byzantine Miniatures of the Iliad, Olten 1955, p. 18 s. Sulla supposta influenza di eventuali cartoni della Colonna Traiana sul rotulo con "illustrazione continua": M. Schapyro, in Gazette des Beaux Arts, marzo 1949, p. 170; D. Tselos, in Art. Bull., XXXII, 1950, p. 276.
(M. Cagiano de Azevedo*)