Casanova
(Francia 1927, Le avventure di Casanova, bianco e nero/colorato, 144m a 22 fps); regia: Aleksander Volkoff; produzione: Ciné-Alliance/Société des Cinéromans-Films de France; sceneggiatura: Aleksander Volkoff, Norbert Falk, Ivan Mosjoukine; fotografia: Nicolas Toporkoff, Fédote Bourgassoff, Léonce-Henri Burel; scenografia: Aleksander Lochakoff, Eduard Gosh, Vladimir Meingart; costumi: Boris Bilinsky.
Nel 1760 Venezia è in decadenza. Casanova, avventuriero massone perseguitato e accusato dal Consiglio dei Dieci di "scelleratezza e magia", non si lascia tuttavia sfuggire alcuna occasione di soddisfare il suo interesse per la cabala. Ma questo non è l'unico motivo delle sue continue fughe: egli non è mai stato in buoni rapporti con la legge in quanto seduttore di donne, ma anche perché coraggioso difensore del loro onore, che generalmente rivendica in duello. Aristocratico uomo di mondo, si fa inevitabilmente trovare dai suoi persecutori poiché frequenta i balli. Tra questi vi è quello organizzato in onore della sua amica del cuore, la signora Corticelli, dove Casanova conosce Grégoire Orloff, tenente russo in missione a Venezia, e la baronessa Stanhope, per la quale ha un colpo di fulmine. Quella stessa notte egli riesce a strappare la bella e giovane Thérèse dalle mani del duca di Bayreuth, al quale la madre della ragazza l'aveva venduta all'età di quindici anni. Fuggendo incontra Dupont, sarto parigino da cui si serve Caterina II, diretto a San Pietroburgo con un campionario di profumi e biancheria per l'imperatrice russa. Casanova gli sottrae i documenti e, indossati i suoi abiti, si reca alla corte imperiale di San Pietroburgo. Benché egli non si dimostri troppo abile come sarto, Caterina si invaghisce ugualmente di lui. Dopo l'assassinio del marito Pietro III, uomo debole e mediocre, Caterina ne eredita il trono. L'incoronazione è seguita da un sontuoso ballo nel corso del quale Casanova s'innamora di una graziosa veneziana, la contessa Mari, che ha l'audacia di infliggere un affronto all'imperatrice. La donna è espulsa dal paese e Casanova viene arrestato, ma riesce ancora una volta a evadere, inseguito dalle guardie dell'imperatrice offesa. Dopo un breve incontro in viaggio e una nuova separazione, i due innamorati si ritrovano al carnevale di Venezia. Casanova, mascherato da Arlecchino, fugge in gondola con la sua amata travestita da Pierrette. Sullo sfondo delle bellezze di Venezia, i due vengono inseguiti dal marito tradito e dall'ufficiale giudiziario Menucci, vecchio nemico di Casanova. Ancora un arresto, il carcere e la fuga, poi la nave che lo conduce verso il nulla.
Lasciata la Russia nel 1920 insieme al gruppo Ermolieff, Aleksander Volkoff lavora in Francia dapprima presso l'Ermolieff-Cinéma, poi per la nuova casa di produzione Albatros. Il suo debutto da regista emigrante è l'adattamento del romanzo di Jules Mary La maison du mystère, realizzato in due versioni: un normale lungometraggio nel 1921-22 e un film in sei episodi le cui riprese hanno inizio nel 1923 e si concludono nel 1929. Il film è un melodramma che porta subito al successo il regista, e melodramma sarà anche il capolavoro Kean ‒ Désordre et génie (1923), adattamento dell'opera teatrale di Dumas padre che mette in piena luce il talento di Ivan Mosjoukine. Dopo Les ombres qui passent (Ombre che passano, 1924), in cui gli elementi del melodramma incrociano quelli del comico e della tragedia, Volkoff lascia la Albatros per diventare assistente di Abel Gance in Napoléon: stando alle interviste, l'apparente 'retrocessione' non lo turba, ed è per lui motivo di grande orgoglio sentirsi l'alter ego del grande maestro francese.
La grandeur epica del sontuoso film di Abel Gance probabilmente influenza Casanova, risultato della collaborazione tra due case produttrici, Ciné-Alliance e Société des Cinéromans. Il film continua ad affascinare soprattutto per le qualità spettacolari dovute alla cultura e al talento degli scenografi e alla tradizione plastica proveniente dai balletti russi, ma anche all'operosità degli emigrati (basti pensare che la celebre sarta Karinsky fece ricamare 175 aquile a due teste in filo d'oro sullo strascico dell'abito da ballo dell'imperatrice). Al trionfo figurativo contribuisce l'alternanza tra scene in bianco e nero e scene colorate in blu, seppia o dorate.
Già le recensioni d'epoca descrivono soprattutto lo splendore della produzione: "Casanova si limita a trovare la propria espressione nella bellezza essenzialmente visiva delle immagini. La sua potenza decorativa, rafforzata dalla plasticità delle masse nei movimenti coreografici dei ricevimenti di corte, lo pone tra le migliori opere cinematografiche per quanto riguarda il valore spettacolare e la soddisfazione artistica puramente visiva" ("Photo-ciné", aprile 1927); "Soprattutto gli splendori di Venezia e del suo celebre Carnevale e quelli della corte imperiale russa sotto il regno di Pietro III e Caterina II sono stati ricostruiti sia con encomiabile larghezza di vedute sia con pregevole minuzia. Da un lato l'eccentrica eleganza e il ritmo scatenato delle farandole, al chiarore delle fiaccole e sulle rive dei canali solcati dalle gondole che scivolano languide; dall'altro vi è l'opulenta sontuosità dei palazzi imperiali con gli sfarzosi balli di corte; questi affreschi raffinati e grandiosi costituiscono un vero spettacolo d'arte. Il 18° secolo ritrova qui la sua atmosfera frivola e noncurante, prodigiosamente rievocata da uno dei maghi del cinema muto, senza che mai per un solo istante si percepisca la presenza dello studio con le sue scenografie di cartapesta" ("Cinémagazine", settembre 1927).
Ma il film va ricordato anche per la straordinaria interpretazione di Ivan Mosjoukine, che era ormai in procinto di partire per Hollywood (e fu necessario trovare una controfigura che lo sostituisse nel caso in cui non fosse riuscito a terminare le riprese nei tempi previsti). Il mito di Mosjoukine è paragonabile a quello di Giacomo Casanova: due avventurieri erranti per il mondo, senza famiglia né tetto, che conquistano tutte le donne che incontrano sul loro cammino. E a poco a poco anche il film Casanova ha saputo creare un proprio mito, diventando all'interno del cinema russo (ma non solo) un autentico oggetto di culto.
Interpreti e personaggi: Ivan Mosjoukine (Giacomo Casanova), Diana Karenne (contessa Maria Mari), Suzanne Bianchetti (Caterina II), Jenny Jugo (Thérèse), Rudolph Klein-Rogge (zar Pietro III), Rina de Liguoro (Madame Corticelli), Paul Guidé (tenente Grégoire Orloff), Olga Day (baronessa Stanhope), Dimitrieff (barone Stanhope), Carlo Tedeschi (Menucci), Nina Kochitz (contessa Vorontsov), Devar (conte Mari), Raymond Bouameran (Djimi), Albert Decoeur (duca di Bayreuth), Boris Orlitzky (amico di Casanova), Aslanoff (amico di Casanova), Michel Simon (sbirro), Paul Franceschi (sbirro), Madame Sapiani (Barola, governante di Casanova), Laura Savitch (figlia di Barola), Nadia Veldi (figlia di Barola), Victor Sviatiopolk-Mirsky (ufficiale nemico di Casanova), Alexis Bondireff (ufficiale nemico di Casanova), Pachoutine (ufficiale nemico di Casanova), Isaure Douvan (doge), Constantine Mic [Miklachevsky] (donna nell'albergo austriaco), Maryanne (donna nell'albergo austriaco), Sammy Brill (secondino nei Piombi).
Anonimo, Casanova, in "Cinéa-Ciné-pour-tous", n. 88, 1 juillet 1927.
F. Mannelli, Casanova, in "Cinemalia", n. 1, dicembre 1927, poi in "Bianco e nero", n. 3-4, marzo-aprile 1973.
B. Aleksic, Silence! On caresse, in "Positif", n. 312, février 1987.
L. Borger, C. Morel, L'angoissante aventure. L'apport des russes de l'entre-deux-guerres, in "Positif", n. 323, janvier 1988.
F. Albera, Albatros des Russes à Paris. 1919-1929, Milano 1995.
N. Noussinova, I russi in Europa. Il cinema della prima emigrazione, in Storia del cinema mondiale, 1° vol., a cura di G.P. Brunetta, Torino 1999.