CASALESCHI Petrocino (Petrachinus, Petrucinus de Casalecchio, Petrocinus de Casaleclo, Petroccinus Casaleschi, Petrocino Casaleschi di Ferrara, Petrocino Casalesco, Petrochinus Casalescus, Petrocinus, Petrochinus, Porcatius)
Nato a Ferrara molto probabilmente nell'ultimo ventennio del sec. XIII, si impose all'attenzione dei concittadini quale valente giurista e profondissimo teologo e per aver tenuto una cattedra nello Studio di Ferrara. Ben presto, tuttavia, lasciò la vita mondana ed entrò nell'Ordine dei benedettini, rifugiandosi nel celebre e frequentatissimo cenobio ferrarese di S. Bartolomeo extra muros, ove si distinse per la morigeratezza dei costumi e la vastità della dottrina; lì, dall'abate Pietro, avrebbe ricevuto il nomignolo di "Petrochinus", a cagione della piccolezza della persona. Molto zelante e operoso, eloquente nelle prediche, fu da Giovanni XXII creato abate del monastero benedettino di S. Cipriano, sito nell'isola di Murano, il 1° apr. 1323 e il 22 dicembre dell'anno seguente nominò procuratori del monastero Marco e Giacomo Gradonicos. Non sono molte le notizie sino a noi pervenute riguardanti il C., il quale preferì sempre dedicarsi ai doveri pastorali derivantigli dalle sue funzioni di abate prima, di vicario diocesano poi e, infine, di vescovo.
Questo atteggiamento potrebbe spiegare come mai non ci sia rimasta, di lui, alcuna opera giuridica, sebbene egli sia stato - come risulta dall'unanime testimonianza dei suoi contemporanei - un valente giurista, e pur essendo attestati i suoi interessi e la sua attività di studioso dalla sua ricca e specializzata biblioteca, che comprendeva ben 263 volumi contenenti opere di argomerito sacro, di teologia, di diritto civile e canonico, trattati di ars dictandi, di scienze naturali e di grammatica. Né gli erano estranei gli scrittori classici latini: dall'inventario della sua biblioteca, che è stato pubblicato dal Filippini, risulta infatti che il C. possedeva le opere retoriche di Cicerone, le Storie di Tito Livio, le Satire di Persio, e le Lettere di Seneca a Lucilio. L'unica attività estranea a quella ecclesiastica che si concesse fu limitata ai rapporti che ebbe con l'università di Padova fin da quando si trasferì a Murano. Nel dicembre del 1327 - ed è la prima notizia a noi nota in proposito - è testimoniato, nella cattedrale di Padova insieme con Enrico Basteri, doctor canonum e professore nell'università di Padova. Il 29 ott. 1328 concesse l'investitura di un feudo e ad altra investitura, concessa questa volta dal vescovo di Padova, assisté il 17 marzo 1333. Compare come testimone della consegna della chiesa del monte di Rua, fatta ai monaci di S. Matteo di Murano il 12 sett. 1339, e l'anno dopo (20 settembre) è testimone della rinuncia a un feudo in favore del vescovado da parte di un tal Tropino da Ponte. Il 16 maggio 1344 fu eletto arbitro dai Trevigiani in una vertenza contro il patriarca di Aquileia e in tale veste compare ancora il 16 settembre dell'anno successivo. Nel 1346 (28 giugno) viene ricordato come vicario del vescovo di Padova e tale carica ricopre ancora l'11 febbr. 1348, il 1° dic. 1349 e il 1° e 4-ag. 1350 (Gloria), laddove altri (Cappelletti, Piva), invece, lo vorrebbero ritenere vicario del vescovo di Torcello, Giacomo Morosini. Nel dicembre del 1347 fu aggregato al Collegio dei dottori giuristi dello Studio padovano; nel marzo del 1348 figura come assistente all'esame di Giorgio Halpeze e al dottorato di Achino Orsi Carnelli di Chioggia, e il 10 aprile dello stesso anno, quale professore di diritto canonico, fu promotore all'esame di Ambrogio Vitali, monaco benedettino di S. Bassiano di Lodi.
Il 10 giugno 1351 fu eletto vescovo di Torcello ed anche questo ufficio ricoprì con molto zelo, come attestano le molte visite diocesane da lui compiute. I suoi meriti, tuttavia, dovettero essere anche di natura politica, ed il C. doveva essere ritenuto capace di agire con energia anche in campo non strettamente ecclesiastico, se l'Albornoz ritenne opportuno, in un momento particolarmente delicato, nominarlo rettore della Romagna il 1° sett. 1353 e lo confermò poi in tale ufficio fino al 28 febbr. 1357. L'anno seguente (11 ottobre) ricevette dal bolognese Pietro de Boateriis, per conto del monastero di S. Cipriano, il censo per una terra sita a Campalto. Eletto arcivescovo di Ravenna il 26 apr. 1362, ricevette il pallio il 27 ottobre dello stesso anno. Fu in seguito nominato vicario generale della Romagna e tale incarico tenne nel periodo 19 nov. 1364-26 apr. 1365. L'unica notizia relativa alla sua attività mentre ricopriva tale importante carica è del marzo 1364, allorché assisté alla stesura del trattato di pace stipulato tra Urbano V, Bernabò Visconti, Francesco da Carrara, i marchesi d'Este, gli Scaligeri ed i Gonzaga. Il 2 giugno 1363 avrebbe creato il Collegio dei teologi dottori dell'università di Padova, ma la notizia non è data per sicura dal Gloria (p. 547) il quale, infatti, riferisce che tale collegio esisteva sicuramente soltanto dal 1392.
Morì nell'ottobre del 1369 a Ravenna, ove fu sepolto.
Fonti e Bibl.:Lettres communes de Jean XXII, a cura di G. Mollat, Paris 1904-1947, nn. 17163, 17184; G. Rossi, Histor. Ravennatum l. X, Venetiis 1590, pp. 576 s.; A. Gloria, Monum. dell'Università di Padova, Padova 1888, I, pp. 64, 69, 304 s., 547; II, pp. 18, 21-23, 26, 28, 30 s., 52 s., 57 s., 81; F. Filippini, Inventario dei libri e dei beni posseduti dall'arcivescovo di Ravenna Petrocino nel 1369, in Studi storici, VI (1897), pp. 3-32, 473-93; A. Libanori, Ferrara d'oro, I, Ferrara 1665, pp. 38 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, col. 389; V, ibid. 1720, col. 1398; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymasii..., Ferrariae 1735, II, p. 3; G. Guarini, Ad Ferrariensem Gymnasii historiam... supplementun…, II, Bononiae 1741, pp. 7, 120; F. Cornaro, Ecclesiae Torcellanae antiquis monumentis... illustratae, Venetiis 1749, I, pp. 33 s., 89; III, pp. 170 s.; G. L. Amadesi, In antistitum Ravennatum cronotaxim... disquisit. ..., Faventiae 1783, III, pp. 82 s., 257, 300 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, II, Venezia 1844, p. 141; IX, ibid. 1853, p. 588; S. Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del sec. XII alla fine del sec. XIX, Ravenna 1898, pp. 41 s.; V. Piva, Il patriarcato di Venezia e le sue origini, Venezia 1938, p. 381; C. Eubel, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, I, Monasterii 1913, pp. 415, 489.